
Questo lavoro è il frutto di un cammino di condivisione solidale di molte persone impegnate a costruire la Chiesa in carcere e la comunità ecclesiale nelle parrocchie in cui vivono e ritornano tutte le persone toccate dai reati penali. Attraverso questo strumento si intendono suggerire discernimenti, indicazioni di azioni, percorsi e progetti personali.
Si sente oggi più che mai il bisogno di riprendere il modo di pensare di Tommaso d'Aquino, che aveva fondato il pensiero religioso e laico sull'obbligo morale per l'uomo di dare a ogni soggetto (incluso lo stesso Dio) il suum, non solo quando lo giudica secondo verità, ma anche quando pone in essere atti che devono mettere l'uomo stesso in rapporto con tale soggetto secondo giustizia. Tale ritorno, fatto allo scopo di trovare in questo modo di pensare un valido aiuto per meglio capire allo scopo di meglio risolvere i problemi reali dell'uomo di oggi, non può prescindere dalla rilettura della sua opera principale, la Summa theologiae. Questa, a tutt'oggi, non è stata ancora edita con un apparato critico completo e puntuale né la letteratura critica ha mai sufficientemente richiamato l'attenzione a leggerla secondo la metodologia e l'epistemologia aristotelica, come qui si propone. Temi del tomo 2: «Poiché si dice che l'uomo è stato creato a immagine di Dio, dopo aver parlato dell'esemplare, cioè di Dio, e di quelle cose che procedettero dalla potenza di Dio secondo la sua volontà, ora resta da indagare sulla sua immagine, cioè l'uomo, in quanto anch'esso è principio delle sue opere». Poiché, poi, si agisce in vista di un fine e i fini sono ordinati al fine ultimo, «bisogna indagare per primo intorno all'ultimo fine della vita umana [qq. 1-6] e, per secondo, intorno a quelle cose con cui l'uomo può pervenire a questo fine (mediante le virtù: qq. 6-70) o da esso deviare (mediante i vizi: qq. 71-89)». «Poi bisogna indagare intorno ai princìpi degli atti esteriori», il primo dei quali «è Dio, che muove l'uomo verso il bene, lo istruisce mediante la legge e lo aiuta mediante la grazia. Perciò, bisogna per primo parlare della legge (qq. 90-108), per secondo della grazia (qq. 109-114). Quanto alla legge, per primo bisogna indagare sulla legge in generale (qq. 90-97); per secondo, sulle sue parti»; cioè, dapprima sulla legge antica (qq. 98-105) , poi sulla legge nuova (qq. 106-108).
Quale cristologia e quale dottrina della salvezza pre-sentano il magister parigino Pietro Abelardo e l'abate benedettino, poi monaco cisterciense Guglielmo di Saint-Thierry? Sono esse utili alla cristologia e alla so-teriologia di oggi? Il libro che presentiamo tenta di ri-spondere a questa duplice domanda. L'analisi delle loro numerose opere mostra la prevalenza di una soteriologia discendente - come movimento benevolente in favore dell'uomo da parte del Dio Amore - e una cristologia forse residuale, ma di grande densità. Dalla lettura delle loro opere si prende anche il carattere cruciale della teologia trinitaria per la comprensione della dottrina della salvezza e della riflessione su Cristo. Nei capitoli finali si compie un atto di non piccola importanza: quello con cui si prova a "fare teologia" con questi esponenti della nostra tradizione teologica, perché of-frano spunti, percorsi, prospettive e orizzonti innovativi all'odierna intelligenza del mistero della salvezza.
