
In queste pagine Lehmann fa oggetto del suo meditare la forza vivificante dell'annuncio della croce e della risurrezione di Gesù Cristo. Per evitare risposte affrettate affronta dapprima il problema angustiante del senso che è possibile dare alla passione di Gesù e al dolore umano. Propone poi una intensa riflessione che si apre alla speranza e vuole aiutare a comprendere - ma anche a celebrare - il superamento della morte nella visione della risurrezione di Cristo e alla luce degli incontri pasquali con il Risorto.
Acute riflessioni che invitano ad affrontare le difficolta quotidiane con serenita e amore
l autore si propone di indicare nella sua opera le vie per effettuare una ricerca nell azione evangelizzatrice della chiesa nella pastorale della spiritualita. L'autore di questo libro espr ime l'urgenza che tra i setto ri dell'azione evangelizzatri ce della chiesa venga inserita la pastorale della spiritualita". E' questo un set tore gia presente nell'azione concreta della chiesa, ma non ancora nella riflessione teologico -pastorale come tale. Egli si propone di indicare nella sua opera le vie per effettuare questa ricerca al momento di entrare nel nuovo millennio. Romano guardini ha s critto: "chiunque giudichi..... Si rendera conto che in materia di pastorale si e`conclusa un'epoca... Se sono esatti i pronostici che si possono fare, l'azione pastorale nel fut uro si limitera, in un modo fino ad oggi sconosciuto, al campo religioso propriamente dett"
Lo sviluppo e i disturbi della crescita, la differenziazione sessuale e i modelli dell'amore: ecco alcuni temi di questo sussidio offerto a tutti gli operatori pastorali. L'autore, entrato nella compa gnia di gesu`a soli venti anni, ha frequentato medicina e si e`laureato in psicologia alla sapienza di roma. In questo studio mette a disposizione la sua esperienza pratica e teorica per creare uno strumento di sussidio alla pastora
“Insegnare ai figli la virtù
e la conoscenza di Dio
spetta ai padri,
dare ai figli la sapienza
spetta invece al Signore”.
Seconda edizione
interamente rifatta e ampliata.
Lavoro di uno specialista estremamente competente, ma anche opera di un uomo di fede profonda e di assidua preghiera, questo saggio sulla paternità spirituale nel pensiero di Evagrio Pontico ci porta a cogliere il senso autentico di ogni paternità: dare la vita, offrire a un altro lo spazio perché sia se stesso, nella libertà. E senso della vera figliolanza è la libera accoglienza di se stesso come essere-in-relazione. Questo lucido esame delle fonti del monachesimo orientale ci aiuta a scoprire le radici dei nostri attuali malesseri occidentali, ma ci indica anche la direzione per uscirne: non limitarsi al rimpianto o allo studio, ma impegnarsi a vivere con umiltà e serietà.
Gabriel Bunge, eremita di grande discernimento spirituale, profondo conoscitore di Evagrio e dei padri del deserto, ma soprattutto uomo di intensa preghiera, vive in un eremo nel Canton Ticino. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Akedia, il male oscuro, Vasi di argilla e Vino dei draghi e pane degli angeli.
La prassi della paternità spirituale è il terreno in cui le Chiese misurano l’unità che già sperimentano nella costante preoccupazione della trasmissione della vita di fede come il bene più prezioso, che ha bisogno di padri e madri spirituali che con fedeltà e intelligenza, con pazienza e misericordia sappiano farsi interpreti della paternità di Dio come Gesù Cristo l’ha narrata nella sua vita tra gli uomini.
Il presente volume raccoglie gli Atti del XVI Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa, che ha visto cristiani d’oriente e d’occidente considerare l’evoluzione del rapporto di paternità spirituale.
Contributi di: N. Abou Mrad, A. Arjakovsky, E. Bianchi, P. Chondzinskij, G. Chrysostomou, O. Delouis, D. Gavalas, G. Gluchova, S. Joantă, G. D. Martzelos, N. Kauchtschischwili, A. Peckstadt, D. Perović, G. M. Prochorov, N. Ju. Suchova, M. Van Parys, S. Yangazoglou.
Molte volte le paure ci tolgono la voglia di vivere e gettano ombre sulla gioia e sulla pace interiore. Il futuro si presenta ai nostri occhi come una nuvola nera e temiamo che il domani ci trovi soli, abbandonati, malati o che capiti qualcosa ai nostri cari. La potenza di Dio è infinita, Egli può tutto, noi però dobbiamo intraprendere un cammino spirituale per imparare a utilizzare le risorse che Dio ci offre per proteggerci.
Ogni giorno l'autore propone pochi versetti del Vangelo insieme con brevissimi spunti di riflessione per aiutare il lettore a lasciare dimorare Dio nella propria vita.
