
L'immagine della teologia nel medioevo è ricca e variegata. Lo mostrano ampiamente e con analitica documentazione le ricerche di Jean Leclercq - lo specialista di Bernardo di Clairvaux, l'"inventore della teologia monastica" -, che qui pubblichiamo col titolo "Il pensiero che contempla". Senza dubbio in questi lunghi secoli medievali, sotto l'influsso dell'idea aristotelica di sapere, la teologia viene ideata, elaborata e insegnata come "scienza"; è però viva la persuasione che non si tratta di una scienza come le altre. "Essa è una 'scienza divina', una 'dottrina di pietà', una 'sapienza', e insegnarla è un'opera che la Chiesa esercita per la salvezza degli uomini, mediante certi suoi ministri: i dottori", dediti, con tutto l'impegno della loro vita, a "mettere al servizio della Chiesa tutte le acquisizioni dello sforzo intellettuale del loro tempo". Il teologo è chiamato doctor Ecclesiae ed è destinato a ricevere nell'eternità, come ricompensa del suo studio e del suo insegnamento, appunto l'"aureola di dottore". Ma, se il medioevo risalta e si distingue per la concezione scientifica o speculativa della teologia, non meno prosegue in esso la tradizione patristica e monastica, e Jean Leclercq lo prova delineando con acuta e brillante interpretazione la dottrina di Tommaso d'Aquino - lo "speculativo" per eccellenza - relativa alla vita contemplativa nella sua "Summa Theologiae". La sostanza e la linfa della dottrina dell'Angelico provengono largamente da Gregorio Magno.
Dalla Pentecoste di Gerusalemme al pontificato di Giovanni Paolo II, fino a raggiungere l’attualità, 2000 anni di storia cristiana per tutti. Una rassegna di momenti cristiani raccontata, nel testo e nelle tavole illustrative, attraverso i personaggi che Cristo ha interpellato col suo messaggio: dal centurione della Coorte Italica di Cesarea Marittima, che chiama Pietro a battezzarlo, alla studentessa Nakamura di Hiroshima che prima di morire per la bomba atomica chiede di ricevere il corpo di Cristo nella città carbonizzata. Il volume segue un ordine rigorosamente cronologico, sforzandosi però di non trascurare ogni utile riferimento all’attualità e di identificare analogie, somiglianze, paralleli tra personaggi e situazioni ben lontani tra loro nel tempo. E lo stile non è quello del saggio storico, ma quello invece del racconto e a volte quasi del reportage giornalistico, della cronaca. Appunto perché tutto è attualità, anche il fatto più lontano nelle date; tutto accade contemporaneamente a noi e concerne noi.
Gli autori
Domenico Agasso sr. è nato nel 1921 a Carmagnola (TO) dove tutt’ora risiede. Ha cominciato il lavoro giornalistico nel 1951 al quotidiano torinese «Il popolo nuovo» e nel 1960 è passato al settimanale mondadoriano «Epoca» a Milano. Dal 1968 al 1971 è stato caporedattore del settimanale cattolico «Famiglia Cristiana», e poi direttore dei settimanali «Epoca» e «Il nostro tempo». Nel 1978 la Casa editrice Mondadori ha pubblicato la sua Storia d’Italia in otto volumi. È autore di opere biografiche come Mi chiamerò Giovanni (Papa Giovanni XXIII) per la Mondadori; Le chiavi pesanti. Paolo VI e Giacomo Alberione, editore per Dio per l’editrice San Paolo. Domenico Agasso jr, nato nel 1979 a Carmagnola (TO), laureato in Scienze politiche, giornalista e scrittore. Lavora per il quotidiano «La Stampa» (in particolare per il portale «Vatican Insider»), e ha collaborato con «Il Sole 24 Ore» e il nostro tempo (su cui ha tenuto le rubriche “Il vostro Santo” e “Parole di vita”). Ha curato per il settimanale «Famiglia Cristiana» l’opera editoriale in tredici volumi «I Santi nella Storia. Tremila testimoni del Vangelo», ed è autore di vari libri, tra
