
Vuoi acquistare una Bibbia e non sai come orientarti in mezzo a tante proposte? Ecco le caratteristiche della Sacra Bibbia - "La via della pace", nella nuova traduzione CEI: grande leggibilità per l'uso di un carattere tipografico grande, che consente di essere consultata a lungo senza tuttavia affaticarsi nella lettura; introduzioni, note e commenti che utilizzano un linguaggio semplice, pur assicurando qualità e spessore di contenuto, che risponde alle esigenze di ogni lettore; impostazione grafica, con illustrazioni a colori e stampa su carta bianca, che assicura facilità di consultazione e grande chiarezza; prezzo contenuto che consente a tutti di gustare la ricchezza del testo biblico. Questi punti di forza rendono La Sacra Bibbia - "La via della pace" adatta ai credenti di tutte le età, agli studiosi e a coloro che sono estranei al linguaggio biblico, alle persone desiderose di approfondire il significato dei Testi Sacri, ai gruppi di preghiera.
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L'Apocalisse di San Giovanni è uno dei testi tradizionali più rappresentativi della tradizione occidentale, ma anche fra quelli di più ardua comprensione. L'autore, trascurando volutamente le interpretazioni convezionali e le facili profezie, esamina la ricca messe di simboli cogliendo sorprendenti analogie non solo con gli scritti canonici dell'Antico e del Nuovo Testamento, ma anche con testi sacri dell'Islam (Corano) e del Giudaismo (Zohar), con testi apocrifi (Libri di Enoch, Apocalisse di Elia) e gnostici (Pistis Sophia). Prendendo spunto dalla teoria dei cicli cosmici (i Manvantara della tradizione indù e i quattro Yuga o età del mondo), l'autore prospetta una visione cosmogonica ed escatologica del mondo.
Secondo l'autore di questo commentario ognuno dei quattro Vangeli ha un contributo da dare alla nostra conoscenza di Gesù. Quali sono le caratteristiche della sua versione del vangelo? È un Vangelo per il popolo "giudaico" ma è anche un Vangelo per "tutte le nazioni". Matteo presenta Gesù come il vero Messia giudaico, il Salvatore il promesso Re, contrapponendolo all'indegno Erode; ma lo presenta pure come il Re e Salvatore di tutti i popoli e di tutte le nazioni. La visita dei dignitari stranieri, i magi, venuti a rendere omaggio al nascituro Gesù, storia narrata solo da Matteo, illustra questo aspetto globale, e presenta Geù come colui che adempie le speranze dei Gentili.
Gli avvenimenti descritti nel libro di Giosuè sono tra i più appassionanti della Bibbia. Chi non si è emozionato di fronte alla solenne descrizione della marcia attorno a Gerico e della caduta delle mura? O chi non si è raffigurato mentalmente la scena drammatica della battaglia del "giorno più lungo", quando il sole si fermò in mezzo al cielo e Giosuè sferrò l'attacco contro i re del sud? Inframmezzati da tali colorite descrizioni, ci sono i racconti della creazione di una nazione nel proprio territorio, le cerimonie dell'alleanza per le quali tutto Israele si riunisce davanti a Giosuè e rinnova il proprio impegno con Dio, nonchè le assegnazioni particolareggiate del territorio, grande segno visibile della benedizione di Dio a favore del popolo eletto. Questo è il libro di Giosuè e oggi più che mai il suo messaggio è degno del nostro ascolto. ...
Colin Kruse vede nel Vangelo di Giovanni un pensiero dominante: conoscere Dio e Gesù Cristo, da lui mandato nel mondo, è sperimentare la vita eterna (Giovanni 17:3). Nell'Introduzione al suo commentario l'Autore espone le caratteristiche specifiche del Quarto Vangelo: la composizione, lo scopo della testimonianza dell'evangelista, la paternità dello scritto, la sua attendibilità storica e la sua teologia. Segue un attento commento al Vangelo in cui si tiene conto della sua struttura tutta particolare, e cioè: un prologo (1:1-18) una descrizione dell'opera di Gesù nel mondo (1:19,12:50) il ritorno di Gesù al Padre (13:1,20:31) un epilogo (21:1,25). Nella sua opera Kruse non si allontana mai dal suo scopo: portare i lettori per il tramite della testimonianza del Quarto Vangelo ad entrare sempre più nella piena esperienza della vita eterna.
