
Scrutare nel nostro futuro attraverso il dialogo tra scienza e cultura.
Comunicheremo solo con il pensiero. Sostituiremo il nostro cervello con i chip di un computer. Abiteremo su altri pianeti e sconfiggeremo la morte grazie a corpi meccanici. Sposeremo finalmente robot fatti su misura.
La nostra vita cambierà, tutto cambierà. Ma che cosa sarà a modificare davvero il nostro futuro?
A questa domanda, lanciata da John Brockman nell’influente forum scientifico The Edge, rispondono le più autorevoli voci della scienza e della cultura contemporanee, da Chris Anderson a Richard Dawkins, da Lisa Randall a Nassim Nicholas Taleb, da J. Craig Venter a Ian McEwan.
Sulla scia del visionario esprit poétique del progetto Edge, Come cambierà tutto traccia una nuova via del futuro, in cui le interazioni tra scienza e cultura saranno le principali forze agenti.
Nessuno quanto Max Brod, lui stesso importante scrittore, poteva dirsi chiamato a narrare la vita di Franz Kafka. Amicissimo suo fin dalle aule dell'università, vissuto con lui in grande dimestichezza e in rapporti fraterni, custode dei manoscritti inediti e delle ultime volontà dello scrittore, ha potuto consegnarci una biografia del grande scrittore praghese veramente unica, indispensabile a chi voglia penetrare nella sua anima complicata e misteriosa. Se è vero che la definizione di biografia per questa opera di Max Brod è certamente giusta, in quanto così è stata concepita, e percorre la vita di Franz Kafka dalla nascita il 3 luglio 1883 fino alla morte il 3 giugno 1924, è anche vero che il termine oggi può prestarsi ad un equivoco un po' riduttivo, in quanto Max Brod narra l'amico, e in ogni pagina trapela non soltanto l'importante documentazione con cui questa biografia è stata costruita, ma anche la conoscenza diretta dell'uomo Kafka, quello di cui Brod annotava sul suo diario, all'epoca del loro primo incontro all'università, "Le parole gli escono di bocca come un bastone".
La riflessione di Henryk Broder prende spunto dal caso delle vignette su Maometto pubblicate dal giornale danese "Jyllands-Posten", che in Europa hanno scatenato dibattiti sulla libertà di stampa e nel mondo arabo violente proteste, assurde richieste e qualche falò di bandiere danesi. Il risultato è un impietoso giudizio sulla società europea contemporanea, ormai ridotta a una "manica di conigli", così profondamente istupidita dalle proprie chiacchiere sul multiculturalismo e sulla tolleranza, da armare la mano di chi non vede l'ora di spararle. Non si tratta di distinguere tra cristiani e musulmani, musulmani e islamisti, moderati e fondamentalisti, satira e insulti. Si tratta della nostra incapacità di difenderci, di difendere la nostra civiltà e le nostre conquiste. Nel caso delle vignette danesi era in gioco la libertà di ridere di Dio e dei suoi profeti; forse solo una piccola conquista della modernità, ma che cosa succederebbe se ne venissimo privati? E dopo di essa, che cosa cederemo? Forse è persino troppo tardi per chiedercelo, forse abbiamo già permesso ad altri di toglierci quella e altro. E le conseguenze di questa capitolazione culturale saranno gravi, ma purtroppo non imprevedibili. Aveva ragione quel bizzarro danese fondatore di un partito politico il quale, per far risparmiare allo Stato gli inutili finanziamenti alla difesa, aveva pensato di comprare una segreteria telefonica e incidere un semplice messaggio nella lingua dell'invasore: "Ci siamo arresi".
È Clio, la "Musa del Tempo", a scandire con il suo metronomo il ritmo dei saggi qui raccolti. Lo sguardo di Brodskij si posa distaccato, ironico, sidereo tanto sulla fenomenologia di un occasionale presente quanto su medaglioni di un passato, prossimo o remoto, in cui l'oggi si rispecchia sotto una inedita luce. Ma siano i viaggi o la noia, la creatività o l'esilio, il tradimento o il senso della poesia, il piacere della lettura o l'essenza del male i temi affrontati resta, sotteso a tutto, il senso ineluttabile del tempo che polverizza ogni istante vissuto.
"Leggendo i bellissimi saggi di Iosif Brodskij siamo assaliti da un curioso sentimento di confusione e di ammirazione. Accanto a Brodskij, o a Siniavskij ... ci pare di essere dei bambini. Non solo perché oggi nessuno, in Occidente, compone saggi che abbiano l'intensità e l'eleganza di quelli di Brodskij. Ma perché l'esperienza riflessa nei loro libri sembra avere una profondità, una vastità, una complicazione, una ramificazione, quale noi, nelle nostre vite educate e bene ordinate, non abbiamo mai conosciuto." (Pietro Citati)
Per molti secoli sono state ritenute interessanti solo le opere e i libri degli uomini, mentre le donne sono state addestrate a non avere talento. Sono state silenziate, dimenticate, messe fuori. La soluzione ora è ricostruire l'intero campo su cui si gioca la partita della cultura. La tesi di fondo di questo libro è: come smettere di considerare il mondo solo in termini maschili. Uscire da questa "naturalezza" e da questa "normalità" pregiudiziali non è un obiettivo polemico, ma un'opportunità critica di crescita e di confronto, anche interculturale. Per smettere di considerare il mondo e la cultura solo in termini maschili non si tratta di guardare il paesaggio culturale del Novecento, per esempio, aggiungendo anche le donne, né di ripetere la logica dell'harem, dell'aiuola, o del club per soli uomini. Bensì di far contare la presenza e l'importanza delle donne, anche quando sono state ammutolite o oscurate. Per tanto tempo le donne sono state abituate a sentirsi incapaci e senza talento. La memoria delle loro opere non ha contato. Per illuminare uno spazio così fuori campo non basta aggiungere nomi, né la soluzione è cancellare il passato. Piuttosto, servono altre parole e nuove inquadrature.