Il volume è l'edizione, riveduta e aggiornata, del testo del 2010 e affronta in maniera accessibile e, allo stesso tempo, scientifica le principali questioni introduttive sul Pentateuco e sui Libri Storici: i problemi letterari, la paternità mosaica del Pentateuco e la storia relativa agli studi sulla sua formazione, lo status quaestionis e le attuali convinzioni sulle tradizioni del Deuteronomista e del Cronista. Nella seconda parte del manuale, si offrono sette saggi di esegesi che consentono di accedere direttamente al testo biblico: i racconti della creazione e della caduta (Gn 1-3), il Decalogo (Es 20), la festa liturgica dell'espiazione (Lv 16), lo Sema? Ysr?'?l ("Ascolta Israele", Dt 6), la nascita della monarchia (1Sam 8) e il rientro dall'esilio (Esd 9). Questo abbinamento tra introduzione ed esegesi costituisce il valore aggiunto di questo manuale, perché offre le conoscenze basilari per entrare nel mondo dell'Antico Testamento: esso nasce dall'insegnamento e si rivolge agli appassionati della Bibbia, e a tutti coloro che desiderano dissetarsi all'acqua viva della Tôrâ.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno di Studio promosso dalla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrio-nale di Milano nel febbraio 2017. L'esperienza del male è una leva che scardina l'esistenza, perché ne mette radicalmente in questione il senso. Anche i tentativi razionalistici di ricondurre ad un ordine superiore l'ineluttabilità del male falliscono nell'obiettivo di comprenderlo come il non-dovuto per l'uomo. Tenere aperta la domanda è anzitutto una questione di fedeltà alla condizione umana, da indagare con rispetto e disincanto nei meandri del suo desiderio, fin nell'abisso dei fallimenti deliberati e subiti. La testimonianza della fede cristiana non offre una su-perficiale consolazione. Anzi, per certi versi significa una radicalizzazione del tratto scandaloso del male, perché lo mette sulla scena di un dramma che coinvolge Dio stesso. L'attestazione biblica genera una storia delle dottrine che l'intelligenza teologica è chiamata a ripensare in ordine al mistero della libertà, pericolosamente sospesa alla possibilità del suo scacco, e inauditamente esposta alla sovrabbondanza della grazia.
Questo volume è la seconda edizione, riveduta e corretta, del testo "Dt 28,69-30,20: La "nuova" alleanza in Moab. Israele tra memoria ed identità" (2010). Il testo ripropone i contenuti di allora, semplicemente riorganizzati in modo più congeniale e appropriato. Questo studio si inserisce nel quadro degli approfondimenti dedicati all'identità d'Israele ed al rapporto che intercorre tra la storia, intesa nella sua realtà di scienza moderna, ed il testo biblico. Partendo proprio dalla ripresa del contesto storico in cui si inserisce il testo dell'alleanza in Moab ed al suo studio esegetico e teologico, il volume propone una possibile risposta ad entrambi i quesiti.
La tradizionale dottrina protestante sul matrimonio lo esclude dal novero dei sacramenti. L'autore di questo studio ha analizzato in quale misura i teologi protestanti contemporanei, pur senza smentire tale dottrina, attribuiscano al matrimonio connotazioni che lo avvicinano di fatto alla dignità di sacramento e quali siano i motivi che li spingono a ciò. Questa ricerca prende in esame principalmente le problematiche teologiche, mentre quelle di ordine etico vengono affrontate soltanto allo scopo di evidenziarne i presupposti teologico-dogmatici. Il campo d'indagine è limitato, sul piano "geografico", alla produzione dei teologi europei, appartenenti alle chiese evangeliche, riformate e alla chiesa anglicana. Sul piano cronologico, ai teologi che hanno prodotto studi e ricerche sul matrimonio a partire dalla seconda metà del XX secolo, quando la teologia protestante ha dedicato uno spazio sempre crescente alle problematiche della sessualità e del matrimonio, spinta dalle rapide trasformazioni della società quali il diffondersi del lavoro femminile e la cosiddetta "rivoluzione sessuale", per certi aspetti iniziata già negli anni '60 del Novecento.
Nel nostro tempo si parla poco della morte, si cerca di nasconderla e di renderla un tabù; anche la predicazione affronta questo argomento raramente e con imbarazzo. Eppure la consapevolezza del destino ultimo si riflette sul nostro agire attuale, perché ne va del senso della vita e dell'atteggiamento morale. Questo libro offre un piccolo spaccato della teologia contemporanea sull'escatologia: il primo saggio, di Walter Kasper, affronta l'argomento da una prospettiva soprattutto meditativa ed esistenziale; il secondo, di George Augustin, mette a confronto la fede cristiana nella risurrezione della carne con la dottrina della reincarnazione; l'ultimo, ancora di Kasper, evidenzia il rapporto tra liturgia ed escatologia. Un libro che invita a riflettere sulla morte per orientare da subito la nostra esistenza, illuminati dalla speranza.
