
Johann Sebastian Bach trova nella tradizione luterana un'intelligenza teologica e spirituale che orienta in modo profondo il suo lavoro di musicista: accompagnare i fedeli dalla lettura delle Scritture all'ascolto della Parola rafforzando il legame tra ascoltare e credere e valorizzando l'udito rispetto alla vista, poiché Dio si è nascosto allo sguardo e si è sottratto allo "spettacolo" e all'artificio. Mentre la composizione di cantate, passioni e oratori faceva parte degli obblighi di Bach in quanto cantore della chiesa di San Tommaso a Lipsia, i mottetti - come Gesù, mia gioia (1723), analizzato nel volume - erano frutto di commissioni per occasioni specifiche, in particolare i servizi liturgici per i defunti (in questo caso per la sposa di un alto funzionario delle poste). La gioia alla quale il brano fa riferimento è segnata contemporaneamente dalla presenza e dall'assenza dell'amata, fenditura in cui si forma il desiderio mentre il cuore si angoscia e sospira. In questo spazio si genera un autentico combattimento spirituale, che cerca il faticoso equilibrio tra l'intelligenza e il cuore e che consente a Bach di superare la contrapposizione tra pietismo e ortodossia.
Luciano Ligabue ha sempre sostenuto - e lo ribadisce nel testo scritto appositamente per questo volume - di avere un pubblico particolare. Non solo "bello", né semplicemente "diverso" da tutti gli altri, ma proprio "speciale", e che dunque meritava di essere raccontato in presa diretta. Emanuela Papini raccoglie la sfida con un libro che nasce come testimonianza di amore reciproco e di reciproca gratitudine tra un cantautore e il suo pubblico, ma che è diventato molto di più. Perché Ligabue ha ragione: nelle storie della "sua gente" c'è il ritratto emotivo di un pezzo d'Italia meravigliosa e vera, in equilibrio precario ma forse mai così viva. Un'Italia fatta di persone che lottano, amano, credono, sognano, soffrono, rischiano, imparano, qualche volta perdono ma continuano a provare, e infine vincono. La loro quotidianità è il tessuto di un romanzo cantato in coro in cui è facile riconoscersi, perché è un po' la nostra quotidianità. E sullo sfondo, in ogni pagina, ci sono le canzoni di Ligabue: la colonna sonora che accompagna le nostre vite e qualche volta - e allora è una piccola magia - le cambia.
"Mistero buffo" è certamente il più noto, in Italia e all'estero, tra gli spettacoli di Dario Fo e anche quello che ha destato più polemiche. Prima del gesto, la parola: la forza di quest'opera, che segna un momento di profondo rinnovamento del teatro italiano, sta soprattutto nel linguaggio, qui reinventato attingendo ai dialetti padani (e non solo) dei secoli XIII-XV con effetti esilaranti. Il testo è proposto in una nuova edizione integrale, cioè proponendo anche i cambiamenti avvenuti nel corso degli anni e degli oltre cinquemila allestimenti in Italia e all'estero, tra il 1969 e il 2003.
"L'energia è la sostanza della musica beethoveniana, e i suoi modi di essere ne costituiscono i connotati. Nel catalogo di Beethoven, i quartetti per archi sono la zona in cui quei modi di essere sono concentrati nel più straordinario contesto di varianti e di arte inventiva. Comincia qui il nostro lavoro di identificazione". Un saggio che analizza i modelli filosofici, poetici, visivi dei quartetti per archi di Beethoven e ne esplora il territorio musicale e i suoi confini.
"Questo libro è il distillato di quanto ho da dire, in tarda età, sulla musica, sui musicisti e su questioni relative al mio mestiere" dichiara Alfred Brendel, che, scegliendo la forma dell'abbecedario musicale - da "Accento" a "Zarzuela" -, rivela ancora una volta la sua duplice natura di musicista e acuto saggista, oltre a confermare la sua predilezione per l'aforisma e il frammento. Chi lo conosce sa che nei suoi scritti profonde riflessioni sui problemi dell'interpretazione musicale si alternano ad aneddoti, considerazioni sulla tecnica pianistica a sapide testimonianze sui rapporti ora idilliaci ora burrascosi con direttori d'orchestra e cantanti: e questo vademecum lo conferma. Qui tutto ruota intorno al pianoforte, "mobile dai denti bianchi e neri" che sotto le mani dell'interprete diviene "luogo di metamorfosi", unico strumento che consenta di "evocare la voce umana nel canto, il timbro di altri strumenti, l'orchestra, l'arcobaleno o l'armonia delle sfere". Gli appassionati troveranno dunque risposte originali agli interrogativi che il testo musicale pone all'interprete, e suggerimenti anche inconsueti sulla costruzione del repertorio e sul significato della fedeltà esecutiva. Nonché illuminanti ritratti dei compositori che hanno accompagnato la vita di Brendel: da Bach a Liszt, passando per Scarlatti, Mozart, Beethoven, Chopin, Schubert, Schumann e Brahms.
