Nell'epoca della rivoluzione digitale, che sta cambiando i modi di relazionarsi e crea enormi problemi in campo economico, sociale e politico quali sono le radici che non possono essere dimenticate perché la comunicazione sia umanizzante? La reciprocità è l'elemento forse più utile per ritrovare una comunicazione mediatica adeguata ai tempi di oggi. Il pensiero di Paolo Ruffini, il professionista ora prefetto dell'organismo vaticano che si occupa dei media, a colloquio con il giornalista Michele Zanzucchi, emerge nelle pagine di questo libro della Collana Fratelli in Umanità.
Che senso può avere nel XXI secolo un'apologia della fede? Nella prima parte del libro, Paolo Ricca si propone di affrontare e discutere le maggiori obiezioni che nella modernità sono state e continuano a essere mosse alla fede in Dio e alla sua stessa esistenza. Passa poi a esporre, in maniera succinta, non già l'intero Credo cristiano, bensì i tratti più caratteristici dell'idea cristiana di Dio, così come emergono dalle pagine della Bibbia: l'autore infatti, non ha, «sul tema "Dio", altra sapienza da offrire che quella che proviene dalla storia di Israele, di Gesù e degli apostoli». Infine, non teme di esprimere le sue personali convinzioni in merito, in dialogo costante con la cultura contemporanea e con le religioni mondiali. «A proposito dell'esistenza di Dio, è interessante osservare che la Bibbia non spende una parola per dimostrarla. Quasi come se la cosa non la interessasse. In effetti non è l'esistenza di Dio che interessa alla Bibbia, ma la sua opera, la sua storia con e per Israele, con e per l'umanità. La pura esistenza di Dio non è un tema della Bibbia. [...] Un Dio la cui essenza sarebbe l'esistenza, nella Bibbia non c'è, perché non c'è nella realtà. Dio, potremmo dire, non si accontenta di esserci, non è per questo che c'è, non esiste per esistere, ma per amare, per parlare, per creare e ricreare, per chiamare e stabilire alleanze» (Paolo Ricca).
Si incontrano una sera di ottobre, davanti a un teatro. Lui, rientrato da Londra, insegna recitazione a un gruppo di anziani. Lei lavora in un'agenzia di viaggi. Dal fascino indecifrabile di Teresa, Nino è confuso e turbato. Starle accanto lo costringe a pensare, a farsi e a fare domande, che via via acquisiscono altezza e spessore. Al di là dell'attrazione fisica, coglie in lei un enorme mistero, portato con semplicità e scioltezza. L'uno guarda l'altra come in uno specchio, che di entrambi riflette e scompone le scelte, le ambizioni, le inquietudini. Tanto Nino è figlio del suo tempo (molte passioni spente, nessuna tensione ideologica), tanto Teresa, con il suo segreto, sembra andare oltre. Ostaggi di un mondo invecchiato, si lanciano insieme verso un sentimento nuovo, come si trattasse di un patto, di una scommessa. Accade sotto lo sguardo lungo e partecipe di Grazia, zia di Teresa e insegnante di teatro di Nino, attor giovane allo sbando. Proprio mentre crescono l'attesa e il desiderio, Grazia esce di scena, creando una sorta di "dopo" che rilegge l'intera vicenda di Nino e Teresa, il loro cercarsi là dove sono più profondamente diversi. Paolo Di Paolo entra nel teatro della contemporaneità cogliendo i segni di un bene inaspettato, di una luce che si accende dove smettiamo di esigere garanzie, dove viene voglia di mettersi alla prova. E di capire se siamo in grado di vivere.
