
Il volume documenta, con un linguaggio rigoroso ma accessibile al grande pubblico, lo stato attuale delle ricerche scientifiche sul vangelo apocrifo attribuito a Tommaso, mettendo in luce tanto le analogie quanto le differenze rispetto ai quattro vangeli della tradizione canonica.
Dalla quarta di copertina:
Tra i cosiddetti vangeli apocrifi, il Vangelo di Tommaso, proveniente dalla collezione recuperata a Nag Hammadi, sembra il più simile ai vangeli canonici, per il fatto che dà tutta l’impressione di trasmettere proprio le parole dello stesso Gesù. Dato che avrebbe potuto gettare luce sulle parole autentiche dell’insegnamento di Gesù, il Vangelo di Tommaso ha attirato l’attenzione più di qualunque altro testo di Nag Hammadi o di qualunque vangelo non canonico, sia a livello scientifico sia a livello popolare.
È passato molto tempo dalla scoperta di Nag Hammadi, circa sei decenni fa. È tempo di fare una pausa e di vedere dove siamo arrivati nella discussione, ma non senza critica. Non è suffi ciente chiedersi «che cosa si dice in questi giorni sul Vangelo di Tommaso», ma dobbiamo anche chiederci se «ciò che si sta dicendo» è sensato.
Il libro di Nicholas Perrin riprende l’intera questione, descrivendo i modi in cui il Vangelo di Tommaso è simile e dissimile dai quattro vangeli che sono stati tramandati per quasi duemila anni.
Una trattazione scientifica e, tuttavia, accessibile su un testo che è diventato di grande attualità.
La storia di Gesù, e la narrazione che ne fanno i Vangeli, è ampiamente approfondita all'interno degli studi sul cristianesimo, dal punto di vista teologico e biblico. In questo volume la prospettiva su Gesù si scompone nei molti osservatori esterni alla sua cultura, nelle tradizioni non cristiane: nell'ebraismo, nell'islam, nel Sufismo (o mistica islamica), nell'induismo. Si nota l'assenza di Gesù, la sua marginalità, la sua "ebraicità" nel Talmud babilonese (Piero Stefani); si mostrano il suo "magistero" nelle comunità islamiche delle origini e le testimonianze che vi sono del Corano (Ignazio De Francesco); si evidenziano i lineamenti di ascetismo e spiritualità nella corrente Sufi (Alberto Ventura); si scopre infine la sua presenza nella letteratura hindu (Sergio Manna). Emergono i molti volti di Gesù che attestano, nella persona e nel personaggio, nella predicazione e nella vita, più linee interpretative, messianica, religiosa, spirituale, capaci di illuminare la nostra stessa storia.
Le donne sono ostinate: il Libro le interpella e se ne lasciano muovere, spostare, confortare o sconfortare. Sono nelle pagine: come protagoniste o come oggetti di descrizioni e prescrizioni. Sono tra le righe: vanno cercate nei nomi plurali, spesso declinati al maschile, vanno presupposte spesso anche dove non esplicitamente nominate. Sono narratrici sperimentate: nei tanti racconti che dalla Bibbia sono diventati storie, immagini, raccomandazioni, riforme. Dalla fine del XIX secolo hanno anche iniziato a porre la questione in forma critica e ancora oggi questa avventura continua e dà luogo non solo a narrazioni, ma anche a riflessioni sulla interpretazione, cioè a ermeneutiche. Questo corpo a corpo - confronto serrato fra un corpus di scritti e persone che con esso si implicano fino alla carne - è intercettato attraverso pratiche, in primo luogo quella del Festival Biblico di Vicenza e del lavoro internazionale su "Bibbia e donne", offrendo pagine critiche e nuove narrazioni. Anche le parole personali vivono un respiro condiviso, quello del Coordinamento Teologhe Italiane, comunità plurale di ricerca.
È realistico pensare che, nella Palestina del I secolo, delle donne si unissero a un profeta itinerante e al suo gruppo di discepoli maschi? Anche se la società dell'epoca non era del tutto estranea a fenomeni di itineranza femminile e il movimento di Gesù era più vicino a Giovanni il Battista che a gruppi discepolari rabbinici, gli indizi sono molto pochi. Tuttavia, il Vangelo di Marco sottolinea che sotto la croce e, più tardi, al sepolcro ci sono, a parte un autorevole membro del sinedrio come Giuseppe d'Arimatea, unicamente donne, che hanno fatto parte del seguito di Gesù e lo hanno servito per tutto il tempo che egli ha operato in Galilea. La riflessione sul passaggio tra il primo e il secondo secolo cristiano e sulla marginalizzazione femminile dall'ecclesia costituisce ancora oggi uno stimolo per restituire pienamente alle donne i testi biblici e ai testi biblici le donne.
