Nella Scrittura, il giardino è il luogo dove si incontra Dio: un giardino, alle origini, donato al genere umano perché vi costruisca la sua storia; un giardino, al mattino della risurrezione, perché si inizi una nuova storia. E nella Scrittura c’è abbondanza di alberi, arbusti, semi, foglie, erbe buone ed erbe cattive che raccontano qualcosa dell'essere umano e della sua relazione con Dio. Questo libro non descrive la flora della Bibbia, ma traccia un invito a conoscere i nodi essenziali del credere, percorrendo una strada in cui si cresce, dal seme al frutto. Si rivolge a chi si fa domande, a chi le tiene in sospeso e a chi le ha accantonate. Lungo il cammino Monica Quirico si lascia guidare dalla forza delle immagini bibliche e si fa aiutare dalla poesia a leggere gli elementi del giardino. L'approccio proposto ci accompagna così, nella precarietà di ogni giorno, a dire nuovamente: Credo in Dio, in Gesù Cristo, nello Spirito e a individuare semi di vita, pietre salde su cui costruire, frutti da raccogliere, gustare e donare agli altri.
Dubbi (sul proprio essere e divenire) richieste di speranza, domande si «salvezza» oggi più di ieri (pandemia e guerra ci stanno sul collo) fanno capolino. Il senso cristiano della salvezza pare dimenticato; i cristiani stessi sembrano non capirlo più. Ma cosa significa salvarsi, trovare salvezza, essere salvati? Solo libertà da sofferenze, morte, schiavitù, contraddizioni, dal male? Chiede salvezza anche la «natura» e il cormo intero, ce ne rendiamo conto? Com’è che la salvezza che la chiesa annuncia e celebra pare non convincere o essere inefficace (decisiva)? Gesù («il Signore salva») l’ha data e fatta fino all’estremo e senza contraddizioni. E ci ha costituiti (come chiesa, comunità, fraternità) per implementarla nelle storie e nella storia. Un’alba di Pasqua (risurrezione) che la chiesa non solo non sa più dire, ma esita a celebrare e anche testimoniare? Ascoltare, valutare e scoprire che cosa sta succedendo su queste radicali questioni, inquietudini e domande è lo scopo di questo fascicolo. Le speranze terapeutiche e autosoteriche eccitano narcisisti, ma straziano gli oppressi e le vittime: salvezze fai dai te che non riescono. Diverse dalla salvezza cristiana che è, si dà ed è reale se conforme a Cristo.
Il testo in questione, nato a conclusione dell'insegnamento universitario del professor Gianni Manzone (docente emerito di Dottrina sociale della Chiesa presso l'Istituto pastorale Redemptor Hominis nella Pontificia Università Lateranense - Roma), si muove articolando un duplice e convergente percorso di studio: partendo dall'apprezzabile apporto alla ricerca scientifica da lui realizzato nel settore disciplinare della Teologia sociale, i diversi e qualificati autori intervenuti hanno inteso verificare e discernere attentamente l’insostituibile servizio e ministero sapienziale, culturale e pedagogico, che la scienza teologica è chiamata a svolgere dinamicamente con dedizione appassionata nella vita del Popolo di Dio e in ogni poliedrico contesto sociale. Questo volume, assumendo la centralità del vivere nella storia, alla luce della spinta nevralgica conferita dal ricco Magistero di papa Francesco – il cui stile intellettuale e pastorale profetico ha allargato e approfondito la cura della diakonia evangelizzatrice della Chiesa nel dialogo con i “segni dei tempi” e con le trasformazioni culturali e religiose in corso –, ha stimolato l'avvio e il consolidamento di processi collegiali e sinodali, missionari e "in uscita", a beneficio di un ripensamento strutturale e metodologico per una nuova e aggiornata teologia sempre più evangelica ed esistenziale, vitale e pastorale, con odore di popolo e di strada. Ne è scaturito uno sforzo interpretativo e costruttivo, critico e propositivo, da cui risalta la fisiologica sperimentazione e maturazione scientifica che può caratterizzare epistemologicamente lo statuto delle scienze, teologiche e non, in creative e sinfoniche modalità contestuali e in rete, effettive e circolari, secondo quella fraternità mistica e contemplativa, capace di abitare con stile di prossimità ogni realtà e "frontiera" personale e sociale, organizzativa e istituzionale, della casa comune, le cui sfide e potenzialità nutrono le coraggiose speranze di ogni comunità e sapere riflessivo.
