
La Terra Promessa di cose strane in cielo ne ha vise a iosa fin dall'antichità. Questo studio vuole approfondire quanto emerso dalla corposa casistica UFO ebraica, senza che alcun potere costituito insabbi la verità.
Nelle situazioni di emergenza si tende a pensare esclusivamente ai bisogni materiali, ma i bisogni non materiali hanno la stessa urgenza e affrontarli con tempestività consentirebbe di evitare molte sofferenze successive. Attualmente, però, non esistono né metodi diagnostici, né rimedi chiari e diffusi, né una pastorale sistematizzata per poterlo fare. Eppure nel mondo di oggi una maggiore e più consapevole capacità di "gestione delle catastrofi" servirebbe più che mai nei traumi e nelle emergenze, individuali e collettive, dove il bisogno è drammatico e il problema è diventato un "mistero" schiacciante di dolore innocente, che richiede una salvezza integrale. Fornire strumenti, anche spirituali, per camminare verso questa liberazione-salvezza è la motivazione da cui nasce questo libro. Contiene le preghiere per i tempi di particolare tribolazione.
Le nostre difficoltà psicologiche, fisiche e spirituali nascono fondamentalmente da due sorgenti: la prima causa di sofferenza sono i traumi e le ferite interiori che riceviamo durante la nostra vita, specialmente da bambini e da adolescenti. La seconda causa di sofferenza sono le conseguenze su di noi delle azioni peccaminose del nostro albero genealogico.
Per la prima, questo testo presenta un cammino di guarigione biografica offerto dal medico e sacerdote camilliano Pietro Magliozzi, mentre per la seconda don Marcello Stanzione propone un cammino di sanazione delle ferite genetiche causate dagli errori degli antenati.
L'Africa Nera è una vera propria enciclopedia di avvistamenti UFO, di enigmatiche presenze, di strani eventi perlopiù riportati ai media dalla popolazione bianca stanziale, coloni e stranieri rimasti nel Continente Nero dopo l'emancipazione dei vari stati da Francia, Gran Bretagna Portogallo. Ma ci sono anche testimonianze, raccontate a mezza bocca, dai neri. E sono identiche a quelle bianchi. E questo è straordinariamente interessante, perché, a dispetto di qualsiasi possible differenza culturale, tutti in cielo vedono le stesse cose: ciò che chiamiamo UFO ed extraterrestri.
Utilizzando l'enneagramma come metodo di esplorazione della personalità, don Marcello Stanzione traccia un interessantissimo e originale profilo psicologico e ascetico di san Francesco di Sales, modello di santità vissuta nell'umiltà e nella mansuetudine.
I Vangeli ci offrono esempi straordinari di preghiera di intercessione. Questi episodi ci insegnano che l'intercessione non è solo un atto di fede, ma anche un gesto d'amore capace di trasformare le vite. Attraverso questo libro, il lettore è guidato in un percorso di guarigione interiore che abbraccia ogni aspetto della vita: il rapporto con Dio, con gli altri e con sé stesso. Superare le relazioni conflittuali, imparare l'arte dell'autoperdono, vincere la bassa autostima e la mancanza di umiltà sono passi fondamentali per una crescita spirituale autentica. Il testo propone cinque condizioni essenziali per costruire una relazione profonda con Dio e offre preziose preghiere per liberarsi dal male, guarire il proprio passato, vivere con serenità il presente e affrontare il futuro con fiducia.
Ansia, stress, paura e panico spesso affliggono l'anima e il corpo, ma la preghiera è un potente strumento di guarigione. Il libro si conclude con una raccolta di preghiere specifiche per la guarigione interiore e psicologica, offrendo un auto concreto per chi desidera ritrovare equilibrio, pace, speranza.
A cinquanta anni dalla scomparsa di Alcide De Gasperi, Andreotti ne racconta la vita. Non si tratta soltanto della biografia di un grande statista, di un uomo che, cittadino dell'Austria fino alla fine della prima guerra mondiale, antifascista, cattolico ma immune dai condizionamenti che il cattolicesimo italiano ebbe sempre nei confronti dello stato vaticano - fu senza dubbio il protagonista della rinascita democratica dell'Italia del dopoguerra. È la storia di una stagione essenziale della vita del nostro paese rivissuta da Andreotti. In queste pagine, accanto alle considerazioni politiche, al resoconto e al concatenarsi degli eventi, Andreotti si sofferma su episodi solo all'apparenza minori, ma che raccontati dalla voce di un protagonista gettano nuova luce sugli anni che vanno dalla liberazione di Roma nel 1944 sino alla morte di De Gasperi nel 1954. Andreotti rievoca il suo primo incontro con De Gasperi avvenuto in biblioteca dove egli si recava per cercar testi per la tesi di laurea in Diritto della navigazione. De Gasperi, che, uscito di prigione, lavorava alla biblioteca vaticana, lo apostrofò: "Non hai niente di meglio da studiare? Lascia perdere la marina pontificia e vieni a lavorare con noi". Iniziava così la frequentazione di Andreotti, allora presidente della Fuci, con il gruppo della Democrazia cristiana.