È la biografia di Pavel Evdokimov, uno scrittore nato in una famiglia dell’aristocrazia russa al tempo dell’ultimo zar. Costretto a lasciare il suo Paese dopo la Rivoluzione russa del 1917, lavora come cuoco a Istanbul e come operaio in una fabbrica a Parigi per mantenersi gli studi. Profondamente innamorato della ricchezza spirituale della Chiesa ortodossa, si è impegnato presto nel movimento ecumenico: «Più si è consapevolmente ortodossi, protestanti, cattolici più si è ecumenici», diceva. Sposato, e con due figli, ha insegnato teologia per vent’anni, ma l’impegno principale di tutta la sua vita è stata l’attività sociale, la direzione di un centro di accoglienza per rifugiati come lui, che non dimenticava mai di esserlo. Scrittore di molti libri di teologia e di spiritualità, ha cercato di essere «ponte» tra la Chiesa ortodossa d’Oriente e la Chiesa cattolica d’Occidente. È stato uno dei pochi osservatori non cattolici invitati al Concilio Vaticano II, dove ha avuto una certa influenza in alcuni passaggi della Costituzione dogmatica sulla Chiesa e il mondo contemporaneo. Molti anni dopo la sua morte la lettura del suo libro La donna e la salvezza del mondo, ha ispirato a Giovanni Paolo
II non poche riflessioni della Mulieris dignitatem. Sensibile al concetto di bellezza, scrisse La teologia della bellezza, uno dei suoi libri più famosi tradotti anche in italiano e pubblicato dalle Edizioni Paoline.
l’AUTRICE
Flaminia Morandi, laureata in Lettere Moderne, dottorato in Teologia della Missione, docente universitaria, scrittrice, sceneggiatrice, autrice di programmi radiofonici e televisivi;
tra cui una serie di documentari sui movimenti ecclesiali italiani per Sat 2000. Ha pubblicato numerosi libri tra romanzi e saggi; tra gli ultimi, per l’editrice La Scuola, il libro-intervista su Ernesto Olivero, Pace (2007); e per le Edizioni Odoya, La via dell’inferno. Il progetto cattolico nella storia della
televisione italiana. Per le Paoline ha pubblicato: San Benedetto. Una luce per l’Europa (2009), Olivier Clément. Profeta dell’unità (2011).
Segnato dalla velocità, dalla fretta, dalla concitazione dei gesti, dal rapido susseguirsi degli eventi, il nostro sembra essere un tempo inospitale per la pratica della pazienza. Eppure tutta la vicenda umana è un lento esercizio di pazienza, come quello dell'uomo per costruire, del bambino per crescere, degli amanti per incontrarsi, dei vecchi per morire, della natura per dare frutto, della parola per prendere forma. Forse allora, nell'età dell'impazienza, da qualità della durata la pazienza può trasformarsi in qualità morale alla quale si può dare il nome di "cura": verso l'altro, verso le cose, verso se stessi.
La vita del cristiano è compresa fra due attese: quella di Gesù, dono di Dio nella storia dell'uomo; e quella di Cristo, dono di Dio che conclude la storia dell'uomo. Potremmo dire che la vita del cristiano è compresa fra Gesù e Cristo, fra il Gesù "atteso dalle genti" che "nasce a Betlemme" e il Cristo che torna alle soglie degli ultimi tempi, come giudice. L'attesa ha una caratteristica propria, che non è in nessun modo eliminabile e che, anzi, è da sempre centrale nella vita spirituale e morale del cristiano: questa caratteristica, spesso dimenticata, soprattutto nel tempo attuale che vive di corsa, è la pazienza. La pazienza di Dio, che attende il ritorno dell'uomo; la pazienza dell'uomo, che deve accettare per sé i ritmi di Dio, che hanno talvolta la lentezza saggia di Colui che è eterno. La pazienza è, dunque, elemento che dobbiamo riscoprire: pazienza che attende e che non si scoraggia quando il bene sembra faticare a giungere; pazienza però che non è remissività, ma atto di coraggio che appartiene a tutti noi che viviamo nel tempo "di mezzo-, tra la prima e la seconda venuta.
Nei Vangeli l'immagine del contadino evoca con efficacia alcune fondamentali qualità del cristiano e della sua testimonianza nella storia. Attraverso di esse si realizza la fedeltà dei credenti alla logica singolare di Dio e del suo Regno. La metafora del contadino esprime anzitutto la fiducia insita nel gesto di chi semina con generosità e senza calcolo: dalla piccolezza del seme verrà in futuro la copiosità del raccolto. Così è della parola di Dio, il cui annuncio, inerme e povero, a suo tempo darà infallibilmente frutto. Ma questo prodigio avviene nel segreto della terra, durante il tempo invernale, quando al contadino, forzatamente inoperoso, è chiesta la confidente pazienza dell'attesa: il seme del Regno cresce nella storia grazie alla potenza di Dio, che resta nascosta. Questa consapevolezza libera il cristiano dalla presunzione, e dall'affanno, di far dipendere il destino del Vangelo dalle proprie capacità. Tale visione di fondo, non del tutto ovvia, ispira questo libro di Bruno Maggioni, offrendo sagge "note di cristianesimo per questo tempo di cristiani frettolosi e ansiosi di vedere, tesi a molti progetti e impazienti verifiche, ma poco capaci di attesa". Il discepolo invece si fida di Dio.