
Ogni epoca, con le sue culture, ha segnato semanticamente la parola "tristezza", è interessante perciò vedere se le tante sfumature di senso contengono tratti comuni. Molti uomini di pensiero (storici, filosofi, teologi, antropologi, psicologi, sociologi) hanno dedicato e dedicano molte pagine allo studio della tristezza nel loro specifico ambito di ricerca. Guidati dalla loro precomprensione della realtà hanno cercato di comprenderne la natura, per cogliere le varie forme con cui si manifesta, per capirne le ragioni e i rimedi. Anche quando si afferma di disinteressarsi di essa, non si può far a meno di coglierne la presenza in molte esistenze, come ebbe a scrivere Montaigne nei suoi Essais.
Enzo Bianchi dedica questo volume della serie "Se questa vita ha un senso" alla tristezza. Vi è una tristezza buona, cioè quell'afflizione che consiste nella sofferenza per la propria lontananza da Dio e che può condurre fino alla compunzione, al sentire il proprio cuore trafitto da Dio stesso che ci invita a ritornare a lui. Il vizio di cui ci occupiamo è invece quella tristezza che non è secondo Dio, ossia quell'ombra che ci abita, ci paralizza e ci deprime, spegnendo poco per volta in noi la voglia di vivere. Il segno da cui si riconosce tale tristezza è l'incapacità di piangere: solo grazie al dono delle lacrime possiamo infatti sperimentare la tristezza quale giusta sofferenza per i nostri peccati.
Questa raccolta di brani di L. Bloy vuole introdurre - anche se solo con frammenti sparsi - ad alcuni aspetti essenziali del suo pensiero e della sua spiritualità. I brani sono ordinati per temi nell'ordine alfabetico. L'antologia diventa così un piccolo "dizionario" del pensiero di Bloy. Fra i tanti temi, appaiono centrali quelli della sofferenza e della povertà. Essi sono per Bloy lo stemma stesso del cristiano: la sua croce e la sua corona di gloria. La sofferenza porta alla luce ciò che è sepolto dentro di noi e lo fa vivere.
«La tristezza è un inquilino dannoso, un confidente funesto, un anticipatore dello sradicamento, nostalgia della famiglia, un compagno dell’angoscia, un congiunto dell’accidia, un lamento esasperante, ricordo delle offese, oscuramento dell’anima, umiliazione morale, prudente ebbrezza, antidoto ipnotico, appannamento delle forme, un verme della carne, afflizione dei pensieri, prigione di un popolo».
Evagrio Pontico
L'autore Adalberto Piovano, monaco benedettino del monastero della SS.Trinità a Dumenza (VA), ha conseguito i suoi studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma e ottenendo la licenza in Scienze Ecclesiastiche Orientali (Teologia dogmaticopatristica). Ha pubblicato su opere collettive e su riviste vari contributi e saggi soprattutto sul monachesimo e sulla spiritualità russa. Ha curato circa trecento voci su santi russi nei due volumi Bibliotheca Sanctorum Orientalium (Città Nuova). Con le Edizioni San Paolo sono in corso di pubblicazione i volumi della serie “Pensieri malvagi”.
"Il trionfo dell'umiltà" è per Teresa, "la rosa colta tra le spine", la vittoria sull'umiliazione inflittale da Léo Taxil, trionfo icasticamente rappresentato dal gesto paolino di deporre sul letame la lettera della fantomatica Diana Vaughan che aveva forse suscitato anche nel Carmelo qualche mondana speranza di trionfo della fede sulle pompe del demonio. "Il trionfo dell'umiltà" è la lettera scritta da Teresa alla priora faticosamente rieletta in cui l'agnellino, messaggero divino, confida a Madre Maria di Gonzaga il desiderio di Gesù che ella vinca con l'umiltà l'umiliazione patita trasformandola in forza propulsiva nell'ancora lungo cammino verso il Cielo e la Santità. "Trionfo dell'umiltà" in Teresa è tutto questo, tutto ciò che Annalisa Bonadonna ha raccolto in questo volumetto comodo e prezioso nell'accompagnare anche noi, lettori e amici della Santa di Lisieux, alla decisione di scegliere sempre "l'umile amore" trionfatore." (Dall'Introduzione di P. Giacomo Gubert ocd)
Monsignor Cognata impersona il segreto divino dell'Oblazione. Questo libretto ha lo scopo di fissare, in questo aspetto fondamentale, la lunga travagliata esistenza di questa fulgida figura salesiana.
Il volumetto offre un'agile presentazione del Concilio Vaticano II. La suddivisione in 31 capitoletti consente una lettura e una riflessione giornaliera sui grandi temi conciliari. Grazie al contesto pastorale in cui sono nati, i testi sono utili anche per la celebrazione di un originale "mese mariano", illuminato dalla prospettiva con cui il Vaticano II ha dialogato sulla figura della Madonna.
