
Le notizie del diavolo, oggi conosciute come fake news, non nascono con internet ma sono antiche quanto il mondo. Dagli albori della guerra di Troia, fino alle manipolazioni digitali di oggi e all'uso spregiudicato degli algoritmi, l'ombra oscura della disinformazione, simile a un veleno inodore e insapore, accompagna e avvelena ogni tipo di nostra comunicazione, privata e pubblica, giornalistica e scientifica, letteraria e commerciale. Prolungando in forme diverse l'arte della guerra e della politica, la disinformazione si è ingigantita insieme con lo sviluppo dei mass media, e oggi ha raggiunto il culmine attraverso il mezzo digitale. Nessuno può sperare di esserne immune e anzi, come si usa dire a proposito del diavolo, uno dei suoi trucchi è quello di far credere che non esista. Per contrastarla abbiamo bisogno di conoscerne la storia, le motivazioni e le tecniche. "Ultime notizie dal diavolo" di Dario Fertilio si propone come un manuale di autodifesa e uno strumento di libertà contro le menzogne di massa.
L'impetuosa, straordinaria crescita economica della Cina e gli evidenti segni di declino dell'Occidente, investito da una crisi - non solo finanziaria - che sembra irreversibile, sono senz'altro i due fatti più rilevanti dell'inizio del Terzo millennio. Ma questo significa, automaticamente, che sarà la Cina la potenza dominante del XXI secolo? E, in caso di risposta affermativa, a quali equilibri porterà il nuovo scenario internazionale? Quali conseguenze avrà sulle nostre vite? Su queste domande cruciali si sono confrontate e scontrate, in occasione del settimo Munk Debate tenutosi a Toronto il 17 giugno 2011, alcune delle menti più brillanti e competenti dell'odierno panorama culturale, dando vita a una vivace discussione in cui si sono delineati due schieramenti contrapposti. Da una parte, Henry Kissinger, Nobel per la pace e segretario di Stato americano sotto la presidenza Nixon, e Fareed Zakaria, opinionista e conduttore di un popolare e influente programma di politica internazionale sulla CNN, ritengono che la Cina sarà troppo impegnata a tenere a bada le tensioni interne e quelle con i Paesi limitrofi per poter diventare la potenza egemone a livello planetario. Un ruolo che la Cina non potrebbe ricoprire, secondo loro, anche perché priva dell'influenza culturale e del "soft power" necessari a esercitare una convincente supremazia. Dall'altra, invece, Niall Ferguson e David Daokui Li, economista e docente in varie università cinesi e statunitensi.
La biografia hitleriana scritta da Fest è ormai un classico della storiografia contemporanea: pubblicata la prima volta nel 1973, tradotta in decine di lingue, diffusa in milioni di copie in tutto il mondo, resta l'opera di riferimento per chi voglia cercare di capire il "fenomeno Hitler". Con lucidità, riordinando una mole vastissima di materiali, Fest affronta la vita del dittatore partendo dalle sue umili origini e dalla sua insignificante giovinezza, e scioglie i nodi essenziali delle ragioni psicologiche che accompagnarono la sua ascesa e il suo trionfo fino agli ultimi, tragici anni, quando trascinò tutto il popolo tedesco nel suo delirio autodistruttivo.
Galileo segna una tappa epocale nella storia della scienza e del progresso, non solo per le sue scoperte nei campi della meccanica e dell'astronomia ma anche, e forse specialmente, per la rivolta di cui si fece portatore, spesso con ironia sferzante, contro le resistenze intellettuali e istituzionali che si opponevano al rinnovamento culturale. In realtà la dottrina astronomica copernicana sostenuta da Galileo, destinata a scardinare la fede dogmatica nel geocentrismo, non venne mai dichiarata - né poteva essere altrimenti apertamente eretica. Lo stesso Urbano VIII, il papa che farà condannare lo scienziato, la considerava soltanto 'temeraria'. Una distinzione sottile ma fondamentale perché, nel linguaggio dell'Inquisizione, significava che il sistema eliocentrico non era totalmente in contrasto con la Scrittura, limitandosi a contrastare solo con alcune nozioni di astronomia in essa presenti.
I lupi sono animali affascinanti e misteriosi, selvaggi e fieri. Vittime troppo spesso di pregiudizi antichi, incutono timore e meritano rispetto. Ulisse e Achille sono due cuccioli in difficoltà, trovati in natura appena nati da un coraggioso gruppo di persone che salva loro la vita. Ma quando i lupi crescono fin da piccoli con l'uomo, l'imprinting li può condannare a una vita in cattività: se non apprendono il linguaggio del branco non possono più essere liberati. Qui sta l'unicità di questo ardito progetto mai tentato prima in Italia: restituire al bosco i suoi figli, ridando loro la libertà. Giuseppe Festa trasforma questa favola realmente accaduta in un racconto lungo le vette aspre e innevate degli Appennini: giorno dopo giorno, quasi in presa diretta, viviamo quindici mesi tra sentieri immersi nelle foreste, ricerche sul campo, notti insonni in attesa di buone notizie. E mentre attendiamo il lieto fine, grazie al viaggio di ritorno di un lupo verso la natura, ci ritroviamo a desiderare un nostro personale, istintivo, necessario percorso verso la libertà.
