
Nel corso del suo insegnamento presso l'Istituto Pastorale Redemptor Hominis, Sergio Lanza pubblicò sulla rivista scientifica dell'università - Lateranum alcuni articoli, qui raccolti secondo un ordine cronologico. Ciò che li accomuna è la novità dell'impostazione teologico-pastorale sottesa, l'originalità degli sviluppi di pensiero e dei modelli di azione ecclesiale proposti, la profonda unità metodologica che garantisce al discorso pastorale un procedere scientifico in grado di orientare efficacemente la prassi cristiano-ecclesiale. Anche i testi più lontani nel tempo conservano sorprendente freschezza e interesse, offrendosi come altrettanti punti fermi e contributi tuttora spendibili per la vita e la missione della Chiesa, al tempo della Nuova evangelizzazione.
"L'anima è parte della specie umana e perciò, benché separata, dal momento che mantiene la natura disposta all'unione, non può essere detta "individua substantia", cioè, ipostasi, o sostanza prima (...) Per cui non le si addice né la definizione, né il nome di persona" (Tommaso D'Aquino, Summa theologiae, I, q. 29 a. 1 ad 5). "Ho sempre stimato che queste due questioni, di Dio e dell'anima, erano le principali di quelle che devono essere dimostrate piuttosto dalle ragioni della filosofia che non della teologia" (R. Descartes, Meditazioni sulla filosofia prima nella quale è dimostrata l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima). "Ma che cosa fa, in fondo, l'intera filosofia moderna? Da Cartesio in poi - e, per la verità, più a dispetto di lui che sulla base del suo esempio - da parte di tutti i filosofi, sotto l'apparenza di una critica al concetto di soggetto e di predicato, si perpetua un attentato contro l'antico concetto di anima, - vale a dire: un attentato al presupposto fondamentale della dottrina cristiana" (F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, 54).
I concetti giuridici, per la loro giusta applicazione, hanno bisogno di approfondimento. Uno di tali concetti è quello di rappresentanza e la presente ricerca si propone di analizzarlo e offrirne una sintesi sistematica con uno sguardo particolare al diritto canonico, soprattutto alla costituzione gerarchica della Chiesa, e anche la sua collocazione nel diritto civile. Questa ricerca vuole aiutare i rappresentanti a rappresentare con responsabilità gli altri per il bene comune e delle singole persone nella società civile e per la salus animarum e il bonum Ecclesiae.
Biografia
Peter Sykora (1980) è presbitero dell’Arcidiocesi di Košice (Slovacchia) dal 2005. Dopo la Laurea magistrale in Teologia presso la Facoltà di Teologia a Košice nel 2005 e alcuni anni di attività pastorale, ha conseguito nel 2015 il Dottorato in Diritto canonico nella Pontificia Università Lateranense a Roma.
«I teologi della Pastorale accusano il Diritto canonico di non avere una agilità sufficiente e di mancare d'efficacia strumentale. Essi non dimenticano che la finalità del Diritto canonico è la salvezza delle anime. [...] Il Diritto canonico è uno strumento per la Pastorale, e [...] come tale si deve continuamente revisionare la sua fedeltà teologica ed il suo adeguamento pastorale. La costituzione sociale della Chiesa, non essendo immutabile che nelle sue linee sostanziali, rende questa revisione possibile; e le necessità cangianti della Pastorale la rendono necessaria» (Editoriale, in Concilium, 1965, n. 8).
