
Il testo propone delle Lezioni come strumento di lavoro per gli studenti di Scienze della formazione primaria e di Scienze dell'educazione. Gli autori (Antonio Bellingreri, Giuseppina D'Addelfio, Livia Romano, Maria Vinciguerra) hanno preferito la definizione "Pedagogia fondamentale" (invece di "Pedagogia generale", come vorrebbe la dizione accademica) volendo presentare, sin dal titolo, la loro proposta di una specifica scienza pedagogica rivolta ai problemi di fondo dei vasti mondi dell'educazione, una forma di razionalità pratica al pari di tutte le scienze pedagogiche, ma con un tenore più filosofico. Lo stile di ricerca è quello fenomenologico-ermeneutico: un modo razionale di costruire il discorso pedagogico può valere come caso esemplare di porre il problema della verità e l'istanza di un sapere fondativo all'interno delle scienze umane. La prima sezione del libro contiene una riflessione sulla pedagogia fondamentale, nella seconda è delineata una proposta di pedagogia fondamentale nella quale il senso dell'educazione è pensato a partire dalla categoria di consegna storica personalizzata e il suo metodo viene definito dialogo esistenziale centrato sull'empatia.
I bambini nascono programmati per apprendere e per amare, e ogni giorno la psicologia cognitiva e le neuroscienze ci rivelano il loro potenziale straordinario. Tuttavia, il sistema educativo tradizionale sembra ignorare tanto i meccanismi naturali dell'apprendimento umano quanto i principi fondamentali dello sviluppo. E la scuola, anziché essere un luogo di gioia e di emancipazione, spesso si rivela un ambiente inadeguato, se non addirittura un ostacolo al nutrimento dell'intelligenza dei bambini... Seguendo le «leggi naturali del bambino» è possibile però rivoluzionare l'educazione. Lo dimostrano i risultati ottenuti da Céline Alvarez nel corso di una sperimentazione condotta in una scuola dell'infanzia di Gennevilliers, un comune a nord di Parigi, in un quartiere periferico e «problematico». Dando piena attuazione ai principi pedagogici di Jean Itard, Édouard Séguin e in particolare di Maria Montessori, Alvarez è riuscita laddove il sistema tradizionale di solito fallisce: ha creato un ambiente confortevole, accogliente e ricco di stimoli; ha concesso ai bambini tempo, fiducia, libertà e attività coinvolgenti; soprattutto, ha dato loro la possibilità di imparare a interessarsi agli altri, ad ascoltare, a creare solidi legami sociali. In breve, ha messo i suoi alunni in «contatto col mondo» e con se stessi. E inevitabilmente le straordinarie performance in tutte le discipline, dalla scrittura alla matematica alla lettura, non hanno tardato ad arrivare, in modo spontaneo.
Il libro, frutto di un lavoro di ricerca trentennale, offre una descrizione, organizzata in quattro parti, di quel modello particolare di animazione educativa che è l'animazione culturale e di cui l'autore del libro è un fondatore. La prima parte tenta una definizione dell'animazione. La seconda parte è dedicata ai fondamenti antropologici dell'animazione culturale. La terza parte affronta la descrizione dell'obiettivo generale e degli obiettivi particolari dell'animazione culturale. La quarta e ultima parte presenta una sintesi del metodo dell'animazione che si sviluppa attraverso quattro passi.
Questo nostro tempo è contrassegnato da numerose sfide e tutta la comunità ecclesiale è impegnata ad affrontarle, in una missione certamente non facile. La Teologia dell’educazione ha tra i suoi compiti quello di recensire i problemi che il mondo e le comunità cristiane pongono alle fede in campo educativo: in queste pagine si cercherà di analizzare alcune delle sfide educative, indagando la dimensione formativa della Teologia e riflettendo sui processi di crescita umana e cristiana, certamente senza la pretesa di risolvere tout court questioni così complesse. L’intento è quello di poter tracciare un possibile cammino in cui la parola d’ordine, per la comunità ecclesiale, è esserci: alla sequela di Gesù Cristo, stando accanto alle persone, imparando a leggere i segni di questa nostra epoca e affrontando insieme il difficile e bellissimo viaggio della vita.
