
L'oligarchia è il governo dei pochi, è un sistema che concentra il potere a danno dei molti, in contrasto con l'idea democratica del potere diffuso tra tutti. Oggi viviamo in un tempo in cui la democrazia, come principio, come idea, come forza legittimante, è fuori discussione. Nei nostri regimi democratici perciò, quando l'oligarchia si instaura, lo fa mascherandosi, senza mai presentarsi apertamente, come un'entità usurpatrice. Non si manifesta ma esiste, e si fonda sul denaro, sul potere e sul loro collegamento reciproco: nel sistema finanziario globale il danaro alimenta il potere e il potere alimenta il danaro. Quella finanziaria è una forma oligarchica diversa da quella tradizionale. Sa trasformarsi in pressione politica svuotando di senso la democrazia. La domanda che oggi si pone drammaticamente è perché il sistema debba ruotare intorno al benessere di un potere essenzialmente fondato sulla speculazione e la contemplazione della ricchezza e come fare per tornare a essere, da sudditi, cittadini.
Il testo fa continuo riferimento al quadro teorico presentato nel volume Lingue altre 1. Conoscerle e coltivarle, arricchendolo con aspetti pratici spendibili nell'attività didattica. Prendendo avvio dalla considerazione su quale pedagogia e didattica siano più adeguate all'insegnamento delle lingue "altre", il volume si concentra su una definizione articolata di glottodidattica, completata, sul fronte della pratica, dalla presentazione delle glottotecniche e delle glottotecnologie di ieri e di oggi. Il libro si chiude con un invito al lettore e allo studente universitario ad approfondire nuovi nuclei tematici di studio e ricerca, che danno vita a una visione multidimensionale dell'insegnamento/apprendimento delle lingue altre, adeguata ad una società sempre più multietnica e multiculturale.
In breve
Come è possibile che la mattina quando sfogliamo il giornale o la sera guardando il telegiornale comprendiamo in modo ovvio, naturale e immediato le notizie? Perché la nostra comprensione è il risultato del ricorso a una stratificazione di pratiche, di risorse e di competenze socialmente condivise tra chi elabora e chi fruisce l’informazione. Questa la tesi di Enrico Caniglia che ribalta la tradizionale interpretazione: non sono i media a produrre senso comune ma è il senso comune che rende possibili i fenomeni mediatici. «Lo scopo del libro non è quello di proporre una nuova teoria dei media o del giornalismo, ma di illustrare e di mettere alla prova un approccio alternativo, più attento agli aspetti pratici, per l’analisi empirica dei fenomeni mediatici».
Indice
Introduzione Le notizie come fenomeno sociale - 1. Comprendere le notizie - 2. Le notizie come descrizioni - 3. Le notizie come storie - 4. Come le notizie spiegano quello che è successo - 5. Neutralità e obiettività - 6. Le notizie diffondono stereotipi e pregiudizi? - Riferimenti bibliografici
Complice una serie di eventi che ne hanno imposto l'importanza nella sfera politica - in primis, le quasi ventennali strategie mediatiche berlusconiane -, anche in Italia si è ormai consolidato un interesse scientifico nel campo della comunicazione politica, che si è così riscattata dalla tradizionale accusa di irrilevanza da parte degli studiosi. Il libro offre un'introduzione ad alcuni dei più recenti e convincenti approcci alla comunicazione politica e alle loro analisi dettagliate sul funzionamento delle diverse modalità comunicative: dalle interviste ai dibattiti televisivi, dal discorso in pubblico all'informazione politica in forma di infotainment e di politainment. Da queste analisi emerge l'idea secondo cui alcuni fenomeni politici fondamentali, come il carisma, lungi dall'essere caratteristiche personali o mere immagini costruite a tavolino da abili consulenti, sono il prodotto dell'agire congiunto di politici, giornalisti e pubblico.
Risognare la realtà affronta argomenti antichi, ma molto attuali: il mistero della natura umana e le potenzialità dell’Essere. Attraverso l’accurata illustrazione delle potenti metodiche sciamaniche Ho’Oponopono e Huna, il lettore viene invitato a scoprire una saggezza che si accompagna alla semplicità, al potere e alla responsabilità sulla propria vita, alla felicità e all’autorealizzazione fuori dagli schemi.
Ho’Oponopono è una via pragmatica di riconoscimento della perfezione dell’Essere, attraverso il decondizionamento della propria percezione. DynaHeart è una tecnica Huna di guarigione capace di riscrivere gli input registrati nella sfera dell’inconscio.
