
Il bisogno di verità e di autenticità poggia su tre piedi: sul ricordo dettagliato del passato, sullo sguardo nostalgico e non critico rivolto al presente e, soprattutto, sulla ricerca della Montagna che si nasconde dietro a quanto il passato mostra e si perde in quanto il presente manifesta. È la Montagna che trascende la storia, le immagini, le impressioni, le misure e i criteri umani. È ciò che senti ma fai fatica a esprimere, percepisci ma non comprendi. È la Montagna che devi tuttavia salire. È la Montagna "in cui Dio si è compiaciuto di abitare", la Montagna "in cui il Signore dimorerà per sempre" (Sal 67,16).
Liberi per amare. Questa affermazione esprime bene il profondo desiderio che si nasconde in ogni esistenza umana: desideriamo amare e in questo la libertà costituisce un requisito fondamentale. Noi cristiani abbiamo creduto all'amore e lo abbiamo seguito (1Gv 4,16). Il primo entusiasmo della nostra risposta richiede successivamente di chiarire in quale amore abbiamo creduto e come questo si esprime nella vita. È qui che la visione antropologico-morale diviene fondamentale per potersi confrontare sia con le proprie azioni sia con quelle istituzionali. Riconosciamo che la vita umana nasce da una vocazione all'amore e come tale è chiamata a maturare nel tempo come vocazione "per amare". L'evento personale dell'incontro con Cristo apre la porta alla sua sequela, possibile solo da un legame d'amore che configura un rapporto interpersonale unico. Così le relazioni personali trovano un nuovo orizzonte capace di dare un senso profondo alla vita. Questo è il contesto in cui i consigli evangelici sono stati affrontati.
Il cristianesimo è l'incontro personale con Gesù, una relazione che cambia radicalmente la vita perché è la scoperta del nuovo, del bello, dell'inaudito. Tutta la vita di Gesù trascorre nella continua adesione alla volontà del Padre; fino alla fine, quando vive e dimostra nella sua realtà umana la pienezza della sua realtà divina. Queste pagine ripercorrono l'avventura del figlio di Maria che si manifesta quale vero Figlio del Padre e che, in lui, vuole fare di noi degli autentici figli. Un percorso letto attraverso l'afflato di Don Bosco che, ancora oggi, guarda ai giovani, affinché prendano coscienza della loro alta vocazione.
Dio ci parla attraverso la sua Parola, per mezzo della natura, degli eventi o tramite le persone. Ma non riusciamo a comprendere le sue parole se non siamo capaci a farle echeggiare nella nostra intimità. Tutto diventa Parola, invece, se impariamo a leggere la nostra parabola personale. Le parabole contenute in questo volume sono storie che l'autore ha ascoltato negli anni del suo primo incontro con la fede, quelli dell'adolescenza, e poi ha trasformato, arricchendole con riflessioni, digressioni e dialoghi, in veri e propri racconti, a corredo dei quali propone agili approfondimenti esistenziali, esegetici e spirituali che accompagnano il lettore nella meditazione. Come tutte le parabole, anche quelle qui proposte possono essere raccontate ai bambini e ai ragazzi, ma sono scritte fondamentalmente per i grandi e per grandi(re), cioè per diventare grandi, per apprendere l'arte di osservare la realtà nelle sembianze di una fiaba.
L’amore ci fa sognare e l’amore ci fa vivere dei veri incubi. Dove passa la differenza? È solo questione di fortuna? Oppure ci sono alcuni accorgimenti che fanno sì che il sogno di un amore possa diventare realtà? Questo libro propone sei pilastri per dare fondamenta all’amore. Pilastri che sono piste di lavoro con esercizi pratici per singoli e gruppi affinché ogni parola d’amore diventi carne.
Vivere è un mestiere che impariamo mentre si esercita. Il mestiere pare spesso un mistero dove si fatica a trovare il bandolo della matassa. Una parabola potrebbe aiutare a vedere il tutto nel frammento. Un racconto può fungere da specchio per rivedere il proprio volto e ridisegnare il proprio cammino. Le quindici parabole commentate in questo libro fungono da bussola nel mare della vita. Sono mappe, per adulti e giovani, per ritrovarsi e trovare la strada verso il nascondiglio della gioia di vivere.
La ricerca del senso è la motivazione umana fondamentale, è la questione essenziale. L'essere umano «non vive del solo pane del fattibile, ma vive invece da uomo, e, proprio nella configurazione più tipica della sua umanità, vive di parola, di amore, di senso della realtà. Il senso delle cose è davvero il pane di cui l'uomo si sostenta, di cui alimenta il nucleo più centrale della sua umanità. Senza la parola, senza il senso, senza l'amore, l'uomo viene messo in condizione di non poter più nemmeno vivere, quand'anche fosse circondato in sovrabbondanza di tutti i conforts terreni immaginabili. La totalità di un senso reale di tutta l'esistenza può essere raggiunta solo mediante un impegno totale di tale esistenza in tutte le sue dimensioni» (Joseph Ratzinger).
l autore si propone di indicare nella sua opera le vie per effettuare una ricerca nell azione evangelizzatrice della chiesa nella pastorale della spiritualita. L'autore di questo libro espr ime l'urgenza che tra i setto ri dell'azione evangelizzatri ce della chiesa venga inserita la pastorale della spiritualita". E' questo un set tore gia presente nell'azione concreta della chiesa, ma non ancora nella riflessione teologico -pastorale come tale. Egli si propone di indicare nella sua opera le vie per effettuare questa ricerca al momento di entrare nel nuovo millennio. Romano guardini ha s critto: "chiunque giudichi..... Si rendera conto che in materia di pastorale si e`conclusa un'epoca... Se sono esatti i pronostici che si possono fare, l'azione pastorale nel fut uro si limitera, in un modo fino ad oggi sconosciuto, al campo religioso propriamente dett"
Il libro vuole essere un'iniziazione alla preghiera cristiana di orientamento contemplativo, per ogni tipo di persone.
“Noi possiamo solo rannicchiarci nel grembo di Dio
e ringraziarlo per la grazia di dimorarvi”.
In manus tuas, Domine...
La sofferenza non ha valore in sé:
apre una falla in tutte le relazioni
e innanzitutto all’interno di se stessi.
Nei confronti della sofferenza
Dio non chiama al compiacimento
ma alla resistenza.
Il dolore degli uomini è sempre una prova
per la loro immagine di Dio.
“Quello che Bruno Chenu dice di Dio attraversa con forza alcune delle grandi opposizioni in cui si smarriscono, a proposito di Dio, molti spiriti contemporanei. Trascende queste opposizioni irrigiditesi in contraddizioni, fa vedere come il Dio manifestatosi in Gesù Cristo è oltre queste controversie, come può essere potente senza crudeltà, più lontano delle nostre lontananze pur essendo vicino, e così via. E lo dice con sobrietà, com’è opportuno sull’orlo dell’estremo”.
(dalla “Prefazione” di Maurice Bellet)
Bruno Chenu è morto a sessant’anni il 23 maggio 2003, neanche due mesi dopo aver steso questo testo a partire dalla propria esperienza della malattia. Religioso assunzionista, era stato professore di teologia all’Institut catholique di Lione, caporedattore per la religione del quotidiano La Croix e copresidente del Gruppo di Dombes. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Tracce del volto. Dalla parola allo sguardo.