
La nostra società sovrabbonda di discussioni e dibattiti sul tema del perdono. Ma cosa significa veramente perdonare? Perché accordare questo gesto? Non è una forma di debolezza o una maniera di giustificare il male? E soprattutto: col perdono cambia davvero qualcosa? Sono queste le domande a cui il libro cerca di rispondere da un punto di vista psicologico. La tesi di fondo è che il perdono, se inteso correttamente, è una delle protezioni più potenti per fronteggiare il male e le sue conseguenze, come raccontano le vicende di chi, sorprendendo anzitutto se stesso, è riuscito a compiere questo difficile passo.
Il furbo che scavalca la coda, l'imbroglione di turno, il carrierista senza scrupoli sono tutte modalità con cui l'egoismo fa capolino nella nostra giornata e sembra ricordarci che l'altruismo è solo un'illusione, destinata a dissolversi nel confronto con la cruda realtà. Eppure l'altruismo è alla base della vita e la rende possibile in tutte le sue forme; mentre l'egoismo non è affatto il motore della vita, ma la sua distruzione. Quando facciamo del bene a qualcuno gratuitamente, senza calcoli o secondi fini, stiamo bene, anche se abbiamo sacrificato qualcosa di noi stessi. Ma perché essere altruisti fa stare bene? Nel libro si cerca di rispondere a questo interrogativo, mostrando la potenza del principio dell'altruismo a livello biologico, storico-sociale e psicologico; ma anche dando la parola a coloro che lo hanno criticato, spesso in maniera brillante e arguta. Se l'immagine dell'uomo "naturalmente egoista" ha avuto un successo enorme e duraturo, è perché mette in guardia da una concezione discutibile di altruismo. Contrariamente alle apparenze, l'altruismo autentico è la caratteristica che contraddistingue la persona matura, animata dal desiderio del bello e del gratuito. È la capacità di compiere qualcosa per cui valga la pena di essere vissuti.
Il desolante panorama offerto dal crescente numero di edifici sacri abbandonati o destinati agli usi più inconsueti richiama l’attualità della profezia di Nietzsche circa la morte di Dio. Uno sguardo più attento mostra tuttavia come le tematiche religiose (il sacro, il senso della vita e della morte) non scompaiano ma piuttosto si diffondano in maniera capillare e diversificata. Il libro indaga tale andamento mostrando possibili conseguenze a livello sociale, culturale e spirituale. Le nostre società “laiche” sembrano incapaci di affrontare la gran parte delle problematiche odierne: migrazioni, crollo demografico, sfaldamento del tessuto sociale, crisi delle istituzioni e della politica, aumento della solitudine e del male di vivere. Tutto ciò rende improrogabile la ripresa del dialogo tra secolarità e religione. La posta in gioco è la sopravvivenza della nostra civiltà.
Informazioni sull'autore
Giovanni Cucci è laureato in Filosofia all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di Teologia a Napoli alla Facoltà S. Luigi e ha conseguito la licenza in Psicologia e il dottorato in Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana. Attualmente insegna Filosofia e Psicologia allo studentato della Compagnia di Gesù a Padova e all’Università Gregoriana di Roma. Collabora alla rivista «La Civiltà Cattolica».
"Il messaggio che viene trasmesso fin dalla più tenera età è che siamo troppo fragili per affrontare le difficoltà della vita e che è possibile al massimo limitare i danni, facendosi curare. È il paradosso del salutismo, che ha creato nuove forme di dipendenza: più ci si sottopone a cure e controlli, peggio si continua a stare." La nostra cultura è sempre più sensibile al tema della salute, fino all'ossessione. Una ossessione alla base del suo attuale disagio di vivere: più ci si cura e più ci si scopre fragili, ansiosi, impauriti. Da qui la tendenza a esasperare l'aspetto malato delle persone, non solo nell'ambito della salute mentale ma nei contesti più diversi della vita, come la politica, le relazioni affettive, l'educazione. Con effetti devastanti. Nel libro si presentano le molteplici sfaccettature di questa preoccupante novità del nostro tempo, cercando di risalire alle sue radici culturali. La salute a tutti i costi ha comportato un grave impoverimento culturale e spirituale che sta lentamente spegnendo il gusto di vivere dell'uomo occidentale.
