
Il libro-culto che ha cambiato la vita di milioni di donne. Attingendo alle fiabe e ai miti delle più diverse tradizioni culturali, Clarissa Pinkola Estés fonda una psicanalisi del femminile attorno alla straordinaria intuizione della Donna Selvaggia, intesa come forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna, ma soffocata da paure, insicurezze e stereotipi.
Voci fuori dal coro, voci di donne. Caparbie, coraggiose anche quando fragili, capaci di restituirci un esempio di resistenza, di ottimismo, di speranza.
In un libro scritto tra reportage giornalistico, cronaca e profondo colloquio intimo, le protagoniste mettono a nudo la loro esperienza toccando i nodi più cruciali dei diritti femminili violati.
Hope, Agnèse, Patrizia e le altre ci parlano di subalternità di genere, di stupri di guerra, di maltrattamenti domestici, di traffico di bambine, di mutilazioni genitali, di morte sociale dopo un abuso sessuale. Ma raccontano anche e soprattutto di gesti eroici, piccoli o immensi, privati o ampiamente comunitari, compiuti da queste donne con un’ostinazione che rende i loro vissuti speciali e d’ispirazione per tutte coloro che non vogliono arrendersi alle ingiustizie e alla violenza.
“Questo libro non è un inno alla fragilità e non è un elenco di vittime. È un modo di raccontare la storia. E la storia, qui, non è quella delle grandi imprese dei libri di scuola o delle prime pagine dei giornali, ma quella di una parte del mondo che fa poco rumore e spesso rimane in un cono d’ombra. È una storia trasversale”. (Simona Ghizzoni)
Mary diciotto anni, era una ex bambina soldato, abituata a difendersi da sola e soprattutto a lottare per sopravvivere. Nel suo Paese era stata reclutata per uccidere e dopo l'addestramento secondo le più rigide e spietate tecniche di resistenza fisica e psicologica, non ebbe la forza di trasformare quegli insegnamenti di morte in un destino da killer. Una giovane martire della mafia nigeriana venduta come una bestia, violentata e costretta più volte ad abortire. Nel viaggio della tratta degli esseri umani, in piena traversata del deserto, è costretta persino a bere le proprie urine. È delle tante, troppe Mary che questo libro parla, raccontando storie, tracciando traiettorie che si intrecciano inevitabilmente con quelli dell'immigrazione, ricostruendo le ragioni perverse che spingono uomini (spesso connazionali) a schiavizzare altri esseri umani, facendo mercimonio del loro corpo.
Donne d'Italia è il racconto del potere femminile in Italia nell'arco di venti secoli. Un lasso di tempo imponente che va da una grande regina egizia come Cleopatra, la cui influenza fu decisiva nell'ultima fase della Repubblica romana, a Maria Elena Boschi, che riveste il ruolo femminile più rilevante nella storia politica italiana. Tra l'una e l'altra, lo stuolo di donne che hanno segnato la vita del nostro paese (e non solo) nei settori più diversi.
Qualche lettore si stupirà dinanzi alla poco nota grandezza di Cornelia, madre dei Gracchi, e di Matilde di Canossa. Sorriderà dinanzi a una generosa svampita come Cristina Trivulzio di Belgioioso e al modo con cui la contessa di Castiglione convinse Napoleone III a schierarsi con noi nelle guerre d'indipendenza. Fremerà d'ammirazione per il coraggio di Anita Garibaldi e di alcune eroine della Resistenza, troppo spesso oscurate dalle gesta dei loro compagni. Constaterà che, senza Margherita Sarfatti, il destino di Mussolini probabilmente sarebbe stato diverso. Rivedrà le protagoniste della Prima Repubblica, come Nilde Iotti, che soffrì accanto a Togliatti e visse una prestigiosa seconda vita istituzionale. O come Tina Anselmi, ex partigiana, la prima donna diventata ministro.
Per arrivare, poi, con la Seconda Repubblica, alle ministre di Romano Prodi, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, che ha fatto della parità di genere un punto centrale della sua azione politica. Mentre invece, ancora oggi, le donne sono state completamente escluse dalla corsa al Quirinale, per ragioni sulle quali queste pagine rivelano retroscena inediti, così come si soffermano su quanto il ruolo femminile abbia influito nelle scelte politiche di Berlusconi e di Renzi.