L’opera offre un’ampia fenomenologia della religione che si vuole alternativa al procedimento a priori o per deduzione filosofico-razionale di stampo razionalista. Essa infatti cerca a posteriori l’“essenza” del fenomeno religioso tramite l’interpretazione delle testimonianze che di esso si danno storicamente nei miti, nei riti e nelle prassi di vita delle religioni concrete. L’autore interroga le testimonianze che ci offrono le religioni primitive, per quanto riguarda il fenomeno religioso in generale, e poi soprattutto la Bibbia per quanto riguarda l’ebraismo e il cristianesimo. Essa presenta una serie di saggi, ciascuno di senso compiuto, collegati dal filo rosso della proposta interpretativa di cui si è detto. Si va dai grandi temi di Dio, della religione, dell’esperienza morale, del rapporto tra religione e filosofia... Fino a temi più particolari, come il mito, il rito, la festa, il linguaggio simbolico, il problema del male, la “teologia della croce”, la violenza, le forme attuali di messianismo religioso…
La tesi provocatoria di E. Käsemann (1906-1998), celata nella sua metafora genetica – l’apocalittica (diventata) la ‘madre’ di tutta la teologia cristiana – per quanto inevasa, è un punto di partenza storico-teologico permanente per le questioni fondamentali circa il rapporto tra Cristianesimo e ciò che si può intendere per “apocalittica”. Dalle sue origini il Cristianesimo viene plasmato dall’apocalittica, una sensibilità che chiama in causa i vari contributi scientifici nel solco del paradigma-transdisciplinare attuale, proprio per le sue aperture di senso già dal giudaismo del Secondo Tempio. A partire da una prospettiva ermeneutico-escatologica, il presente volume prende parte a tale riflessione ricavando, dagli approcci storico-religiosi che segnano una “ricerca apocalittica” e dalle tracce di alcuni teologi – K. Rahner, H.U. von Balthasar, J.B. Metz, J. Moltmann, W. Pannenberg, J. Ratzinger, et al. –, una chiave euristica originale: l’apocalittica in quanto sensibilità è una dimensione originaria del cristianesimo e trova una sua rifusione nel metodo della teologia.
A partire dai trattati di Pieper su “amare”, “sperare” e “credere”, Ratzinger compie una sintesi straordinaria riguardo all’esperienza di fede, speranza e carità, in occasione di un ciclo di conferenze. Dopo averne ricevuta la trascrizione, in primo luogo Ratzinger non pensa che siano adatte alla pubblicazione. «Ma quando, due anni dopo, riesaminai il manoscritto, mi parve che l’unione di filosofia, teologia e spiritualità verificatasi per le circostanze della preparazione, potesse forse essere feconda e offrire nuovi punti di vista…». Nasce così un pamphlet, che dalla sua uscita nel 1989 è stato continuamente ripubblicato, che viene letto in contesti molto diversificati, data la sua accessibilità.
Jürgen Moltmann (1926-2024) è stato uno dei teologi più influenti e significativi del XX secolo, la cui opera continua a illuminare la nostra riflessione nel nuovo millennio. Leggere Jürgen Moltmann, cui hanno contribuito autorevoli studiosi italiani come Rosino Gibellini, Fulvio Ferrario e Simone Morandini, offre una introduzione completa e ben orchestrata al pensiero di questo gigante della teologia contemporanea. Il percorso teologico di Moltmann, scandito da opere fondamentali come Teologia della speranza e Il Dio crocifisso, viene qui ripercorso con analisi puntuali che ne svelano l'origine e lo sviluppo. Dalla sua teologia della speranza, radicata nella risurrezione di Cristo e proiettata verso il futuro, al profondo ripensamento del mistero della croce e delle sue implicazioni etiche e sistematiche, fino alla sua originale eco-teologia che interroga il rapporto tra Dio, l'uomo e il creato, questo libro guida il lettore attraverso la ricchezza e la complessità del pensiero moltmanniano. La panoramica sulle opere successive, con particolare attenzione alle tematiche etiche, trinitarie, pneumatologiche, escatologiche e cristologiche, si approfondisce con il riferimento agli ultimi lavori dedicati al tema della creazione e del rapporto tra Dio e il mondo in un'ottica ecumenica. L'analisi competente svolta in questo volume lo rende uno strumento indispensabile per chi desidera accostarsi all'opera di un teologo che ha saputo dialogare con le sfide del nostro tempo, offrendo intuizioni di straordinari attualità e rilevanza per a comprensione e la pratica della fede oggi.