Una riflessione sui rapporti tra politica e morale, sorretta dal rimando a filosofi e pensatori, con lo sguardo rivolto all'indietro, alla storia dell'Italia repubblicana, ma anche in avanti, al futuro che sapremo costruirci. Nell'Italia democratica che nasceva dalle macerie della guerra la moralità della politica risiedeva nella solidarietà. La classe dirigente, la classe politica, aveva come obiettivo il potere non la ricchezza ed era un potere povero (come dimenticare il cappotto rivoltato con cui De Gasperi si recò negli Stati Uniti?). Poi il miracolo economico, il protagonismo dei giovani, delle donne, i cupi anni Settanta e i rampanti anni Ottanta, la nascita della questione morale. Fino a oggi. "Quello che manca alla politica è un verso; il senso della sua missione, il traguardo alto e lontano a cui cercare di tendere. E quando manca un traguardo, tutto si riduce allo scambio". L'essere "sfibrati" moralmente alla fine, però, consente straordinari recuperi. Come quando l'Italia del pallone, travolta dal colossale scandalo di Calciopoli, finì col vincere i mondiali in Germania. Perché non provare ad assecondare il futuro di un'Italia nuova, capace di una misurata, gentile e riflessiva virtù?
Laure Balzac, sorella amatissima del romanziere, all'indomani della morte di Honoré decide di tracciarne la biografia, per prevenire, dice "gli errori che potrebbero prendere piede in merito al carattere di mio fratello e alle circostanze della sua vita". Ma quel che più le importa è dare un giudizio definitivo sulla Commedia umana: ha forse avuto torto Balzac, si chiede, nel credere che il romanzo di costume non può prescindere dai contrasti e che la rappresentazione della virtù non basta, da sola, ad ammaestrare gli uomini? Di soli due anni più piccola del fratello, Laure gli era molto legata. Honoré la proteggeva e spesso si faceva punire al posto suo. Una familiarità e confidenza che non li abbandonerà per tutta la vita. Per sette anni fu separato dalla sorella perché mandato a studiare al collegio di Tours. Lì spesso era punito con la proibizione di uscire dalla sua stanza. Ne approfittava per leggere e in quegli anni divorò quasi tutta la biblioteca del collegio. Rientrato a casa gli venne messo a fianco un precettore. Era un ragazzo normalissimo, anzi bisognava un po' spronarlo allo studio del greco e del latino. Ma era un grandissimo osservatore. Cominciò a scrivere presto, Laure da conto della sua intera opera, di come giunse alla decisione di intitolarla complessivamente "La Commedia umana", titolo sul quale esitò a lungo perché troppo audace. Tra il 1827 e il 1848, ricorda Laure Balzac "mio fratello pubblicò 97 opere pari a 10.816 pagine."
La mattina del 16 marzo 1978 Corrado Guerzoni, giornalista tra i più stretti collaboratori di Aldo Moro, telefonò a casa del presidente della Democrazia cristiana. Voleva tranquillizzarlo su alcuni attacchi della stampa, ma gli dissero che era appena uscito. Pochi minuti dopo Moro veniva rapito in via Fani da un commando brigatista che sterminava i cinque agenti di scorta. "La notizia me la diede un mio ex redattore del "Radiocorriere". Ebbi una sensazione di gelo, come se fossi entrato in una stanza ghiacciata". Trenta anni dopo Corrado Guerzoni racconta la vita di Aldo Moro, gli studi giuridici, l'ingresso in politica, il suo percorso istituzionale. E soprattutto si interroga su i motivi di quel rapimento, sul perché non si riuscì, non si volle, salvarlo. "Qualcuno decise che Aldo Moro doveva morire e morire in quel modo stupido e straziante". C'è ancora molto da capire di quel rapimento, sono rimasti tanti punti oscuri. Su alcuni, ora che sono trascorsi trent'anni, dovrebbe essere tolto il segreto di Stato. Altre domande sono ancora senza risposta: quanto contò l'ostilità di Kissinger, quanto quella di una parte della Chiesa, del cardinale Siri in particolare che, informato del rapimento, esclamò: "Ha avuto quel che si meritava".
"Ehi, Giuliano. Hai colto, con la prontezza di riflessi che accompagna la tua intelligenza come il palo accompagna il ladro, l'occasione dello slogan: moratoria dell'aborto. Che cosa significa? Niente, direi. È uno slogan, appunto, reso efficace dal calco capovolto di quell'altro, moratoria della pena capitale, al quale rubasti lestamente la scena e guastasti la festa. Alla lettera, non significa niente: le donne non possono sospendere a tempo indeterminato gli aborti, a differenza dagli Stati, che possono sospendere le esecuzioni capitali. C'è una sovranità territoriale. Il corpo delle donne appartiene alle donne, e non c'è diritto di ingerenza umanitaria che possa violare questa sovranità personale fino a che la creatura che cresce dentro il corpo materno non se ne sia staccata. L'ingerenza umanitaria sa che uno Stato non esaurisce in sé i cittadini individui. Madre e nascituro sono invece due e tutt'uno. Senza questa ammissione, l'habeas corpus non esiste, se non come diritto dei maschi per i maschi" (Adriano Sofri).