
Sono passati ormai dieci anni dalla scomparsa di Alain Daniélou e queste memorie, qui proposte in versione integrale, sono forse la migliore testimonanza di un uomo che, al di là delle opere che ci ha lasciato, si era consacrato completamente all'arte di vivere. Oltre alle avventure e ai resoconti dei viaggi intorno al mondo, il lettore troverà in queste pagine anche riflessioni importanti sul rapporto tra Oriente e Occidente e sul destino del nostro mondo, che egli osservava da un punto di vista d'eccezione, senza mai giocare a fare il profeta o il guru.
Negli anni '70 Claudio Naranjo è stato forse il primo psicoanalista e psicoterapeuta a misurare l'impatto che può avere nella pratica clinica un'autentica formazione in discipline meditative di varia estrazione. Questo libro fa il punto su un trentennio di ricerche e sperimentazioni in questa direzione e si pone come il consuntivo di un percorso spirituale e clinico di grande originalità e ricchezza.
In questo nuovo saggio, prosecuzione ideale dei due precedenti dedicati al Mediterraneo e agli scenari futuri del nostro pianeta, Giancarlo Elia Valori punta l’attenzione su una realtà che conosce dall’interno, e da decenni, grazie sia alla sua attività di manager pubblico e privato sia alla sua cattedra all’Università di Pechino: la Cina, il gigante asiatico passato in brevissimo tempo dalla fame al ruolo di superpotenza politica ed economica. Valori indaga i molteplici aspetti del boom cinese, non limitandosi a quelli economici, ma illustrando i risvolti geopolitici della proiezione internazionale della più popolosa nazione del mondo, che toccano l’intero quadrante eurasiatico e mediorientale. Né si ferma al presente, ma ripercorre i tratti fondamentali, le continuità e le cesure della storia cinese, dal confucianesimo al maoismo, dagli eccessi ideologici al pragmatismo attuale, restituendoci il ritratto inedito di un Paese ancorato alla sua tradizione e nel contempo proiettato nel nuovo millennio. Mostra soprattutto l’importanza che, agli occhi della Cina, riveste il Mediterraneo, la porta d’ingresso a quel mercato africano in cui i cinesi investono miliardi di dollari per assicurarsi l’approvvigionamento di materie prime, risorse energetiche e prodotti alimentari. E proprio questa centralità del Mediterraneo costituisce oggi la migliore occasione di sviluppo per l’Italia e per l’Europa.
Giancarlo Elia Valori è uno dei più importanti manager italiani. Docente universitario e attento osservatore della situazione politica ed economica internazionale, nella sua lunga carriera ha ricoperto importanti incarichi in prestigiose società italiane ed estere. Attualmente è a capo di La Centrale Finanziaria Generale SpA, della holding regionale Sviluppo Lazio SpA e della delegazione italiana della Fondazione Abertis. Inoltre è presidente onorario dei colossi cinesi Huawei Italia e HNA Group nonché detentore di importanti cattedre presso prestigiosi atenei quali la Yeshiva University di New York, l’Hebrew University di Gerusalemme e la Peking University. Nel 1992 viene nominato Cavaliere della Legion d’onore con la motivazione: “Un uomo che sa vedere oltre le frontiere per comprendere il mondo”; dall’11 maggio 2001 è ambasciatore di buona volontà dell’Unesco per i meriti profusi generosamente nella difesa e nella promozione del patrimonio immateriale. Nel 2002 riceve il titolo di “Honorable” dell’Académie des Sciences de l’Institut de France. Tra i suoi libri più recenti ricordiamo Geopolitica e strategia dello spazio (Rizzoli 2006), Antisemitismo, olocausto, negazione (Mondadori 2007), Mediterraneo tra pace e terrorismo (Rizzoli 2008) e Il futuro è già qui (Rizzoli 2009). È il vincitore del premio “Ischia Mediterraneo” 2009.
Per la prima volta i testimoni dell'agguato di via Fani parlano tutti insieme: passanti occasionali, residenti della zona, inconsapevoli protagonisti che hanno potuto osservare il rapimento di Moro, l'uccisione della sua scorta, la fuga del commando brigatista. Testimonianze a ridottissimo rischio di manipolazione, rese nelle ore immediatamente successive ai fatti, prive delle distorsioni e delle ritrattazioni frutto del lungo percorso giudiziario. Parole passate al setaccio, che permettono la messa a fuoco di molti particolari, spesso inediti, raccolti in "presa diretta". L'intera scena del più grave attentato della storia dell'Italia repubblicana è così ricostruita attraverso lo sguardo di chi vi ha assistito. E le sorprese non mancano. La voce narrante e le voci dei testimoni si integrano in un'inchiesta tra saggio e noir. Romano Bianco, giornalista, si interessa al caso Moro da quando, bambino, un suo compaesano venne trucidato in via Fani. Dall'adolescenza legge tutto quello che viene pubblicato sull'argomento.
Chi era Artmidoro di Efeso?
