
Dalle pareti rupestri ai moderni touch screen, le superfici sono il medium che ha permesso di visualizzare le immagini mentali al di fuori della caverna della mente umana, di fissare su un supporto quelle immagini che altrimenti sarebbero solo le volatili invenzioni dei sogni e dell'immaginazione. Dalle figurine paleolitiche ai moderni ritratti e alle sculture miniaturizzate l'Homo sapiens viene ancora attratto dalle piccole cose che accompagnano tutta la sua storia evolutiva. A partire da questa convergenza di menti e media, da questo intreccio di corpo, cervello, tecnologie e ambienti è possibile tracciare una mappa delle capacità e delle abitudini cognitive che presiedono al fare-immagine dal Paleolitico a oggi.
Non sappiamo perché e come l'Homo sapiens abbia sviluppato la capacità di costruire storie. Possiamo però ipotizzare come presumibilmente siano andate le cose. Cioè come un ominide abbia sviluppato la facoltà di narrare storie e come queste lo abbiano avvantaggiato tra tutte le specie. Si tratta dunque di studiare la narrazione, la fiction e la letteratura nel contesto della teoria dell'evoluzione e delle scienze cognitive, prendendo le mosse dalle recenti acquisizioni dell'archeologia cognitiva che mettono in relazione la produzione di utensili e lo sviluppo di capacità narrative. Si comprende così che la narrazione ha un ruolo decisivo nella costituzione del Sé e delle sue protesi esterne, come da tempo sostengono i teorici della mente estesa e della cognizione incarnata. Questo studio si inserisce nel quadro più ampio di una teoria biopoetica della narrazione e di un'antropologia filosofica che non trascura il bios rispetto allo spirito. Per questo, categorie fondamentali come la compensazione e l'esonero possono essere rilette in chiave evoluzionistica e fornire alcune spiegazioni del comportamento narrativo dell'Homo sapiens: il riequilibrio dei suoi deficit funzionali ed esistenziali e il contenimento dell'ansia.
Il libro è organizzato in cinque dialoghi, come circoli di conversazione indipendenti, ma allo stesso tempo complementari. Seguono il metodo consacrato in America Latina del 'vedere, valutare e agire'". [...] Gli autori ci offrono elementi per la riflessione e ci invitano a proseguire il dialogo con noi stessi, con gli altri e con la bontà divina presente nell'universo e dentro di noi. In ogni modo, questo libro propone diverse conclusioni. Una di queste è che l'essere solidali è il modo normale della persona per essere libera in questo mondo.
«Se nessuno avrà mai il coraggio di contrastare il nazionalsocialismo, questo sistema non crollerà mai!». È il 4 ottobre del 1944 e la giovane recluta delle SS, il sudtirolese Josef Mayr-Nusser, ha appena gridato la sua obiezione di coscienza di cristiano alla dittatura: «Signor maresciallo maggiore, io non posso giurare a Hitler». I compagni tentano di convincerlo a tornare sui suoi passi e a salvarsi la vita. Niente da fare: «Intorno a noi c'è il buio - aveva scritto già alla metà degli anni Trenta -, il buio della miscredenza, dell'indifferenza, del disprezzo e della persecuzione. Dare testimonianza oggi è la nostra unica arma efficace». Il padre di famiglia e presidente della sezione giovanile dell'Azione cattolica di Bolzano viene arrestato, e nel febbraio del '45 sarà condannato a morte e avviato a Dachau. Ma non ci arriverà mai. Il treno della morte è costretto a stazionare a Erlangen a causa di un bombardamento alleato. Josef, stremato per le privazioni e per un edema polmonare, il 24 febbraio 1945 muore sul carro bestiame con in mano il vangelo e il messale. Un libro bellissimo ma, ancor più, necessario. Un libro da proporre nelle scuole medie e in quelle superiori a ragazzi che sono stufi di lezioni «buonistiche» non sostenute da testimonianze coraggiose (dalla premessa di Ettore Masina). Con contributi di Albert Mayr, Ettore Masina, Paolo Bill Valente Scheda storica del Sudtirolo a cura di Leopold Stuerer.
Le pagine di questo libro raccontano, sul filo di una lunga e intensa amicizia, uno degli aspetti più veri e autentici di Ágnes Heller (1929-2019), la grande filosofa ungherese: la bellezza di viaggiare, conoscere, costruire relazioni, visitare città e fermarsi a contemplare i paesaggi naturali per respirare a pieni polmoni il flusso gioioso dell'esistere. La spasmodica ricerca di libertà e leggerezza (il sogno che l'ha accompagnata fin da piccina, come ci ricorda nella Prefazione la figlia, Zsuzsa Hermann) è l'esito non scontato di una vita vissuta fra le pieghe della storia: il male radicale sperimentato durante gli anni del nazismo quando lei, ebrea quindicenne, venne confinata con la madre nel ghetto di Budapest (il padre venne ammazzato in una camera a gas ad Auschwitz); gli studi filosofici all'Università di Budapest sotto la guida di György Lukács, di cui era divenuta l'assistente; la persecuzione nell'Ungheria sotto l'influenza sovietica, che non poteva capire il suo discorso sui bisogni radicali dell'uomo; la fuga in Australia prima e poi a New York. Nel quinto anniversario dalla morte, il libro ci consegna uno sguardo inedito su Ágnes Heller, uno spirito laicamente "mistico", testimone di un'etica della bontà e della prossimità dal sapore squisitamente evangelico.