La svolta teologica della fenomenologia francese ha sostituito la categoria dell'essere con la cifra del dono e della donazione. La rivelazione biblica - come scrive Jean-Luc Marion - non si riduce a enunciati, ma convoca e coinvolge il testimone nella scoperta di ciò che viene da altrove, che sorprende ed eccede ogni attesa. Dio si mostra in un evento irripetibile e attraverso evidenze fenomeniche insostenibili da parte di chi pretenda di dimostrare e possedere la verità. Che tipo di filosofia è quella di Marion? Cattorini delinea i rapporti tra fenomenologia ed ermeneutica, e distingue da un lato le dimensioni etiche dell'avvenire di un Dio che ci rivela a noi stessi, e dall'altro i rimandi all'esperienza estetica quale mira intenzionale verso un'icona dell'invisibile. La fine delle illusioni proprie di una filosofia naturalistica e autoreferenziale riapre le connessioni fra amore della sapienza (filo-sofia) e logos della donazione. Dio che è qui (c'è) e ci ha, rivolge un appello, si destina a noi, scuotendoci nell'evento in cui un segno innesca il desiderio d'infinito.
La Rosa Bianca è il nome con cui si firmava, durante la seconda guerra mondiale, un gruppo di giovani tedeschi di diversa estrazione sociale e culturale. Di ispirazione cristiana e accomunati dal medesimo desiderio di libertà e dalla forte tensione morale, si opposero al regime nazista con pericolose azioni clandestine. Nel giugno del 1942 il gruppo diffuse un volantino ciclostilato che incitava alla ribellione e alla resistenza al nazismo in nome della libertà, della giustizia e della concordia tra i popoli. A questo volantino ne seguirono altri cinque, fino a quando, il 18 febbraio 1943, due dei giovani vennero arrestati all'interno dell'università di Monaco. La Gestapo, che aveva già incominciato a indagare, individuò anche gli altri componenti del gruppo. All'arresto seguiranno il processo e l'esecuzione capitale. In queste pagine è ripercorsa la storia di Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst e di tutti i membri della Rosa Bianca che si opposero alla barbarie del nazismo a prezzo della loro vita. Il loro ricordo - a ottant'anni dall'uccisione - è più vivo che mai.
«Volevo scriverti già da qualche giorno per comunicarti una notizia che mi riguarda. Io mi sono risoluto a prendere moglie. Sposerò una buona e brava ragazza piemontese, che conosco già da qualche anno, della quale ho invigilato gli studi per la laurea (è laureata in lettere), e che mi aveva sempre ispirato una grandissima stima per la finezza d'animo e per la serietà di carattere». La figura di Croce ha dominato la cultura italiana per l'intera prima metà del Novecento. Autore di oltre settanta volumi, ha dato un contributo incalcolabile come organizzatore di cultura, anche attraverso le riviste e le collane editoriali. Generazioni di critici letterari, storici e filosofi sono stati influenzati dalla sua opera. Non meno ragguardevole è stata la sua attività politica: attento in gioventù al socialismo e a Marx, fu poi su posizioni neutraliste allo scoppio della Grande Guerra e infine antifascista. Questo primo volume ne ricostruisce la biografia dalla tragica perdita dei genitori nel terremoto di Casamicciola del 1883 ai viaggi, alle amicizie e agli amori, alle abitudini domestiche, alle mille discussioni e polemiche con i protagonisti della cultura del tempo, per arrestarsi al 1918: la fine della Prima guerra mondiale, uno spartiacque non solo nella vita del Paese ma anche in quella del grande studioso.
In un'opera scritta da un frate milanese del Trecento, Galvano Fiamma, si nasconde una breve menzione di una terra chiamata Marckalada, situata a ovest della Groenlandia. I marinai che viaggiano per i mari del Nord ne parlano come di una terra ricca di alberi e animali, dove si trovano grandi edifici e vivono dei giganti. È una notizia sensazionale: la prima menzione del continente americano nell'area mediterranea, un secolo e mezzo prima del viaggio di Colombo. Ma chi è Galvano Fiamma e da dove ricava queste informazioni? Cosa si sapeva davvero in Italia delle regioni al di là dell'oceano? Per rispondere a queste domande sarà necessario interrogare molti suggestivi personaggi: gli esploratori vichinghi che dall'Islanda approdarono sulle coste americane; il prete del porto di Genova, che tracciava carte geografiche; i mercanti che dal Mediterraneo si recavano al Nord per acquistare pellicce e uccelli da preda; gli imbarcati sulle galee genovesi scomparse nell'Atlantico mentre cercavano di raggiungere l'India navigando verso ovest. Il risultato è una ricerca appassionante come una spy story, una trama internazionale ricca di colpi di scena.