A Trento via Prepositura è vicina alla Basilica di Santa Maria Maggiore, quella del Concilio della controriforma: lì è nata, nel 1920, col nome di Silvia Lubich, quella che sarebbe diventata l'amatissima Chiara, fondatrice del movimento dei Focolari diffuso in tutto il mondo. La giovane Chiara non abitava più lì quando, nel settembre 1943, caddero le bombe alleate che miravano alla ferrovia e massacrarono trecento persone inermi. Ma proprio quelle bombe, quell'assurdo scenario di morte spinsero la giovane maestra trentina a diventare una rivoluzionaria dell'amore. Tre mesi dopo quel bombardamento, il 7 dicembre 1943, Chiara sarebbe salita al seminario dei fratini Cappuccini, alla Cervara, per consacrarsi a Dio. Nel ritorno a casa avrebbe comprato in piazza Fiera tre garofani rossi, rari a trovarsi in un inverno di guerra.Un giornalista di razza, Franco de Battaglia, ricostruisce la mappa geografica e l'itinerario esistenziale e spirituale di una delle figure più importanti del mondo cattolico del Novecento, e del primo nucleo del suo straordinario movimento.
Hanno ancora senso i Dieci Comandamenti nella società attuale? Per rispondere a questa domanda, l'autrice incontra dieci persone - molto diverse per formazione, professione, interessi - e dalle loro conversazioni su ogni singolo precetto emergono dieci originali significati del decalogo. Ed ecco la sorpresa: i Comandamenti, vecchi di tremila anni, sono ancora giovanissimi e attuali, addirittura necessari e urgenti. Sono "leggi naturali" a cui si rifanno le persone in maniera ovvia, e che travolgono la logica del mondo grazie alla loro apparente semplicità e chiarezza. Aiutano chi è disorientato, diventano riferimenti per un nuovo umanesimo. Tutti gli interpreti, indipendentemente dal loro credo, provano gusto ad andare oltre il significato scontato di ciascun precetto, e indicano nei dieci comandi, da riscoprire nella loro forza, una bussola ancora oggi necessaria. Conversazioni con: Abdullah Tchina, Giampiero Massolo, Maurizio Colasanti, Nando dalla Chiesa, Mario Furlan, Paolo Gulisano, Paolo Ricci, Susanna Parigi, Samuele Pinna, Enzo Favoino. Postfazione di Elena Lea Bartolini De Angeli.
Autore:
Tagore Robindronath
(1861-1941). Premio Nobel per la letteratura nel 1913, è il più grande e geniale scrittore bengalese e uno dei più grandi del mondo. Tagore l’irripetibile frutto di una Calcutta cosmopolita, vero crogiuolo di rivoluzioni linguistiche, politiche, sociali e religiose.
Target:
Per tutti.
Contenuti:
«Più l'uomo si impegna nella fatica, nella politica, nelle attività sociali,
più rende visibile il suo intimo invisibile e cammina verso il futuro.
La capacità di esprimere se stessi si chiama libertà.
Le tenebre non sono libertà, come non è libertà l'invisibilità,
che è l'ostacolo più terribile da affrontare,
per superare il quale è necessario l'entusiastico fervore
del germoglio dentro il seme, del fiore dentro il boccio».
Per la prima volta in italiano, direttamente dalla lingua bengali, sono qui presentate 31 meditazioni tenute dal Premio Nobel bengalese Tagore agli alunni e agli insegnanti di Santiniketon, tra il 1911 e il 1914.
Poeta, pedagogo, musicista, filosofo, compositore, drammaturgo, promotore sociale, pittore, in Tagore la crescita umana, religiosa e letteraria seguirono un percorso parallelo e molto personale, in cui la poesia è quasi la registrazione dell’esperienza religiosa.
Questo volume, leggibile indipendentemente dai precedenti, è intitolato Il tremendo gioco della gioia in riferimento ai passaggi conclusivi della meditazione tagoriana sul Bello.
Una tredicina per chiedere l’intercessione del santo più amato, meditando sulle beatitudini pronunciate da Gesù e incarnate da sant’Antonio. Un sussidio agile e intenso per pregare con le parole di Antonio, e riflettere con la meditazione di papa Francesco sulle beatitudini.
Destinatari
Devoti di sant'Antonio.
Autore
CARLO VECCHIATO ofm, nato a Fiumicello di Campodarsego (1944), ordinato sarcedote nel marzo 1970, è stato segretario generale e procuratore dell'Ordine fino al 2007. Attualmente risiede presso il Convento dei santuari antoniani di Camposampiero.