Perché si mise in Viaggio?
E cosa ha a che fare
con l’erudito ottocentesco
Costantino Simonidis?
Un’indagine appassionante
su un personaggio
sfuggente e misterioso
che dall’antica Grecia
arriva fino ai giorni nostri
Artemidoro di Efeso, il più grande geografo di età ellenistica, resta un personaggio enigmatico. La sua vastissima opera in ben undici libri è andata perduta, ma le sue tracce sopravvivono, e vanno interrogate. Lo ha fatto Luciano Canfora in questo saggio suggestivo e coinvolgente. Dalla difficile missione diplomatica a Roma al lungo viaggio a Occidente, oltre le Colonne d’Ercole, al ritorno a Oriente: fino alla costa etiopica, ai margini di un mondo nel quale verità e leggenda si mescolano e abbagliano. La dolorosa perdita della prima descrizione del mondo dovuta a questo antico, infaticabile viaggiatore può essere risarcita dallo sconcertante papiro emerso dalle nebbie una quindicina d’anni fa e attribuito in tutta fretta ad Artemidoro? Questo libro risponde al quesito attraverso una grande inchiesta. Ricompone i pezzi del puzzle e approda in ambienti politico-intellettuali europei dell’Ottocento, al centro dei quali si muove, con inquietante disinvoltura, il greco Simonidis, uno dei più grandi falsari del suo tempo. Ed è seguendo le sue tracce che Canfora giunge a svelare la “prova” che pone la parola fine all’affascinante enigma sulla paternità del misterioso papiro.
“Ritrovare” l’autore che non c’è più, riempire un vuoto, è la spinta principale alla creazione del “falso”. Lo raccontammo in un precedente libro (La storia falsa) apparso in questa collana. E fu il secolo XIX, nel campo dei manoscritti, il secolo dei falsi così come il XX lo fu per le opere d’arte. Le stesse, benemerite, raccolte di frammenti di autori perduti erano, in tal senso, quanto mai suggestive.
Ci fu chi si diede a occasionali cimenti e chi invece lo fece con metodo e per “mestiere”.
E ci fu uno che volle riportare in vita i geografi greci che non c’erano più. Artemidoro parve, a quel virtuoso, cui è dedicata la seconda parte di questo libro, un terreno su cui edificare e un modello in cui rispecchiarsi. Egli incominciò presto a frequentarlo immettendo frammenti noti di lui nelle proprie opere. Poi un disegno maggiore prese corpo. E nel fare un Artemidoro egli ricorse ai manoscritti principali dei geografi, di cui era avido cercatore. Da quei manoscritti mutuò persino i simboli che immise nel suo. Alcuni (il Vatopedi 655 del Monte Athos) li aveva anche materialmente saccheggiati.
Perché lo fece? Per porsi nel solco di una tradizione erudita e patriottica della Grecia “oppressa”? Per emulare figure del secolo precedente quali Meletios o Niceforo Theotokis? Per colmare, con uno stravagante para-Artemidoro, un vuoto nella raccolta (canonica per i greci) degli Zosimadai (Vienna 1807) modellata su quella, insuperata, di John Hudson (Oxford 1698), dove per l’appunto il maggiore geografo ellenistico ovviamente mancava?
Il volume contiene i "Viaggi" e gli "Scritti letterari" di Cesare Brandi. Con la prefazione di Franco Marcoaldi e gli interventi di Roberto Barzanti e Vittorio Sgarbi.
«A circa 150 milioni di chilometri da una stella chiamata Sole, orbita un pianetino della superficie di 510 milioni di chilometri quadrati, coperto per il 71 per cento di acqua blu e per il 29 per cento di terra verdeggiante o desertica o ghiacciata. Su questa superficie si stende un sottile strato di atmosfera, un miscuglio gassoso chiamato aria, contenuto in prevalenza entro una decina di chilometri di altezza dal suolo, nel quale aleggiano nubi bianche ora disposte in giganteschi vortici impetuosi, ora in ribollenti bolle temporalesche o lunghi nastri fluttuanti.
Si dice lascino cadere della pioggia, dai nostri calcoli sembra che in media se ne accumuli un metro all'anno, ma con grandi differenze tra diverse zone...»
L'intento di questi Viaggi nel tempo che fa non è quello di costruire una guida pratica ai climi del mondo, bensí di aprire una finestra su questo elemento della geografia del turismo a cui va sempre tantissima attenzione di pubblico, purtuttavia non corrisposta da eguale precisione delle informazioni. Descrizioni generiche e banali del tipo «caldo tropicale per gran parte dell'anno», «stagione delle pioggie in estate», «basse temperature invernali» si ripetono all'infinito su dépliant e siti delle agenzie di viaggi, mentre mancano quasi sempre i numeri e i confronti con i dati misurati, che costituiscono la vera carta d'identità del clima di un luogo.
