
Il testo esamina il significato e la portata obbligatoria dei precetti generali della Chiesa e il loro valore pastorale. I sei capitoli sono dedicati alla valenza giuridica complessiva dei precetti, alla partecipazione eucaristica festiva, al riposo festivo, al precetto pasquale, alla santificazione del tempo penitenziale e alla sovvenzione alle necessità della Chiesa. Ogni contributo parte da una contestualizzazione e problematizzazione delle questioni legate al precetto; esamina l'origine e lo sviluppo storico del relativo ordine ecclesiale, analizza la genesi, l'ermeneutica e la sistematica della normativa vigente (cann. 1246-1248, 989, 920, 1249-1253 e 222 CIC); cerca di sviscerare l'impostazione del debito, il contenuto delle spettanze e i relativi compiti (anche istituzionali) e discende quindi agli spunti di carattere propositivo (in genere formativo-pastorale). L'interesse principale dell'analisi è legato alla dimensione di giustizia iscritta nella realtà ecclesiale e recepita nella determinazione e fissazione ecclesiastica. Una certa attenzione è prestata pure al contesto pastorale attuale e all'incremento e alla sollecitazione della pratica dei praecepta Ecclesiae.
«Siamo tutti imbarcati», dirà Pascal. Dove? Sulla Nave dei folli, risponde Hieronymus Bosch. A inseguire vanità delle vanità, dominati dalla «maledetta lupa» dell’invidia e dell’avarizia. Ci salveremo dalla perdizione e dal naufragio? Sarà la misura dell’ironia e la ragionevole fede dell’umanista Erasmo a offrirci una speranza? O soltanto la follia della fede nel Cristo deriso e crocefisso potrà riscattarci? Ma negli inverni e nei sinistri carnevali di Bruegel il Vecchio regnano unicamente la violenza e la lotta per sopravvivere, in un gioco tremendo e crudele che nessuno ormai ha la forza di trascendere.
Nel Vangelo di Marco il tema del gridare è presente, con sfumature diverse, lungo tutto l'arco della narrazione e si consolida attorno a figure ed episodi che si rivelano significativi, ricchi di fascino e attuali, soprattutto se letti in chiave comunicativa. Le numerose grida riportate dall'evangelista, pur essendo differenti per ambientazione, occasione, contenuto e scopo, accomunano diversi personaggi e descrivono una reazione che esprime un complesso inestricabile di sentimenti, spesso contrapposti. Il grido, infatti, a volte precede le parole, altre volte le veicola o addirittura le supera, ma sempre comunica uno stato d'animo, specchio di un particolare momento di vita, ed esprime il desiderio o la necessità di una relazione. Ogni grido, a prescindere dal soggetto che lo emette e dal contesto in cui è inserito, è un atto linguistico e come tale può avere interpretazioni differenti a seconda delle intenzioni con cui viene usato e delle circostanze nelle quali viene proferito. Il grido pertanto non dà solo contenuto a un atteggiamento, né descrive semplicemente un'azione, ma, uscendo dal testo, entra nell'oggi del lettore coinvolgendolo in un importante cammino ermeneutico.
Se la vita credente fosse un teatro, lo scenario odierno sarebbe dominato dalla questione «culturale» (società multi e interculturali, antropologia «culturale», cultural studies), ma siamo sicuri di sapere di cosa parliamo quando diciamo «cultura»? Su questa scena, teologia e Chiesa non vagano come personaggi in cerca d'autore: "Gaudium et spes" offre loro indicazioni di ampio respiro e direttive precise per entrare adeguatamente nella parte di chi, di fronte alle sirene del mondo, vuole imitare Orfeo, il quale non si turò le orecchie, ma, come ha scritto papa Francesco, «fece qualcos'altro: intonò una melodia più bella, che incantò le sirene».
La storia della spiritualità è costellata di episodi in cui la preghiera diventa poesia e dà accesso, anche quando rifiuta ogni coinvolgimento religioso, a una dimensione spirituale propria dell'uomo. Questo libro si propone di indagare il rapporto tra spiritualità e poesia, soprattutto contemporanea, accostando la fenomenologia della parola umana alla rivelazione cristiana del Dio-Logos e descrivendo la dinamica della scrittura e della lettura, che più volte affiora anche nella Bibbia, attraverso l'immagine ricorrente di un rotolo da dissigillare, da interpretare e persino da mangiare. Il volume si concentra infine sul tema dell'ispirazione, termine comune all'esperienza sia del poeta che del mistico. Un breve «laboratorio» è dedicato anche all'opera di Giorgio Caproni, in particolare alla raccolta "Il Franco cacciatore", segnalando l'affiorare della questione di Dio dal cuore stesso dell'atto poetico.