Lo scrittore francese Charles Péguy (1873-1914) scrisse, dopo la sua conversione al cattolicesimo, tre grandi composizioni poetiche, i "Misteri" ("Il mistero della carità di Giovanna d'Arco", 1910; "Il portico del mistero della seconda virtù", 1911; "Il mistero dei Santi Innocenti", 1912), che affascinano ancora oggi lettori e critici per la complessità della riflessione, apprezzata da autorevoli teologi del Novecento. Questo saggio non si propone di offrirne un esaustivo commento (i "Misteri" sono come un forziere pieno di ricchezze inesauribili, ogni volta che vi si torna si scoprono cose nuove), si prefigge uno scopo più circoscritto ma non per questo meno difficile: tentare di comprendere i motivi che portano l'autore di questo singolare trittico ad attribuire un ruolo centrale per la comprensione del mistero della storia - del mondo e di ogni singola esistenza umana - alla virtù della speranza, che «vede quello che non è ancora e che sarà / ama quello che non è ancora e che sarà».
Giacomo Leopardi, da bambino, era un vivacissimo regista e attore. Eccolo allora - in questo spassoso e poetico racconto - nel ruolo di un eroe greco, oppure nella parte di un pastore che non smette mai di camminare. E c'è il teatro con i burattini scansafatiche, che il signor bambino vuole svegli per andare a combinare qualche scherzetto. E c'è la storia esilarante dell'insopportabile minestra che rattrista la tavola, e quindi Giacomo ne organizza una delle sue, con la complicità del fratello Carlo e della sorella Paolina. E c'è un cassetto magico, che usa il cuoco di famiglia, con dentro delle meraviglie tutte da scoprire. Età di lettura: da 7 anni.
Il cambiamento d'epoca che attraversiamo, coinvolge pienamente il vissuto e il pensiero morale, in primis ecclesiale, sia per le persistenti sfide che l'insorgenza di nuovi problemi e connessi orizzonti pone, sia per l'acuta urgenza di nuove forme riflessive anche teologico-morali. Un momento delicato di questa transizione è l'intenso e decisivo dialogo intercorso nel postconcilio tra il Magistero e la teologia morale, che qui si cerca di seguire nel rispetto puntuale delle differenziate valenze e nel marcato sviluppo delle rispettive posizioni. È questo un locus per le prospettive identitarie future sia della disciplina teologica come dell'autentico insegnamento ecclesiale, oltre che per la presenza coerente e locutoria nella contemporaneità della fede cristiana. Il testo cerca di delineare una fruttuosa visitazione di questa complessità, senza fallaci semplificazioni, per muovere da un'impasse improduttiva, ben oltre una sommaria teologia del Magistero.
Elaborato in occasione del IV centenario della morte, il presente volume focalizza l'attenzione sulla memoria e sull'eredità culturale di Francesco di Sales, vescovo, direttore spirituale, consigliere politico, promotore di ordini religiosi e animatore di esperienze di fede vissuto fra XVI e XVII secolo a cavallo tra ducato sabaudo e la Francia. La sua poliedrica personalità è infatti riuscita ad imporsi come modello ispiratore ben oltre i limiti cronologici e geografici della vicenda personale, proiettandosi sul lungo periodo nell'intero mondo cattolico; l'ascendente esercitato sull'esperienza religiosa di don Bosco a metà dell'Ottocento è solo uno degli esiti più evidenti.