Il Deuteronomio è stato appropriatamente definito il battito pulsante dell’Antico Testamento. Se riusciamo a sentire il polso del Deuteronomio saremo in contatto con la vita e il ritmo di tutta la Bibbia ebraica. Se consideriamo nel suo complesso l’influenza da esso esercitata su Gesù, su Paolo e sulla chiesa primitiva, così come è descritta nel Nuovo Testamento, ci renderemo conto del grande valore di questo libro tra tutti quelli del canone cristiano della Scrittura. Se, come altro criterio per valutare l’importanza relativa di qualsiasi libro della Bibbia, prendiamo la quantità di letteratura secondaria che da esso è derivata, allora il Deuteronomio farà sentire in pieno il suo peso. Sebbene la bibliografia deuteronomistica debba presumersi finita tanto quanto l’universo di Stephen Hawking, essa sembra essere senza confini e in continua espansione.
Chris Wright è uno studioso dell’Antico testamento noto in tutto il mondo e la sua lista di pubblicazioni conta articoli e titoli che hanno stimolato l’evangelismo mondiale a prendere coscienza dell’importanza dell’Antico Testamento nella vita e soprattutto nella missione della Chiesa. Negli anni ’80 è stato missionario, con tutta la famiglia, in India, dove ha insegnato allo Union Biblical Seminary di Pune. Dal 1988 è stato prima Direttore degli Studi e poi Preside di All Nations Christian College (centro di formazione per la missione in contesti multiculturali).
Questo libro ha il solo scopo di riabilitare Eva, vergognosamente infangata fin dalla creazione del mondo. Prefazione di Brigitte Bardot.
Le prime parole dell'Ecclesiaste - il libro sapienziale dell'Antico Testamento, redatto da un ignoto autore del III secolo a. C. e da alcuni interpreti attribuito a Salomone stesso - sono note a tutti: "Vanità delle vanità, tutto è vanità". Queste parole hanno fatto dell'anonimo autore il modello universale dello scettico, che dubita di tutto e non crede in nulla, e del testo una scheggia di incomprensibile nichilismo nel corpo stesso delle Sacre Scritture. Come si giustifica la presenza di quest'opera nel complesso dei libri che compongono la Bibbia? Perché è stata accolta nel Canone? Alla contraddittorietà della presenza e dell'insegnamento dell'Ecclesiaste molti hanno cercato di dare una risposta, perlopiù cercando di minimizzare, ridimensionare, limitare le dure constatazioni contenute nel testo. Partendo dalle stesse domande ma senza ritrarsi di fronte alla contraddittorietà del testo, anche Jacques Ellul - il noto teologo protestate e critico della società tecnologica - si è cimentato nell'analisi e nel commento di quest'opera. Ma nel suo caso il testo ha trovato un autore estremamente simpatetico, a cui l'Ecclesiaste ha offerto l'estro per alcune notevoli pagine su scetticismo e fede, nichilismo e speranza, fugacità e saggezza. Pagine superate solo dalle sconcertanti considerazioni sul denaro, il lavoro e la felicità che l'autore ha saputo trarre da questo antico testo dagli insegnamenti sempre attuali.
Nel panorama degli studi paolini manca una trattazione globale della categoria della figliolanza in Paolo. Presente in ognuna delle lettere autentiche dell'Apostolo, essa è trattata su tre livelli: il primo concerne il Figlio di Dio, Gesù Cristo; il secondo, i credenti in lui e gli Israeliti; il terzo, il rapporto tra l'Apostolo e i destinatari delle sue lettere, insieme ai collaboratori più stretti. Analizzando le diverse applicazioni del vocabolario della figliolanza, emerge come sia possibile prospettare un itinerario argomentativo e teologico tra le diverse lettere: rispetto al resto del Nuovo Testamento, Paolo approfondisce la tematica della figliolanza divina dei credenti, legandola saldamente a quella del Figlio, motivandola a partire dal dono dello Spirito e aprendola in chiave escatologica alla risurrezione finale dai morti. Così l'Apostolo si serve di questa categoria per indicare la salvezza mediante Cristo dei credenti, per manifestare la prima e positiva conseguenza della giustificazione dalla fede e per raffigurare la chiesa come comunità dei figli e delle figlie di Dio.
Nel canone cristiano Giudici è collocato tra i libri di Giosuè e quello di Rut, mentre nel canone ebraico, pur essendo sempre preceduto dal testo di Giosuè, è invece seguito dal Primo libro di Samuele. Pur collocandosi nel contesto dei libri definiti «storici» dai cristiani, è tradizionalmente collocato nel canone ebraico in quella seconda parte dell'AT che è definita come «canone profetico» e più precisamente nella sezione dedicata ai «profeti anteriori». Entrambe le collocazioni pongono in evidenza un aspetto rilevante del testo: esso prosegue certamente la linea storica del libro di Giosuè che lo precede, ma al contempo presenta una prospettiva teologica molto vicina ai testi profetici.