
SIETE SORPRESI DEL LAZIO-GATE? TROVATE PAZZESCO O SQUALLIDO BATMAN FIORITO? BENE, IN LIBRERIA L’AUTO-BIOGRAFIA DI PAOLO GUZZANTI CHE, TRA TANTI EPISODI DA URLO, SCODELLA IL RETROSCENA DEL CELEBRE “A’ FRA’ CHE TE SERVE” – 2- “A’ GUZ¬ZA’” SPIEGÒ, “TE DEVI PRIMA DE TUTTO METTE IN TESTA CHE QUA AVEMO RUBBATO TUTTI. AVEMO DATO SORDI ILLEGALI A TUTTI. AVEMO FORAGGIATO LE CORRENTI, L’OMMINI POLITICI, AVEMO SEMPRE E GRAZI’A DIO FATTO COME CAZZO CE PARE. HAI CAPITO, GUZZA’? TUTTI, AVEMO RUBBATO. DAR PRIMO ALL’URTIMO. ER PIÙ PULITO CIÀ LA ROGNA” – 3- ECCO, ALLORA, VEDI UN SEGRETARIO, UN CAPOCOR¬RENTE E JE CHIEDI: “AOH, A’ COSO, COME TE CHIAMI, CHE TE SERVE? DU’ MIJONI? CINQUE? VENTI? E CHE PROBLE¬MA C’È? ECCO L’ASSEGNO. A’ FRA’ CHE TE SERVE? DIMMELO CHE T’ARISORVO ER PROBBLEMA…”
Dopo la fine della Guerra fredda le società occidentali hanno vissuto nell'illusione di essere al riparo. Poi, negli ultimi quindici anni, il senso di sicurezza si è dissolto e ha lasciato spazio a un'impressione opposta, quella di trovarsi in mezzo a una crisi complessa di cui i populismi e le guerre culturali sono gli aspetti più vistosi. Questo libro cerca di interpretarla ragionando su alcuni eventi decisivi e su alcune figure simboliche, a cominciare da Donald Trump. Al tempo stesso riflette su certe premesse di fondo della politica contemporanea, e in particolare sull'idea che le società occidentali non sappiano più immaginare un'alternativa che non sia la degenerazione autoritaria della democrazia liberale o il disordine.
«La politica è una cosa bella, anche se oggi è difficile spiegarlo, soprattutto ai più giovani.» Vincenzo Spadafora ci crede e lo ha sperimentato in prima persona: dall'impegno giovanile nella terra dei fuochi all'incarico come presidente dell'Unicef, da Garante per l'infanzia a ministro della Repubblica, passando per una rivoluzione politica chiamata «Cinque Stelle» che ora ricostruisce in queste pagine dove si racconta senza riserve. E dove porta alla luce i retroscena degli anni che hanno visto il Movimento crescere, cambiare e arrivare al governo: un passaggio ricco di sfide e promesse ma non privo di contraddizioni. Vicino al leader Luigi Di Maio, e con un ruolo determinante nella costituzione dei Governi Conte prima con la Lega poi con il Pd, l'autore ha vissuto in prima linea la trasformazione del partito di Beppe Grillo. Da sottosegretario si è battuto sul fronte dei diritti e delle pari opportunità, da ministro durante i difficili mesi della pandemia si è scontrato con una parte del mondo dello sport contraria al cambiamento. Esperienze che emergono in una testimonianza autentica e inedita di successi e scenari drammatici, di protagonisti della scena pubblica e di lotte politiche, di scelte difficili e di equilibri da costruire. Ma anche di storie piene di umanità e di confessioni a cuore aperto.
L'Italia sembra non rendersene conto: tutte le statistiche ci ricordano il basso livello di competenze degli studenti e della popolazione adulta, lo scarso numero di laureati e diplomati che il nostrono invecchiato e gracile sistema produttivo non è capace di assorbire, la debole partecipazione dei nostri concittadini alla vita culturale. Un paese povero di risorse materiali e in ritardo dovrebbe investire in formazione più degli altri paesi. Invece continua a non avere una politica della conoscenza, fondamentale per la costruzione del nostro futuro: gli investimenti in istruzione e ricerca ci costerebbero meno di quanto ci costa l'ignoranza. Questo è il paradosso di un'Italia senza sapere.