I numeri e i dati, la precisione e l'autorevolezza, sono l'elemento cardine che caratterizza invece questo libro, strutturato in tre grandi sezioni: Tempi del mondo, Tempi d'Europa e Tempi d'Italia. Ma a tale autorevolezza Luca Mercalli riesce ad aggiungere le atmosfere narrative, talora colte con eccezionale chiarezza dai grandi della letteratura mondiale, ottenendo cosí un quadro suggestivo, che amplia e completa la funzione rigorosa dei numeri. Il risultato è cosí una piacevole, istruttiva e ironica esperienza narrativa.
Il viaggio è un tema universale: è ricerca, trasformazione e educazione all'incontro; è storia di un movimento dal noto verso l'ignoto e di un ritorno al noto con una consapevolezza nuova. Per le donne ha rappresentato un momento di ricostruzione del percorso accidentato e non lineare che le ha condotte all'emancipazione. Fra i testi delle 320 autrici presenti nel fondo librario «Gino Doria» della Biblioteca Nazionale di Napoli - dalle poetesse del '500 alle saggiste e romanziere degli anni '70 del Novecento - si trovano anche trentatré scritti di donne che documentano tour, soggiorni o brevi permanenze in Italia tra il XVIII ed il XX secolo. Provengono da tutta Europa e dall'America e usano diversi generi letterari e storiografici: lettere, diari e memorie, reportages e guide turistiche. Grazie al viaggio conoscono altre culture e affermano la propria libertà nel pensare e nel comportarsi; osservano, descrivono usi e costumi locali, ricostruiscono vicende storiche del loro tempo e affrontano questioni politiche. Qual è il rapporto tra storia e finzione nelle loro ricostruzioni? Esiste una specificità di genere del Gran Tour femminile? Il libro cerca una risposta a queste domande raccontando le loro vite, i loro viaggi, la loro epoca e i contesti in cui si sono imbattute.
Sì, viaggiare. Ma «come» viaggiare? E perché? Per sperimentare luoghi diversi, luoghi che non ci appartengono ma magari ci «aspettano». Il viaggio, quello con la V maiuscola, quello sottratto alle urgenze compulsive del lavoro e del turismo, è comunque un?esperienza esistenziale straordinaria e necessaria perché viene pensato, immaginato, «vissuto» prima di essere compiuto. E poi viene metabolizzato, ripensato, memorizzato, trasfigurato. Viaggio, dunque sono, si potrebbe dire dell?uomo in generale, e dell?uomo contemporaneo nello specifico. Viaggi drammatici per sopravvivere, per milioni di persone. Viaggi per vivere, comunque e in ogni caso. Per sentirsi vivi.
Nel 1994 ,Tony Blair sale alla ribalta come leader del Labour inglese: è l'inizio di un vero e proprio terremoto politico. Nel giro di pochi anni, trasforma radicalmente il partito e raduna attorno a sé un vasto consenso nel Paese, ottenendo la più grande vittoria laburista di tutti i tempi alle elezioni del 1997 dopo 18 anni di governo conservatore. Un viaggio è il racconto in prima persona della vita politica, durante e oltre gli anni vissuti da Primo ministro inglese, di uno dei leader centrali degli ultimi decenni, rieletto al governo con tre successivi mandati in anni turbolenti. Per la prima volta, Blair parla del suo ruolo nei grandi eventi della storia recente, dalla morte della principessa Diana alla guerra contro il terrorismo. Spiega le decisioni strategiche necessarie a reinventare un partito e ad affrontare le battaglie sull'istruzione e la salute, avviando la maggior riforma dei servizi pubblici dal secondo dopoguerra. Descrive le relazioni con colleghi come Gordon Brown e con altri leader mondiali come Mandela, Clinton, Putin, Bush, Berlusconi. E analizza l'aspetto etico di decisioni difficili come l'intervento in guerra: in Kosovo, Sierra Leone, Afghanistan e la più controversa di tutte, l'Iraq. "Un viaggio" è anche il libro sulla natura e sugli usi del potere politico. Tony Blair ripercorre gli alti e bassi della sua carriera con uno stile franco, coraggioso e non privo di ironia, offrendo una riflessione sull'uomo che sta dietro al politico e allo statista.
"Viaggio a Ixtlan" è il capitolo finale della trilogia dedicata agli insegnamenti di don Juan Matas, l'indio yaqui che ha svelato a Castaneda i misteri della sua antica cultura. Un racconto illuminante, che ci permette di ripercorrere l'ultimo apprendistato dell'autore: il viaggio destinato a portarlo - attraverso lezioni, esercizi corporali e spirituali, prove, visioni - a percepire finalmente l'universo quale è, senza il filtro delle convenzioni. È giunto il momento di accostare, e fare proprio, un concetto fondamentale, che sta alla base del cammino verso una comprensione profonda dell'esistenza: la differenza tra il "guardare" quotidiano e il "vedere" del saggio. E, attraverso questo nuovo sguardo, padroneggiare la facoltà di "fermare il mondo", per interrompere il flusso di immagini nel quale scomponiamo il reale e giungere a un istante di totale lucidità.