
Uno dei testi principali della tradizione protestante, tratto dal commento di Lutero alla lettera ai Romani di san Paolo. Un'esortazione - ancora oggi di grande attualità - al popolo cristiano che deve seguire radicalmente il Vangelo. Sono pagine da cui il grande tema luterano della grazia di Dio che salva l'uomo si coniuga con l'invito all'uomo di ogni tempo affinché cambi vita e risponda alla grazia con il cambiamento della propria esistenza. Noi siamo donne e uomini nuovi, annuncia Lutero, grazie al Vangelo di Cristo che ci è stato dato: comportiamoci di conseguenza, mutando le nostre relazioni all'interno della Chiesa e come testimonianza per il mondo.
Il vangelo di Matteo è il vangelo della prassi e della grazia. La vicenda di Gesù è per Matteo la storia fondante della vita della comunità e dell'essere umano, e il suo vangelo è qualcosa di molto differente da un semplice manuale di etica cristiana, come d'altra parte è un importante correttivo a qualsiasi tentativo di spiritualizzare e intellettualizzare la fede cristiana, come spesso è accaduto nel cristianesimo occidentale. Il commento di Ulrich Luz si distingue per la particolare attenzione prestata all'influenza che il vangelo di Matteo ha esercitato nella storia del cristianesimo e alle implicazioni che esso può avere per i tempi odierni.
Il secondo volume del commento di Ulrich Luz affronta momenti nodali del vangelo di Matteo, dai racconti di miracoli (capp. 8 e 9) e dai discorsi in parabole (cap. 13) alla confessione di Pietro (cap. 16) e all'annuncio della passione (cap. 17). Sempre attento al dettato del testo neotestamentario, il commento si distingue per l'interesse costante che dimostra per la storia che il vangelo di Matteo ha conosciuto in due millenni di vita. Matteo è sempre stato capito in modo nuovo da uomini diversi, in tempi diversi e in confessioni diverse, e il commento di Ulrich Luz mira a illustrare come esso si sia dimostrato di volta in volta produttore di significato in situazioni inedite.
Il quarto e ultimo volume del Matteo di Ulrich Luz commenta la storia della passione e risurrezione di Gesù. Fondamentali nell'economia generale della narrazione evangelica, questi racconti di Matteo sono anche quelli che hanno forse conosciuto la più ricca, la più varia e la più avvincente storia degli effetti, fino a fare di Gesù, in età moderna e contemporanea, il prototipo dell'uomo sofferente per eccellenza, l'uomo al quale Dio pare aver volto le spalle e che ci è tanto vicino proprio perché Dio sembra essergli lontano. Quella della lontananza di Dio e dell'abbandono di Dio è una delle esperienze più proprie del secolo giunto da poco alla fine, e a detta di Ulrich Luz essa costituisce anche lo sfondo esperienziale imprescindibile a cui neppure il commentatore può sottrarsi. Una storia tanto interessante consente d'altro canto di mettere in luce meglio che in passato la profondità dei testi biblici stessi, le loro potenzialità semantiche, la loro apertura e la loro forza. Anche per simili aspetti quest'opera mira a essere un commento contestuale, nel senso che vuole essere d'aiuto a noi - occidentali e secolarizzati - a poter attingere di nuovo alla nostra propria storia, quella che ci ha compenetrati e ci ricrea, a lasciarci ispirare dalle esperienze storiche che altri hanno fatto con testi tanto capitali.
Il commento di Ulrich Luz a Matteo si distingue per la particolare attenzione prestata all’influenza che il vangelo ha esercitato nella storia del cristianesimo e alle implicazioni che può avere ancora oggi, nella convinzione che in Matteo la figura di Gesù è quella dell’uomo al quale Dio pare aver volto le spalle. La lontananza di Dio è una delle esperienze più profonde dei tempi odierni, e a detta di Ulrich Luz essa costituisce anche lo sfondo esperienziale imprescindibile a cui un commento non può sottrarsi. Uno dei significati fondamentali della storia matteana di Gesù è di invitare non a voler definire chi sia «il Signore Gesù», ma a lasciare che la storia di questo Gesù agisca sui lettori in modi sempre nuovi.
Essere cristiani significa per Matteo essere alla scuola di Gesù. Per l'evangelista Gesù è Gesù vivente che accompagna la comunità. Matteo riformula il racconto di Gesù che riprende da Marco e gli imprime una forma del tutto nuova, così che possa corrispondere alla storia fondamentale e alle esperienze della propria comunità, e al tempo stesso essere più della storia di un modello: in Matteo si legge la storia di una promessa che è evangelo del regno. Gesù che con la sua vita è modello della comunità è insieme presenza di Dio con noi. La storia di Gesù è per Matteo un tentativo di parlare di Dio, e una storia di Gesù deve ripetere il tentativo di Matteo per non correre il pericolo che la sua voce si spenga.
Una dozzina di donne e uomini "normali" - giovani e meno giovani, vicini alla chiesa e non, cattolici e protestanti - hanno letto il Nuovo Testamento insieme al noto studioso svizzero Ulrich Luz e hanno posto le loro domande e obiezioni critiche alle bozze del suo libro. Il risultato è un libretto originale, «testato dai lettori», che, con un linguaggio comprensibile, in-forma su Gesù, il cristianesimo primitivo e gli scritti del Nuovo Testamento un pubblico non specialistico.
L'insistenza del pensiero contemporaneo (Kierkegaard, Jung, Bloch, Barth, ma anche scrittori come Joseph Roth e Morselli) sulla figura di Giobbe deriva dal fatto che, attraverso di lui, ci viene presentato quel lato oscuro del divino, che si offre nell'immagine dell'angoscia e del dolore. Giobbe non è soltanto colui che nell'angoscia ha interrogato Dio, ma colui che nell'angoscia ha coinvolto Dio. La problematica che ne deriva investe in ugual misura il credente e il non credente, tutti coloro che, più o meno coscientemente, si trovano ad affrontare il grande quesito sul senso della sofferenza umana. La traduzione di Amos Luzzatto privilegia, per il rigore filologico e per la cura del commento, il diritto che il lettore non specialista ha di accostare questo grande libro. Il saggio introduttivo di Mario Trevi indaga le molteplici risonanze e le valenze che emergono dal dialogo del lettore con Giobbe. Amos Luzzatto (Roma 1928), già presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, medico e studioso, ha compiuto gran parte dei suoi studi a Gerusalemme, ha partecipato a numerosi convegni nazionali ed internazionali sui temi della cultura ebraica e ha al suo attivo numerose pubblicazioni. Mario Trevi, studioso di psicologia e in particolare di Jung, si è occupato anche di letteratura.