Nata dalle sollecitazioni della rivista americana “The Christian Century”, questa breve autobiografia di Karl Barth – tre decenni di vita e pensiero dal 1928 al 1958 – è corredata da un Prologo e un Epilogo che la inquadrano nell’insieme del percorso esistenziale e teologico dell’autore, dalla formazione all’ultimo decennio di vita, facendone un’introduzione semplice ed efficace al teologo probabilmente più significativo del secolo scorso.
Pubblichiamo questo volumetto anche come piccolo contributo alle celebrazioni barthiane del 2019: centenario della pubblicazione della prima versione del commento all’Epistola ai Romani e cinquantesimo anniversario della morte del teologo (10 dicembre 1968).
Nel 1938, la rivista americana “The Christian Century” chiese a Karl Barth (1886-1968) un resoconto dell’evoluzione del suo pensiero nel decennio appena trascorso. La richiesta fu ripetuta nel 1948 e nel 1958: ne risultò un agile e interessante autoritratto del grande teologo nella fase centrale del suo percorso. Accompagnato da un sintetico apparato critico, esso costituisce una delle fonti principali per la ricostruzione di alcuni aspetti dell’evoluzione della teologia di Barth, ma anche un documento umano e letterario di notevole interesse: dall’insegnamento universitario alla politica, senza dimenticare gli aspetti privati e familiari, le dimensioni di un’esistenza ricca di sfaccettature sono tratteggiate con piglio energico e senso dell’umorismo.
Perché sempre più persone non riescono a credere in Dio quando lo vorrebbero?
Il De patientia (La pazienza) è un’opera catechistica sulla virtù della pazienza. Tertulliano manifesta qualche simpatia per la filosofia stoica, in particolare per il pensiero di Seneca, e mette in luce lo specifico della pazienza cristiana in forza delle sue motivazioni teologiche: la pazienza di Dio e di Cristo come modello da imitare. Virtù che abbraccia tutta la vita cristiana e connota le altre virtù.
Il De corona (La corona) prende avvio da un preciso fatto storico accaduto nell’accampamento africano di Lambesi: un soldato cristiano si rifiutò di cingere la corona militare prima di ricevere il donativum degli imperatori. L’episodio sollevò all’interno della comunità cristiana un dibattito sulla liceità o meno per un cristiano di militare nell’esercito imperiale, prestando il dovuto giuramento militare.
Testo latino critico di Aemilius Kroymann
Traduzione italiana a fronte, con introduzione e note esplicative di Attilio Carpin
Tertulliano - Nacque a Cartagine verso il 160 e morì intorno al 240. Convertitosi intorno al 193 dal paganesimo al cristianesimo, fu un tenace e appassionato apologeta della verità cristiana. Nell’ultimo periodo della sua esistenza, mosso da un’esigenza rigorista, aderì alla setta eretica montanista, mostrandosi critico verso alcune posizioni della Chiesa cattolica. È il primo grande scrittore della Chiesa di lingua latina.
La comparsa sulla scena ecclesiale di Francesco, primo papa gesuita, ha portato alla ribalta, specialmente con la pubblicazione dell'Esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia, la categoria di discernimento. Benché ricorrente nella tradizione spirituale della Chiesa, tale categoria manca di una più complessiva e sistematica elaborazione teologica. Riconoscendo nell'attuale stagione ecclesiale l'occasione propizia e il doveroso compito per una riflessione approfondita e critica sul discernimento, i docenti del Seminario dell'Arcidiocesi di Milano studiano in questo volume i suoi fondamenti storici, teologici e antropologici e le sue configurazioni morali, personali ed ecclesiali.