L’autore affronta entrambe adottando una chiave di lettura metafìsica dell’universo, che lo colloca su un piano di virtualità modificabile dalla Coscienza: una visione trasversale, comune sia all’antica sapienza iniziatica che a contemporanei uomini di genio come David Bohm (fisico quantistico), Karl Pribram (neurofisiologo) e Corrado Malanga (chimico e studioso della Coscienza).
Dario Canil concepisce un universo olografico non locale, teatro dell’esperienza umana, che è pura proiezione della Coscienza che intende conoscere se stessa, e al cui interno operano i processi di trasformazione profonda - e di guarigione - veicolati in modo semplice ed efficace attraverso Ho’Oponopono e Huna.
"La Repubblica" è stata la postazione dalla quale ha osservato il mondo e lo ha raccontato a generazioni di italiani, ma Eugenio Scalfari è stato molto più di un giornalista. Filosofo, scrittore, politico, imprenditore. Il suo eclettismo è stato un caso unico nel panorama culturale del nostro Paese. Proprio per questo, per comprendere la portata della sua figura e della sua eredità intellettuale, è necessario prendere in considerazione le molteplici sfaccettature dello Scalfari personaggio pubblico. Questo saggio vuole restituire un profilo del fondatore della "Repubblica" secondo quattro filoni di indagine: le idee politiche, la produzione artistica, il pensiero filosofico e il rapporto con la religione.
Il clan Di Lauro è stato senza dubbio una delle più potenti cosche camorriste degli ultimi vent'anni: forte di centinaia di affiliati e grazie al controllo delle più importanti piazze, ha gestito a lungo i business della droga, dei cantieri e dell'estorsione in Campania. Luigi Alberto Cannavale, che ha lavorato per anni come pubblico ministero per contrastarne l'attività criminale, ci racconta la storia di questo sanguinoso clan, attraverso la voce di un pentito dell'organizzazione. Un'epopea iniziata negli anni Settanta tra le strade di Secondigliano, con le prime rapine di una banda di ragazzini diventati adulti a colpi di pistole, che in pochi anni, dopo aver eliminato le bande rivali, raggiungono un immenso potere, tra bische, cocaina e feroci regolamenti di conti. Negli anni recenti, sotto i colpi della magistratura, le retate, le confische, il declino è inesorabile, fino all'arresto dopo la faida di Scampia del 2004, del boss "Ciruzzo", lo pseudonimo romanzesco del capo clan Paolo Di Lauro. Un vero e proprio romanzo criminale con il respiro della grande narrazione e l'ambientazione, ben conosciuta, nella Campania raccontata da Roberto Saviano.
Pensioni d'oro, stipendi d'oro, consulenze d'oro. Una parte dell'Italia si arricchisce grazie all'intreccio di politica e affari, cosa pubblica e interessi privati, derubando l'altra parte dell'Italia: quella dei pensionati, dei lavoratori dipendenti, dei precari, degli imprenditori onesti. A vent'anni da Tangentopoli il Paese, da Nord a Sud, annega negli scandali: questo libro ve li racconta.
Il testo, scritto a quattro mani, ha come filo conduttore l'affermazione di papa Francesco: «Non siamo in un'epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d'epoca». Mentre la Chiesa è impegnata nel cammino sinodale, la nostra era si sta caratterizzando sempre di più come un momento di grande transizione. Emerge il desiderio di autenticità per vedere realizzati valori che, per troppo tempo, sono stati proclamati, ma non adeguatamente incarnati. Per realizzare questo percorso, gli Autori propongono un ritorno alle origini, a Cristo, nuova umanità, e l'apertura a una stagione di creatività culturale che sappia parlare a un ampio pubblico, per aggregare il popolo degli esclusi, sempre più numerosi.
Benché nell'esperienza umana il conflitto sia un fenomeno costante, siamo impreparati ad affrontarlo come un percorso naturale per il disagio che crea: in realtà il conflitto è una sorta d'incrocio tra pericolo e opportunità che può condurre a scelte costruttive. La prospettiva di Marinetta Cannito Hjort è quella della «trasformazione dei conflitti», paradigma nato alla fine del secolo scorso all'interno della comunità statunitense di fede mennonita, per cui il conflitto è un fenomeno necessario al cambiamento e alla ricostruzione di realtà interpersonali e sociali orientate a pace, giustizia e riconciliazione. Sottolineando la natura complessa del conflitto, tale modello guida verso una comprensione della costruzione di pace che non ne suggerisce l'eliminazione bensì lo considera terreno fertile per lo sviluppo di strutture giuste e rapporti basati sul rispetto della sacralità di ogni individuo.