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<tr><td align="right">Date:</td><td>Saturday, June 11, 2022 at 5:08:20 AM</td></tr>
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<tr><td align="right" valign="top">Message:</td><td><b>WARNING:</b> No link_id found. Likely not be connected to database.<br />Could not open database: <b>libreriacoletti</b>.</td></tr>
<tr><td align="right">Date:</td><td>Saturday, June 11, 2022 at 5:08:20 AM</td></tr>
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La crisi del liceo classico sollecita riflessioni di varia natura, in molte e diverse sedi. Dilaga una generale disaffezione per le civiltà antiche? Eppure il successo di recenti operazioni editoriali, la vivacità del dibattito, anche in rete, e altri segnali lasciano credere che il greco e il latino abbiano ancora una prospettiva. Come rendere allora il classico più appetibile senza snaturarne le ragioni e le prerogative storiche profonde? Senza puntare, soprattutto, al ribasso? Da qui una serie di proposte, anche in relazione alla dibattuta questione della riforma della seconda prova di maturità.
Manifesto che ha reso celebre in tutto il mondo don Milani e la scuola di Barbiana, "Lettera a una professoressa" ha lasciato segni profondi nella cultura e nella società, nonostante travisamenti e strumentalizzazioni. Frutto di una scrittura collettiva sostenuta da un imponente lavoro preparatorio e di cesello linguistico, questo libro-icona rivendica il diritto allo studio di fronte a una realtà scolastica che riproduceva ferocemente le diseguaglianze sociali. E ancora oggi rivolge alla classe docente il suo appassionato appello morale e civile, il rivoluzionario messaggio di un sacerdote convinto che un maestro amante del vero e del giusto può cambiare il mondo.
Questo libretto introduce i bambini a quei valori che costruiscono la loro personalità aiutandoli a rendersi consapevoli della loro unicità e potenzialità, per disporsi ad affrontare le inevitabili sfide della vita. Età di lettura: da 7 anni.
Ci troviamo dentro una vera e propria rivoluzione culturale. Immersi in una realtà "liquida" stiamo trasformando il nostro modo di vedere la realtà e i nostri rapporti. I bambini e gli adolescenti vivono come una "doppia vita" che influenza il processo di sviluppo e di individuazione: una reale dove fanno le esperienze comuni e si confrontano con il principio di realtà e una virtuale che consente altre esperienze e rapporti con se stessi e con gli altri. I "pollicini" cioè quelli che digitano solo con i pollici, altrimenti chiamati "nativi digitali", nati dalla fine degli anni Novanta in poi sono cresciuti con Internet e il nuovo modo di interagire. Comunicano, scrivono, parlano, hanno gesti e ritualità che le generazioni precedenti non conoscevano e che gli adulti di oggi, i "tardivi digitali", non comprendono. Riflettere su questi aspetti è una necessità. Perché è importante cercare di capire cosa sta accadendo a noi e ai nostri figli e interrogarci su cosa serve sapere e fare oggi dal momento che, per i nativi digitali, "on line" e "off line" non sono mondi separati e distinti come rette parallele ma realtà sovrapposte. Questo libro è pensato come una "guida" per i genitori di oggi spesso smarriti di fronte alle emergenze e ai fatti di cronaca. Essere Genitori 2.0 significa saper valorizzare le opportunità e le enormi potenzialità del mondo tecnologico ma soprattutto saperlo governare e non esserne governati. Serve anche per evitare che i nuovi "pollicini", lasciati soli da noi adulti nella scoperta di questi nuovi mondi e modi, si perdano nel bosco e si debbano arrangiare da soli ad uscirne o difendersi dai lupi. Se non ci siamo noi adulti e genitori alla guida di questo viaggio è partita persa per loro e per noi! Buon lavoro!
Genitori: potreste giurare di non essere mai intervenuti per risparmiare ai vostri figli un fallimento? Vi è mai capitato di correre a scuola la mattina per consegnare un compito dimenticato? Avete mai contestato un insegnante «colpevole» di avere assegnato un brutto voto? La risposta è quasi sicuramente sì. Non perché siete cattivi genitori, ma perché l'amore per i figli, a volte, ci rende iperprotettivi. Ci crediamo genitori responsabili, ma in realtà togliamo ai nostri figli la preziosa opportunità di fallire, o quanto meno di provare a cavarsela da soli. Jessica Lahey, forte della propria esperienza di madre e insegnante, spiega come siamo passati dal parenting all'overparenting, e ci ricorda che i figli, per diventare adulti maturi, devono imparare a essere autonomi e che devono essere felici, non farci felici. Togliere ogni ostacolo dal cammino dei nostri ragazzi non rafforza la loro autostima ma la nostra, secondo la rassicurante e deleteria equazione «figlio di successo = genitore di successo». Un libro pratico per genitori e insegnanti, e per tutti coloro che vogliono che i ragazzi di oggi diventino, domani, adulti capaci di affrontare la vita e di trovare il proprio posto nel mondo.