«Perché vivete? Quale scopo date al vostro essere qui? Cosa volete da voi stessi?». In questo libro Vito Mancuso ingaggia un dialogo serrato con i suoi lettori per risalire alle sorgenti di un bisogno primordiale dell'uomo: il nostro bisogno di pensare. È da questa urgenza interiore, strettamente legata al desiderio e al sogno di una vita diversa e migliore, che Vito Mancuso ci spinge a tornare a «pensare con il cuore», senza barriere, preconcetti o tabù, e senza altro dogma che la ricerca costante del Bene. Così, nel movimento ora logico ora caotico delle nostre esistenze, questo libro diventa una guida capace di orientarci e consigliarci in quei momenti in cui siamo chiamati a scegliere se resistere strenuamente oppure arrenderci al flusso della vita, per raggiungere quella desiderata pace interiore, l'equilibrio di chi ha finalmente trovato un senso al suo essere al mondo.
La Bibbia come ci presenta la Legge? Quali tratti di originalità propone, su quale fondamento si stabilisce, a che cosa mira, che funzione svolge rispetto alla giustizia? Sono solo alcune domande a cui si cerca di rispondere in queste pagine il cui intento è quello di offrire uno sguardo su come il popolo di Israele ha elaborato la complessa questione della Legge. A questo tema la Bibbia non dedica solo un’attenzione giuridica, ma la Legge è diventata – forse paradossalmente per il lettore moderno – anche motivo di gioia e occasione per esprimere un amore profondo. È una prospettiva che suona quasi una sfida a ripercorrere l’itinerario dell’uomo biblico fino alla contemplazione.
Destinatari
Tutti
Autore
Grazia PAPOLA è una suora Orsolina di San Carlo. Insegna Pentateuco e teologia biblica presso lo Studio teologico San Zeno e l’Istituto superiore di scienze religiose San Pietro martire di Verona. Ha pubblicato L’alleanza di Moab. Studio esegetico-teologico di Dt 28,69-30,20 (PIB 2008); Deuteronomio. Introduzione traduzione e commento (San Paolo 2011); Deuteronomio (EMP 2017).
Sembra che nessun teologo oggi gradisca che il proprio teologare venga catalogato e sbrigativamente incasellato in una «scuola» sia pur «di pensiero». Tuttavia, i teologi quando parlano dei colleghi (vuoi per la location di insegnamento o per l’appartenenza a qualche istituzione/movimento oppure, nel migliore dei casi, per l’epistemologia che addotta nella sua ricerca) si rendono ben disponibili a incasellare il pensiero altrui. Al di là dei termini (scuole? corrente? filoni?...), sullo sfondo di ogni «scuola» veleggia sempre: (1) una filosofia; (2) una dialettica correlata a una filosofia/teologia più organica, preminente se non proprio monopolistica; (3) una congiuntura storico-culturale (ad es. ordini, movimenti) e/o geografica (ad es. università) che polarizza la produzione teologica magari rafforzata da esponenti di marcata personalità; (4) abilità e opportunità tecnologiche che veicolano/traducono cognizioni glocal (teologi influencer). Ma a che servono le «scuole teologiche»? Per scambiarsi idee simile e consociarsi per rafforzare le gracilità individuali? Dal Vaticano II è nato un pensiero capace di coagulare una «scuola»? Un istituto religioso o un movimento è oggi in grado di originare una «scuola teologica», oppure forma epigoni old style? Oggi di fronte alla forte pluralizzazione della teologia e dei teologi di vario «genere» moltissimi ne escono disorientati e sconcertati. In Italia come stanno le cose? Basta l’accorpamento di Facoltà (magari per aree geografiche e discipline) per creare «scuole»? O le tante (poco incisive) «associazioni» di teologi/teologhe? E che dire dei teologi vagantes, visiting… quando è già difficile anche il solo presagio di una appartenenza? Ha ancora senso oggi parlare di «scuole teologiche»?
Destinatari
* Tutti. * seminaristi, religiosi e religiose, educatori, formatori, catechisti, parroci, insegnati di religione, direttori spirituali, counselor, terapeuti
Autore
La rivista «CredereOggi» è pubblicata dalle «Edizioni Messaggero Padova» sotto la responsabilità dei Frati minori conventuali di sant’Antonio di Padova. LORENZO CAPPELLETTI - MAURIZIO GIROLAMI - DAVID KOONCE - GIANLUIGI PASQUALE - GIOVANNI SALMERI - SIMONA SEGOLONI RUTA - ALDO N. TERRIN - NICOLA TOVAGLIARI