
L'importanza dei tempi esilici per l'Israele antico difficilmente potrebbe essere sopravvalutata: dei testi entrati a far parte della Bibbia ebraica, circa la metà proviene o si è formata in questo periodo, nel VI sec. a.C. L'opera di Rainer Albertz delinea l'immagine biblica dell'età esilica fino a quando questo "tempo infausto" viene a occupare una posizione centrale nella concezione apocalittica della storia. Dopo aver ricostruito il periodo esilico per quanto consentono le fonti orientali antiche, si cerca di esporre distintamente le vicende dei diversi gruppi di esiliati e anche di mettere alla prova un modo di scrivere la storia, che alla storia politica intreccia quella delle mentalità al di là di prese di posizione preconcette. La parte più considerevole del volume è dedicata a un'esposizione avvincente della letteratura dell'età esilica. Qui la ricostruzione di un lungo e talvolta tortuoso lavoro editoriale consente di mettere in luce alcuni degli elementi maggiori e più propri di quello che è venuto a configurarsi come pensiero religioso e teologico dell'Israele antico.
L'apporto di James Dunn alla ricerca biblica difficilmente potrebbe essere sovrastimato, in particolare per il contributo da lui fornito alla liberazione della chiesa e delle chiese da una concezione del vangelo predicato da Paolo inteso in chiave eminentemente antigiudaica. Questa nuova opera, rivolta a un pubblico più generale, tratta dell'autorità della Scrittura come parola viva, la parola di Dio come veniva ascoltata nel cristianesimo delle origini e la parola di cui si nutre oggi il credente mosso dalla fede. Dunn mostra come «fede» partecipi del linguaggio della relazione e come sue compagne siano la fiducia, il convincimento, la rassicurazione - pur nell'incertezza. In un contesto simile l'autorità della Scrittura non è da intendersi nel senso che «ciò che la Bibbia dice, lo dice Dio», come vorrebbe un'idea di inerranza che poco ha a che vedere con la Scrittura stessa, ma che per essere compresi in modo adeguato gli scritti biblici richiedono d'essere di volta in volta riferiti alla situazione storica originaria così come a quella di chi oggi li legge.
In queste sue pagine, in dialogo con i contributi più recenti della ricerca esegetica contemporanea Marco Settembrini mette a fuoco negli oracoli più celebri di Isaia dibattiti e attese nella città di Gerusalemme tra l'epoca neo-assira (VIII sec. a.C.) e la ricostituzione della società giudaica posteriormente all'esilio babilonese (V sec. a.C.). Su questo sfondo si esplorano le speranze riposte nell'«Emmanuele», nella «radice di Iesse», in un «servo» che patisce per il proprio popolo. In Isaia è questione di cecità spirituale, di «castighi», di genealogie e di sterilità, di promesse riservate a chi è indegno, nell'ottica della fiducia in un Dio che salva: Gerusalemme, sposa, madre e figlia, pur ferita dal male, è amata da chi sa risanarla.
Nell?antichità fra i cristiani ci si appellava al peccato per spiegare una quantità incredibile di problematiche, dalla morte del figlio di Dio alla politica dell?impero romano che ne celebrava il culto, all'ordinamento del cosmo. Chi si salvava dal peccato e come? ma, soprattutto, l?idea che si aveva del peccato potrebbe dire qualcosa dell?idea di genere umano e di Dio che vi corrispondeva? Nel suo studio Paula Fredriksen racconta la storia sorprendente delle concezioni cristiane antiche e più antiche di peccato, illustrando i diversi modi in cui l?idea di peccato non ha mai mancato di adeguarsi alla diversità dei tempi storici: al pari di qualsiasi produzione umana, le idee di peccato sono creazioni culturali.
