
Zygmunt Bauman, maestro del pensiero contemporaneo, teorico della "modernità liquida", incontra Stanislaw Obirek, teologo, storico, antropologo, ex gesuita. Due grandi intellettuali si confrontano per la prima volta sui temi del rapporto tra Dio e l'uomo, sull' esperienza religiosa nel mondoo di oggi, sulla tolleranza nella ricerca della verità, su cosa significa credere in Dio. sul ruolo del caso nella vita, sulla ricerca personale, sulla speranza. "Non sapremo mai se Dio c'è o meno, ma il nostro essere uomini consiste proprio nell'impossibilità di giungere a quel sapere e nella necessità di vivere senza di esso, e per di più con la consapevolezza della sua assenza. La differenza è che tu, Stanislaw, sei tormentato dal desiderio di giustificarli di quella imperfezione e io invece la tratto non solo come inevitabile, ma anche come la condizione più decorosa per un uomo onesto." (Zygmunt Bauman)
"È grazie alla nostra mortalità che noi contiamo i giorni e i giorni contano. In uno spazio senza tempo dell'immortalità, niente ha un significato - inclusa la vita…"
Che cos'è il male oggi? In che modo si può dire che le sue manifestazioni, le sue spinte, le sue modalità di aggredire il tessuto del mondo e delle persone che lo abitano si siano modificate? Zygmunt Bauman, uno dei più grandi pensatori viventi, già nel 1989, con "Modernità e olocausto", aveva riletto le atrocità del Terzo Reich sovvertendo l'opinione comune che si fosse trattato di un "incidente" della Storia e dimostrando che invece la "società dei giardinieri" illuministi (bene attenti a estirpare le "erbacce") aveva raggiunto con l'olocausto il suo risultato più esemplare. In questo libro Bauman compie un ulteriore decisivo passo avanti nell'identificazione del "male" ai giorni nostri. E lo fa con una ricognizione delle tesi fallaci che si erano affermate nel Novecento (dalla "personalità autoritaria" di Adorno alla "banalità del male" di Hannah Arendt) per mostrare poi, in un corpo a corpo con le opere di Jonathan Littell e di Günther Anders, che la presa di distanza dagli esiti dei nostri atti distruttivi (resa non solo possibile, ma obbligata, dalle mirabilia tecnologiche e dalla costrizione "diversamente morale" a non sprecare armi la cui produzione ha richiesto quantità esorbitanti di denaro) contribuisce a erodere la nostra sensibilità già gravemente indebolita, malcerta, afona.
Che cos'è il male oggi? In che modo si può dire che le sue manifestazioni, le sue spinte, le sue modalità di aggredire il tessuto del mondo e delle persone che lo abitano si siano modificate? Zygmunt Bauman, uno dei più grandi pensatori viventi, già nel 1989, con "Modernità e olocausto", aveva riletto le atrocità del Terzo Reich sovvertendo l'opinione comune che si fosse trattato di un "incidente" della Storia e dimostrando che invece la "società dei giardinieri" illuministi (bene attenti a estirpare le "erbacce") aveva raggiunto con l'olocausto il suo risultato più esemplare. In questo libro Bauman compie un ulteriore decisivo passo avanti nell'identificazione del "male" ai giorni nostri. E lo fa con una ricognizione delle tesi fallaci che si erano affermate nel Novecento (dalla "personalità autoritaria" di Adorno alla "banalità del male" di Hannah Arendt) per mostrare poi, in un corpo a corpo con le opere di Jonathan Littell e di Günther Anders, che la presa di distanza dagli esiti dei nostri atti distruttivi (resa non solo possibile, ma obbligata, dalle mirabilia tecnologiche e dalla costrizione "diversamente morale" a non sprecare armi la cui produzione ha richiesto quantità esorbitanti di denaro) contribuisce a erodere la nostra sensibilità già gravemente indebolita, malcerta, afona.
Un dialogo straordinario sul sé, un concetto di fondamentale importanza per qualsiasi riflessione sul mondo attuale. Bauman e Raud si muovono lungo un asse che vede a un estremo il destino e la predeterminazione, all’altro la scelta e la libertà di tutti noi
In che modo un individuo interpreta la propria posizione nel mondo? È illusorio credere che possiamo decidere chi essere o a definirci sono il patrimonio genetico, le condizioni sociali e altri fattori da noi incontrollabili? Oppure abbiamo uno spazio di autodeterminazione che ci permette di indirizzare il nostro destino? E ancora: come nasce il sé? Si sviluppa secondo un unico schema in tutte le persone, culture ed epoche, oppure è un costrutto socioculturale? Le forme del sé stanno cambiando? La tecnologia di cui disponiamo ci rende più autonomi o ci espone alla tentazione di rinunciare alle libertà che abbiamo? Si tratta di domande ineludibili per qualsiasi riflessione sul mondo attuale. Per affrontarle, Bauman e Raud rivisitano le teorie del sé proposte in vari contesti e tradizioni culturali, esaminandone le potenzialità più promettenti o deludenti, evidenziandone in qualche caso i tratti meno esplorati e indicando percorsi nuovi e ancora ignoti su cui valga forse la pena incamminarsi.
Come si può distinguere il gioco dal non gioco nell'infanzia? A che età si inizia a giocare? E che differenze ci sono con il comportamento esploratorio? Tali questioni rappresentano il filo conduttore del volume che analizza anche il rapporto tra gioco e funzioni cognitive, sociali e affettive, e la natura individuale o sociale dei comportamenti ludici.