«Se la maggior parte dei problemi della vita reale – dipendenze, violenza, bullismo, solitudine, pornografia – continuano a essere presenti sul web è soprattutto perché essi sono presenti nella nostra mente». Da quando è stato introdotto, il web, come ogni grande invenzione, non ha cessato di suscitare dibattiti, entusiasmi e altrettanti segnali di allarme, perché presenta, insieme a opportunità inedite, le medesime problematiche del mondo offline, ma a un altro livello. Il web infatti non è semplicemente uno strumento, ma un vero e proprio «universo», parallelo e talvolta anche alternativo al mondo «reale». Qualunque sia il punto di vista assunto, tutto ciò costituisce in ogni caso un punto di non ritorno, con cui è necessario fare i conti. Da qui l’importanza di un approccio rispettoso della sua complessità, per usarne al meglio le enormi e affascinanti possibilità, senza tacerne i possibili rischi.
Secondo volume sulle dipendenze. La dipendenza sessuale esisteva certamente anche prima di internet. Il virtuale però esercita un fascino ancora più invasivo.
«Un terzo degli inglesi sotto i trent’anni non sa dire qual è il proprio telefono di casa senza consultare la rubrica del cellulare. Due terzi degli studenti americani non sanno la data della guerra civile che diede forma agli Stati Uniti attuali, un quinto di loro non ha la più pallida idea di chi fossero i nemici nella Seconda guerra mondiale. Non è la crassa ignoranza del tipo tradizionale, questa è una sorta di perversa efficienza: perché faticare a memorizzare date e nomi, quando basta interrogare Wikipedia o Google per tirar fuori quel che serve in poche frazioni di secondo?»
Classe e dribbling, piedi di velluto ed eleganza atletica: Franco Causio, il "Barone", ha fatto della fantasia uno dei suoi tratti distintivi. Nato a Lecce, è diventato grande alla Juventus in cui ha giocato dodici stagioni e con cui ha vinto sei scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia, oltre ad aver partecipato a tre mondiali (compreso quello vinto nell'82). Campione indiscusso e uomo di poche parole, ha giocato con e contro i più grandi calciatori di un periodo leggendario: Zoff, Gentile, Tardelli, Rossi, Scirea, Facchetti, Altafini, Zico, Platini, Cruijff, Maradona ... un mitico album delle figurine rimasto nel cuore di milioni di innamorati del pallone. In questo libro, per la prima volta Causio si racconta con la schiettezza che l'ha sempre caratterizzato e rievoca tempi e personaggi del grande calcio degli anni Settanta e Ottanta. Da Bearzot a Boniperti - è sua la frase "Vincere non è imporrante, è l'unica cosa che conta" -, da Giovanni Agnelli al presidente Pertini, da Trapattoni a Brera ... non solo calcio, ma anche un'Italia diversa, piena di speranze e fermenti, con gli stadi ancora pieni e i campioni che spalavano da soli la neve per liberare il campo e giocare.
Il volume presenta le questioni della Didattica come scienza autonoma e il suo statuto epistemologico in quanto scienza rivolta ai contesti educativi in cui ha luogo l'agire didattico.
"Il sogno di Solomeo" è quello di un contadino che, seguendo i valori umanistici scoperti nella vita rurale e nella filosofia, diventa un grande industriale. Un sogno in grado anche di mostrare che si può restituire vita ai centri antichi e nobiltà alle periferie. Brunello Cucinelli ripercorre il suo cammino personale ed evoca il senso dell'umano appreso dai Greci, che ogni giorno l'ha accompagnato nella ricerca della saggezza e della pratica virtuosa. Le sue guide sono la dignità morale e quella economica dell'uomo. I punti cardinali che orientano questo viaggio sono la bellezza, quando è unita alla custodia, e la vecchiezza, quando è amata dai giovani, la ricchezza, quando è unita al dono, e la semplicità delle cose davvero grandi. Nasce così il concetto di "lavoro giusto" come rispetto della natura, dell'uomo e della sua aspirazione al sogno: è questo il "capitalismo umanistico". Dei maestri del passato si ritrova in queste pagine la ricerca del silenzio, del raccoglimento, e di quella luminosa solitudine popolata di ricordi e pensieri che è l'unica condizione per non essere soli.