Oggi, per la prima volta, due donne (Susanna Camusso e Annamaria Furlan) sono alla guida dei principali sindacati confederali. Per la prima volta una donna – un'italiana, Fabiola Gianotti – è a capo del Cern, il più prestigioso laboratorio di fisica europeo. E un'altra italiana, Samantha Cristoforetti, ha stabilito il record di permanenza femminile nello spazio.
Nella moda, le nostre stiliste – dalle Sorelle Fontana a Miuccia Prada – hanno rivoluzionato il gusto di intere generazioni in tutto il mondo. Tre donne sono presidenti delle maggiori società partecipate dallo Stato (Eni, Enel, Poste), due sono presidenti di Rai e Fininvest, mentre manager femminili guidano grandi aziende private. Nel giornalismo, dove le direttrici di quotidiani sono merce rarissima, la cavalcata delle protagoniste va da Matilde Serao a un mito internazionale come Oriana Fallaci e alla sua grande antagonista, Camilla Cederna. Fino alla televisione, dove – invece – dirigono di più e conducono trasmissioni importanti.
E, per finire, cinque «donne fuori serie» (Elisabetta d'Inghilterra, Angela Merkel, Hillary Clinton, Christine Lagarde e Madre Teresa di Calcutta) che, se non sono nate in Italia, sono oggi di esempio e di stimolo per tante italiane.
Nel nuovo libro di Bruno Vespa, ricco di aneddoti e di esperienze personali, i ritratti e le voci delle donne che hanno fatto la storia del nostro paese e alle quali dobbiamo tanta parte del nostro futuro.
"Donne d'Italia" è il racconto del potere femminile in Italia nell'arco di venti secoli. Un lasso di tempo imponente che va da una grande regina egizia come Cleopatra, la cui influenza fu decisiva nell'ultima fase della Repubblica romana, a Maria Elena Boschi, che riveste il ruolo femminile più rilevante nella storia politica italiana. Tra l'una e l'altra, lo stuolo di donne che hanno segnato la vita del nostro paese (e non solo) nei settori più diversi. Qualche lettore si stupirà dinanzi alla poco nota grandezza di Cornelia, madre dei Gracchi, e di Matilde di Canossa. Sorriderà dinanzi a una generosa svampita come Cristina Trivulzio di Belgioioso e al modo con cui la contessa di Castiglione convinse Napoleone III a schierarsi con noi nelle guerre d'indipendenza. Fremerà d'ammirazione per il coraggio di Anita Garibaldi e di alcune eroine della Resistenza, troppo spesso oscurate dalle gesta dei loro compagni. Constaterà che, senza Margherita Sarfatti, il destino di Mussolini probabilmente sarebbe stato diverso. Rivedrà le protagoniste della Prima Repubblica, come Nilde Iotti, che soffrì accanto a Togliatti e visse una prestigiosa seconda vita istituzionale. O come Tina Anselmi, ex partigiana, la prima donna diventata ministro. Per arrivare, poi, con la Seconda Repubblica, alle ministre di Romano Prodi, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, che ha fatto della parità di genere un punto centrale della sua azione politica...
Si chiamavano Clara, Nadia, Magda, Felismina, Jang Qing, Elena, Caterina, Mira... Sono state spose, amanti, muse, ammiratrici... Si sono innamorate di un uomo crudele, violento e tirannico, l'hanno convinto che era bello, affascinante, onnipotente. A volte l'hanno dominato, a volte sono state tradite e ingannate. Alcune di loro sono state quasi più feroci del loro uomo. Spesso l'hanno seguito fino alla morte. Hanno tutte contribuito a plasmare le personalità più potenti e terribili del XX secolo. Del resto, uno degli ingredienti fondamentali del successo politico dei grandi dittatori è proprio il fascino esercitato sulle donne, che li inondavano di lettere d'amore. Come aveva capito Adolf Hitler, "l'importante è conquistare le donne, il resto arriva dopo". Diane Ducret ricostruisce gli incontri, le strategie seduttive, gli amori, il peso politico, il destino delle donne che hanno intrecciato le loro vite con quelle di Mussolini, Lenin, Stalin, Salazar, Bokassa, Mao, Ceausescu, Hitler, fino a entrare nel loro letto. "Le donne dei dittatori" esplora così i meccanismi più profondi e segreti del rapporto che lega sesso e potere. E, raccontandoci la storia da un'angolatura inedita, ci aiuta a capire l'attualità.