"Ciò che Dio ha unito, l'uomo non deve separare". Questo insegnamento di Gesù sul matrimonio è stato vissuto nella chiesa dei primi secoli, che non si stancava di predicare la monogamia. Come interpretare tuttavia altre parole di Gesù ("Colui che ripudia il proprio coniuge e ne prende un altro, è adultero". "La persona divorziata che si risposa, è adultera". "Colui che sposa una persona divorziata, è adultero")?. La chiesa cattolica latina a partire dal medioevo ha creduto di dover rispondere a questo problema con il sistema dei tribunali ecclesiastici che verificano se la prima unione era davvero "ciò che Dio ha unito". La chiesa dei primi secoli invece considerava l'adulterio, nel senso in cui il termine è usato nell'evangelo, come uno dei tre peccati più gravi, ma rivendicava il potere di assolvere tutti i peccati, compreso questo. È ciò che emerge dalle testimonianze relative alla controversia novaziana, e soprattutto dal canone 8 del concilio di Nicea. Ragioni pastorali e ragioni ecumeniche sembrano rendere opportuno che la chiesa cattolica ritorni oggi alla prassi penitenziale della chiesa dei primi secoli, conservata in oriente e riscoperta da diverse chiese d'occidente.
La filosofia in età moderna spesso confonde e rimette in discussione divisioni disciplinari certo non incrollabili, ma sicuramente solide, in particolare nei confronti della teologia. I filosofi elaborano prove dell'esistenza di Dio, meditano sugli attributi divini, si interrogano sull'esistenza dei miracoli e dei demoni, discutono accanitamente di teodicea. È possibile individuare segni di un loro interesse anche a proposito della figura di Cristo? Una figura che, a motivo della relazione tra natura umana e natura divina che costitutivamente comporta, ben si presta a un discorso non esclusivamente teologico, ma filosofico, con risvolti morali ed etico-civili. E la riflessione sul cuore della struttura dogmatica del Cristianesimo (Trinità, Incarnazione, Redenzione), sulle sue articolazioni, sulla vita terrena di Gesù, in che misura interagisce poi con gli sconvolgimenti determinati dalla Riforma protestante? I saggi raccolti in questo volume cercano di recare chiarimenti e contributi interpretativi su un argomento che conferma una volta di più l'ampiezza di prospettiva della filosofia in età moderna.
In continuità con le istanze espresse dal Concilio Vaticano II e in ascolto delle sollecitazioni di Papa Francesco, i docenti della Sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale si interrogano sulla rilevanza dell'umano come luogo di incontro con Dio in Gesù Cristo, in vista del prossimo Convegno Ecclesiale di Firenze sul nuovo umanesimo. Filosofia e Teologia costituiscono vie privilegiate per la comprensione dell'umano nella misura in cui non pretendono di partire da definizioni statiche e astratte, ma interrogano l'esperienza e la storia in cui Dio stesso ha posto la sua dimora. Intenzionalità della coscienza, esercizio del discernimento, riconoscimento della presenza di Dio nelle ferite dell'umano, ascolto e interpretazione dei dialoghi di Gesù, scoperta del volto divino-umano della Chiesa costituiscono piste di riflessione per riconoscere in Gesù Cristo la pienezza dell'umano e nell'uomo l'efficacia della presenza di Gesù Cristo. Un invito a leggere in modo non ingenuo la complessità del presente e al tempo stesso una provocazione a riconoscere i segni dei tempi senza cedere a fughe collaterali o letture dimissionarie.
«Nel mistero di Israele e delle sue relazioni con la Chiesa e le nazioni ne va senz'altro e centralmente della possibilità di un corretto discernimento teologico dei segni dei tempi che stiamo vivendo».
Contributi di: Liliana Biondi: Presenza giovannea e corrispondenze numeriche nel Laudario alla Vergine di David Maria Turoldo. Ipotesi di lettura. Giovanni Carrù: Il teologo papa: fede e scienza. Alessandro Cesareo: L'elemento religioso come fattore di sviluppo letterario e linguistico all'interno del Tardoantico: un'ipotesi di approccio storiografico. Lorenzo Chiarinelli: "Di che cosa ha bisogno la Chiesa?". Il vento e il fuoco. Wiestaw Dabrowski: La figura del vescovo alla luce del commento di san Tommaso d'Aquino al Corpus Paulinum. Enrico dal Covolo: Conosci te stesso per abbracciare il mondo. Una riflessione sapienziale tra ragione e fede. Stefania Di Carlo: Clemente V: dal "Verbale del Processo dell'ultimo concistoro" alla Bolla di canonizzazione di Celestino V. Luigi Maria Epicoco: Le sfere esistenziali in Kierkegaard. Michele Giulio Masciarelli: Cristiani sul ponte di due secoli. Daniele Pinton: Il Ministero Ordinato. Analisi del Rito di Ordinazione del vescovo, dei presbiteri e dei Diaconi. Roberto Rossi: Fra le pieghe del mistero. A proposito di due studi di Giuseppe Molinari.
