
Descrizione dell'opera
Strumento di lavoro indispensabile per chi affronta lo studio del greco neotestamentario, il vocabolario è anche un prezioso testo di consultazione per risolvere dubbi o problemi di traduzione.
Il volume contiene tutti i vocaboli greci attestati almeno una volta nel Nuovo Testamento, quelli che compaiono almeno una volta come varianti, numerosi vocaboli del greco classico o ellenistico che il greco neotestamentario sostituisce con neologismi o con vocaboli che hanno subito un'evoluzione semantica. L'opera propone inoltre la maggior parte delle possibili grafie di termini attestati in forme differenti, il corrispondente nella lingua originale per i prestiti semitici o latini, le forme difficili o irregolari di verbi e altri vocaboli, in ordine alfabetico.
Sommario
Prefazione alla terza edizione. Elenco delle abbreviazioni. Elenco delle abbreviazioni dei testi biblici citati. Vocabolario. Elenchi e paradigmi.
Note sull'autore
CARLO RUSCONI ha insegnato Lingue bibliche al Pontificio Istituto Biblico e alla Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna; attualmente insegna Greco biblico ed Esegesi del Nuovo Testamento all'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini. Ha curato l'edizione italiana de Il Greco del Nuovo Testamento di James Swetnam (2 voll., EDB 32009).
I vizi capitali hanno sempre costituito un importante tema di riflessione. Fin da Aristotele, che li definisce «gli abiti del male», si è intuito che i vizi, mettendo a nudo la fragilità e la miseria umana, sono una via privilegiata per conoscere il fondo oscuro e misterioso dell’anima. Questo è il motivo per il quale anche oggi i vizi capitali sono oggetto di un rinnovato interesse, non solo da parte della teologia, ma anche della psicologia del profondo, della filosofia e della letteratura.
Nello stile ormai consolidato della collana Scritture, in questo volume, a partire da sette brani biblici, si confrontano alcuni esponenti della cultura laica e cattolica, italiana ed europea, offrendoci un attuale e ricco approfondimento del tema.
Del primo vizio, la superbia, che ha come occasione di confronto il brano di Genesi 3,1-7, ne palrano André Wénin, Maria Johnson, Marisa Santarlasci, Basilio Petrà e Francesca Nenci. Sul tema della gola, introdotto dal brano di Amos 6,1.4-7, hanno scritto Marcello Marino, Massimo Donà, Roberto Burdese, Osvaldo Rossi e Donatella Turri. Il brano di Matteo 25,14-29 introduce il tema dell’accidia su cui sono intervenuti StefanoTarocchi,Anna Maria Cànopi,Antonio di Grado, Sergio Benvenuto e Tommaso Fanfani. Hanno approfondito il tema della lussuria, introdotta da 2Samuele 13,1-17, Arrigo Miglio, Carmine Di sante, Giovanni Ventimiglia, Aviad Kleinberg, Massimo Arcangeli e Marisa Cecchetti. L’avarizia, introdotta da Luca 13,21, è stata approfondita da Roberto Filippini, Salvatore Martinez, Stefano Zamagni, Piero Gheddo, Raffaello Schiamone e Marina Salomon. Del sesto vizio, l’invidia, a partire da Genesi 37,2-4.11-14.17b-28, hanno scritto Federico Giuntoli, Fabio Geda, Riseppe Somigliano, Francesco D’Agostino e Debora D’Agostino. Infine sul tema dell’ira, introdotto da ef 4,26-32, hanno scritto Francesco Bianchini,Arturo Paoli, Francesco Gaiffi.
Curatori
Piero Ciardella è direttore dell’Istituto superiore di Scienze Religiose «B.N. Stenone» di Pisa, docente di filosofia teoretica e segretario del Coordinamento delle Associazioni Teologiche Italiane.
Maurizio Gronchi insegna cristologia nella facoltà di teologia della Pontificia Università Urbaniana ed è membro dell’Associazione Teologica Italiana.
Tredici anni in carcere, di cui nove nel più assoluto isolamento, a causa della fede. Anni che, poiché vissuti nella grazia della presenza e dell'amore di Dio, sono stati di luce straordinaria. A rischio della sua stessa vita, clandestinamente, François Xavier Nguyen Van Thuan mette per iscritto brevi pensieri, frutto della sua esperienza personale, che successivamente, tornato in libertà, correda con passi della Scrittura e dei documenti del Concilio Vaticano II. Il presente volume raccoglie quei pensieri che tematizzano le virtù cristiane, di cui lui stesso è stato testimone coraggioso e coerente.