Abbiamo bisogno di interrogare nel profondo l'affettività omosessuale, per capirla e per capirci. Per giungere a un'innovativa visione di sintesi psicoanalitica, teologica e pastorale. Una nuova sintesi, inter- e intradisciplinare, con una visione d'insieme coerente, scientifica, senza pregiudizi, per comprendere la piena integralità umana della persona e dell'amore omosessuale. Con proposte innovative al servizio del Sinodo dei Vescovi, per un aggiornamento dottrinale e pastorale.
Michael è diventato molto espansivo e vive in balia delle sue emozioni, senza filtri né pudori. Stuart non sa più cosa significhi amare, nulla lo interessa né lo appassiona. Un drastico cambiamento della personalità avvenuto in entrambi i casi in seguito a un grave incidente, che ha danneggiato irrimediabilmente una parte del loro cervello. Due lesioni simili, ma perfettamente speculari. Paul Broks, neuropsicologo, è il loro medico e quello di molti altri pazienti. Come Jeanie, convinta di essere morta, o il ragazzo-gusciod’uovo, ridotto a uno stato semivegetativo...
Interrogandosi sul significato e sui limiti del suo mestiere e della scienza, Broks ci accompagna in un viaggio affascinante nelle terre del silenzio, i luoghi spesso inesplorati della nostra mente, un sentiero lungo il quale i progressi delle neuroscienze si uniscono alle riflessioni e alle domande della filosofia: che cos’è la memoria, com’è possibile perdere il linguaggio, che cosa è davvero la personalità di un individuo, dove è collocabile la sua unicità? E la più difficile, ancora senza risposta: se c’è un’anima, dov’è?
Bromberg è fra gli analisti contemporanei che più hanno contribuito a modificare la visione psicoanalitica del funzionamento mentale, che vede come un collage di organizzazioni e prospettive multiple e discontinue capaci di integrare, cioè tollerare, le esperienze grazie a un senso illusorio di continuità e a ripetute negoziazioni. In questo nuovo libro, Bromberg riprende le illuminanti esplorazioni nella dissociazione e nel processo clinico avviate in Standing in thè Spaces. Destare il sognatore possiede però un valore aggiunto: integra e fa dialogare le osservazioni cliniche con altre discipline quali le neuroscienze, la neurobiologia dell'attaccamento, la ricerca cognitiva, gli studi sugli effetti del trauma. Guidando il lettore nell'esperienza umana che sta al centro dell'incontro clinico, Bromberg ci indica quello che è per lui il compito dell'analisi: aiutare il paziente a vivere e a collegare i suoi stati del Sé, così da restituirgli la sensazione di "chi egli sia". I sogni vengono così concepiti non come testi da decifrare, ma come tramite per entrare in contatto con la normale varietà degli stati del Sé. In questa prospettiva, paziente e terapeuta possono costruire insieme una consapevolezza condivisa attraverso l'esplorazione delle reciproche cecità dissociative.
Durante lo sviluppo, ogni essere umano è esposto all'impatto del trauma relazionale - la disconferma della legittimità di esistere nel mondo degli altri - sulla capacità di instaurare relazioni umane spontanee e autentiche. Quando l'onda di affetti disregolati colpisce la mente immatura senza che vi sia la possibilità di condividere ed elaborare tali affetti all'interno della relazione primaria, l'individuo rimane solo, con la necessità di controllare l'ombra di questo "tsunami" che gli impedisce di regolare gli affetti nel contesto interpersonale e limita la sua fiducia nell'autenticità dei rapporti umani. Ampliando la prospettiva inaugurata nei due precedenti volumi già tradotti in questa collana, Philip Bromberg approfondisce qui la sua indagine sulla natura della relazione terapeutica: un processo curativo che, poco alla volta, favorisce la crescita della mente relazionale, prosciuga la vulnerabilità del paziente dall'ombra della destabilizzazione affettiva che lo insegue, e libera la capacità di avere fiducia negli altri.
Nel 1654 arrivò a Oxford una strana mappa della Cina, lasciata in eredità dall'avvocato John Selden alla Biblioteca Bodleiana, che rimase per lunghi secoli ignorata. Quando nel 2009 il sinologo Timothy Brook la vide per la prima volta, si accorse che la mappa di Selden rappresentava un puzzle da risolvere, un oggetto dall'aspetto così moderno da sembrare quasi un falso. Invece era originale, e costituiva il più importante documento cartografico della Cina degli ultimi sette secoli. La mappa raffigurava la porzione di mondo che i cinesi conoscevano all'epoca, dall'Oceano Indiano alle isole Molucche e da Giava al Giappone. Ciò che rappresentava era sorprendente, dato che mostrava la Cina non tagliata fuori dal mondo, ma al centro di relazioni marittime tali da creare l'embrione di una rete commerciale globale, la stessa che avrebbe alimentato lo sviluppo dell'Europa e dell'Oriente contemporaneo. Tutto ciò poneva alcune domande: come arrivò la mappa nelle mani di Selden? chi immaginò il mondo in quel modo? e, questione ancor più importante, cosa ci dice la mappa del mondo che raffigura? Come un detective, Brook indaga per cercare delle risposte, muovendosi dal deserto di Gobi alle Filippine, da Giava al Giappone, fino al cuore della Cina stessa.