
Nel cinema è consueto trovare tracce di immagini, segni, passaggi narrativi che rimandano alla Sacra Scrittura. Partendo dalla personale visione e dal racconto di alcuni film, gli autori si propongono di ricercare un respiro che si nutra di tale riferimento, esca dallo schermo per diffondersi rafforzando il segno visivo con lo Spirito della Parola. Nell’analisi delle pellicole selezionate, si incontrano donne che cercano Dio, parlano direttamente di Lui oppure si pongono domande sull’esistenza terrena e sull’eterno. Le protagoniste che vivono nel limitato tempo di celluloide non necessariamente sono credenti, ma le riflessioni etiche o le suggestioni spirituali sono presenti nella loro quotidianità. Comunque in tensione verso il cielo queste donne si confrontano con l’umano e con un Dio interrogato, provocato, a volte frainteso, altre volte amato. Il desiderio è quello di condividere con il lettore l’emozione che scaturisce nel cogliere, durante la visione di un film, una rappresentazione visiva dei molteplici segni del divino.
Eugenia Romano lavora nel settore dei cartoni animati per il cinema e la televisione. Organizza seminari sul cinema presso la Scuola Internazionale di Comics di Firenze e attività di cineforum presso vari enti.
Andrea Bigalli proviene da studi teologici e di antropologia. Giornalista pubblicista, è critico cinematografico presso Radio Toscana e collabora con alcune riviste. Svolge attività di direzione e animazione di cineforum per varie associazioni. È vice delegato regionale dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema.
Nuova edizione aggiornata.
Considerato a buon diritto l'arte emblematica della modernità, fino alla metà del Novecento il cinema ha avuto tra le diverse forme di spettacolo di massa un chiaro ruolo egemone. La sua storia è divisa fra gli stereotipi del puro intrattenimento, che stimola l'identificazione e lo stupore passivo dello spettatore, e le forme critico-espressive, che vorrebbero indurlo ad approfondire ed elaborare consapevolmente il fluire delle immagini. Nel delineare un'estetica del cinema, il volume da un lato analizza i diversi linguaggi cinematografici sperimentati nel corso del tempo, dall'altro identifica i tratti costitutivi dell'arte cinematografica: la mimesi della realtà, la narrazione, l'immagine, il montaggio. Questa nuova edizione contiene, oltre ad importanti aggiornamenti sullo stato degli studi sul cinema, una utile filmografia.
Mario Pezzella insegna Estetica nella Scuola Normale Superiore di Pisa. Tra le sue pubblicazioni: "La concezione tragica di Hölderlin" (Il Mulino, 1993), "Narcisismo e società dello spettacolo" (Manifestolibri, 1996), "Il volto di Marilyn" (Manifestolibri, 1999), "La memoria del possibile" (Jaca Book, 2009).
Un dossier dedicato alle origini e ai modelli di Caravaggio. In sommario: "Caravaggio e il modello antico"; "Caravaggio e i modelli contemporanei"; "Caravaggio e Michelangelo". Come tutte le monografie della collana "Dossier d'art", una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.
L’arte non imita la vita, non fosse che per
paura dei luoghi comuni.
Josif Brodskij, Il canto del pendolo
Forse allora il senso dell’arte è un divenire qualcos’altro, dove questo altro ri-guarda la nostra esistenza. Dove il mistero è il movente, e l’imparare a vedere la nostra destinazione. Così, Il Gioco serio abbraccia l’opera d’arte, senza soffocarla in un unico sapere.
Curata da Claudio Strinati, questa monografia indaga la figura del celeberrimo e celebratissimo "genio lombardo" secondo un'ottica radicalmente innovativa e aggiornata. Ad alcuni tra i più accreditati studiosi mondiali dell'artista è stato chiesto di indicare e descrivere il loro Caravaggio preferito. Ne nasce un volume originale di alto valore scientifico, ma al tempo stesso profondamente umano, partecipato, soggettivo. Tra le opere provenienti dai principali musei di tutto il mondo e commentate criticamente dagli esperti spiccano la Deposizione (Francesco Buranelli), il Sacrificio di Isacco (Cristina Acidini Luchinat), la Canestra di frutta (Claudio Strinati), Amor vincit Omnia (Bernd Lindemann), Bacco (Antonio Paolucci), la Cena in Emmaus (Rossella Vodret). E ancora la Flagellazione di Cristo (Nicola Spinosa), la Conversione di Saulo (Alessandro Zuccari), il Riposo durante la fuga in Egitto (Maurizio Calvesi), Giuditta decapita Oloferne (Mina Gregori), David con la testa di Golia (Christina Hermann Fiore), l'Adorazione dei pastori (Gioacchino Barbera), San Giovanni Battista (Sergio Guarino), San Girolamo scrivente (Stefania Maciocie).
