
Il libro raccoglie una serie di contributi di autori noti e significativi (basti ricordare Fodor, Gould, Liotti, Pinker e Sperber) sul tema dell'influenza, più o meno esplicitamente riconosciuta, che la teoria darwiniana ha esercitato e può ancora esercitare sulla psicologia e sulle sue applicazioni alla psicoterapia. La proposta di un volume collettivo nasce dal crescente interesse per l'argomento a livello nazionale e internazionale.
Nella letteratura emergente sul fenomeno sempre più diffuso dello stalking, questo testo offre una visione particolarmente innovativa e gravida di spunti: non è infatti centrato sui soli aspetti comportamentali ma anche, e soprattutto, sulle caratteristiche psicologiche e di personalità dello stalker e della sua vittima, e sulla peculiare natura psicopatologica della relazione persecutore/vittima nei casi di stalking. I comportamenti ripetuti e morbosi di intrusione relazionale (IRO) nella vita della vittima attraverso pedinamenti, appostamenti, telefonate indesiderate, invio di lettere, e-mail, SMS, MMS o minacce scritte, verbali e fisiche, sono finalizzati a soddisfare una specifica motivazione, più o meno latente: ovvero quella di esercitare il potere e il controllo sulla vittima. Le osservazioni cliniche e i dati di ricerca suggeriscono che tali dinamiche relazionali non sono altro che la riattualizzazione di pattern relazionali appresi nel proprio ambiente familiare, contrassegnati da esperienze di disconoscimento, trascuratezza emotiva, violenza e in alcuni casi di abuso sessuale. Ciò che emerge dalla ricerca degli autori è che il tratto comune ai comportamenti di stalking non risiede tanto nella natura dello strumento di controllo utilizzato, quanto nella tipologia del comportamento impulsivo, che dà luogo a un bisogno ossessivo d'intrusione relazionale, di pedinamento e di molestia analogo a quello della caccia {to stalk) e del fare la posta.
Nata da un'intuizione di Aaron T. Beck all'inizio degli anni sessanta come psicoterapia per la cura della depressione, la terapia cognitiva si è poi sviluppata fino a essere applicata con successo nel trattamento di una vasta gamma di disturbi. Nel 1995 Judith Beck, con la pubblicazione del libro "Cognitive Therapy. Basics and Beyond", aveva prodotto una vasta sintesi sistematica della teoria e pratica della terapia cognitiva standard. In questa importante e profonda revisione del fortunato volume, l'autrice è riuscita a rendere conto dell'impetuosa crescita, nell'ultimo ventennio, degli studi teorici e clinici in questo campo, senza compromettere la semplicità espositiva che caratterizzava il testo, traducendo la complessità della teoria in un'illustrazione chiara e corredata da numerosi esempi pratici. Come nella prima edizione, anche in questo volume la Beck si serve di una paziente ideale, Sally, cui sono affiancati altri casi, per esporre varianti o problematiche particolari su specifici aspetti della psicoterapia. Accanto a questo elemento di continuità stilistica, innumerevoli e sostanziali sono le novità di questa seconda edizione. Si parla innanzitutto di terapia cognitivo-comportamentale, e non più di terapia cognitiva, testimoniando un'integrazione tra i due approcci che convergono in un unico paradigma. Presentazione di Aaron T. Beck
Qual è la forza dei legami sociali nella politica tra gli Stati? Esiste una cultura capace di definire le regole della politica internazionale? Alexander Wendt, capofila della scuola costruttivista delle Relazioni Internazionali, offre in questo libro un’analisi sistematica del ruolo delle idee nei rapporti tra gli Stati, esprimendo la convinzione che anche la dimensione anarchica della politica internazionale – spesso pensata sul modello dello ‘stato di natura’ – rappresenti in realtà un prodotto o una ‘costruzione sociale’.
Muovendo da una piena recezione del dibattito sociologico contemporaneo, Wendt sottopone a una serrata critica i concetti di sistema, struttura e società elaborati dalla tradizione della teoria internazionale, per poi procedere a un radicale ripensamento della funzione dell’identità, delle idee e delle norme nella politica mondiale. Questi elementi, egli afferma, non svolgono solo una funzione regolativa, per guidare il flusso della potenza e degli interessi entro canali etici e giuridici che spesso si rivelano fragili e insufficienti. Le idee e le norme svolgono soprattutto una funzione costitutiva, sono cioè capaci di determinare la finalità, gli strumenti e la natura del gioco – conflittuale, competitivo o collaborativo – cui gli Stati danno vita. Idee e interessi, cultura e potenza non rappresentano dunque i due poli di una contraddizione dialettica, ma sono parte integrante delle regole strutturali di un sistema di rapporti sociali che tra i suoi attori può comprendere anche, ma non soltanto, degli Stati sovrani.
