In questo libro gli autori, due psichiatri di professione, utilizzano le proprie competenze professionali e scientifiche per vagliare la personalità e le affermazioni di Gesù di Nazaret. La loro indagine si concentra su cinque aspetti fondamentali della persona di Gesù: il carattere, la vita (la coerenza tra le parole e le azioni), le relazioni, la reazione all'avversità e l'influenza su altre persone. Con esempi tratti dalla loro ampia esperienza clinica, gli autori si assicurano di trasmettere efficacemente i risultati della loro ricerca. L'importanza e la portata dell'operazione ha a che vedere con la verità o con la falsità della fede cristiana. Se infatti ci fossero motivi per sospettare che Gesù fosse mentalmente instabile allora tutto il complesso delle convinzioni cristiane crollerebbe. Pablo Martinez, psichiatra cristiano di Barcellona ha collaborato lungamente con il movimento studentesco spagnolo (GBU) e ha guidato l'Alleanza Evangelica del suo paese. Andrew Sims è Emeritus Professor of Psychiatry presso l'Università di Leeds, ed è stato Presidente del Royal college of Psychiatrists. Tra le sue tante pubblicazioni ricordiamo "Is faith a delusion?" "Why religion is good for your heart"
«Un altro libro su Gesù? Che cosa si può dire di nuovo su Gesù di Nazaret che non sia già stato scritto? E che cosa di nuovo può venire da un teologo che s'inoltra nel campo minato della ricerca storica ed esegetica su Gesù di Nazaret?». Con queste non impertinenti domande reagiva il noto biblista Antonio Pitta alla richiesta di valutazione del presente volume. Certo è che se di Gesù tanto e a buona ragione si parla e si parlerà ancora, non sempre lo si lascia altrettanto parlare. Non sempre esegeti, storici e semplici curiosi dedicano le loro ricerche più che alle parole a lui attribuite, al mondo teologico di Gesù, a quello suo tipico, in cui egli si muoveva e che lo muoveva. Il presente saggio è un approccio in questa direzione, verso quelli che sono stati chiamati gli "intendimenti di Gesù-. Non in maniera acritica, ma al seguito di un meditato confronto con le tendenze più attuali della ricerca, attraversando le idee bibliche che ne sono alla base, per mostrarne una continuità che fluisce dal mondo religioso ebraico a quello della primitiva comunità cristiana.
Questo libro è una pietra miliare nella moderna ricerca sul Nuovo Testamento e nella descrizione di Gesù di Nazaret. Con il suo argomentare stringente, Flusser restituisce a Gesù un volto storico concreto facendone innanzitutto una figura ebraica. Con ciò l'autore rende un servizio decisivo anche ai cristiani: mostra loro che la salvezza in cui credono non è solo il «messaggio» relativo a un avvenimento fuori dalla storia, cui non è possibile accedere. La verità cristiana dipende da quella storica e deve prenderne atto se non vuole ridursi a pia autosuggestione. Lo stesso dialogo tra cristiani ed ebrei può e deve procedere anche in una seria ricerca comune con il fine di trovare la verità storica su Gesù di Nazaret: soltanto questa può costituire un punto di partenza solido alla fede cristiana in Gesù il Cristo. Prefazione di Martin Cunz.
In queste pagine viene presentato un itinerario di nuova evangelizzazione e di rinnovamento spirituale basato sulla Lettera di san Paolo ai Romani. Si tratta di un cammino alla luce della parola di Dio, che vuole essere un aiuto al credente per approfondire il mistero cristiano e le implicazioni del proprio battesimo. «Non basta leggere, studiare, imparare anche a memoria la parola di Dio. Bisogna “mangiarne il rotolo, divorarlo, sentirne l’amarezza nelle viscere e la dolcezza sulle labbra" (cf Ez 3, 1 ss; Ap 10, 12), cioè assimilarla, farla diventare carne della propria carne e sangue del proprio sangue, lasciare che essa ferisca e purifi chi interiormente anzitutto colui che è chiamato ad annunciarla ad altri. È quello che ci accingiamo a fare con il testo dell’Apostolo» (dall’introduzione).
Padre Raniero Cantalamessa, francescano cappuccino, è originario della provincia di Ascoli Piceno. Laureato in Teologia e in Lettere classiche, già professore di Storia delle origini cristiane presso l’Università Cattolica di Milano e membro della Commissione Teologica Internazionale, nel 1979 ha lasciato l’insegnamento per dedicarsi alla predicazione in varie nazioni del mondo. Dal 1980 è Predicatore della Casa Pontificia. È stato creato cardinale da papa Francesco nel concistoro del 28 novembre 2020. Ha condotto per 14 anni, su RAI 1, il programma di cultura religiosa "Le ragioni della speranza". Con Àncora ha pubblicato molti libri di successo, tradotti in tutto il mondo.