Senza soldi sembra l'unica certezza di un futuro sempre più indefinibile. Questo libro, grazie alla più completa banca dati sulle retribuzioni in Italia, racconta le vicissitudini di operai, impiegati, quadri e dirigenti, puntando l'attenzione sull'erosione del valore delle paghe e del lavoro, nella generale indifferenza. La svalutazione degli stipendi aumenta insieme alla distanza tra chi guadagna molto e chi non ce la fa più ad arrivare alla fine del mese. Che fare? Bisogna rilanciare una vera questione salariale. Solo così possiamo salvarci. Questo libro finalmente spiega come. Intanto la politica perde tempo, troppo impegnata a difendere i propri privilegi...
Migliaia di vite "senza sponda": sono quelle dei migranti che cercano rifugio nel nostro Paese, in fuga da bombardamenti e carestie, da cambi di regime, guerre intestine e povertà, che si tratti della Nigeria di Boko Haram, della Libia in preda all'instabilità politica, dell'Egitto sconvolto dalle conseguenze dolorose della sua "primavera" mancata o della Siria ora in balia dell'Isis. Migliaia di esistenze travolte dalle onde del mare o spezzate dalla fatica del deserto: profughi in viaggio per raggiungere una parte del mondo che sognavano migliore, una sponda dove credevano di essere accolti. Ma così non accade. In un'Italia dalla memoria troppo corta, che volentieri dimentica il suo stesso passato di migrazione, è facile identificare nei profughi dei nuovi barbari, colpevoli di invadere le nostre coste per impoverirle, se non per depredarle. Una reazione diversa è possibile, però, proprio ricordando le nostre radici: imparando ad accogliere umanamente chi cerca rifugio sulle sponde italiane, per non cadere in quella che papa Francesco a Lampedusa ha chiamato "globalizzazione dell'indifferenza". È ciò che propone lo scrittore e studioso Marco Aime in questo pamphlet, agile e provocatorio, che getta una luce nuova sui casi più tragici della nostra attualità grazie agli strumenti dell'antropologia.
Città affollate, mercati finanziari globali, notizie false che in pochi minuti si diffondono ovunque, una pandemia che da un mercato asiatico arriva quasi a bloccare l'intero pianeta: il mondo diventa ogni giorno più connesso e complesso. Se la connessione sembra una proprietà facile da intuire, la complessità è un concetto più sfuggente. A grandi linee, possiamo sintetizzarla così: un sistema con un gran numero di componenti può generare comportamenti inattesi, perché l'aggiunta di elementi non solo aumenta le dimensioni del sistema ma lo rende qualcosa di totalmente diverso. I sistemi complessi sono il risultato di un'evoluzione che, come avviene in natura, produce sistemi autorganizzati. Per studiarli abbiamo bisogno di modelli, cioè di «copie semplificate» della realtà che seguono leggi matematiche precise, e di rappresentazioni grafiche capaci di restituire con immediatezza visiva anche il sistema di relazioni più intricato: le reti. Grazie alle reti possiamo prevedere il comportamento di sistemi disordinati anche in ambiti delicati come quelli sociali ed economici, e comprendere come si creano l'ordine o il disordine. Capire la complessità significa rendersi conto di quanto siano interconnesse le variabili in gioco e imparare a prevederne l'evoluzione per pianificare un mondo migliore, più sostenibile e con maggiori opportunità per tutti. Prefazione di Stefano Mancuso.
