
Cosa hanno in comune i Profeti con i giovani e i credenti di oggi? Il contesto storico-religioso in cui hanno predicato e operato questi lontani personaggi biblici non è poi così distante dalle dinamiche sociali e dalle situazioni personali nelle quali ci si trova coinvolti oggi. Questo volume accompagna a riconoscere che la profezia non è appannaggio di pochi “eletti” ma vocazione praticabile da tutti.
«Il Vangelo di Giovanni, una piscina in cui i principianti nuotano e un oceano in cui gli esperti annegano, ha affascinato a lungo e continua ad attirare sia i lettori pii sia gli studiosi», dice Attridge nella prefazione al libro. A partire dal versetto di Gv 17,21, Valentina Marchetto studia ed esplora accuratamente le diverse affermazioni giovannee sull'unità guidandoci attraverso le complessità del testo, ma anche fra i diversi commenti dei lettori nei primi cinque secoli. Tra questi i padri della chiesa che, da Origene ad Agostino, citano o interpretano il testo evangelico, con sfumature che riflettono le controversie teologiche del loro tempo. Dall'Alessandria origeniana all'Africa ciprinianea, passando per l'aspra diatriba fra Girolamo e Gioviniano e per le battaglie dottrinali del IV secolo, si tocca con mano il peso e la valenza di un versetto che sta al cuore della speranza cristiana di unità.
Quale idea avevano i discepoli di Gesù? Gli atti, i gesti, i miracoli che Gesù ha compiuto, che senso avevano per i seguaci di quel Maestro? I vangeli non sono libri nè di saggezza né di morale, ma essenzialmente racconti della vita e della morte di Gesù. Tuttavia questi libri, scritti da cristiani, sono affidabili? Raccontano davvero le azioni di Gesù, la sua vera storia? Pagina dopo pagina l'autore dimostra che la "religione" dei discepoli non li ha aiutati a comprendere il messaggio di Gesù e nemmeno la sua persona. Forse è proprio a partire dai nostri fraintendimenti che, come i discepoli, anche noi oggi abbiamo l'occasione di convertire la nostra comprensione di Dio, non a partire dalle nostre idee religiose ma dalla narrazione dell'umanità di Gesù.
"Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52). La storia del popolo d'Israele è fondamentale per comprendere Cristo. È una storia fatta di tempo e di spazio nella quale si documenta il dramma del rapporto tra l'infedeltà dell'uomo e la fedeltà di Dio che sempre trova una nuova via per realizzare il suo sì alla creazione e compiere l'attesa dell'uomo. Leggere l'Antico Testamento a partire dal suo compimento in Cristo non è "violentarlo", come suggerirebbero alcuni, ma permette di arrivare alla sua vera intelligenza, alla sua vera comprensione, come fu per i discepoli di Emmaus. I testi raccolti in questo volume sono frutto di una lettura dell'Antico Testamento nata dalla convivenza dell'autore alla "corte del re". Come lo scriba divenuto discepolo di Cristo, di cui parla la parabola, egli estrae cose vecchie e nuove dal suo tesoro, la vita della Chiesa, corpo di Cristo, città del grande re.