Con leggerezza e ironia, Isabel Allende rievoca momenti del passato e indugia sul presente per raccontarci le ragioni del suo femminismo. L'autrice parte dalle origini, dalla sua infanzia e adolescenza passate nella cornice di una rigida struttura patriarcale. L'istinto di ribellione è una sorta di reazione naturale al maschilismo imperante che genera in lei l'attitudine che negli anni l'ha portata a schierarsi sempre con i deboli, gli emarginati e tutte le donne che ancora lottano per l'emancipazione. Isabel ci racconta le tappe del suo cammino, a partire dal raggiungimento dell'indipendenza economica, le relazioni tra sessi, la sua biografia sentimentale e professionale. E poi la terza età, ciò che significa per lei, donna pienamente liberata e convinta che i modelli imposti portino a una forma di pregiudizio contro la vecchiaia non dissimile dagli atteggiamenti sessisti e razzisti.
Le donne di carta della letteratura italiana: grandi personaggi femminili che rivendicano una considerazione diversa, meno stereotipata e meno rassegnata alle formule definitorie a uso scolastico. Beatrice, tradizionalmente vista quale rappresentazione allegorica della grazia divina, o della teologia, in questo nuovo ritratto rivela consistenza caratteriale e intellettuale e una straordinaria personalità: «grazie a una donna, Dante ottiene il permesso di soggiorno in una società anti-patriarcale». Francesca da Rimini, che la critica ci dipinge quale ingenua cultrice di romanzi d'amore, si impone invece come una donna straordinariamente colta, che dialoga alla pari col più grande dei poeti latini, Virgilio, a cui rende ripetuti omaggi letterari, e con Dante, citandone e adottandone i maestri. E poi Laura, carnalmente desiderata da un Petrarca ben più amante di quel che si creda; Fiammetta, che prende in mano la penna per raccontare lei stessa il suo triste romanzo d'amore; Lucrezia, che nella Mandragola conferisce una ben diversa sostanza a quel suo nome tanto impegnativo, sinonimo della più alta virtù muliebre; la sapida Nencia, versione rustica, scaltra e rotondetta delle innamorate eteree; Angelica, costretta alla fuga perenne dalla violenza maschile, bruta - e legittimata - anche nei più gloriosi paladini; Clorinda, fin dalla nascita vittima di successivi, ripetuti mancati riconoscimenti - identitario, di genere, di razza, di religione... -, destino tragico di inappartenenza che la condurrà alla morte; per concludere con la complessa, e in verità irredimibile, straordinariamente moderna figura della strega Armida.
Giulio Cesare e Silvio Berlusconi, Elena di Troia e Patrizia D'Addario, Cleopatra e Carla Bruni, Marilyn Monroe e Noemi Letizia, Vittorio Emanuele II e Gianfranco Fini, Giuseppe Garibaldi e Benito Mussolini, Madame Pompadour e Ania Pieroni, Anna Bolena e Monica Lewinsky, Eleanor Roosevelt e Michelle Obama, Richelieu e Gianpaolo Tarantini, Cavour e Massimo D'Alema... Sono centinaia i protagonisti di questo sorprendente libro di Bruno Vespa, che va a scavare in duemila anni (anzi, in tremilacinquecento) di esistenze umane per raccontare un unico tema, che come una melodia ricorrente ha accompagnato tutte le epoche: il ruolo delle donne - e, quindi, il peso dell'eros e del sesso, ma anche la loro presenza rassicurante e protettrice - accanto agli uomini che hanno fatto la storia.
L'attualità italiana è, come sempre, dirompente. Per le vicende che hanno coinvolto le frequentazioni femminili del presidente del Consiglio e dettato una parte rilevante dell'agenda politica del 2009. Per le questioni familiari di Berlusconi, che hanno portato a una richiesta di divorzio da parte della moglie Veronica. E per la discussione che si è aperta sulle molte, troppe violazioni della privacy di uomini pubblici, siano essi il presidente del Consiglio o quello della regione Lazio, Piero Marrazzo, protagonista dell'ultimo scandalo a sfondo sessuale.