Nella notte avanzata, stanco e felice di trovarmi finalmente in terra siriana sotto un cielo splendente di stelle, varcato l'allora desolato posto di frontiera di Bab el-Hawa, la Porta del Vento, nell'improvvisa frescura delle notti del clima predesertico osservavo tra le ombre fuggevoli distese sempre più fitte di ulivi e pistacchi. Il nome di Paolo Matthiae è indissolubilmente legato all'epocale missione archeologica che ha condotto alla scoperta di Ebla, in Siria, grazie a una serie di campagne ininterrotte da lui dirette tra il 1964 e il 2010. Con lo sguardo rivolto al passato, il grande archeologo dipana adesso senza reticenze il filo dei ricordi per raccontare un'esperienza di vita e di ricerca senza precedenti, tra imprese straordinarie e aspre difficoltà, delusioni imprevedibili e alti riconoscimenti. Sono memorie che trasudano le vibranti emozioni connesse ai ritrovamenti rievocati, il dolente rammarico per le tensioni accademiche e politiche collegate alle scoperte e il coraggio con cui lo studioso ha saputo affrontare e superare i problemi insorti in regioni segnate da conflitti senza fine.
Ricostruire la fiducia tra magistrati, politici e cittadini. Circuiti di potere chiusi in sé stessi finiscono per diventare tecnocrazie autoreferenziali che corrodono la democrazia. Ordinamento giuridico e politico confinano: all'arretramento dell'uno corrisponde l'avanzamento dell'altro. La stagione di Mani pulite e delle stragi di Palermo segna l'apice di uno squilibrio tra giustizia e politica i cui antecedenti erano ravvisabili già in precedenza e che vengono ripercorsi nel dialogo tra un osservatore di lungo corso della politica e un protagonista della magistratura prima e della politica poi. Nella crisi susseguitasi a quella destabilizzazione la dimensione del potere ha prevaricato quella del servizio. L'intreccio tra regole confuse, prassi arbitrarie, apatie professionali e insipienze politiche ha generato un inaccettabile disordine normativo che oggi fa barcollare il sistema giudiziario, rendendolo privo di legittimazione. Da qui la necessità di una ricomposizione su cui gli autori, ragionando con ampiezza di scenario, avanzano le proposte necessarie.
Nell’aprile del 2009 un uomo politico di settantadue anni, l’uomo più ricco del Paese, nonché Presidente del consiglio in carica, si presenta in un ristorante della periferia di Napoli per partecipare ai festeggiamenti dei diciotto anni di una ragazza. La notizia, corredata di foto, sarà riportata su tutti i giornali. Dovrebbe essere «scandalo», e invece nessuno, o quasi, parla di vergogna. Perché? Che si tratti di un sentimento in via di scomparsa? Ma cos’è esattamente la vergogna, che tipo d’affetto costituisce? Perché differisce dalla colpa e dal pudore?
Il libro di Marco Belpoliti parte da questo fatto di cronaca per poi allargarsi e diventare subito un’indagine a tutto campo sulla vergogna stessa nell’attuale società, segnata dalla cultura del narcisismo e dal dominio delle immagini. Scritto come un racconto, questo saggio ci conduce nel carcere iracheno di Abu Ghraib, a Tokyo, nelle camerette degli hikikomori, a Città del Capo in compagnia di J.M. Coetzee, a New York con Andy Warhol, e nella Londra multietnica di Salman Rushdie; ritorna a Nagasaki, ritratta da un fotografo giapponese subito dopo l’esplosione atomica e visitata da Günther Anders, e poi va nella Las Vegas del porno di David Foster Wallace. Due scrittori attraversano le pagine con le loro riflessioni: Primo Levi e Franz Kafka.
"'La Voce' di Montanelli uscì ogni giorno per pochi mesi a cavallo del '94-'95 ma non rimase inascoltata e nemmeno priva di eredi e allievi. Dimostrò la difficoltà, se non l'impossibilità, di fare un giornale "senza un padrino o un patrono". Ma anticipò molti temi dell'attualità politica degli anni successivi. Il Montanelli de 'La Voce' fu trattato come un pericoloso oppositore, quasi come un neocomunista. In realtà non smise mai, nemmeno per un attimo, di essere un conservatore. Libero, però."(dalla Prefazione di Ferruccio de Bortoli)