L'osservazione del comportamento costituisce una fonte di informazione preziosa, in particolare per ciò che riguarda la valutazione dello sviluppo di bambine e bambini. Tuttavia, per osservare correttamente è necessario conoscere i fondamenti teorici e le diverse procedure che sono state elaborate nella ricerca, nella pratica educativa, nella clinica. Questa nuova edizione del volume è stata arricchita con l'aggiunta di tre capitoli che presentano alcuni strumenti di valutazione applicabili a fenomeni diversi dello sviluppo infantile: la segregazione di genere, la comprensione delle emozioni, il funzionamento sociale in età prescolare. Nei materiali on line che corredano il manuale il lettore potrà trovare test di autovalutazione ed esercitazioni attraverso cui verificare le conoscenze acquisite.
Il volume espone i principali elementi introduttivi di statistica descrittiva, quel ramo della statistica che si occupa di criteri di rilevazione, di classificazione, di sintesi delle informazioni relative ad un campione o ad una popolazione oggetto di studio. Le informazioni si organizzano in distribuzioni e si sintetizzano descrittivamente attraverso gruppi di misure come la tendenza centrale, la variabilità, la forma, le relazioni statistiche. La statistica descrittiva ha come finalità principale l’organizzare, il riassumere e il presentare i dati in modo ordinato. Gli strumenti presentati (ad es. tabelle e grafici) permettono quindi di sintetizzare e presentare i dati. Nel testo è presentata una rassegna delle fonti e dei principali organismi internazionali, europei e nazionali, ufficiali e privati, preposti a fornire dati e informazioni autorevoli. La pubblicazione è rivolta agli studenti iscritti a insegnamenti integrativi per i curricoli di base delle facoltà di scienze dell’educazione e della formazione che hanno la necessità di conoscere i concetti introduttivi e di applicare le procedure elementari di elaborazione per apprendere la metodologia corretta e per stilare rapporti di ricerca empirica.
Il volume è una compilazione di alcune sezioni tematiche (demografia, nazionalità, istruzione, scuola, università, forze lavoro, Neet, famiglia, disagio giovanile, devianza, benessere, salute, cultura, partecipazione, volontariato...) che offrono un approccio statistico-descrittivo su minori adolescenti e giovani italiani soprattutto dell’ultimo decennio (2005-2015).
Il fine è fornire il lettore di statistiche (serie storiche) e stime, a partire innanzitutto da fonti attendibili e ufficiali, per tracciare profili, evidenziare andamenti, confrontare percentuali e conoscere ad un primo approccio di base talvolta approfondito e approfondibile la realtà giovanile che dopo i primi anni del millennio si è venuta a originare. In particolare sono indicati i giovani in Italia, mettendoli il più possibile a confronto, in alcuni ambiti di osservazione con altri paesi europei ed extraeuropei. L’autore si serve dei dati pubblicati da enti e organismi di studio e ricerca indiscussi come Eurostat, Eurobarometro, Unesco, Ocse, Istat e altre fonti di prestigio e rilevanza per la tradizione di indagini campionarie condotte e in corso come Censis, Iard, Istituto Toniolo, Save the children, Eurispes, Caritas, Ismu alle quali si aggiungono produzioni di rapporti di ricerca periodici di istituti nazionali e ministeri.
La linguistica cognitiva, prospettiva recente e innovativa in una ricchissima tradizione di studi sul linguaggio, estende la sua analisi ai meccanismi cognitivi che stanno alla base della struttura della lingua e del comportamento linguistico, evidenziando i processi di acquisizione, elaborazione, produzione e comprensione della conoscenza, tramite pensiero, esperienza e sensi. Carla Bazzanella esplora questo variegato territorio, dai confini non nettamente definiti, selezionando prospettive generali e delineando mappe orientative. Nel volume troveremo i temi centrali della disciplina, come categorizzazione, concettualizzazione, metafora, spazio, e le connessioni e gli intrecci con le neuroscienze, con particolare riferimento a tematiche quali l'attenzione e la memoria.
La svolta digitale del capitalismo, che ormai non è più new economy ma l'unico modo effettivo di creare profitto, sembra alludere ad una svolta post-imperialista del mondo contemporaneo: ciò si traduce, in qualche modo, in un ritorno occulto di forme feudali di economia e di società. Il potere viene diffuso in centri delegati al funzionamento del meccanismo accumulativo, mentre d'altro canto la maggioranza vive in uno stato di povertà crescente e di asservimento. Questi centri si fondano sul possesso di meta-server sempre più dispendiosi e mastodontici e sono uno degli elementi di un sistema macroscopico del quale risulta difficile individuare il monarca. Il dilemma si profila immediatamente laddove questo sistema deve funzionare attraverso un numero crescente di consumatori e quindi deve comunque poggiare su un'economia di tipo tradizionale, e laddove le risorse globali si stanno esaurendo (dai minerali "rari" agli idrocarburi), mentre non si profila sullo sfondo alcuno scenario nuovo che allontani l'età oscura.
Lacan è stato probabilmente uno degli psicanalisti tra i più amati e nello stesso tempo tra i più avversati del secolo scorso. Ciò probabilmente per l'oscurità del suo insegnamento, per il suo carattere eccentrico e per l'aura esoterica che caratterizzò i suoi famosi Seminari. Ancora oggi, tuttavia, il suo pensiero è presente nel dibattitto contemporaneo e viene sovente citato con una reverente cautela. Emiliano Bazzanella si chiede allora se sia possibile davvero comprendere Lacan sino in fondo e se la sua riflessione possa essere in qualche modo approcciata attraverso un'applicazione del suo insegnamento all'analisi della realtà contemporanea. A fronte di numerosissime "introduzioni" e di approfondimenti dal punto di vista della clinica, questo testo cerca infatti, attraverso la descrizione delle due condizioni fondamentali dell'epoca contemporanea (la società dello spettacolo e la società dei consumi), di "addomesticare" Lacan e di renderlo comprensibile anche per il lettore più disarmato e lontano dalle sue suggestioni.