
Nel corso della sua esistenza Maria avrà certamente parlato tante volte, ma i vangeli canonici riferiscono solo sei circostanze in cui ha preso la parola. Il dato non è senza significato. È nota la tradizione cristiana cresciuta attorno alle «sette parole» che Gesù ha pronunciato sulla croce. Sono infatti numerosi gli scrittori ecclesiastici che lungo i secoli le hanno meditate, elaborando una ricchissima dottrina teologica e spirituale, mistica e ascetica. Le «parole di Maria», invece, non pare abbiano ricevuto alcuna specifica attenzione. E ciò sorprende, tanto più se si considera il fatto che esse risultano essere proprio sei, un numero simbolico, e pertanto, come tale, da «scavare» nel suo significato più profondo.
L’importanza che il Cantico dei cantici riveste nell’ebraismo è testimoniata dal fatto che ancora oggi e a partire dall’VIII secolo della nostra era, esso viene letto nella festa di Pasqua, quando il popolo di Israele ricorda l’evento fondante della sua storia.
L’uso di leggere il Cantico dei cantici è stato fatto proprio anche dalle comunità cristiane dei primi secoli, che vi trovavano molti elementi per formare la spiritualità, far crescere la fede, educare alla vita i catecumeni che nella notte di Pasqua sarebbero stati battezzati.
In questo libro Francesca Cocchini propone di leggere il Cantico secondo il metodo interpretativo della tradizione ebraica e della più antica tradizione cristiana, che può essere sintetizzato nella famosa espressione «La Bibbia si interpreta con la Bibbia». Esso richiede che, per poter comprendere in profondità il significato di un determinato passo della Scrittura, l’interprete lo metta in rapporto con altri che gli si possano accostare a motivo della presenza, in tutti, di almeno uno stesso termine: in tal modo il significato viene non solo approfondito, ma ampliato a dismisura, nella convinzione che esso sia inesauribile.
Sommario
I. Il Cantico dei cantici. Una lettura commentata. Una parola ha detto Dio, due ne ho udite (Sal 62). Un dialogo nel Monte degli Ulivi. Nella storia: la liturgia. Nella storia: tra un «già» e un «non ancora». Il lavoro della vigna. Il «dove» dell’incontro. Che io conosca me, che io conosca te. Una storia in attesa di compimento. Lo stupore di un combattimento. Il giardino. Una voce e un rifiuto. Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia (Rm 5,20). Un’ultima descrizione. L’umanità redenta e il suo operare nella storia. II. Testo integrale del Cantico dei cantici.
Note sull'autore
Francesca Cocchini, professore ordinario di Storia del cristianesimo all’Università di Roma «La Sapienza», fa parte dell’Association Internationale d’Etudes Patristiques e del Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la tradizione alessandrina. È professore invitato all’Istituto Patristico Augustinianum. Per EDB dirige la collana «Primi secoli» e ha pubblicato di recente Le sei parole di Maria (2019).
Il libro dei Numeri, a lungo trascurato, è oggi spesso al centro dei dibattiti sul Pentateuco. Lo studio porta a vari livelli il proprio originale contributo alle attuali ricerche. Anzitutto dal punto di vista metodologico, tentando con competenza e destrezza di superare la dicotomia che separa le discipline storiche e quelle esegetiche. Combina poi diversi metodi, utilizzando in prevalenza quello storico-critico, ma anche gli studi linguistici e l’analisi narrativa, facendo dialogare metodi diacronici e sincronici.
Il volume ha inoltre il pregio di essere scritto in uno stile chiaro e piacevole, tale da poter «interessare non solo gli specialisti dell’esegesi del Pentateuco o del libro dei Numeri, bensì tutti coloro che vogliono conoscere meglio un capitolo importante della storia d’Israele e raccogliere ragguagli essenziali sulla missione del sacerdozio e del presbiterato nella comunità postesilica» (dalla Presentazione di J.-L. Ska).
Sommario
Presentazione (J.-L. Ska). Prefazione. Introduzione. I. La questione dell’autorità in Israele tra VI e IV sec. a.C. Inquadramento storico. 1. Gerusalemme, Giuda e Babilonia. 2. Gerusalemme, Giuda e la Persia. II. Studio esegetico di Nm 11*; 16. 3. Nm 11*. l’elezione dei settanta anziani. 4. Nm 16. una sfida all’autorità. Conclusione. Bibliografia. Indici
Note sull'autore
Francesco Cocco (1975) è francescano conventuale della provincia di Sardegna. Ha compiuto gli studi filosofico-teologici in Assisi, conclusi con il baccalaureato in teologia (1994-1999); presso il Pontificio Istituto Biblico ha conseguito la licenza (2002) e il dottorato con la presente ricerca.
Contenuto
Nella lettura di questi testi ci s’imbatte in episodi che lasciano tra l’attonito e lo sgomento: donne, bambini e anziani votati allo sterminio; inganni e menzogne di una prostituta che tradisce il suo popolo per mero interesse privato... Come possiamo credere che tutto ciò sia parola di Dio? Ragione in più per mettersi in ascolto attento del mistero di queste «parole di uomini» in cui la parola di Dio ha voluto incarnarsi. La Bibbia, nel rivelare le profondità più recondite dell’amore di Dio, svela anche il mistero del cuore dell’uomo in tutta la sua ricchezza, che non è esente da contraddizioni.
Destinatari
Gruppi biblici e di ascolto della parola di Dio, movimenti e associazioni ecclesiali di varia natura.