Pagliacci e forcaioli, innovatori che non innovano nulla, élite senza patriottismo, un popolo senza speranza, vecchie cariatidi in pista da decine di anni e nuove speranze con poca cultura, tecnici stimati solo all'estero, medicine inutili somministrate agli italiani solo per rabbonire l'Europa... Sono alcuni dei temi trattati da Lodovico Festa e Giulio Sapelli in questo dialogo paradossale, ma niente affatto gratuito, il cui filo conduttore è quanto l'Italia di ieri, quella dei Medici e dei papi rinascimentali, assomigli a quella di oggi, da Tangentopoli a Renzi. Sicuramente è una forzatura estrema comparare il Moro a Cuccia, Giulio II a Napolitano o Carlo V alla Merkel, ma lo è un po' meno commentare i continui sacchi di Roma e l'accettazione passiva del dominio straniero. Per gli autori, la realtà attuale è così disgregata che il paradosso diventa strumento per guardare più a fondo la situazione italiana: a quanto da lontano vengano questioni e tendenze essenziali per la nostra società, e quanto siano ancora valide le riflessioni (contrapposte) di grandi intellettuali come Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini. L'interrogativo finale riguarda tutti: oggi, in Italia, si può sperare in un nuovo Principe (cioè un Nuovo Stato) o si deve, invece, accettare l'opinione antica quanto corrente del: "Franza o Spagna purché se magna"?
Prosecco contro Champagne: una sfida possibile? È quello che si chiede questo libro-intervista che prende spunto da una curiosa scritta tracciata da un misterioso writer sul muro di una strada vicino a Valdobbiadene in Veneto: "Viva il Prosecco, Abbasso lo Champagne". Solo una provocazione campanilistica o l'inizio di una vera sfida al re delle bollicine da parte di un vino per molti anni considerato troppo popolare? Un botta e risposta, senza peli sulla lingua, con uno dei più noti produttori di Prosecco, Gianluca Bisol, che di questo possibile confronto ha fatto una filosofia. Un tour alla scoperta di un interessante imprenditore e di una splendida tradizione italiana.
Questo libro racconta l'Italia dal 1992 al 2012. Dal crollo del sistema politico-istituzionale della Prima Repubblica si perviene a una "democrazia" nuovamente commissariata dai tecnici (perfetti più nell'emergenza che nell'elaborare soluzioni istituzionali e politiche di fondo) dopo "gravi scandali" spesso pilotati dal circuito mediatico-giudiziario e segnata dall'influenza straniera, con grandi partiti e sindacati che rischiano di sclerotizzarsi in nomenklature. Fra le due date, secondo vari commentatori, ci sarebbero l'ascesa e il declino del populismo berlusconiano e l'irrisolta "questione morale", che si impone a causa della tendenza di fondo all'illegalità della nostra società. Lodovico Festa contrappone a questa analisi semplicistica l'esame delle tendenze (imprenditoriali e operaie, religiose e popolari) che in questo ventennio hanno aperto nuovi spazi per delineare una visione alternativa (sussidiaristica, federalistica, non statalista) a quella oligarchico-élitista e, pur prendendo atto dei gravi limiti delle forze che hanno resistito a un'idea di democrazia subalterna, dei fallimenti della Lega Nord e in larga misura del berlusconismo, ritiene che le radici di questa nuova visione possibile non siano state estirpate e possano favorire la riflessione anche delle parti più riformiste di una sinistra spesso cocciutamente conservatrice.
Monaco 1929. La madre di Edgar è pianista, il padre editore, casa sua è abitualmente frequentata da Thomas Mann, Carl Schmitt e Richard Strauss. Di fronte a casa sua abita un uomo il cui volto comincia allora a comparire sulle pagine dei giornali: Edgar lo osserva salire e scendere dalla sua Mercedes nera senza sapere nulla di lui e senza curarsene troppo. Fino al 1933, quando quel suo vicino, Adolf Hitler, viene nominato cancelliere del Reich e la sua vita, così com'era prima, finisce: ciò che fino ad allora gli era sembrata un'avventura si trasforma in un incubo, tra rappresaglie, arresti e fucilazioni. Il suo migliore amico Ralph non gli parla più, e sua madre la sera firma con gli occhi rossi le croci uncinate che disegna sui suoi quaderni di scuola. "È la fine della Repubblica mio piccolo Bürschi, guarda molto attentamente. Non devi dimenticare", proverà a spiegargli suo padre davanti alle immagini dei deputati in camicia bruna che si scambiano il saluto. Edgar e la sua famiglia dovranno partire, ma per andare dove? Come vivranno? Chi incontreranno? In questo libro, insieme romanzo di formazione e documento storico, l'autore ripercorre la sua infanzia vissuta nel pieno del fervore culturale e artistico della Germania di Weimar, fino all'incubo improvviso del nazismo e delle persecuzioni razziali: "Me la ricordo bene, la mia infanzia. I miei compagni di scuola ariani mi invitavano alle loro feste di compleanno. A quei tempi non esisteva neppure la parola 'ariano'..."
Gennaio 1933: Adolf Hitler viene nominato cancelliere e adotta una serie di provvedimenti volti a instaurare un regime totalitario e spiccatamente antisemita. Lion Feuchtwanger e Arnold Zweig, celebri scrittori ebreo-tedeschi, si trovano all'estero e decidono di non tornare in Germania. Continueranno però a riflettere su temi come la storia, la cultura e l'identità ebraiche. I due saggi contenuti ne "Il compito degli ebrei" che, pubblicati a Parigi in quello stesso fatidico 1933, vengono proposti ora al lettore italiano si inseriscono perfettamente nella medesima tradizione di pensiero rivelandosi nel contempo assai stimolanti e stilisticamente pregevoli. Ciò vale per il contributo di Feuchtwanger, secondo il quale il nazionalismo ebraico, in quanto fenomeno cosmopolita ed esclusivamente culturale, sarà in grado di arricchire in misura determinante un mondo ormai senza frontiere, come per il breve saggio di Zweig, il quale prende in esame l'insopprimibile volontà di esprimersi che aveva contraddistinto l'attività di tanti artisti provenienti dalle comunità ebraiche dell'Europa orientale e i risultati prodotti nei diversi ambiti artistici.