La Chiesa è il Corpo vivente di Cristo nella storia, Una, Santa, Cattolica e Apostolica. In queste pagine, Giuseppe Comi guida il lettore alla scoperta delle radici teologiche della fede ecclesiale, approfondendo le dimensioni del corpo storico, eucaristico e mistico di Cristo. Un testo pensato per credenti, catechisti e operatori pastorali che desiderano comprendere e vivere più pienamente la loro vocazione ecclesiale in vista del giubileo.
La speranza è oggi in crisi, ma non possiamo vivere senza speranza: nessuno di noi può vivere senza proiettarsi nel futuro. Nella mancanza di relazioni si fa strada la disperazione, nella loro presenza o ricostruzione può continuare ad abitare la speranza.
I temi centrali del libro sono la speranza che ci salva e il nostro compito di salvare la speranza: uno degli ambiti privilegiati per questa testimonianza è nelle condizioni di esistenza in cui emergono e si esprimono in maniera dirompente la fragilità umana e la nostra vulnerabilità. La speranza cristiana non è una fuga dalla realtà ma trova nel presente, nel qui e ora, la sua espressione concreta, una casa. Così il volto di chi spera incrocia ogni giorno i nostri volti, la nostra vita e le nostre relazioni. E cerca un cuore ospitale e un futuro nel quale abitare.
"I dieci comandamenti schiudono davanti a noi l’unico futuro autenticamente umano e questo perché non sono l’arbitraria imposizione di un Dio tirannico. Jahvé ji ha scritti nella pietra ma li ha incisi soprattutto in ogni cuore umano quale universale legge morale valida e attuale in ogni luogo e in ogni tempo." "Questa legge impedisce che l’egoismo e l’odio e la menzogna e il disprezzo distruggano la persona umana. I dieci comandamenti, con il loro costante richiamo alla divina alleanza, pongono in luce che il Signore è l’unico nostro Dio e che ogni altra divinità è falsa e finisce per ridurre in schiavitù l’essere umano, portandolo a degradare la propria umana dignità." (Giovanni Paolo II)
Dopo il tentativo della teologia liberale ottocentesca di ridurre il divino alla misura del mondo, il Novecento riafferma il primato di Dio nel pensiero della fede. Il volume ripercorre, attraverso il secolo XX, il cammino dall'eclissi al ritorno di Dio: la riscoperta della Sua radicale alterità, su cui si fonda l'opposizione alla ragione totalitaria; il recupero della dignità dell'uomo, destinatario di un'azione salvifica; le teologie della liberazione e le teologie di genere, con il richiamo alla giustizia per tutti e al valore di riconoscere se stessi nell'altro; il ritorno alla centralità del Dio che è amore, al cuore umano e divino di Cristo. In un'epoca tentata di rinunciare a ogni orizzonte ultimo di senso, è importante ricordare «lo scandalo, al tempo stesso attraente e inquietante, dell'umanità di Dio».
Il libro si divide in otto parti tra di loro interconnesse. La prima parte si concentra sul tema dell'Incarnazione partendo dall'affermazione del Logos giovanneo: «Il Verbo si fece carne». La seconda parte propone una presentazione sintetica della teologia del corpo di Giovanni Paolo II, seguita da una riflessione sull'Humanae vitae, il cui fondamento è il tema del corpo/carne. La terza parte riflette su Eros e Agape, sviluppandosi in rapporto alla Deus caritas est. Nella quarta parte, il riferimento è alle nuove scoperte della tecnoscienza con un excursus sulle neuroscienze. Le parti quinta, sesta, settima e ottava descrivono più analiticamente i fattori costitutivi del mistero nuziale: differenza sessuale; apertura all'altro: matrimonio e famiglia come soggetto di evangelizzazione e partecipazione all'edificazione della vita buona; procreazione e genealogia del figlio. Il libro si conclude con una serie di riflessioni sull'antropologia adeguata al mistero nuziale. Prefazione Michael Konrad.
Leggiamo nella Premessa: «Se vogliamo scoprire la grandezza del sacerdozio ministeriale è necessario, prima di tutto, risalire alla fonte, cioè al mistero di Gesù, "l'apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo"» (Eb 3,1). Si tratta, dice l'Autore, «di una teologia viva, destinata a quanti desiderano approfondire la propria vita cristiana », dal momento che il ruolo della teologia è quello di «servire i credenti, aiutarli a ricevere in misura maggiore tutta la sapienza che ci viene dal Padre in Gesù, in cui "sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza"» (Col 2,2). Nato da un ciclo di conferenze tenute durante l'anno sacerdotale 2009- 2010, il testo mantiene lo stile discorsivo, chiaro e immediato dell'approccio orale, senza per questo rinunciare a precisione e profondità teologiche. Percorrendo la Parola di Dio (Isaia, Ebrei, Apocalisse, vangelo di Giovanni), il testo aiuta a riscoprire l'origine e il senso del sacerdozio ministeriale e del sacerdozio regale dei fedeli, in un tempo come questo segnato da difficoltà e confusione.