Si può ancora incontrare Dio nella "società liquida"? La secolarizzazione e la scristianizzazione dell'Occidente sono segno della fine dei tempi o soltanto della fine di un'epoca e dell'inizio di un'altra? La società plurale e relativista è il nemico da combattere innalzando barriere e muri oppure può diventare l'occasione per annunciare il Vangelo in modo nuovo? La fine della civiltà cristiana e la difficoltà a trovare un comune denominatore nei "valori" e nella morale "naturale" segnano l'impossibilità di un dialogo tra credenti e non credenti o richiedono che questo sia proposto in forme nuove? Di fronte a una situazione che per certi versi assomiglia a quella degli inizi del cristianesimo, chi crede in Gesù come è chiamato a vivere? Don Julián Carrón è da dodici anni alla guida del movimento di Comunione e Liberazione. Ha avuto il compito non facile di raccogliere il testimone da don Luigi Giussani, il quale, pur non avendo inteso «fondare niente», diede vita a un movimento che come tutte le realtà nuove ha fatto e fa discutere. In questo suo primo libro-intervista dialoga con il vaticanista Andrea Tornielli, non tanto con l'obiettivo di affrontare i temi più spinosi e interni alla vita di CL e della Chiesa, che pure non mancano in questo libro con domande e risposte scomode, ma anzitutto per raccontare qual è lo sguardo del movimento sul momento storico che stiamo vivendo, per riproporre - senza linguaggi autoreferenziali o per addetti ai lavori già "fidelizzati" - quale sia il nucleo essenziale della fede cristiana. Con particolare attenzione alla dinamica con cui il cristianesimo si è comunicato e si comunica. Il dialogo schietto che il lettore troverà in queste pagine non è una biografia di don Julián Carrón e neppure un saggio sulla realtà ciellina. Rappresenta piuttosto il tentativo di porre e suscitare domande, per scoprire o riscoprire i contenuti del cristianesimo, chiedendosi se e come possano essere interessanti e nuovamente testimoniati in una società non ancora post-cristiana, ma già ben avviata a diventarlo.
Con queste meditazioni, Paolo Ricca conduce i lettori lungo un itinerario all’interno della Bibbia che tocca tappe fondamentali per la fede e la vita cristiana. Le pervade il senso dell’immenso mistero di Dio che, nella sua libertà, si abbassa e si svuota della sua divinità per raggiungere l’essere umano e rendere possibile la realtà del suo Regno.
«Perché e per chi il Regno è un “evangelo”? Lo è per i peccatori, ai quali è annunciato e donato il perdono. Lo è per i malati, molti dei quali vengono guariti. Lo è per i poveri, che vengono evangelizzati e dichiarati “beati”. Lo è per gli affamati, che vengono saziati perché il pane non solo è moltiplicato, ma viene distribuito, cioè condiviso. Il Regno è un “evangelo” per le donne, che finalmente vengono accolte nella compagnia dei discepoli di Gesù. Lo è per gli ultimi, che diventano primi, lo è per gli esclusi, che vengono inclusi. Il regno di Dio è il nostro mondo capovolto. Ecco perché i potenti della terra ne hanno tanta paura» (Paolo Ricca).
Bartolomeo I, capo spirituale di oltre 300 milioni di cristiani ortodossi in tutto il mondo e «primo tra pari» in una confederazione di quattordici Chiese ortodosse indipendenti, è patriarca ecumenico da un quarto di secolo. Nel venticinquesimo anniversario della sua elezione, questo volume ne ripercorre l'attività e l'intuizione profetica, attraverso le riflessioni di: Joseph R. Biden jr., già vicepresidente degli Stati Uniti; ppa Benedetto XVI; David Rosen, Direttore degli Affari interreligiosi del Comitato ebraico americano; Rowan Williams, direttore del Magdalene College di Cambridge e già arcivescovo di Canterbury; Al Gore jr., già vicepresidente degli Stati Uniti; Jane Goodall, messaggero di pace delle Nazioni Unite; George Stephanopoulos, caporedattore e conduttore di ABC News. Prefazione di Papa Francesco.
Il Progetto secondo annuncio, dopo il percorso sui temi «generare e lasciar partire» (2014), «errare» (2015), «vivere i legami» (2016) e «appassionarsi e compatire» (2017) affronta l’esperienza umana della fragilità e del morire, presentando alcune proposte catechistiche e pastorali attuate nelle nostre comunità ecclesiali.
Il quinto volume è un invito ad abitare con la speranza del vangelo le esperienze umane di limite e fragilità, fino all’esperienza di quel limite estremo che è il proprio morire.