
Attraverso le sue lettere, Paolo risponde a situazioni concrete. Interpreta in modo sempre nuovo il vangelo condiviso dalle diverse comunità perché diventi "lieta notizia" gratuita ed esigente per i diversi ascoltatori della sua parola. La ricezione e la rilettura di queste lettere così fortemente vissute, e di tradizioni paoline, sono state all'origine di comprensioni di-verse e rinnovate del messaggio cristiano. «Nelle sue lettere, Paolo propone, del credo cristiano condiviso, un'interpretazione tale che i partners del dialogo scoprano il senso della loro esistenza. Una teologia viva e creativa, che non si accontenta di attingere a un deposito di fede da trasmettere, ma che si sforza di farlo fruttificare, dando senso alle situazioni variegate della vita comunitaria, permettendo di affrontare conflitti e sfide nuove. Questo pensare in dialogo, questa tensione tra fedeltà all'origine, al vangelo trasmesso dalle prime comunità cristiane, e pertinenza nell'attualità particolare ad ogni comunità, predispongono le lettere di Paolo, e le tradizioni sull'apostolo, a essere recepite, rilette, riscoperte in modo, certo fedele all'origine, ma an-che creativo e attento a nuove situazioni e sfide nella vita del credente». (Yann Redalié)
Un bel libretto illustrato che fa rivivere passo dopo passo, col caratteristico stile narrativo e giornalistico dell'autore, la vicenda dell'apostolo Paolo, dalla sua appartenenza a una delle tribù d'Israele alla persecuzione dei cristiani, dalla conversione ai viaggi missionari. Per una prima, essenziale conoscenza dell'Apostolo delle genti.
Il libretto fa rivivere passo dopo passo, col caratteristico stile narrativo e giornalistico dell'autore, la vicenda dell'apostolo Paolo, dalla sua appartenenza a una delle tribù d'Israele alla persecuzione dei cristiani, dalla conversione ai viaggi missionari. Per una prima, essenziale conoscenza dell'Apostolo delle genti.
Adolf Harnack immaginava Paolo come uno dei tanti missionari ebrei che annunciavano al mondo il lieto annuncio della fede. Occorre, tuttavia, porre una domanda: nel I secolo esistevano missionari ebrei? Se la risposta è negativa, come sembra, in che modo spiegare lo slancio missionario dell’apostolo delle genti?
Il presente studio si apre delineando il contesto giudaico e greco in cui Paolo ha vissuto. L’Autore passa quindi all’analisi della figura e delle lettere di Paolo: al centro della sua attenzione troviamo l’evento di Damasco, l’assemblea di Gerusalemme, l’incidente di Antiochia. La ricerca di Peerbolte porta a conclusioni solide: la forza della esperienza di Paolo ha fatto di lui il primo grande missionario della storia, e le modalità del suo annuncio hanno scavato il solco su cui si sarebbero incamminate le prime generazioni cristiane.
Lambertus J. Lietaert Peerbolte ha conseguito il Dottorato presso l’Università di Leiden nel 1995. Attualmente è professore di Nuovo Testamento presso la Theological Uni-versity of the Protestant Church di Kampen nei Paesi Bassi. Sposato, con due figli, appartiene alla Dutch Reformed Church.
Introdotto da un discorso di papa Benedetto XVI, il volume consta di due parti. Nella prima, riccamente illustrata con fotografie, mappe e immagini d’arte, vengono presentati la vita, le opere e il messaggio dell’apostolo Paolo. Riproduzioni di preziose miniature arricchiscono invece la seconda parte dell’opera che comprende gli Atti degli Apostoli, le Lettere di San Paolo e dei testi introduttivi per comprendere meglio le letture. Il volume, realizzato in occasione della celebrazione dell’Anno Paolino, rappresenta un’opera di pregio, con una preziosa rilegatura arricchita da fregi e rilievi, con il taglio oro delle pagine e una elegante confezione.
Paolo e Nerone:
l'Epistola ai romani alla luce della storia e dell'archeologia.
L'Epistola di Paolo ai romani viene letta alla luce del peculiare contesto geografico, storico e archeologico nel quale il documento tu concepito, scritto e fatto circolare. Questo testo, inserito nel canone biblico palesa uno scontro culturale tra la visione giudaica (che va caratterizzandosi come cristiana) e quella classica, la quale subisce le influenze dell'assiologia neroniana. Il messaggio paolino determina un antitesi con gli assunti della filosofia stoica allora dominante negli ambienti romani, cosi come del fatalismo astrologico e degli influssi del pensiero politico ellenistico (nella sua versione egiziana). Questo commentario s'avvale dei contributi della storia e dell'archeologia senza ignorare alcuni aspetti teologici. Sotto questo punto di vista esso costituisce una novità nel campo degli studi di storia ed esegesi biblica.