Le nuove tecnologie, insieme ai media tradizionali, costituiscono un'occasione formidabile per la formazione, lo svago e il divertimento dei giovani, ma un loro uso indiscriminato pu˜ provocare situazioni di elevato rischio per il minore. In questo contesto si inserisce il problema della protezione dei minori in rete. La presenta opera tratta la questione da tre principali punti di vista: psico-sociale-pedagogico, giuridico-legislativo e tecnologico. Si tratta di una guida pratica e di "utilità", un testo di riferimento per le famiglie, gli educatori, gli operatori del settore infanzia-adolescenza oltre che uno strumento di approfondimento per universitari e ricercatori.
Il Cooperative Learning è una modalità di apprendimento in gruppo caratterizzata da una forte interdipendenza “positiva” fra i membri. Que­sta condizione non si raggiunge né riunendo semplicemente i membri, né limitan­dosi a stimolarli alla cooperazione, né richiedendo loro di produrre insieme un qualche prodotto finale. Essa, invece, è frutto della capacità di strutturare in ma­niera adeguata il compito da assegnare al gruppo, di allestire i materiali necessari per l’apprendimento e di predisporre le attività per educare i membri ai compor­tamenti sociali richiesti per un’efficace cooperazione.
L’interdipendenza positiva rende più significativo il Cooperative Learning ri­spetto ad altri metodi didattici. L’insegnante che intende adottarlo deve essere con­sapevole che è sua la responsabilità professionale di educare gli studenti a lavora­re insieme. Se intende fare attività di gruppo, ma non si impegna a creare le condi­zioni che assicurino un’efficace cooperazione, molto facilmente rischia di fallire gli obiettivi che si prefigge di raggiungere perché oggi, in generale, i ragazzi non sono in grado di interagire in maniera costruttiva fra loro.
Il capitolo primo introduce il Cooperative Learning, esaminandone le radici storiche, psicologiche e sociali del metodo ed illustrandone le varie correnti che lo caratterizzano.
Il capitolo secondo analizza l’aspetto fondamentale del metodo: l’interdipendenza positiva tra i membri di un gruppo. Poiché l’interdipendenza positiva non solo promuove, ma anche esige un’interazione positiva tra gli stessi membri, occorre descrivere le competenze sociali necessarie perché questa si sviluppi: comunicative, di leadership distribuita, di negoziazione positiva e costruttiva dei conflitti, di soluzione dei problemi, di flessibilità decisionale.
Il capitolo terzo descrive le nuove competenze che si richiedono all’insegnante nel condurre una classe nella quale si sviluppano molti centri di apprendimento: competenze sociali, assegnare i ruoli, stabilire una valutazione interdipendente, controllare durante e dopo il lavoro di gruppo l’applicazione delle competenze sociali.
Il capitolo quarto passa in rassegna le principali modalità di applicazione del metodo, permettendo ai lettori di comprendere che il Cooperative Learning non è un metodo uniforme e rigido di svolgere attività di apprendimento in gruppo ma può concretamente realizzarsi attraverso numerose e distinte pratiche.
Quando, nel 2012, il direttore di un'emittente radiofonica propone ad Antoine Compagnon di parlare dei "Saggi" di Montaigne in una lunga serie di trasmissioni quotidiane della durata di pochi minuti, all'illustre professore del Collège de France l'idea appare subito quanto meno stravagante. Il periodo di programmazione (dall'inizio di luglio alla fine di agosto) e l'orario (intorno a mezzogiorno) sembrano decisamente più adatti ai bagni di mare che non all'ascolto di lezioni su un grande classico della letteratura e del pensiero. La sfida è così arrischiata, e allettante, che Compagnon non osa tirarsi indietro. E il risultato è clamoroso: le trasmissioni ottengono ascolti sbalorditivi, il libro che ne raccoglie i testi, pubblicato un anno più tardi, risulta tra i più venduti della stagione, e i corsi di Compagnon al Collège de France registrano un'affluenza inusitata. Ma tanto successo ci apparirà tutt'altro che sorprendente non appena ci inoltreremo nelle pagine di questo incantevole vademecum, dove Compagnon, coniugando leggerezza e profondità, attraverso il commento a quaranta brevi passi dei "Saggi" ci condurrà all'interno di un'opera senza tempo come i temi di cui discorre, le cose della vita: dall'amore all'amicizia, dalla morte alla vanità, dalla bellezza alla malattia.
L'utopia è una forma della riflessione politica la cui caratteristica prevalente è quella - indicata già da Platone - di essere un modello politico creato "col discorso". L'altro tratto specifico consiste nel fatto che questo modello è proposto per mezzo di un procedimento narrativo, che presenta come possibile, esistita o esistente, una società ideale. Questi caratteri hanno apparentato, sin dall'origine, l'utopia ad altre modalità del discorso politico, come il progetto, e ad altre forme narrative, come il viaggio, il romanzo filosofico, la fantascienza. Nel seguire il percorso del genere utopico, l'autore considera le variabili e le costanti che ne scandiscono la storia, ricostruendo archetipi, linguaggi e ricorrenze.
Docente di Biologia applicata e Genetica presso la Facoltà di Psicologia dell'Università di Padova, Antonio Comparini si focalizza in questo libro sui fondamenti della biologia cellulare, la cui conoscenza è indispensabile per comprendere qualsiasi argomento biologico, e offre un'introduzione alla biologia per gli studenti dei corsi di laurea in Psicologia.