Nato dal desiderio di raccontare la tragicità della scultura moderna a confronto con la classicità del passato, il volume, a corredo dell’importante rassegna romana, racconta l’opera di uno dei più grandi artisti del ’900, Alberto Giacometti, in dialogo con i capolavori della Galleria Borghese, luogo per definizione della scultura.
Come scrive Anna Coliva: “Incontrando le forme sinuose e bianche della Femme couchée qui rêve attraverso le quali si scorgono quelle della Paolina di Canova, il cui volto è riflesso, sull’altro lato, nella Tête qui regarde; nel passo pesante dell’Homme qui marche, in cui risuona l’eco di quello affaticato di Enea sotto il peso di Anchise; nella Femme qui marche, nera e misteriosa come le sfingi di basalto della Sala egizia; nell’equilibrio instabile dell’Homme qui chavire, fuori asse e pronto a perdere l’equilibrio come il David di Bernini; ecco, di fronte a tutte queste opere il visitatore percepirà che le sculture di Giacometti creano attorno a sé l’alone volumetrico di una drammatica cornice immateriale, invisibile ma sensibile.”
Curato da Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese, e da Christian Klemm, illustre studioso dell’opera di Giacometti e realizzatore delle monografie più importanti sull’artista, il volume presenta circa quaranta opere (bronzi, gessi e disegni) dello scultore svizzero; dall’originale confronto con i capolavori antichi conservati nelle diverse sale della Galleria emerge tutta l’energia bruciante dell’arte di Giacometti, che indaga la profondità vitale dei soggetti, scavandone l’anima fino a “ridurre all’osso” la figura umana.
Giacometti. La scultura comprende i testi di Anna Coliva, Casimiro Di Crescenzo, Christian Klemm, Mariastella Margozzi, il catalogo e l’elenco delle opere, gli scritti di Alberto Giacometti, la cronologia di Alberto Giacometti e una selezione delle esposizioni e della bibliografia.
Per un repertorio innologico e musicale condiviso tra le chiese evangeliche
La straordinaria ricchezza delle diverse tradizioni: dalla Cina alla Russia, dal Sud America all'Africa
In occasione delle celebrazioni dei 150 anni di presenza battista in Italia
Affiancandosi all'Innario cristiano, il volume raccoglie e ordina, alfabeticamente e per temi, il materiale musicale cantato nelle chiese evangeliche italiane, integrandolo con proposte per l'ampliamento del repertorio musicale e con inni che nascono dalla sensibilità e dalle tradizioni musicali di tutto il mondo.
La storia urbana del Seicento, un'epoca che ha segnato il volto dell'Europa: dall'ascesa di Francia e Inghilterra come monarchie nazionali moderne all'emergere delle capitali nordeuropee, alle città dell'Europa cattolica, la cui immagine si confronta con Roma, dove immense risorse sono convogliate nella costruzione di una città straordinaria per fasto ed efficacia persuasiva e per la quale viene coniato l'aggettivo "barocco".