Il libro descrive gli incontri che Gesu fa con 40 personaggi dei Vangeli. Utile per preparare omelie e riflessioni sulla Parola. La natura propria del libro e data dal sottotitolo: Parole di vita per l'uomo d'oggi", con una accentuazione, se possibile, marcatamente giovanile. Sono incontri che Gesu fa con vari personaggi dei Vangeli, familiari al lettore o lontani, simpatici o tutt'altro, ma sempre veri e interessanti. 40 incontri che lasciano il segno, e che comunicano una "Parola per vivere", rivolta soprattutto ai giovani. Con rapide pennellate l'Autrice illustra la "trama" essenziale dell'incontro, le psicologie dei personaggi, le risonanze esistenziali per il nostro attuale vivere da cristiani. Ogni "Incontro" e illustrato da una immagine, tratta dall'iconografia della storia dell'arte, in riferimento ai soggetti protagonisti. "
Il libro raccoglie una serie di riflessioni bibliche, spirituali e poetiche sulle ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce, offrendo un suggestivo e insolito percorso meditativo. A ogni capitolo i diversi autori e autrici si confrontano in profondità con uno dei momenti più intensi della Passione, interpretando le ultime parole di Gesù alla luce della contemporaneità. Voci come quelle di Adriana Valerio e Cristina Simonelli, insieme a quelle di altri teologi, biblisti e poeti, contribuiscono a rendere l'opera una sinfonia corale, dove ciascuna e ciascuno aggiungono una sfumatura diversa alla comprensione del mistero del Venerdì santo. Le meditazioni proposte, pur mantenendo una rigorosa aderenza alle fonti bibliche, si aprono a una lettura sensibile alle esperienze umane universali: il perdono, il senso del sacrificio, la fragilità umana, la compassione, l'amore incondizionato. Attraverso questo cammino, i lettori e le lettrici sono invitati a meditare sul mistero della croce e sul senso delle ultime parole di Cristo, riscoprendo la potenza del messaggio evangelico nel contesto delle sfide e delle sofferenze umane.
L'opera, dedicata ad Agnese Cini per i suoi ottanta anni, raccoglie alcuni scritti intorno a tre idee di fondo: che, come canta il Salmo 119, la Torà è una delizia per chi la conosce, la studia e la ama; che, come attestato in molti modi, alla forza della Bibbia nessuna roccia può resistere; che in tanti all'opera delle "mani" di Agnese devono riconoscenza.
L'Autore collega le Dieci Parole alle cure sanitarie e a tutto ciò che le rende valide, professionali, umane. Con libertà di interpretazione e di critica, le indicazioni del Decalogo sono rilette nel contesto della prassi terapeutica, applicata all'attività sanitaria quotidiana. Le riflessioni che ne scaturiscono risultano utili a vivere con dignità, quando ci si trova in condizione di malattia e quando ci si prende cura di qualcun altro, in qualità di operatore sanitario o di familiare, di amico o di volontario. Una particolare considerazione viene riservata alle Cure palliative che, introdotte da tempo, non hanno ancora raggiunto una diffusione capillare nel nostro Paese.
Le grandi masse e anche molta parte della classe dirigente delle società odierne continuano ad avvalersi di una spiegazione della realtà che si richiama al sistema simbolico forgiato dal cristianesimo in età antica e medievale. Nel suo sorgere, la modernità si è trovata in Europa di fronte a società in cui l'organizzazione urbanistica ruotava attorno ai simboli religiosi. Nella struttura cittadina, la centralità fisica della cattedrale e la disposizione spaziale delle chiese principali e degli edifici del potere esprimevano un'organizzazione gerarchica in cui il cristianesimo sanciva simbolicamente ogni aspetto. Il tempo era scandito da una complessa organizzazione cultuale e la stessa rappresentazione del cosmo aveva una struttura fisico-sacrale che abbracciava l'intero universo. Pur contrassegnando una svolta radicale rispetto a questa antica eredità, il mondo moderno ha dovuto creare un'incessante dialettica tra antico e nuovo nel continuo confronto con un tenace sistema simbolico religioso che non è riuscita a sostituire. In questo modo, il cristianesimo ha assorbito la modernità e ne è stato contemporaneamente assorbito.
Negli ultimi cinquant'anni è stata condotta una ricerca appassionata per ritrovare la figura storica di Gesù, il suo messaggio e il suo modo di vita, un'indagine che si è estesa a quasi tutte le Chiese cristiane, agli ebrei, ma anche agli storici e agli esegeti privi di appartenenza religiosa. Nel quadro di una cultura europea spesso banalmente divisa tra clericalismo e anticlericalismo, si è trattato di tornare alle basi del cristianesimo, di restituire a Gesù il suo primato e di sciogliere le tensioni tra Scrittura e tradizione. Tuttavia, nonostante gli sforzi del concilio Vaticano II, il problema irrisolto del ritorno alle fonti ripropone ancora oggi l'interrogativo di pensare il cristianesimo all'interno della cultura umanistica e scientifica moderna.