Per conoscere la religione, la cultura, l'ambiente in cui visse Gesù e comprenderne più a fondo il messaggio.
Si può affermare di amare qualcuno e allo stesso tempo rimanere indifferenti alla sua casa, alla sua nazionalità, alla sua cultura, alla sua fede, impassibili nei confronti di tutto quello in cui lui crede, di tutto quello che lui pensa, desidera, spera, sogna? Gesù non è una proiezione ideologica né la personificazione di un mito, bensì di una promessa divina. I cristiani hanno nel loro Primo Testamento quella Torah radicata, respirata, spasimata attraverso il suo corpo, la sua mente e il suo spirito da Gesù, quella stessa Parola di vita che li lega tutt’oggi in un indissolubile vincolo fraterno al popolo d’Israele. Riconoscere l’ebraicità di Gesù per i cristiani vuol dire far ritorno alla propria originaria identità di suoi seguaci, tornare a vivere l’autentico spirito della primitiva Chiesa apostolica, sentirsi rivelare dal Risorto il senso più profondo delle Sacre Scritture, condividere l’appartenenza al mondo del loro messia e salvatore.
Per le grandi religioni monoteiste l'affermazione cristiana dell'Incarnazione di Dio è, nella migliore delle ipotesi, un'aberrazione e, nella peggiore, una bestemmia. L'onnipotenza di Dio non coincide granché con quello che sembrerebbe essere il suo abbassamento. Forse che gli opposti possono coesistere in Dio? Essere onnipotente e, allo stesso tempo, debole e fragile? Essere infinitamente grande e apparire nella carne di un bambino? Essere il «Vivente», l'eterno immortale, e condividere la nostra condizione facendo esperienza della morte? Essere il totalmente Altro e il farsi vicino come «Dio con noi», l'Emmanuele? I cristiani professano che in Gesù Cristo, nato da donna, pienamente uomo, sottoposto alla morte, ha preso dimora la pienezza della divinità. Difatti Dio non è mai tanto grande come quando, per amore, si fa piccolo.
L'autore è convinto che la Sindone sia autentica in quanto, confrontando quello che è scritto nei Vangeli sulla sepoltura e sulla resurrezione di Gesù e i suoi esperimenti, constata che c'è perfetta corrispondenza fra quello che è scritto e i risultati da lui ottenuti. Tutto comincia dall'interpretazione dei dati forniti dai quattro Evangelisti, che non sono affatto in contraddizione fra loro. V'è, in essi, la presenza certa di un lenzuolo funebre, detto in greco sindòn, di una quantità esorbitante di migma (che vuol dire mistura) di mirra e aloe, di un sudario e di una o più bende. Ebbene, se questi furono gli elementi fisici usati, adoperandoli noi oggi, potremmo ottenere, per ipotesi, quella particolarissima immagine corporea che noi vediamo sulla Sindone. È quello che di fatti avviene. Il migma di mirra e aloe, in presenza di umidità, diventa resina. La resina, così ottenuta, si attacca al tessuto. Il tessuto, in presenza di questa resina, si modifica chimicamente, colorandosi di ambra. La presenza del sangue sulla Sindone è dovuta ugualmente alla presenza di mirra e aloe, le quali riescono a rendere di nuovo liquide le numerose croste presenti sul corpo, facendo penetrare così il sangue in profondità nelle fibre, fino alla parte opposto del lino. L'aspetto più difficile da decifrare di quest'immagine è la sua tridimensionalità sul piano. L'autore riesce a spiegarla mediante la sua scoperta di quello che lui chiama "rilievo di carne di tipo gotico". Il corpo di Gesù, infatti, all'interno della Sindone, era talmente coperto di mirra e aloe, avanti, indietro e soprattutto di lato, che emergevano fuori dal migma solo la parti anteriori e posteriori del corpo. Queste parti soltanto riuscirono a riprodursi sul lino.
Questo saggio è nato da una domanda di ordine pastorale: quale immagine di Cristo sappiamo offrire agli uomini del nostro tempo? La domanda pastorale è diventata, di conseguenza, domanda teologica: a quale cristologia ci riferiamo o siamo in grado di riferirci? Non si tratta di inventare una figura di Cristo prefabbricata, ma di riscoprire il Gesù testimoniato dal Nuovo Testamento stesso e ritornare a quel cristocentrismo cosmico testimoniato dagli scritti giovannei e paolini. In otto capitoli che partono dal cristocentrismo della fede per giungere al mondo escatologico atteso, la figura di Gesù il Signore è affrontata con un metodo sistematico-analitico allo scopo di farne riscoprire la grandezza e il fascino. E tutto ciò in vista di una rinnovata evangelizzazione nel mondo contemporaneo. Un potente esercizio di "sintesi cristologica-: un'utile "provocazione- teologica per un'epoca frammentata e confusa.