In queste pagine sono raccolte le relazioni presentate nel convegno Maestri a Confronto, organizzato congiuntamente da AIPA, ARPA e CIPA a Torino il 13 ottobre 2012 in ricordo di James Hillman e Mario Trevi, recentemente scomparsi. Un convegno che rappresenta il punto di partenza dello sforzo congiunto delle tre principali associazioni junghiane italiane aderenti allo IAAP nel ricreare le condizioni per un dialogo costruttivo, che parta proprio dall'accettazione delle diversità esistenti nel panorama junghiano e le accolga come un valore aggiunto, una possibilità di molteplici letture, da punti di vista differenti, della medesima realtà. È questo il back ground del confronto, qui proposto, tra due maestri che hanno declinato la loro identità junghiana in modo molto diverso, restando però sempre fedeli ai valori che ci definiscono. In particolare, ambedue gli autori rimandano a un modo di essere junghiani dopo Jung: essi hanno aperto prospettive nuove e significative, sviluppando aspetti parziali del complesso e a volte contraddittorio corpus teorico del Maestro. Ambedue hanno cercato, pur in modi diversi, di traghettare il pensiero junghiano nel terzo millennio, rimodulando gli aspetti che fanno di Jung un pensatore del Novecento. Hillman e Trevi parlano all'uomo postmoderno, un uomo cioè che ha perso fiducia in ogni verità assoluta, ed è costretto a convivere con verità parziali, contestuali.
Il capitano di un vecchio battello è al suo ultimo viaggio. Sottocoperta un carico di uomini, donne, bambini aspetta di arrivare alle coste italiane. Fra echi biblici e leggende di mare Erri De Luca narra una storia senza tempo calandola nelle vicende di oggi. Un testo scritto per il teatro che ha l'andamento di un racconto.
Uno dei più bei racconti della Bibbia è il soggetto di quest’appassionante musical lirico-rock in due tempi: la storia di Giuseppe, venduto dai fratelli e portato in Egitto, che si riscatta grazie alla sua fede e alla
sua capacità d’interpretare i sogni. È la grande saga della famiglia di Giacobbe che, con le sue dinamiche di relazione, ripropone i temi fondamentali dell’amore, dell’odio e del perdono, ed evidenzia problematiche sociali (fame, carestia, schiavitù, emigrazione) di grande interesse e attualità.
Gli autori sono già noti per il fortunato musical Forza venite gente: Giampaolo Belardinelli per le musiche, evocative, d’ispirazione epica, con momenti sia di grande pathos, sia di leggero umorismo; Pietro Castellacci per il copione, che presenta un andamento brillante e uno stile asciutto e scorrevole.
Questo spartito copione comprende l’opera completa: il testo teatrale, i testi delle canzoni e gli spartiti.
CONTENUTO DELLO SPARTITO COPIONE
• Copione teatrale, testi e musiche delle canzoni.
TITOLI CANZONI
PRIMO TEMPO: E la storia cominciò - Nel respiro della notte - Una grande famiglia - Siamo figli di Giacobbe - Questo vestito bellissimo - Il sogno di Giuseppe - Venduto - La veste insanguinata - Son Putifarre - Carino - Mi dispiace mia signora - E sognerai - Dentro c’è quella forza.
SECONDO TEMPO: Notte terribile - Sette vacche grasse - È tutta un sogno la vita mia - Anni sette o giù di lì - Carestia - Ma che sole che c’è - Nel nostro passato - E allora io perdonerò - Un padre per me.
AUTORI
Pietro Castellacci. Autore e regista in diversi campi dello spettacolo, ha scritto numerose opere di cabaret e teatro. Tra queste, si ricorda la sua collaborazione alla commedia Forza venite gente, che ha ottenuto più di trent’anni di repliche in tutta Italia. Ha partecipato come autore a numerosi programmi per radio e TV, in particolare varietà e originali televisivi. Tra le trasmissioni di successo, si ricordano Villa Arzilla, La sai l’ultima?, Champagne, Rose rosse.
Giampaolo Belardinelli. Storico dell’arte, ha esordito come compositore musicando poesie di autori italiani e stranieri con il gruppo La stanza della musica e pubblicando con la RCA e la PolyGram. Fondamentale è stata la sua partecipazione in Forza venite gente, di cui è stato uno dei padri fondatori, firmando alcuni dei brani più significativi. A partire da quest’opera è emersa la sua vocazione per il musical, che si è concretizzata in numerosi lavori teatrali, molti dei quali pubblicati da Paoline Audiovisivi.
Il simbolismo della risurrezione nell'arte cristiana, da quella paleocristiana al rinascimento. Una ricerca accurata tra opere note e meno note, che passa in rassegna i numerosissimi simboli che, nelle diverse epoche, gli artisti hanno scelto per rappresentare questa verità di fede: dalla fenice all'uovo, dal monogramma ai diversi simboli animali. Un percorso al tempo stesso di arte e di fede. Tra arte e fede: i simboli della Risurrezione.