i quali: Un profeta dell’Africa. Daniele Comboni, con una riflessione del card. Carlo Maria Martini (con Domenico Agasso sr, San Paolo); Il piombo e il silenzio. Le vittime del terrorismo in Italia (1967-2003) (con Renzo Agasso, San Paolo); Dentro la storia. Carlo Tancredi testimone di speranza (San Paolo); Il Risorgimento della Carità. Vita e opere di uomini e donne di fede (con Domenico sr e Renzo Agasso, Effatà Editrice); I Fratelli della Sacra Famiglia. Sorsi di vita (San Paolo); Fratel Luigi Bordino (Effatà Editrice). twitter@agasso_domenico
Verso la metà del IX secolo si diffuse in tutta Europa una notizia strabiliante: nella remota Galizia, all’estremo confine nord-occidentale della penisola iberica, grazie a un prodigio divino era stato rinvenuto il sepolcro dell’apostolo san Giacomo il Maggiore! Questa scoperta suscitò un incredibile entusiasmo che si rafforzò nel corso dei secoli successivi, attirando sul luogo sacro folle sempre maggiori di pellegrini, non solo del vecchio continente, ma anche dal Vicino Oriente e addirittura dall’Africa, tanto che Compostella divenne la terza meta di pellegrinaggio, dopo la Terra Santa e Roma, e sulle strade del santo cammino si formarono la storia, la cultura, la civiltà stessa dell’Europa. Andrea Conti ha ricostruito le vicende del ritrovamento della tomba e delle spoglie dell’apostolo; soprattutto ha ricostruito la genesi di un fervore collettivo che ha indirizzato nei secoli del Medioevo migliaia di pellegrini appartenenti a ogni ceto sociale verso quelli che si ritenevano i confini del mondo, con una devozione che ancora oggi non accenna a diminuire, ma che sembra rinnovarsi continuamente.
L'autore
Andrea Conti è nato e vive a Siena. Ha conseguito il magistero in Scienze Religiose nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Firenze e svolge la professione di insegnante. Studioso di storia della Chiesa, ha pubblicato La spada e la roccia. San Galgano: la storia, le leggende (Milano, 2007), scritto con Mario Arturo Iannaccone.
Le storie di Paolo di Tarso, di Agostino di Ippona, dei grandi convertiti dei secoli antichi ancora oggi riempiono di stupore. L’autore dimostra, invece, in questo volume che la voce di Cristo è ancora capace di procurarsi ascolto, di risuonare nei cuori, nonostante i pregiudizi e l’ostilità. Adolfo Retté, André Frossard, Giovanni Papini, Edith Stein, Eugenio Zolli, Sergej Kourdakov e Pietro Cavallero sono uomini del 1900. Diversi per origine, formazione e professione essi credevano di portare avanti un loro progetto di vita quando una voce potente ordinò loro di abbandonare la loro casa per avviarsi verso una terra nuova. Nel libro le loro storie.
L'autore
Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro a Roma e Vicario generale di Sua Santità Benedetto XVI per la Città del Vaticano, è autore di numerosi volumi di spiritualità, liturgia e meditazione. Predicatore profondo e ispirato, sa trasmettere il messaggio cristiano con passione e convinzione. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato, tra gli altri, Dov’è il tuo Dio? (2004), La firma di Dio (2004), Come andremo a finire? (2004), Dio è amore (2005), Non uccidere la libertà (2005), Nel buio brillano le stelle (2005), Prepara la culla: è Natale (2005), Prega e sarai felice! (2006), Via della croce e del cristiano (2007), Nelle mani di Dio (2010), Giovanni Paolo II. Nel cuore del mondo (2011), I giorni di festa (2012), l’autobiografia Dio scrive dritto (2012) con Saverio Gaeta e Ricordo di tre papi (2012).