La ricerca del volto di Gesù Cristo costituisce oggi una sfida decisiva per i credenti. Questo libro, sorto dall'esperienza di insegnamento e di collaborazione tra docenti dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana «S. Caterina da Siena», intende offrire materiali di studio introduttivo sulla figura di Gesù Cristo con un taglio storico-teologico. Attenzione particolare è posta su aspetti fondamentali per lo studio della cristologia, soprattutto nell'ampia sezione storico- biblica e di analisi delle cristologie del Nuovo Testamento. La parte relativa al periodo patristico presenta i processi di formulazione del dogma e i dibattiti che accompagnarono questi secoli inserendoli nel quadro storico e culturale. Lo sguardo all'elaborazione delle grandi sintesi medievali e agli sviluppi della cristologia e soteriologia nella storia sfocia nell'attenzione ad alcune proposte di teologhe e teologi contemporanei. Radicamento biblico, sensibilità storica, apertura ecumenica e attenzione ai contesti sono le linee che hanno guidato il lavoro quale invito ad una ricerca continua del volto di Cristo per una fede pensata e vissuta in modo consapevole nel tempo. Tutto questo anche in risposta all'auspicio di papa Francesco: «Sogno Facoltà teologiche dove si viva la convivialità delle differenze, dove si pratichi una teologia del dialogo e dell'accoglienza; dove si sperimenti il modello del poliedro del sapere teologico in luogo di una sfera statica e disincarnata. Dove la ricerca teologica sia in grado di promuovere un impegnativo ma avvincente processo di inculturazione».
Moretto, di media statura, capelli corti e senza barba, indossa una veste preziosa ed elegante, dallo sguardo affascinante; intelligente e sensibile, dalle idee chiare e ferme, dall’animo delicato e deciso… così viene descritto Gesù di Nazaret in questo libro. il libro si apre alla ricerca di Gesù sulle strade della Palestina. Un primo impatto esteriore, per poi risalire alla sua interiorità, intimità, cuore. La sua vita, nascita, missione, morte e resurrezione vengono ripercorsi passo dopo passo fino all’incontro finale. Il racconto di questa storia svela questa grande verità: Gesù ha preferito morire per te che vivere senza di te!
Qual è la concezione che la chiesa degli inizi ha avuto del Cristo? Come si è evoluta, e secondo quali percorsi, la professione di fede dei cristiani? Tanto nei padri del primo millennio quanto tra gli autori moderni, il formularsi della dottrina cristologica ha dato luogo a sorprendenti espressioni, comprensioni e interpretazioni. Brian Daley concentra anzitutto l'attenzione sulla dichiarazione del concilio di Calcedonia: quello del 451 d.C., come del resto gli altri concili ecumenici dell'antichità, è stato di un'importanza fondamentale. Daley sostiene però che la formula secondo cui Cristo è «una sola persona in due nature» può rivelarsi fuorviante se interpretata come «soluzione definitiva e soddisfacente» e non come tappa - per quanto rilevante - di un cammino teologico-spirituale più ampio. Nel presente studio siamo invitati ad andare oltre la sola formula di Calcedonia, per ripensare criticamente le riflessioni condotte da alcuni grandi padri della chiesa - da Ireneo a Giovanni Damasceno - sulla persona di Gesù, costantemente alimentate dalla fonte evangelica.
Gerald O'Collins assume la persona e l'opera salvifica di Cristo come chiave per organizzare i temi che comunemente vengono trattati dalle teologie della religione. Il gesuita australiano, inforcando la lente della cristologia, in questo suo ultimo libro esamina questioni che, proprio perché decisive, non devono passare in secondo piano: l'importanza della teologia della croce per pensare gli "altri"; l'impatto del sacerdozio di Cristo sugli uomini e le donne di tutti i luoghi e di tutti i tempi; l'efficacia di una preghiera per gli "altri", ispirata dall'amore; la natura della fede, disponibile per questi "altri" non-cristiani. Per O'Collins una cristologia delle religioni così impostata produce una visione allargata del potere salvifico di Cristo per tutti i popoli del mondo. In più, aiuta a sbloccare l'attuale fase di stallo che frena la teologia delle religioni, incanalandola su promettenti direttrici di ricerca e contribuendo a dare nuova linfa al pensiero su soggetti religiosi "altri" da noi.