Esiste una metodologia liturgica nella lettura della Bibbia? La risposta è totalmente positiva. Sì, esiste una lettura liturgica della Scrittura. La consuetudine liturgica testimonia come la Chiesa abbia celebrato lungo i secoli - ne fanno fede i Comites, gli Epistolari, gli Evangeliari, i Lezionari -, servendosi di vari modi nel proclamare la Parola (pericope integra, pericope eclogadica, pericope composta, ecc.). I Praenotanda, poi, pongono delle regole interpretative ben chiare: gerarchizzazione delle formule bibliche, la lettura tematica e semicontinua, il valore primario dei temi (nominali, contenutistici e articolati), i legami tematici tra le formule bibliche di uno stesso formulario e tra le formule di un ciclo, ecc. Il testo latino della Nova Vulgata, inoltre, contiene già nella sua traduzione un'interpretazione che la Liturgia romana ha fatto sua, senza per questo disconoscere il valore del testo biblico originale (ebraico, aramaico, greco). La fisionomia della pericope è essenziale: la formula biblica del Lezionario non sempre corrisponde esattamente alla pericope biblica della scrittura: la Liturgia ha compiuto dei "ritocchi" sul testo (delimitazione della pericope non sempre conforme alla delimitazione dell'esegesi, modifica dell'incipit, soppressione di versetti, ecc.). Sotto il profilo interpretativo, infine, si comprende benissimo il valore del contesto. Il contesto celebrativo è l'ultimo, ma non meno importante, elemento ermeneutico di una formula biblica del Lezionario. Il dialogo profondo e sottile tra le formule bibliche, l'eucologia della celebrazione e il tempo liturgico costituiscono la lettura liturgica della pericope biblica.
Nell'anno paolino, il testo guida i credenti nella scoperta della Lettera ai Filippesi, uno scritto unico nel suo genere, dal tono confidenziale, immediato e improntato alla più viva cordialità, capace di far sognare un volto di Chiesa autentica, fedele al suo Signore. In un concerto di amicizia, affetto e gioia, l'autore svela il segreto del suo legame con il Signore Gesù e la sua vocazione missionaria. Allo stesso modo, oggi, in un contesto di Chiesa che cambia e chiede uno stile di presenza sempre più improntato alla comunione e alla corresponsabilità fra pastori e fedeli laici, monsignor Giudici sollecita il lettore ad assimilare in profondità la lezione dell'apostolo, così da lasciarsi plasmare dalla sua impronta spirituale, prima di doversi rivolgere agli imperativi della missione della Chiesa nell'oggi.
Ascoltare una predicazione di Paolo Rica era un'esperienza che raramente lasciava indifferenti. Era un'emozione che scuoteva. La voce, lo sguardo, le mani, il corpo intero: tutto era dedicato allo sforzo di trasmetterecon le parole la forza della Parola che era stata letta e annunciata e che veniva da lui, infine, condivisa e sviscerata.
Era possibile incontrarlo e ascoltarlo in molti luoghi della geografia umana e cristiana: in una piccola parrocchia cattolica o in una chiesa battista, in una comunità cristiana spontanea e dai confini incerti o persino - una volta - nella Basilica di San Pietro, in una Assemblea pentecostale o nella sala civica comunale, alla radio o nel culto domenicale nella Chiesa valdese, alla quale orgogliosamente apparteneva.
I testi qui raccolti sono quelli delle predicazioni che egli ha rivolto alla Comunità di Sant'Egidio di Roma in occasione della preghiera serale a Santa Maria in Trastevere. Un ambito nel quale - disse - "in una totale fraternità, in uno scambio libero, sereno, amichevole [...] ho la sensazione di essere in una famiglia in cui magari non siamo tutti uguali ma in cui l'appartenenza al Signore, l'appartenenza a Cristo e la comunione della Parola di Dio creano un habitat spirituale e umano in cui ci si sente casa".
L'esperienza della Parola predicata e ascoltata si tramuta ora in queste pagine nell'occasione per ritornare sul testo della Scrittura e percorrerne i sentieri, manifesti e nascosti: attraverso la lettura, ci viene offerta la possibilità di ritrovare l'itinerario della passione profonda di Paolo Ricca per l'Evangelo e di proseguire nell'amicizia, nella fraternità e nel dialogo con lui. Un dialogo che come ha scritto Fulvio Ferrario "non è finito [..]. Certo, esso deve avvenire in forme diverse rispetto a quelle precedenti il 14 agosto 2024, ma non è detto che ciò lo renda meno fecondo".
in questo libro l autore esamina il pensiero teologico di luca e ne mette in rilievo il tema fondamentale, partendo dalla convizione che i due libri di luca formano un unita inseparabile.

