Questo studio si propone di indagare sul mistero della Chiesa seguendo un approccio teoretico, con due importanti risvolti. Il primo caratterizza la comunità di Gesù Cristo come spazio in cui la Salvezza diventa esperienza. Il secondo la definisce come soggetto comunitario con una precisa finalità: essere segno e strumento dell'azione di Dio nel mondo. L'intento del libro è proprio quello di rendere ragione dell'equilibrio fra i due dinamismi.
L'ultimo Sinodo dei Vescovi dell'ottobre 2012 era incentrato sul tema della nuova evangelizzazione, la cui importanza è stata sottolineata prima dal Concilio Vaticano II, ma in particolar modo solo a partire dal pontificato di Giovanni Paolo II. Il presente volume intende proprio descrivere il ruolo del Sinodo dei Vescovi in questo delicato ed urgente compito. Sono illustrate le attività svolte dai Consigli Speciali Continentali dal 2004 al 2012, anno in cui alcuni Consigli hanno esaurito la loro funzione. L'Autore, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, si propone in queste pagine di far conoscere ai non addetti ai lavori l'importante ruolo dei Consigli Speciali del Sinodo e il loro prezioso servizio per il bene delle Chiese dei singoli continenti.
«Attorno al binomio Chiesa-Chiese ruota un universo terminologico, che esprime la ricchezza della Chiesa di Cristo ma anche la specificità delle distinzioni dei termini, la ricchezza teologica dei lemmi e del loro contesto, latino e orientale, nonché la complessità delle differenziazioni nell'ambito più propriamente giuridico e dei loro significati per la cristianità in Oriente e in Occidente. Chiesa di Cristo, Chiesa cattolica, Chiesa universale, particolare, locale, Chiesa latina, Chiese orientali, Chiese sui iuris sono soltanto la manifestazione lessicale della varietà di termini e di significati che sono originati dal termine Chiesa e che ad esso rinviano. Il volume cerca di tenere presenti le diverse prospettive che pongono solo apparentemente interrogativi, per così dire, di natura terminologica; in realtà esse aprono orizzonti teologici e canonistici, speculari tra Oriente e Occidente, e prospettano approcci pluridisciplinari che dischiudono dialoghi tra le scienze sacre, nel caso specifico tra teologi e canonisti.» (dall'Introduzione).
Negli studi e nelle ricerche di tipo storico sulle missioni sono pochi i tentativi di approfondire dal punto di vista ecclesiologico il tema della missionarietà ecclesiale. Il presente volume mette in luce i principali elementi teologici raggruppati in binomi tematici riguardanti l'indole comunionale della Chiesa essenzialmente missionaria. Lo studio focalizza il mutato rapporto missiologia-ecclesiologia, grazie al nesso esistente all'interno del binomio natura-missione già emerso nei lavori di redazione della Lumen gentium e dell'Ad gentes.
L'Autore si interroga sua quale debba essere la corretta interpretazione da riconoscere all'espressione conciliare Ecclesia Christi subsistit in Ecclesia Catholica", oggetto di alcuni chiarimenti post-conciliari della Congregazione per la Dottrina della Fede, sui quali pure si sofferma. "
«L'avvenire dell'ecumenismo e quello della missione dipendono in larga parte dall'ecclesiologia di comunione rivalutata dall'ultimo concilio, e più precisamente ancora dagli orientamenti che favoriscono l'affermarsi delle Chiese-soggetto!». Questa la convinzione che esprimeva già nel 1981 il teologo domenicano Hervé Legrand, suggerendo vie di soluzione, teologiche e istituzionali, ad alcune delle principali sfide che attendono oggi le Chiese. Il superamento del clericalismo a favore di una struttura sinodale può essere favorito grazie alla valorizzazione della soggettualità propria di ogni Chiesa locale e regionale e di ogni membro.
Il volume raccoglie le riflessioni dell'autore, nunzio apostolico in Germania, sul tema "Un nuovo dinamismo sinodale". Articolate in quattro parti esse affrontano la sinodalità nella Chiesa Cattolica con una attenzione al suo sviluppo attraverso i Concili ecumenici e alla natura del Sinodo dei Vescovi. Il volume è chiuso da alcune proposte per un ulteriore sviluppo del Sinodo quale espressione di un rinnovato dinamismo.