A ogni struttura internazionale corrisponde allora una cultura internazionale, come dimostra la storia del sistema degli Stati occidentali, che si dibatte tra i corsi e i ricorsi di tre fondamentali culture dell’anarchia: hobbesiana, lockiana e kantiana, le cui caratteristiche possono essere riassunte con i tre termini di inimicizia («uccidi o sarai ucciso»), rivalità («vivi e lascia vivere»), amicizia («uno per tutti e tutti per uno»).
Il destino di un sistema internazionale, conclude Wendt, deve sempre e necessariamente fare i conti con i principi e i valori che formano l’identità e ispirano le azioni degli Stati che lo compongono.
Alexander Wendt (1958), considerato il maggior esponente della scuola costruttivista delle Relazioni Internazionali negli Stati Uniti, insegna International Security presso l’Ohio State University. Il suo libro Social Theory of International Politics, che qui presentiamo in traduzione italiana, ha vinto nel 2006 il premio “Best Book of the Decade” assegnato dall’International Studies Association.
Il volume, che si rivolge tanto ai pedagogisti quanto agli educatori, si divide in tre parti. La prima parte presenta una riflessione sul bisogno di riconoscimento, definito primario e costitutivo per la persona. È ad esso che tentano di portare una qualche risposta tutte le imprese umane di cura che chiamiamo educative; costituisce pertanto il tema e il problema proprio di una pedagogia fondamentale. La seconda parte disegna le linee di una fenomenologia dell’esperienza educativa. Il fenomeno originario è descritto come avvenimento della persona, generato però sempre da una relazione interpersonale di reciproco riconoscimento; l’intenzionalità costitutiva di questo evento è denotata con la dizione intenzionalità vicariante. Nella relazione educativa si tratta sempre di una definita proposta di vita buona, che l’educatore consegna all’educando. All’origine della consegna e a determinarne l’invio, c’è l’attestazione dell’educatore: egli si fa testimone responsabile della proposta e spera che la consegna lasci almeno intravedere a chi voglia accoglierla quanto promette, una possibile piena fioritura della persona. Per parte sua, l’educando conquista la virtù dell’educazione quando, mosso da questa promessa, cerca di dare un senso al suo desiderare, facendolo diventare desiderio di pervenire a una pienezza di vita. Può riconoscersi allora nell’ideale di vita buona che gli è proposto, vedendovi in trasparenza una figura meno impropria di sé: ora egli è in grado di giudicarla come approssimazione a una vita autentica. Perché l’ideale informi la vita, portando una fioritura nuova davvero vitale, è necessario però che l’educando lo incarni in una forma nuova, che ne esprima potenzialità latenti. La terza parte del volume è dedicata al metodo empatico, movendosi nell’orizzonte di un’ermeneutica del testo. Si tratta di una forma di dialogo esistenziale ed esige, nel concreto, di dar vita a microcomunità etiche: ambiti educativi di socialità ristretta, ricchi di amicizia e di cura benevolente, segnati soprattutto da una comune ricerca veritativa di senso per l’esistenza. Il suo fine è di aiutare la persona a maturare, apprendendo una competenza esistenziale: la disposizione abituale a porsi domande sul senso, e sul senso assoluto – non relativo, dell’essere e dell’esistenza. La cura dell’anima è appunto questo evento d’essere e di senso: messa in questione dell’io concreto e riappropriazione del sé autentico, che rendano il soggetto capace di vedere e intendere ogni realtà particolare nel suo nesso col tutto (il finito nell’infinito – oppure, anche, nell’Infinito). L’esito è l’esistenza in prima persona, che nel testo è detta massima personalizzazione dell’essere: esercizio attivo, autonomo, sempre in qualche modo consapevole e libero, dell’essere che la persona è, al cospetto della totalità.
Gli autori
Antonio Bellingreri è professore ordinario di Pedagogia generale all’Università degli Studi di Palermo; vi insegna anche Pedagogia della famiglia. Con Vita e Pensiero ha pubblicato i volumi Per una pedagogia dell’empatia (2005), Il superficiale il profondo. Saggi di antropologia pedagogica (2006) e Scienza dell’amor pensoso. Saggi di pedagogia fondamentale (2007). È inoltre autore dei testi «L’autorità genitoriale: fondamento e metodo» (Milano 2008) e «I nonni e la cura del patto intergenerazionale» (Brescia 2009).