Il volume ricostruisce, anche facendo ricorso a documentazione inedita, le vicende storiche del movimento ecumenico italiano nell'arco di un secolo. È il tempo compreso tra la Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo (1910) e la pubblicazione del Vademecum per la pastorale delle parrocchie cattoliche verso gli orientali non cattolici, firmato dalla Conferenza Episcopale Italiana (2010). Dopo decenni di silenzi e contrapposizioni polemiche, è il Concilio Vaticano II ad aprire anche in Italia una nuova stagione di rapporti tra cristiani di diverse confessioni e a favorire, pur tra le difficoltà, un dialogo reso sempre più urgente dall'arrivo di migranti da tutto il mondo. Un segmento specifico di questa apertura al dialogo riguarda l'"amicizia ebraico-cristiana", che costituisce una delle peculiarità del confronto ecumenico in Italia prima ancora della celebrazione del Concilio. I cinque capitoli del volume ripercorrono "l'affollata preistoria" di silenzi e proposte sull'unità della Chiesa nella prima metà del XX secolo, la preparazione e la celebrazione del Vaticano II, la sua ricezione, le esperienze quotidiane e le proposte di formazione per l'unità della Chiesa, le nuove frontiere dell'ecumenismo italiano. Un modo per comprendere che cosa hanno fatto e che cosa hanno scritto i cristiani in Italia al fine di superare divisioni e contrapposizioni, costruire cammini per il dialogo e per l'unità e favorire uno spirito di accoglienza. Prefazione di Valdo Bertalot.
Questa indagine ha lo scopo di inquadrare in una prospettiva storica quella che è stata chiamata la Ostpolitik vaticana, impersonata, come negoziatore, da monsignor Agostino Casaroli. Egli stesso ce ne ha lasciato un compiuto resoconto e ora è stato anche pubblicato un volume documentario tratto dalle carte del suo archivio personale. È questa certamente una fase importante della politica della Santa Sede in difesa del principio della libertà di religione, e nel caso specifico di quella cattolica, nel periodo seguente la Seconda guerra mondiale, quando essa è stata più direttamente minacciata e soffocata in quasi tutti i paesi della cosiddetta fascia cattolica dell'Europa centro-orientale (Lituania, Polonia, Slovacchia, Austria, Ungheria, Croazia e Slovenia), che merita un'attenta considerazione da parte della storiografia.
Tra le varie tematiche che generalmente vengono approfondite dagli studi sul Concilio Vaticano II, questo volume ne prende in esame una insolita, a cui il Concilio non dedica un documento apposito, ma ne attraversa molti, cioè la Vita Cristiana. L'Autore nota la preoccupante perdita di entusiasmo da parte dell'uomo contemporaneo nel seguire la dottrina cristiana, vista da molti credenti come un macchinoso insieme di regole morali da seguire faticosamente, e con questo testo intende dimostrare ai fedeli che i documenti conciliari presentano una vita cristiana bella", di qualità, in quanto l'iniziativa di fare del bene non è del cristiano ma direttamente di Dio. "
Evdokimov, facendo riferimento alle grandi figure laicali nella Chiesa come Nicola Cabasilas (XIV secolo), sviluppa il concetto del sacerdozio dei laici secondo la tradizione Orientale: "Come non esiste la separazione alcuna in Chiesa docente e discente, ma è la Chiesa totale che ammaestra la Chiesa, così pure è in tutto il suo insegnamento che l'evangelo si rivolge a tutti e a ciascuno... Il laicato costituisce dunque esattamente lo stato del monachesimo interiorizzato. La sua sapienza consiste essenzialmente nell'assumere, pur vivendo nel mondo e forse soprattutto a causa di questa vocazione, il massimalismo escatologico dei monaci, la loro attesa gioiosa e impaziente della Parusia". Il laico è chiamato ad una incessante testimonianza evangelizzatrice ed esprime nella sua persona il mistero della Chiesa nella sua relazione al mondo. L'esperienza monastico-mistica, infatti, non deve essere fine a se stessa ma deve essere testimoniata al mondo. Anzi, il ruolo del laico è più che di un testimone; è simile a quello del Precursore - come Giovanni Battista che "non è ... un testimone del regno, ma è già il luogo in cui il mondo è vinto e in cui il regno è presente. Non è soltanto una voce che l'annunzia, è la sua voce", così pure il laico è colui che con tutta la sua vita, con ciò che è già presente in lui, annuncia Colui che viene. Il volume riporta il testo di una conferenza che l'autore tenne nel 1963, in occasione del primo millennio dalla fondazione del Monte Athos.