Questo secondo volume della Teologia Popolare è interamente dedicato a spiegare ciò che i vangeli vogliono dire quando parlano, del "Regno di Dio" e della "Signoria di Dio". Il Re del mondo sarà Dio. Cioè nel mondo si farà ciò che vuole Dio, non ciò che vogliono i ricchi e i potenti che c'impongono le loro volontà, i loro interessi o i loro capricci, a costo di sofferenze e privazioni della maggioranza. La Signoria di Dio, così come la spiega Gesù, non è soltanto un programma religioso. È un progetto economico, tenendo presente che il "progetto religioso" diventerà reale nella misura in cui si realizzerà il "progetto economico". E il progetto economico del Regno è chiarissimo quanto pacificamente rivoluzionario. È il progetto che presentano le "Beatitudini" del Regno. Un progetto nel quale il punto centrale della vita non è il denaro, bensì la felicità di ogni essere umano.
Questo libro offre al lettore la Prolusione che il cardinale Matteo M. Zuppi ha tenuto il 27 novembre 2025 in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2024-2025 della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale. Già il titolo della Prolusione: «Il Mediterraneo deve diventare una "Grande tenda di pace". Il nostro Papa auspica la pace per il mondo. Quali fondamenti per una teologia e prassi di pace?» fa comprendere che non si tratta di un testo celebrativo o d'occasione, ma di uno studio articolato che affronta l'emergenza di un mondo in guerra cercando di indicare il compito che la teologia deve assumere per contribuire alla costruzione della Pace. Alla ricchezza di argomenti e questioni proposti dalla Prolusione, risponde un gruppo di studiosi legato alla collaborazione con l'Istituto di Storia del cristianesimo "Cataldo Naro. Vescovo e storico della Chiesa" componendo un ricco mosaico di riflessioni e suggestioni che si spera possano aiutare - davanti al Mediterraneo dei naufragi, dei respingimenti in mare, delle carcerazioni di migranti, della sistematica violazione dei diritti umani, della cancellazione della storia - alla costruzione di una Teologia per la pace.
Questa pubblicazione raccoglie alcuni dei contributi del Panel su Philosophy and Theology from the Context of the Mediterranean che si è tenuto a Palermo in occasione dell'European Academy of Religion (EUARE) 2024 organizzato dalla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e dall'Associazione Italiana di Filosofia della Religione (AIFR). Il Panel prendeva spunto sia dal discorso di papa Francesco a Napoli nel 2019 su una teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo sia dal tema generale dell'EUARE 2024 Paradigm shifts. I contributi mostrano in che modo la cultura e la società che nascono e si sviluppano sulle sponde del Mediterraneo diano vita a un vero e proprio paradigma di pensiero, alternativo a quello continentale o anglosassone, che può riguardare tutte le discipline. L'area geografica del Mediterraneo solleva alcune questioni rilevanti (dialogo interreligioso, pluralismo culturale, bisogni sociali urgenti come l'accoglienza dei migranti) attorno le quali filosofia, teologia, letteratura e sociologia intendono qui riflettere e dialogare.
«Il titolo di questo volume, "La Bibbia che non c'è", non è peregrino. Mi ha fatto tornare in mente quanto scriveva circa 15 secoli fa Gregorio Magno, uno dei Padri della Chiesa d'Occidente che è stato tra i più attenti diffusori della lettura della Sacra Scrittura a cavallo tra VI e VII secolo. Egli amava dire che la Scrittura «cum legentibus crescit» (cresce con coloro che la leggono). La Bibbia è una parola che vive ancora. E parla a tutti, credenti e non credenti. Trovare un gruppo di letterati che racconta gli eventi narrati nella Bibbia con la propria sensibilità, con il proprio talento artistico, con il proprio bagaglio letterario è una gran bella notizia» (dalla prefazione di mons. Vincenzo Paglia)
Alla fine del 1949 Luigi Santucci si rivolse all'amico don Primo per coinvolgerlo nel progetto di presentare la figura di Gesù tenendo conto delle esigenze del pubblico colto coevo. Mazzolari accettò, ma consegnò uno scritto allora ritenuto non soddisfacente. Il testo fu sepolto nei cassetti, finché fu pubblicato postumo nel 1969. Il libro merita oggi di essere ripreso, per i tanti spunti, originali e tipicamente mazzolariani, che contiene nella rilettura di alcuni dei più famosi miracoli compiuti dal Figlio di Dio.