Il titolo del libro si lascia ispirare dal verso contenuto in una celebre lirica ("Anch'io sono una formica") del romagnolo A. V. Reali, padre cappuccino e artista a tutto tondo, nonché apprezzato biblista. "LA CREPA DELL'ESSERE", che in queste pagine vuol essere "tentata", coincide paradigmaticamente con l'apertura sul fianco del Crocifisso, culmine della rivelazione cristologica come verità di Dio, secondo il racconto del Quarto Vangelo (cfr. Gv 19,34). L'interrogazione del testo biblico, avvalendosi della preziosa convergenza fra questioni teologiche e prospettive filosofiche, permette di focalizzare con efficacia i due fuochi irriducibili della serie di analisi proposte nel libro, sotto il segno delle metafore soglia e dis-chiusura. A partire da questo riscontro inedito, sono compulsate in modo particolare le riflessioni di Giorgio Agamben e Jean-Luc Nancy, due tra i più rappresentativi pensatori del contemporaneo. Dalle loro speculazioni soglia e dis-chiusura ricavano tratti di inconfondibile originalità, mentre emerge l'intreccio danzante di una reciproca co-appartenenza: mai l'una senza l'altra, tanto fuori dal racconto quanto all'interno dell'intrigo evangelico. Attorno ad esse ruota l'insieme delle considerazioni qui suggerite ed intimamente connesse con snodi teologici attualmente assai rilevanti, tra i quali sono quantomeno da menzionare il carattere messianico dell'ospitalità; il realismo della immaginazione e la sua mediazione indispensabile nel costituirsi del riconoscimento teologale... Grazie all'ausilio fornito dagli approcci biblico e filosofico il libro si propone finalmente di istruire una prospettiva teologico-ermeneutica sul fenomeno del cristianesimo in quanto tale. Potrà in questo modo contribuire ad aprire uno spazio teologico per la progettazione dell'evento cristiano, sotto il segno dell'oscillazione figurale tra soglia e dis-chiusura, nell'oggi della post-modernità.
Il presente volume vuole esporre sinteticamente l’apporto della Patrologia allo studio della teologia nei suoi vari ambiti o trattati; per questo la materia è stata disposta in dieci capitoli che corrispondono, grosso modo, all’impianto degli studi teologici per la formazione sacerdotale, allo scopo di far conoscere a coloro che si avvicinano agli studi teologici la bellezza, il valore e l’attualità della riflessione dei Padri. Pur tenendo presenti gli esiti degli studi filologici e storico-letterari, in questo volume l’oggetto della ricerca patristica non è stato ridotto alla pura filologia o critica letteraria, perché i Padri non sono semplici autori di opere letterarie, bensì autorevoli testimoni della Tradizione; per questo si è privilegiata la matrice dottrinale, spirituale, liturgica e catechetica, che meglio si adatta e illustra le opere dei Padri. Dovendo, quindi, presentare i temi della teologia patristica, dall’esegesi alla cristologia e trinitaria, ecclesiologia, antropologia, escatologia, morale, spiritualità, liturgia, catechetica, fino alla canonistica, si è preferito fare ricorso diretto ai testi dei Padri, di cui si offrono diversi estratti in lingua italiana nelle traduzioni più diffuse. Essendo questo volume destinato a coloro che si avvicinano per la prima volta alla teologia patristica, ossia coloro che Agostino amava chiamare rudes, si è evitato di soffermarsi sulle questioni adhuc sub judice, preferendo presentare brevemente le diverse problematiche adottando le opinioni più attestate tra gli studiosi.