Scomparso a 99 anni, Luigi Bettazzi ne avrebbe compiuti 100 il 26 novembre. EDB lo ricorda pubblicando la sua ultima fatica: «Da tempo mi colpisce il discorso su Dio. E non solo quello tradizionale, trasmessomi dal catechismo e dalla teologia, ma quello in uso oggi, iniziato con "la morte di Dio" e continuato andando "oltre Dio"». Con queste riflessioni il vescovo emerito di Ivrea ha anticipato il suo incontro con la Persona che da sempre lo ha cercato e accompagnato rendendosi presente nella sua preghiera e nel suo impegno cristiano e umano.
Questo volume raccoglie in una nuova traduzione due saggi del teologo morale Bernhard Häring: Adottare nuove armi per la pace e Praticare la virtù sanante della pace e della nonviolenza, usciti in prima edizione negli anni Ottanta del secolo scorso. Vengono riproposti ora, perché — purtroppo — non hanno perso nulla della loro pregnanza. Il libro esplora in particolare l’impegno cristiano per la pace, alla cui radice si trovano il messaggio biblico e la fede nel Crocifisso Risorto, per eccellenza operatore di pace e testimone di nonviolenza. In questa luce vengono letti l’impronta lasciata dalla guerra sulla nostra storia, il cammino per sottrarsi al bellicismo, lo studio e l’educazione alla pace e l’impegno della Chiesa a diventare sacramento di pace. Secondo Häring, poi, la "traduzione" in senso pratico non può che avvenire applicando la nonviolenza nelle relazioni personali, sociali e internazionali, fino a giungere alla difesa sociale nonviolenta. Un’illusione? Un sogno? Una favola? No, un contributo più che mai attuale, anzi necessario, perché per l’unica famiglia umana è giunta l’ora di liberarsi dalla mentalità e dalla prassi bellica.
«L’esperienza cristiana del XXI secolo sarà mariana o non sarà». Con voce profetica, sulla scia di una celebre intuizione di Karl Rahner, Teresa Forcades ci offre una lettura teologica e biblica di Maria di Nazareth che sovverte in modo radicale lo stereotipo trasmesso da una secolare tradizione. Attraverso una reinterpretazione dei quattro dogmi mariani incontriamo una donna determinata, che sceglie liberamente di dare alla luce la Luce (Madre di Dio); che sa custodire uno spazio interiore irriducibile, non subordinato a rapporti di coppia o a ruoli sociali (Vergine); che è libera dal peccato, perché sa fidarsi e ama senza paura (Immacolata); che assume in corpo e anima la responsabilità di essere co-creatrice negli eventi del mondo (Assunta in cielo). Mettendosi in ascolto delle sue parole, Forcades rivela Maria come una delle figure più attive nei Vangeli. Non icona muta e passiva del sacrificio femminile, ma donna ostinata e caparbia, capace d’iniziativa e di discernimento personale, che prende parola e pone domande critiche, fa scelte scomode e canta di giubilo il suo Magnificat, simbolo di giustizia sociale; una donna libera, assertiva e umile, che si affida senza riserve a Gesù anche quando non lo capisce o le risponde in modo ruvido; una donna inclassificabile, che ci insegna il valore della queerness, cioè della possibilità che ciascuno di noi ha di de-essenzializzare le proprie identità imparando ad amare in piena libertà.
A sessant'anni dalla chiusura del Vaticano II il tema della missionarietà ecclesiale, così centrale nell'insegnamento conciliare, deve essere ulteriormente approfondito e riproposto in prospettiva ecclesiologico-sinodale, affinché venga recepito in modo adeguato e possa incidere concretamente nella vita delle comunità credenti, senza restare confinato nei documenti del magistero, negli studi missiologici o nei titoli delle locandine delle iniziative pastorali di diocesi e parrocchie. Questo volume, nato da una profonda gratitudine verso i Padri conciliari, vuole essere un incoraggiamento non solo per gli studenti e gli studiosi di ecclesiologia ma per tutti coloro che, nonostante le fatiche e le difficoltà, sono impegnati a vario titolo nell'evangelizzazione. Essi siano consapevoli che «l'impegno di annunciare il Vangelo agli uomini del nostro tempo, animati dalla speranza ma, al tempo stesso, spesso travagliati dalla paura e dall'angoscia, è senza dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l'umanità» (Paolo VI, Evangelii nuntiandi n. 1).
L'esperienza spirituale di san Charles de Foucauld mette in evidenza la categoria cristologica di "Gesù fratello". Charles, fratello presbitero, fa emergere una relazione molto personale con Gesù concretizzata prima di tutto in un rapporto quotidiano con l'Eucaristia e poi in un rapporto fraterno con gli uomini che incontra. Attraverso l'analisi del ministero presbiterale vissuto da de Foucauld, questo studio intende approfondire la categoria teologica di "Gesù fratello" giungendo a delineare alcuni elementi che possono contribuire all'identità e alla spiritualità del ministero ordinato.
Un'appassionata riflessione sulle possibilità e i limiti della condizione umana. Il dialogo contro i Pelagiani testimonia il coinvolgimento di Girolamo nella lotta contro Pelagio. Questi sottolineava l'impegno della creatura umana nel cammino verso la santità al punto da essere avvertito come negatore della Grazia. Il testo è di estremo interesse perché dà all'argomentazione pelagiana una risposta diversa da quella, destinata a maggior fortuna, proposta da Agostino. Il prologo alla traduzione del De Spiritu Sancto di Didimo contiene elementi che rimandano all'atteggiamento polemico tenuto da Girolamo nei confronti di Ambrogio di Milano.