Lo studio propone un'esplorazione all'interno della letteratura profetica, della quale si prendono in esame brani tratti dai profeti anteriori, o libri storici, e pericopi che provengono dai profeti posteriori; vengono inoltre offerti tre saggi di natura teologica. Non si tratta né di un testo di pura esegesi, né esclusivamente di teologia biblica, ma di un'elaborazione di entrambi i generi che risponde anche a un obiettivo di natura didattica: offrire agli studenti delle Facoltà Teologiche, dei Seminari, degli Istituti Superiori di Scienze Religiose, ma anche a chiunque fosse interessato ad approfondire la conoscenza della Bibbia, uno strumento di riflessione e di studio.
Il peccato originale in Anselmo e Tommaso è stato un nodo teologico architettonico e strategico. Per entrambi è stato retroilluminato dall'analisi cristologica, diventando così un vero nexus mysteriorum, capace di illuminare, fecondare e interconnettere alcuni misteri di fede: vita intra ed extra trinitaria, rapporto anima-corpo, incarnazione, staurologia, soteriologia, mariologia, escatologia. L'inedito confronto sul rapporto tra cristologia e antropologia ha evidenziato come nei due Dottori della Chiesa la colpa antica sia stata compresa come felix culpa, nell'orizzonte euristico e megalogico della sovrabbondanza di grazia, offerta per noi dal Cristo incarnato, crocifisso e risorto.
In questa importante opera teologica, John Hick auspica una reinterpretazione della divinità di Gesù alla luce della moderna critica biblica e della nostra crescente consapevolezza della diversità religiosa. Secondo Hick, "la definizione nicena di Dio-Figlio-incarnato è solo un modo di concettualizzare la signoria di Gesù, quello adottato dal mondo greco-romano di cui siamo eredi"; tuttavia, "nella nuova era di ecumenismo mondiale in cui siamo entrati è opportuno che i cristiani prendano coscienza del carattere sia facoltativo sia mitologico di questo linguaggio tradizionale". Il testo di Hick è imprescindibile per chiunque voglia affrontare questo tema in modo diretto e onesto: per i cristiani praticanti e per il gruppo, molto più grande, di coloro che hanno lasciato le chiese o che non ne sono mai stati attratti, ma che nondimeno sono interessati sinceramente alle questioni religiose. Leggere questo libro permette inoltre di ricordare i 1700 anni dal concilio di Nicea in modo non puramente celebrativo.
L'antologia - composta da scritti eterogenei (sermoni, conferenze, appunti di lezioni, lettere etc.) presentati in ordine cronologico - ripercorre l'avvicinamento di Bonhoeffer alla Parola, caratterizzando il suo "diventar cristiano". Tale cambiamento, percepito nettamente e descritto dallo stesso Bonhoeffer, costituirà il fondamento di quella resistenza, sia ecclesiale sia personale, che caratterizzerà l'opposizione al Terzo Reich. Attraverso la lettura di questi testi emerge, supportata da profonde ragioni teologiche e cristologiche, l'obbedienza alla Parola come unica possibilità di un cammino autenticamente cristiano sia per i singoli sia per la Chiesa.
Oggetto di notevole attenzione e di accesi dibattiti nel pensiero filosofico e teologico fino al XIX secolo, il tema del miracolo sembra esseri eclissato nella filosofia e nella teologia contemporanee. La progressiva secolarizzazione della prima e la pressione esercitata dal naturalismo sulla seconda hanno fatto apparire questo tema come superato e imbarazzante. Eppure, la credenza in quello che Goethe ha definito "il figlio più caro della fede" è ben lungi dall'essere tramontata anche nelle società occidentali e non tutti i filosofi e i teologi contemporanei trascurano di riflettere sul miracolo. Per mezzo di un sintetico sguardo storico al dibattito filosofico e teologico sul miracolo e di un'analisi dei principali problemi teorici che esso solleva nella filosofia della religione contemporanea, questo libro intende mettere in luce la significatività e l'importanza di questo tema per tutti quelli che hanno un interesse intellettuale e esistenziale nei confronti della religione.
Luigi Giussani aveva una personalità dirompente, la sua testimonianza di fede è stata ed è tuttora straordinariamente contagiosa e ricca di frutti, ma non si renderebbe adeguatamente conto di essa e della sua peculiare fecondità di risultati se ci si dimenticasse che nella sua proposta generativa di affinità e di popolo si esprime una genialità di pensiero. Gli esiti di molte sue riflessioni in ambito teologico, filosofico e pedagogico hanno infatti un marcato carattere di originalità e hanno profondamente, seppure a volte sotterraneamente, influenzato la cultura contemporanea. Talune intuizioni e categorie, cui quelle riflessioni hanno dato luogo, sono state ampiamente riprese, fino al punto di entrare a far parte del patrimonio comune, come per esempio quella di avvenimento, assunta sotto il profilo teologico come definizione dell'essenza del cristianesimo. Il Centenario della nascita è un'occasione propizia per illuminare ulteriormente il carattere sorgivo e la consistenza del pensiero di Luigi Giussani, la sua originalità e le sue ancora largamente inesplorate virtualità. Il presente volume - il primo dei tre progettati in vista del Centenario, rispettivamente dedicati al suo pensiero teologico, filosofico e pedagogico-sociale -, curato da Carmine Di Martino, raccoglie contributi di teologi, studiosi ed esponenti di spicco del cristianesimo contemporaneo.