Ma il libro spazia nei secoli passati e in ogni paese del mondo, e ci mostra che quasi tutti i potenti hanno avuto un enorme interesse per le donne, e che le donne hanno saputo approfittarne in modo talvolta intelligente, spesso spregiudicato (Cleopatra rappresenta, in questo senso, un modello forse insuperabile). Così, pagina dopo pagina, si aprono al lettore scenari inediti: papi rinascimentali che accrescono il loro potere sistemando figli e nipoti, le favorite dei re di Francia più colte e brillanti (oltre che più belle) delle stesse regine, Napoleone vittima delle sue amanti e della sua incredibile ingenuità, Garibaldi scrittore di appassionate lettere d'amore, Cavour che rinuncia al matrimonio per il potere... Ma anche la bulimia sessuale di John F. Kennedy e di Bill Clinton, gli amanti segreti di lady Diana e la sua guerra con Camilla (tradita a sua volta da Carlo), la furia erotica di François Mitterrand e di Carla Bruni, l'andirivieni sentimentale di Cécilia e Nicolas Sarkozy.
E poi, la castità di De Gasperi e Berlinguer, le tante amanti di Gronchi e Craxi, le seconde unioni di Fini, Casini, Bossi, D'Alema, le compagne discrete di Veltroni, Bersani e Franceschini, la vivace vita amorosa di Berlusconi. E tanto altro ancora. In un grande affresco che rivela l'insospettabile influenza avuta dalle "donne di cuori" nella storia umana.
Questo libro è imperniato sui fondamenti teorici della stima di sé e sull'applicazione dei suoi principi alla vita, ai conflitti e alle battaglie quotidiane di tutte le donne. Le basi di una sana stima di sé sono costituite da sei chiavi pratiche: vivere consapevolmente, accettare se stesse, assumersi le proprie responsabiltà, farsi valere, avere uno scopo nella vita, e conseguire l'integrità personale. Oltre alle storie personali, il libro è ricco di strategie efficaci per aiutare a risolvere sia piccoli problemi quotidiani, sia questioni più complesse. Vengono affrontati e ridimensionati i luoghi comuni e viene messo continuamente in evidenza che la stima di sé non è un dono che viene dagli altri.
Questo libro è imperniato sui fondamenti teorici della stima di sé e sull'applicazione dei suoi principi alla vita, ai conflitti e alle battaglie quotidiane di tutte le donne. Le basi di una sana stima di sé sono costituite da sei chiavi pratiche: vivere consapevolmente, accettare se stesse, assumersi le proprie responsabiltà, farsi valere, avere uno scopo nella vita, e conseguire l'integrità personale. Oltre alle storie personali, il libro è ricco di strategie efficaci per aiutare a risolvere sia piccoli problemi quotidiani, sia questioni più complesse. Vengono affrontati e ridimensionati i luoghi comuni e viene messo continuamente in evidenza che la stima di sé non è un dono che viene dagli altri.
Quando nell’Odissea omerica Penelope chiede a Femio, l’aedo, di cantare qualcosa di meno triste del periglioso ritorno da Troia degli eroi achei, l’imberbe Telemaco interviene bruscamente, invitando la madre a rientrare nelle proprie stanze e ricordandole che «la parola spetta agli uomini». Per quanto saggia e matura, Penelope china il capo di fronte al figlio e si ritira in silenzio.
All’alba della tradizione letteraria dell’Occidente, questo è il primo esempio di un uomo che ordina a una donna di tacere e di uscire di scena. Da Aristofane a Ovidio, da Valerio Massimo a Plutarco ne seguiranno altri, a dimostrazione di come, fin dall’antichità classica, alle donne sia stato sottratto il diritto di parola, e insieme a esso la possibilità di accedere al discorso pubblico.
Negata e svilita, derisa e temuta, la voce femminile è stata ridotta al silenzio, un silenzio, però, che a distanza di secoli sembra gravare ancora sulla volontà delle donne di essere ascoltate, prese sul serio, considerate per le loro capacità e competenze. Un silenzio a cui gli uomini sembrerebbe non intendano rinunciare, se solo pensiamo alle ingiurie e alle intimidazioni di cui le donne sono fatte oggetto – nel web come nella politica o nella cultura – non per ciò che dicono ma per il semplice fatto di voler parlare.
Evidentemente, nella radicale alterità della loro voce, «differente» e per questo foriera di una diversa concezione del mondo, si avverte ancora l’eco di quel pericolo che il mondo greco paventava, quando, nelle figure tragiche di Medea, di Antigone o di Clitennestra – per citarne solo alcune -, scorgeva una reale minaccia per la polis, la comunità, l’ordine costituito.
In Donne e potere Mary Beard riannoda i fili che, ancora una volta, ci legano alla Grecia e alla Roma antiche, per dimostrare quanto siano profondi i meccanismi che impongono alle donne il silenzio e quanto sia alto il prezzo che esse devono pagare per rivendicare la libertà di parola.