Chi non si è mai posto la questione della presenza di questo o quel numero nei vangeli? Chi non si è mai stupito della loro precisione nella moltiplicazione dei pani, nella parabola dei talenti, nel racconto degli operai dell'undicesima ora o delle vergini stolte? E se i numeri che attraversano il Nuovo Testamento non fossero un banale elemento decorativo? E se fossero insostituibili per rivelare l'ammirevole coerenza del piano di Dio per l'umanità, rispondendo l'uno all'altro in un insieme meravigliosamente organizzato? Senza cadere in un discorso erudito né tantomeno esoterico, senza mai sacralizzare le cifre, Luc de Goustine ci conduce in un percorso spirituale che tiene davvero conto dell'importanza dei numeri e, così, permette di apprezzare più a fondo testi che pensavamo di conoscere bene. «Lasceremo parlare i numeri che ricorrono nella Scrittura. Ognuno di essi potrà emettere il suo tono, secondo una propria "lunghezza d'onda". Perché i numeri sono il primo alfabeto della creazione e spesso, nei vangeli, celano il segreto di una lezione più personale, da meditare come una confidenza privata del Maestro» (Luc de Goustine).
Partendo dalla convinzione che lo scopo della liturgia risieda, per i cristiani, nell'essere un contatto immediato e concreto con la risurrezione, Jeremy Driscoll svela la ricchezza delle celebrazioni che vanno dal Triduo pasquale sino a Pentecoste, focalizzandosi in particolare sui testi scritturistici della messa, ma anche su riti come la lavanda dei piedi, il lucernario, il battesimo dei catecumeni.
Il Vangelo di Giuda costituisce il più importante ritrovamento del secolo scorso, dopo la straordinaria scoperta di un'intera biblioteca "gnostica" a Nag Hammadi, in alto Egitto, nel 1945. Di esso si aveva notizia dai più antichi eresiologi cristiani (Ireneo, Ps. Tertulliano); riportato alla luce nel 1978, dopo una serie di traversie che hanno finito col danneggiarlo gravemente, solo nel 2006 è stata annunciata la sua scoperta ed è stato poi pubblicato dalla National Geographic Society. Lo scritto è di un interesse straordinario per tanti ambiti di ricerca: origini cristiane, storia del cristianesimo, gnosticismo, filologia ed esegesi biblica, rapporti tra giudaismo e cristianesimo, teologia cristologica; ma soprattutto per l'immagine completamente diversa da quella tradizionale che assume in esso la figura di Giuda Iscariota.
Posto che i vangeli sono stati scritti alcuni decenni dopo la sua morte, in che modo Gesù è stato ricordato in questo lasso di tempo? In quale misura, nella tradizione orale, i suoi insegnamenti, gli episodi della sua vita e i racconti della sua passione sono stati modificati e inventati? Unendo la conoscenza delle fonti con il piacere della narrazione, e grazie anche all'ausilio di discipline quali l'antropologia, la sociologia e la psicologia, Bart D. Ehrman affronta il ruolo cruciale giocato dalla memoria nel trasmettere, plasmare e, in qualche caso, inventare le storie sul Gesù storico, in questo libro destinato a cambiare il modo in cui leggiamo i vangeli.
Si tratta della nuova Bibbia Àncora nella confezione in brossura "olandese" con una speciale sovraccoperta lavorata con oro a caldo che la trasforma in un regalo ad hoc per la Cresima dei regazzi. Nell'aletta interna uno spazio è riservato alla personalizzazione, dove si può incollare la foto del cresimando e scrivere una dedica.
L'unica Bibbia per la Cresima che offre un primo approccio al testo INTEGRALE della Sacra Scrittura.
Contiene:
– spiegazioni su come si citano i testi della Bibbia
– domande e risposte su come studiare, capire e interpretare la Bibbia
– riferimenti alle preghiere bibliche e alle basi bibliche dei sacramenti
– introduzioni per più di 100 pagine
– 900 box di commento
– post-it biblici per mettere in rilievo le frasi che “parlano da sé”
– dizionario biblico
– riferimenti al ricco bagaglio della tradizione cristiana
– simboli biblici illustrati e commentati
– presentazione dei personaggi principali, collocati nel loro tempo e nella
loro cultura
– suggerimenti per pregare e riflettere con la Sacra Scrittura
– riferimenti paralleli ad altri orizzonti culturali nei quali la fede cristiana si è
incarnata
– la testimonianza di santi, modelli per la vita cristiana di oggi
– schema dei Lezionari romano e ambrosiano
– 7 piani tematici di lettura
– 8 indici tematici
– 22 mappe geografiche