Anche in un'epoca storica di crescente ateismo, molti continuano a credere nella sopravvivenza dell'anima dopo la morte. Ma quante persone credono ancora nella risurrezione dei corpi? In questo libro Scott Hahn esamina i punti in cui la Bibbia parla della morte e di come trattare i corpi dei defunti, e ci mostra che la risurrezione dei corpi è una realtà. Ci spiega anche che la pratica della cremazione, ormai così diffusa, ha un'origine anticristiana, e che nonostante l'istruzione 'Piam et Costantem' del 1963 con cui Paolo VI la ha ufficialmente permessa, la Chiesa continua a raccomandare la pratica tradizionale.
Com'è possibile avere una relazione con Dio che è il totalmente Altro, infinitamente distante e distinto da noi? Com'è possibile che l'umano e il divino si incontrino? Il libro sostiene che l'alterità con Dio non è molto dissimile dall'alterità con gli altri esseri umani. L'Altro può essere accolto, rifiutato o reso indifferente nello stesso modo sul piano umano così come su quello soprannaturale. Il punto è che l'alterità con le altre persone non diventa pienamente umana se non è aperta all'alterità con Dio. L'incontro fra l'umano e il divino si realizza nelle nostre relazioni di vita quotidiana quando Dio è presente come il Terzo fra noi e gli altri. Dio è in questa relazione, è il Terzo che media fra di noi. È lì dove troviamo il senso divino dell'umano, che consiste nel condividere la relazionalità trinitaria nell'agire con gli altri nel mondo. Si tratta di vedere la forza di questa relazione
Come parlare di Dio, oggi, dentro un contesto di pluralismo religioso senza perdere l’unicità della rivelazione cristiana, ed allo stesso tempo nel rispetto dell’identità di coloro che vivono accanto a noi?
Un tempo era abbastanza facile parlare di Dio, dentro una cultura cristiana essenzialmente condivisa e dentro le strutture ecclesiali che permeavano il vissuto quotidiano delle persone. E oggi chi è Dio? Come parlarne, dentro un contesto di pluralismo religioso? Come vivere oggi una testimonianza cristiana, che ritrovi il coraggio di esprimersi e sia al tempo stesso rispettosa dell’identità religiosa di coloro che vivono accanto a noi?
Come si può affermare la volontà salvifica universale del Dio cristiano, senza cadere nella proposta minimalista di una semplice tolleranza religiosa? Domande e spunti di risposte per ripensare e ridire la fede nel Dio di Gesù Cristo alle donne e agli uomini dei nostri giorni?
Nicea, 325 a.C., qui si tenne il primo concilio ecumenico della storia, che affrontò questioni dottrinali e più precisamente la realtà di Cristo come Verbo di Dio incarnato. Come conciliare la confessione di fede cristiana in Gesù Cristo quale Figlio di Dio con la fede altrettanto cristiana in un unico Dio? Un dibattito divampato nel IV secolo e inasprito dalla posizione del teologo alessandrino Ario che propugnava un rigido monoteismo, secondo il quale Cristo non può essere "Figlio di Dio" in senso proprio, ma solo un essere intermedio che Dio avrebbe posto per relazionarsi all'essere umano. Nicea è una tappa importante, anche se non definitiva, per il nostro Credo. I padri conciliari confermarono la definizione secondo cui Gesù Cristo, come Figlio di Dio, è "consustanziale al Padre". Da quel Concilio uscì il Simbolo niceno, il testo che ancora oggi si recita a Messa, con le integrazioni del Concilio di Costantinopoli del 381, che definì la confessione di fede nello Spirito Santo e precisò così il dogma della Divina Trinità come forma specificamente cristiana del monoteismo. In occasione del XVII Centenario del Concilio di Nicea, il volume si prefigge, a partire dalla ricostruzione storica e politica dei fatti salienti, di considerare la ricchezza di questo epocale "nodo" nella vita della Chiesa antica per ritrovare i fondamenti della nostra fede.
La Chiesa cattolica sta attraversando una fase di radicale indebolimento e di ricostruzione. Ai suoi vertici non sono pochi coloro che si propongono di "salvare il salvabile": si aggrappano a quel che ancora regge, tenendo lo sguardo fisso sul passato, con un misto di nostalgia e rassegnazione. Greshake chiede, invece, di ricominciare da capo, attuando un rinnovamento assolutamente più profondo, radicale, sostanziale. Il teologo tedesco rivendica con fermezza una "real-utopia" ecclesiale, in cui l'agire sia orientato non a preservare il passato tramandatoci, ma a immaginare il futuro promessoci. Egli scopre e fa emergere quelle tendenze che già oggi sono proiettate sul domani, prefigurandolo, ed elabora alcune linee fondamentali di una Chiesa a venire che sia capace di reinventarsi. È la visione di una Chiesa che, in quanto minoranza, prende nuovamente coscienza del suo mandato e della sua forma vitale, una Chiesa dei laici, una Chiesa spirituale con una mutata forma sociale.