Autore
FRANCESCO COCCO (1975), francescano conventuale della provincia di Sardegna, dopo gli studi filosofico-teologici compiuti ad Assisi, ha conseguito la licenza e il dottorato di ricerca presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma. Attualmente insegna lingua ebraica e Antico Testamento presso la Facoltà di teologia della Pontificia Università Urbaniana di Roma. È autore di numerosi articoli a carattere esegetico e di due monografie: Sulla cattedra di Mosè. La legittimazione del potere nell’Israele post-esilico (Nm 11-16) (Bologna 2007); Il sorriso di Dio. Studio esegetico della «benedizione di San Francesco» (Nm 6,24-26) (Bologna 2009).
Attraverso le storie e i personaggi delle Scritture, la proposta di alcuni percorsi di crescita verso un'umanità piena e una fede salda. Un'opportunità per riflettere sulla ricerca di Dio e per sostenere il proprio cammino quotidiano.
Un'analisi e una lettura puntuali che raccontano e fanno emergere la bellezza e l'attualità della figura di Gesù. Il Vangelo di Marco è il più antico e il più breve tra i quattro vangeli. Autore del testo, secondo la tradizione, è Marco che intorno al 70 d.C. avrebbe raccolto e messo per iscritto la testimonianza dell'apostolo Pietro, dando vita così ad un genere letterario originale. È forse il testo dei Vangeli più sorprendente e affascinante perché la figura di Gesù appare in tutta la sua provocante misteriosità e nella sua coinvolgente originalità.Coda accompagna il testo con una lettura e analisi puntuali con l'obiettivo di raccontare al cuore e alla mente del lettore la figura, l'annuncio, la vicenda di Gesù in persona facendo emergere la bellezza e l'attualità del suo messaggio.
Indice del volume: Introduzione. Cos'è l'Antico Testamento? Il significato dell'Antico Testamento. E' successo davvero? Il contributo dell'archeologia. La società di Israele. La concezione dell'uomo. L'Antico Testamento come liberazione. La letteratura di Israele. La religione di Israele. Conclusioni. E' possibile una teologia dell'Antico Testamento? Bibliografia.
Seguendo la devozione presente nel Santuario di Cotignac (Francia), l’autrice in prima persona ci fa immergere nella bellezza della vita di san Giuseppe, uomo del servizio, del silenzio, dell’obbedienza.
Colui che ammirasse le Storie di Gioacchino e Anna magistralmente affrescate da Giotto nella Cappella degli Scrovegni o che allestisse un presepe nel quale trovassero posto una grotta, un bue e un asinello, in cui i Magi fossero tre e i loro nomi quelli di Gaspare, Melchiorre e Baldassare, o che fosse certo che le mani di Gesù siano state trafitte da chiodi, a meno che non sia un cultore di scienze bibliche, quasi certamente crederà di trovarsi dinnanzi a vicende tramandate dal Nuovo Testamento e non a episodi provenienti da testi giudicati eretici, quelli che siamo soliti definire Vangeli Apocrifi. Nati come espressione della fede di alcuni tra i numerosi gruppi di credenti che nei primi due secoli dell'era volgare andavano a comporre il movimento cristiano, essi furono banditi allorquando la Grande Chiesa, in processo di tempo, finì per condannare tutte le visioni di Cristianesimo divergenti da quella "ortodossa" costituitasi attraverso sinodi, concilî, scritti di uomini di fede particolarmente autorevoli (vescovi, eresiologi). In questo volume si ripercorrono le vicende e le "storie" di questi singolari documenti del Cristianesimo delle origini.
L'opera di Shaye Cohen vuole essere un'introduzione alla storia giudaica del periodo ellenistico e romano, considerata nelle sue pratiche e nelle sue istituzioni, non in una prospettiva meramente funzionale o propedeutica alla storia del cristianesimo. È ferma convinzione dell'autore che lo studio degli inizi del cristianesimo è compito della storia del giudaismo antico, entrambi partecipi della cultura greca e romana. In quest'ottica, scoperte stupefacenti come quella di Qumran, l'entrata in scena di un nutrito repertorio di arte giudaica antica e la decifrazione di testi mistici giudaici sono elementi straordinari che rivoluzionano il quadro del giudaismo antico e fanno ripensare radicalmente quella che si vorrebbe continuare a vedere come "separazione delle strade".
Secondo l'idea che l'ortodossia cristiana ha accolto, Gesù di Nazareth fu condannato a morte e crocifisso dal governatore romano della Giudea che, tuttavia, era convinto della sua innocenza: il suo regno non era di questo mondo e il cri-men laesae rnaiestatis non poteva riguardare le sue rivendicazioni messianiche. Egli agi in stato di necessità, sotto la pressione del sinedrio che aveva organizzato un complotto contro Gesù e aizzato il popolo per farlo morire. L'autorità romana fu il braccio secolare dell'autorità ebraica. L'analisi puntigliosa e spregiudicata delle fonti, esito di decenni di ricerche, conduce Chaim Cohn a conclusioni del tutto diverse: la morte di Gesù fu responsabilità esclusiva dei romani che lo condannarono per sedizione; gli ebrei non svolsero né avrebbero potuto svolgere parte alcuna nel processo romano, né per accusare Gesù né per costringere Pilato a condannarlo; la seduta notturna del sinedrio fu determinata da un intento del tutto diverso da quello di ottenerne la morte. Solo nei decenni successivi agli avvenimenti, in una situazione politica mutata, la vicenda venne ricostruita e narrata nei Vangeli in modo tale che Pilato potesse essere assolto, trasferendone la responsabilità sugli ebrei.