Ben ventitré opere delle circa sessanta attribuibili alla mano di Caravaggio (Michelangelo Merisi, 1571-1610), oggi sparse in tutto il mondo, sono presenti a Roma. La guida offre un itinerario completo dei luoghi in cui sono conservate: musei (Galleria Borghese, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Galleria Doria Pamphilj, Pinacoteca Capitolina, Musei Vaticani), chiese (San Luigi dei Francesi, Santa Maria del Popolo, Sant'Agostino) e ville (Casino Ludovisi). Rossella Vodret, una delle più note studiose dell'opera di Caravaggio, presenta questi capolavori, capaci di far rivivere il genio assoluto e irripetibile del maestro agli occhi di chi, ancora oggi, si emoziona davanti alle sue tele.
Il volume ripercorre in senso tematico e cronologico il percorso professionale e la formazione artistica di Russell Page (1906-1985), tra i maggiori progettisti di giardini dei nostri tempi. Dal suo esordio in Inghilterra e in Europa - lavora anche in Italia - fino al Medio Oriente e alle Americhe, Page viene chiamato da una clientela raffinata e altolocata per ridisegnare e adornare gli esterni di sontuose dimore.
Nel libro il testo corre affiancato da splendide immagini dei giardini realizzati dal maestro: distese e giochi d'acqua, fiori e piante sapientemente abbinati, ampi spazi e raccolti pertugi nel verde.
Una grande varietà compositiva e uno stile che hanno fatto la fortuna dell'artista: al lavoro di Page si ispirano tuttora scuole internazionali di architettura del paesaggio, ma la sua fama arriva anche ad ammiratori ed estimatori tra il pubblico non specializzato.
La prefazione è scritta da Paolo Pejrone, famoso paesaggista italiano che fu allievo e collaboratore di Page, cui Mondadori Electa ha già pubblicato due volumi.
"Talvolta, quando al crepuscolo passeggio da solo, mentre il vento di ponente mi investe il volto, e soprattutto quando chiudo gli occhi, mi accade di udire interi concerti, da cima a fondo, con tutti gli strumenti, dal suono delicato del flauto a quello frusciante e profondo del contrabbasso." (H. von Kleist) Musica e pittura: le due arti sono legate da un rapporto di complicità da sempre, sin dalle origini della civiltà. È questo il filo conduttore di questo volume che Electa pubblica a firma di Quirino Principe. Musicologo d'eccezione oltre che scrittore, traduttore, poeta e attore teatrale di fama internazionale, ha scelto e selezionato testi e immagini per il libro. Il risultato è un itinerario figurativo della storia dell'arte affiancato da citazioni letterarie, liriche, aforismi e frasi celebri: Ateneo, Dante Alighieri, Gabriele D'Annunzio, Giovanni Pascoli, Tarquinio Tasso, Thomas Mann, James Joyce, Friedrich Schiller e molti altri ancora.
"Apparenza nuda" è formato da due saggi che Octavio Paz ha dedicato a Marcel Duchamp. Il primo è un'introduzione generale all'opera dell'artista francese: esso contiene una descrizione completa e un'interpretazione del Grande Vetro, lasciato "definitivamente incompiuto" nel 1923. Uno dei pittori più celebri del nostro secolo abbandona l'arte per dedicarsi agli scacchi ed entra, così, nella leggenda. Dopo la sua morte, si scoprirà con stupore che aveva lavorato in segreto per vent'anni... Per Paz, l'opera di Duchamp e il suo abbandono della pittura non derivano né dal patetismo né dall'orgoglio, ma da una folle saggezza: da quella "libertà d'indifferenza" che rimane dopo la conoscenza. Il secondo saggio è un'analisi dell'Assemblaggio di Filadelfia. Paz mostra come esso si ricolleghi al Grande Vetro e alle altre opere di Duchamp, perché un medesimo principio governa tutte le sue speculazioni plastiche: il principio della "cerniera" (le porte - e le idee - si aprono nelle sue opere senza peraltro cessare di essere chiuse, e viceversa). Questo saggio riesce dunque a mettere in luce le somiglianze profonde tra il percorso di Duchamp e il mito di Diana e Atteone: dal voyeurismo alla contemplazione mediante il sacrificio. Nell'ultima parte del saggio, Paz mostra come Duchamp sia l'erede del tema tradizionale e centrale del pensiero e dell'arte occidentali: l'amore e la conoscenza. La sua visione è il prolungamento inatteso della tradizione dell'amore cortese e dell'ermetismo neoplatonico.