Gli anziani attivi sono al centro di un'attenzione crescente in Italia e in Europa. Scegliere di svolgere un ruolo attivo anche in età avanzata si configura, innanzitutto, come un'opzione soggettiva, che chiama in gioco l'intero spettro delle risorse fisiche, psicologiche, relazionali, etiche e valoriali di cui l'individuo dispone. Questa opzione personale assume una specifica rilevanza a livello societario poiché, mediante l'activity, è possibile per la persona anziana esperire una dimensione intersoggettiva e prosociale, cruciale per il perseguimento di un soddisfacente ruolo sociale. Il presente volume offre un'articolata riflessione di natura interdisciplinare avvalendosi di contributi sociologici, psicologici e socio-demografici. Il fenomeno dell'active ageing è analizzato sia per quanto riguarda gli scambi tra le generazioni sia per ciò che concerne il benessere e la soddisfazione, l'uso delle tecnologie multimediali e i comportamenti prosociali e di volontariato. Un valore aggiunto del volume è rappresentato dal fatto che la maggior parte dei contributi si è potuta avvalere dei risultati emersi da una corposa ricerca quantitativa condotta in Italia e di analisi condotte a livello europeo.
Oggi la parabola del liberalismo sembra essere giunta alla fine: l'internazionalismo liberale sta conoscendo una crisi senza precedenti, minacciato dall'esterno da sfidanti illiberali e dall'interno dai movimenti nazional-populisti. Un altro ordine del mondo lo sostituirà? Secondo John Ikenberry il liberalismo rimane il progetto più praticabile per proteggere i valori democratici ma ha bisogno di essere riformato, con uno sguardo alle conquiste e agli errori della sua lunga storia e con gli occhi aperti sui laceranti problemi dell'oggi, soprattutto in termini di disuguaglianze. In questo libro il politologo americano scrive: "Anche se l'ordine liberale ha consumato le proprie fondamenta e compromesso i propri scopi sociali, la sua logica profonda di cooperazione aperta e fondata su regole rimane intatta. Anzi, la crisi l'ha illuminata". È allora il momento di far conto sulla sua grande resilienza per reinventare non solo "un mondo sicuro per la democrazia", ma la sopravvivenza dello stesso pianeta.
La famiglia è un soggetto di cui tutti hanno esperienza. Ma quando osserviamo una famiglia, cosa osserviamo realmente? Che caratteristiche hanno le relazioni familiari e che cosa le connota in modo specifico? Questo libro offre una presentazione sistematica degli elementi distintivi dell'essere famiglia, a partire dalla prospettiva sociologica, con riferimento al presente e al contesto italiano. L'osservazione sociologica consente di evidenziare come la famiglia sia un oggetto particolarmente complesso, con caratteristiche variabili rispetto alla sua struttura e alla diversa disponibilità di capitale sociale, culturale e di reddito. Il volume ripercorre i principali cambiamenti che hanno investito la famiglia nel contesto contemporaneo, caratterizzato da processi di frammentazione dei legami, evidenziando le sfide più rilevanti e urgenti, tra cui le scelte procreative, l'invecchiamento, i processi migratori, la socializzazione e l'educazione delle nuove generazioni, i rapporti tra i generi e le generazioni, tra famiglia e comunità.
"La Famiglia" è uno strumento dedicato a tutti coloro che operano, a vario titolo, a contatto con la famiglia e desiderano analizzare criticamente le problematiche educative più attuali in un contesto sociale in costante trasformazione. La rivista viene pubblicata e stampata in formato cartaceo, spedito agli abbonati, in un unico numero annuale, al quale si affiancano gli approfondimenti on-line, anch'essi riservati agli abbonati.
Questo volume raccoglie gli scritti in onore di Rocco Pezzimenti, professore di Storia delle dottrine politiche e di Filosofia politica all'Università Lumsa di Roma. Nonostante abbia svolto per quasi cinquant'anni l'insegnamento accademico, sarebbe riduttivo immaginarlo semplicemente dietro a una cattedra. Nel corso della sua lunga carriera di studioso ha ricoperto incarichi di prestigio presso importanti centri di ricerca scientifici e, ancora oggi, svolge ruoli direttivi presso istituzioni culturali rilevanti. I suoi amici e colleghi, provenienti da diverse università, appartenenti a settori scientifici differenti, hanno voluto collaborare per fargli questo dono e, di conseguenza, offrire al pubblico alcuni spunti preziosi della loro ricerca attuale.