Da alcuni anni una delle parole più in uso nella nostra società è quella di crisi. Viviamo infatti un momento nel quale siamo avvolti da una crisi generalizzata e permanente, così da poter quasi identificare la nostra epoca come il tempo della crisi. Anche la testimonianza biblica ci presenta ripetutamente delle crisi: crisi della persona, delle relazioni, della fede, della comunità, del mondo e della storia. In generale, per la Bibbia la crisi è, seppure con tutta la sua pesantezza, una possibilità. In tale esperienza è Dio stesso che agisce, mettendo al muro l’uomo che non intende né cambiare né crescere. La forza della parola divina invece lo pone a nudo e, ormai spogliato delle sue false sicurezze, egli è svelato con verità a se stesso. Ma, se le cose stanno come la Scrittura ce le presenta, non possiamo che attendere le nostre crisi con fiducia e speranza perché in ultima analisi, se accolte e rielaborate in profondità, recano a noi, già nello spazio dell’esistenza terrena, il dono di una nuova vita avvolta di bellezza che noi nemmeno siamo capaci di immaginare.
Una proposta di preghiera con il Vangelo di Giovanni. Il libro di Marc Rotsaert, proponendo di pregare entrando nel Vangelo di Giovanni, ha saputo centrare questo aspetto fondamentale. Supponendo già presente un approccio, una volontà di preghiera, il libro mette il lettore in contatto diretto con Gesù che si rivela. Sceglie brani significativi, saturi di preghiera, da tutto il Vangelo e li commenta in uno stile limpido ed essenziale.
Oggi la Chiesa cattolica in Europa non è più maggioranza e talora è come se si sentisse in esilio. Ma l'esilio è un'esperienza che attraversa la Scrittura e la vita della Chiesa sin dalle origini. Ce ne parla l'Antico Testamento, con Dio che esce tra i deportati e l'interrogativo del Salmo «Dov'è il tuo Dio?». Nel Vangelo di Giovanni, Gesù dice al Padre che i discepoli «non sono del mondo» (cf. Gv 17,16) e la lettera agli Ebrei e la prima lettera di Pietro ne parlano come di «stranieri e pellegrini». Un tema che prosegue nella Chiesa delle origini con la lettera a Diogneto. Tornando al presente, mons. Paolo Bizzeti racconta il suo essere vescovo tra gli islamici.
In passato, si moriva meglio? La morte spaventa oggi più di un tempo? Questi i classici in-terrogativi dietro a una riflessione su un tema sconveniente e sospetto - la morte - riguardo a cui sembra essersi perso il coraggio di parlare. Nella società contemporanea infatti assistiamo alla rimozione della morte, non più accettata come fine del cammino dell'esistenza propria e altrui, come fatto della vita cui prepararsi. Partendo da questa constatazione, da teologo ed esegeta della Bibbia qual è, Marguerat af-fronta tre grandi letture cristiane di questo difficile momento dell'esistenza umana: la morte come insondabile decreto divino, come «salario del peccato» e, infine, come "passaggio" alla risurrezione.
Nella testimonianza degli scritti del Nuovo Testamento (Atti e Lettere) emerge con grande chiarezza la gigantesca e poliedrica figura di San Paolo, che qui viene straordinariamente descritta.
La Prima Lettera dell'Apostolo Pietro nacque sul finire del primo secolo, un tempo di persecuzioni e di sfide difficili per la fede dei cristiani. Oggi, per noi, la sfida è di reggere alle tante malvagità, al male diffuso, che rischia di travolgerci tutti in un baratro di perdizione. Questo sussidio ci aiuta a gustare la Parola, perché orienti, plasmi e interpelli l'intera nostra esistenza, spinta troppo spesso da avvenimenti tristi, ma che proprio nella forza del Vangelo e alla luce della Provvidenza di Dio si trasformano in un rinnovato appello alla conversione e alla crescita sociale. Si tratta quindi di una appassionata lettura di un testo biblico che rivela una straordinaria modernità per i cristiani del terzi millennio.