Un messaggio di speranza: alla violenza non bisogna arrendersi, bisogna rispondere. E rispondere tante volte significa prevenire, educare le nuove generazioni, insegnare che l'amore, quello vero, non lascia lividi sulla pelle.
Maria Grazia Cucinotta è sempre stata in prima linea nella lotta alla violenza di genere, fino a fondare nel 2019 la onlus Vite senza paura, in cui collaborano molte professioniste, tra cui psicologhe, avvocate e magistrate. Ma quello che molti non sanno è che, prima di diventare una paladina, Maria Grazia è stata anche una vittima. Aveva vent'anni, si era trasferita a Parigi e un giorno, nell'androne del palazzo in cui abitava, ha subito l'aggressione di un uomo. Si è salvata, quasi per miracolo, scappando nel suo appartamento. Come se non fosse abbastanza, quando ha denunciato il fatto alla polizia, si è sentita dire che doveva aspettarselo: la sua bellezza mediterranea lo aveva sicuramente provocato. Quell'episodio, quelle parole, l'hanno segnata profondamente. Ha promesso a se stessa che, qualsiasi lavoro avesse fatto, nulla l'avrebbe distolta dall'obiettivo di chiedere giustizia per le donne vittime di violenza. Poco dopo è stata scelta per Il postino . Grazie al film, ha compreso che la fortuna di essere diventata popolare doveva essere un mezzo per dare voce a chi non ce l'ha, a tutte le persone che soffrono nell'ombra. Da quel giorno Maria Grazia non si è più fermata. La sua battaglia personale si è intrecciata a quella di molte altre donne, vittime o combattenti. Passo dopo passo, unendo le forze e le menti, è nata la squadra di Vite senza paura, formata da donne coraggiose che si ribellano alla violenza psicologica e fisica e ai pregiudizi di cui è ancora tristemente impregnata la nostra società. E lottano perché non si chieda più a una vittima «com'era vestita», non le si dica che «l'ha provocato lei» o che «basta lasciarlo» e non si attribuisca mai la violenza al «troppo amore». Ogni storia che ha incontrato, ogni donna che ha aiutato, ha permesso a Maria Grazia non solo di crescere e rafforzarsi, ma anche di scoprire le mille sfaccettature dell'abuso. Dalla sua esperienza nasce questo libro di denuncia, che contiene un messaggio di speranza: alla violenza non bisogna arrendersi, bisogna rispondere. E rispondere tante volte significa prevenire, educare le nuove generazioni, insegnare che l'amore, quello vero, non lascia lividi sulla pelle.
Ci sono momenti nella vita di ognuno che sembrano segnare la fine, dolori da cui pare impossibile riprendersi. Invece sono l'inizio di grandi imprese. La storia di Mauro Ferrari è eccezionale. Laureato in matematica, dopo un master a Berkeley ottiene un posto di professore associato all'università della California. Si sposa e ha tre figli. Poi, di colpo, la tragedia. La moglie Marialuisa muore di tumore. Da allora Ferrari si dedica anima e corpo alla battaglia contro il cancro, che affronta con un approccio assolutamente originale basato sull'applicazione delle nanotecnologie alla medicina. Ghiandole artificiali capaci di rilevare il cancro e somministrare autonomamente il medicinale; nanovaccini che risvegliano il sistema immunitario; diagnosi effettuate attraverso una semplice analisi delle proteine; robot chirurghi e sofisticati manichini-pazienti su cui fare pratica. Non è fantascienza, ma solo una parte di quanto si sta sperimentando al Methodist Hospital Research Institute di Houston, Texas, diretto da Ferrari, che spiega: "Con la chemioterapia solo una cellula medicinale su 100 mila raggiunge il bersaglio. Noi lanciamo minuscoli missili multistadio simili a quelli usati nei programmi spaziali, carichi di farmaci che centrano solo le cellule tumorali senza disperdere sostanze tossiche nell'organismo". In questo reportage Michele Cucuzza racconta del suo incontro a Houston col professore e la sua équipe di giovani collaboratori provenienti da tutto il mondo.