L'autore raccoglie in questo volume brevi studi e riflessioni intorno a ciò che ne è del cristianesimo alla svolta del millennio, nel convincimento che esso esca in frantumi dal lungo e duro confronto con la modernità, impossibilitato a proporsi ancora nelle forme istituzionalizzate che ne hanno lungamente garantito ruolo storico e potere. Di fatto già da tempo si vive «dopo Cristo», in senso opposto a quello che aveva segnato la «svolta dei tempi» annunciata da Paolo. La vita sociale che si è affermata ovunque prescinde oramai dal modo di essere cristiano, e al cristianesimo tocca perciò misurarsi con una nuova imprevista svolta, che gli impone di sperimentare altre vie e plurali per attestare credibilmente la fede evangelica. Di questa contraddittoria situazione, misurata sul tempo che dal dopo Concilio giunge ai giorni nostri, Gaeta coglie alcuni tratti salienti, puntando l'attenzione ora su figure che nel Novecento hanno avvertito per tempo la crisi, ora sulla politica ecclesiastica degli ultimi Pontefici, ora sul venir meno dell'istanza religiosa nella società e, in conclusione, su qualche attestazione di una spiritualità cristiana laicamente vissuta.
Qual è lo spazio di manovra per avviare delle riforme dentro la Chiesa? Come concepire il gioco fra identità e cambiamento? Che cosa è, eventualmente, immodificabile e chi lo decide? In tanti e tante oggi fanno pressione sulla Chiesa cattolica perché qualche cambiamento abbia luogo. La lista dei temi sul tavolo è lunga: corresponsabilità dei laici, ruolo delle donne, ripensamento del ministero ordinato, riconoscimento delle coppie dello stesso sesso... In genere, però, il dibattito sulle riforme si muove entro una cornice dogmatica (e giuridica) assai angusta: si sostiene che non vi siano alternative percorribili. Michael Seewald spiega con lucidità e schiettezza che la Chiesa potrebbe mostrarsi, invece, molto più aperta al cambiamento di quanto non faccia ultimamente. Egli dimostra come alla Chiesa sia possibile riformarsi in profondità e, al medesimo tempo, restare se stessa. Perché l'attuale forma di "Chiesa cattolica", anche a uno sguardo storico, rappresenta solo una delle molte possibilità praticabili dal punto di vista teologico. Un testo per ripensare il modo in cui la chiesa si comprende (e si è compresa in passato) e il modo in cui può cambiare (ed è cambiata in passato).
A dieci anni dalla morte del cardinale Carlo Maria Martini, le parole pronunciate nella sua ultima intervista al Corriere della Sera fanno ancora discutere. Il grande biblista segnalava un ritardo della comunità credente nei confronti del cammino dell'umanità, ed invocava uno scuotimento, un atto di coraggio e di fiducia da parte della sua amata Chiesa. Armando Matteo prova a raccogliere la provocazione di quell'intervista, individuando le ragioni della fatica, da parte della comunità ecclesiale, a porre mano a un decisivo cambiamento della propria posizione sul mondo e della propria azione pastorale per essere all'altezza della missione affidatale da Gesù. I temi affrontati sono molteplici: la rottura della trasmissione generazionale della fede, la trasformazione delle famiglie, la nuova collocazione culturale e sociale delle donne e degli omosessuali, la rimozione del valore del sacrificio e del tema della morte, la promozione di una "spiritualità giovanilistica" che inquina e corrompe ogni affetto umano.
Quale immagine di Chiesa emerge profeticamente dal Concilio Vaticano II? Una Chiesa pellegrina, in cammino, alla ricerca e sequela di Cristo, Signore del tempo e della storia. Questo studio prende in esame la produzione teologico-pastorale di Mons. Lorenzo Chiarinelli durante il suo episcopato a Viterbo: alla scuola dei discepoli di Emmaus, il Vescovo ha dato un grande contributo alla metafora Ecclesia peregrinans di LG 48, attualizzando il Concilio Vaticano II nel terzo millennio, sulla scia del ministero apostolico dei Pontefici di questi ultimi decenni. Dopo un'ampia trattazione del tema teologico nella Tradizione e nella storia della Chiesa, l'autore si sofferma nella seconda parte nell'analisi delle lettere pastorali di Mons. Chiarinelli, esplicitandone alla fine l'ambizioso progetto pastorale ispirato alla figura dei discepoli di Emmaus.
Nella terra di tutti non è un libro di ecclesiologia né di teologia. È una riflessione su di noi, noi credenti che cerchiamo di vivere la nostra appartenenza con onestà, fedeltà e realismo, che non vogliamo andarcene per altre strade ma che abbiamo bisogno di risposte a problemi che ancora non sono chiari. È il tentativo di condividere alcune delle lotte che in tanti dobbiamo affrontare: lotte in cui si mettono in gioco la fede, i dubbi, i rapporti umani o le nostre aspettative. È una riflessione sulla società contemporanea e sul posto che al suo interno occupa la Chiesa di oggi senza negare le sue ombre e senza ignorare le sue luci. È uno sguardo coraggioso su questioni che oggi preoccupano tanti di noi. Una è la domanda di fondo: perché continuare? Domanda che l'autore affronta come un compagno di strada che condivide in queste pagine le sue personali incertezze e le risposte che trova a poco a poco.