Dall'autore de 'I nuovi Unni', la ricostruzione dell'appello rivolto a Paolo VI nel 1971 da 57 esponenti del mondo culturale inglese per salvare la Messa Tridentina. In questo suo ultimo lavoro l'Autore mette in luce un episodio poco noto nel mondo cattolico italiano e legato alla tradizione liturgica della Chiesa. Si tratta dell'appello rivolto a Paolo VI per salvare la Messa Tridentina sottoscritto il 6 luglio 1971 da 57 esponenti del mondo culturale inglese, tra i quali la nota scrittrice Agatha Christie, il cui nome è stato successivamente associato all'indulto concesso dallo stesso Pontefice.
Il volume racconta il confronto tra la politica costantiniana, la tradizione imperiale romana e le grandi tradizioni religiose mediterranee. Nel tessuto della città antica a lungo le appartenenze religiose si erano sovrapposte e intrecciate, con scambi fecondi e convergenze inattese. Vi prendevano parte piena anche i fedeli cristiani, sempre più numerosi. Quando sancì la pace religiosa, Costantino scelse il Dio cristiano come protettore dell'impero e garante della coesione sociale. Non volle sottomettergli a forza gli altri culti e fedi poiché pensava che nella concordia e nel tempo tutti si sarebbero convinti della sua verità. Governò i culti tramite la legge e cercò netti confini nella dottrina e nella pratica tra le diverse comunità religiose. Il suo progetto fu in parte assecondato e in parte contrastato da cristiani, pagani ed ebrei. Del precario equilibrio di antico e di nuovo realizzato in quei decenni restano testimonianze evidenti nelle immagini auliche e di uso comune negli interventi urbanistici e architettonici dell'imperatore a Roma, Costantinopoli e Gerusalemme. Il mondo costantiniano durò poche generazioni. L'esigenza delle autorità cristiane di definire in modo certo l'appartenenza dei fedeli, la loro volontà di affermare la propria libertà dal rapporto imperiale e la mancanza di imperatori della levatura politica e culturale di Costantino, in grado di governare la complessità religiosa, ne causarono la fine.
Il tema dei rapporti tra Santa Sede e Società delle Nazioni è qui presentato per la prima volta in tutta la sua complessità, sulla base dei materiali dell'Archivio Segreto Vaticano e di una folta letteratura secondaria. Istituzione laica per eccellenza, la Società è stata concepita ed ha mosso i suoi primi passi su un piano di indifferenza, se non di ostilità, nei confronti delle tematiche religiose. Solo nel corso degli anni Venti, per l'apporto di molti attivisti e pacifisti cattolici e laici, si intensificò il confronto sui numerosi terreni di interesse comune: l'azione di contenimento e di preservazione da futuri conflitti, gli interventi umanitari, la tutela degli Stati più deboli. Dalla documentazione, certamente lacunosa, emerge una pluralità di attori - nunzi, organizzazioni internazionaliste, in certi casi anche singoli laici -: essi determinarono i presupposti per cui Benedetto XV e Pio XI presero in seria considerazione l'eventualità di un rapporto stabile e regolato con la Società delle Nazioni. Il brusco mutamento del contesto internazionale alla fine degli anni Venti segnò il rapido deterioramento di queste prospettive; ma il "nuovo internazionalismo cattolico", se per il ventennio in esame appare minoritario e destinato a soccombere nel crescente clima di aggressività ed autoritarismo, costituì un fermento vitale e gravido di conseguenze per il futuro.