Benoît Standaert, monaco benedettino, è conosciuto per il suo scritto su "Le tre colonne del mondo", lo studio della Parola, la preghiera e le opere di misericordia che, come affermava Simone il Giusto alla fine del III secolo a.C., reggono il mondo. In questo volume, l'Autore propone di riconsiderare in quest'ottica l'insieme degli scritti di san Paolo. È un'idea vincente: l'apostolo dei gentili dimostra di essere un autentico doctor caritatis, un uomo esercitato nell'arte della preghiera, un discepolo esemplare della lectio divina. La chiave di lettura offerta dalle pagine del benedettino belga consente un approccio originale e integrato alle lettere paoline, testi indubbiamente complessi, spesso conosciuti solo nell'inevitabile frammentarietà di una presentazione liturgica. Questo saggio, che esprime grande familiarità con la Scrittura, indica a ogni lettore piste efficaci per accedere alla Bibbia e inoltrarsi in essa, per pregare, per vivere l'amore cristiano sulle orme dell'apostolo Paolo. Una lettura unitaria degli scritti di San Paolo sotto l'ottica delle tre colonne del mondo.
L’indagine storica sul cristianesimo delle origini, soprattutto a partire dal Novecento, ha sostenuto in diverse occasioni l’ipotesi di una radicale discontinuità fra Gesù e Paolo. Ancora oggi, gli studiosi si interrogano su quanto del messaggio originario di Gesù si sia conservato nella predicazione paolina, e quanto debba essere valutato, invece, come il frutto delle personali elaborazioni dell’apostolo, preoccupandosi principalmente di individuare gli «elementi paolini in Paolo», senza considerare l’importanza di ciò che renderebbe l’apostolo meno originale ai nostri occhi: la sua eventuale dipendenza da elementi «pre-paolini», e, nello specifico, dalla multiforme tradizione delle parole di Gesù.
Paolo si trova ad agire in una particolare fase storica delle origini cristiane, corrispondente agli anni 30-70 del primo secolo, in cui mancano, o risultano ancora marginali, fissazioni scritte dell’annuncio evangelico. Di qui le domande: quale peso ebbe, nella predicazione orale di Paolo, il richiamo concreto alle parole di Gesù? In quante e quali occasioni, e in che modo l’apostolo si trovò a citare insegnamenti attribuiti o attribuibili al Nazareno? Quale rapporto possiamo stabilire tra gli scritti di Paolo che ci sono rimasti e la complessa storia delle tradizioni evangeliche, confluite in seguito nei vari testi della letteratura canonica e «apocrifa»?
Attraverso un’analisi dettagliata dell’epistolario paolino, il libro cerca di dare risposta a questi interrogativi, restituendoci un’immagine vivida, e a tratti inedita, del vangelo predicato dall’apostolo e del suo «debito impensato» con Gesù.
Il testo indaga l'origine del primo cristianesimo e la figura di Gesù attraverso la lettura di Paolo. Una prospettiva storico-filologica, che attraverso l'analisi dei testi, va al di là dei contenuti teologici attribuiti successivamente a Paolo.
LUIGI WALT è dottore di ricerca in Studi religiosi all’Università di Bologna. Si occupa prevalentemente di cristianesimo antico, di ermeneutica biblica e di rapporti fra oralità e scrittura. Dal 2008 cura il bollettino online letterepaoline.net, su Paolo di Tarso e la storia delle origini cristiane. Per Morcelliana ha pubblicato Paolo, Gesù e il tributo a Cesare, in M. Pesce - M. Rescio (eds.), La trasmissione delle parole di Gesù nei primi tre secoli (2011).
Un esegeta irlandese e due famose teologhe italiane analizzano alcuni testi paolini per svelare la posizione dell'apostolo Paolo nei confronti delle donne nelle sue comunita. I ruoli che svolgevano le donne nelle comunita paoline sono paragonabili a quelli che possono svolgere nella Chiesa cattolica attuale? E' quanto viene investigato da uno dei maggiori conoscitori di Paolo, l'esegeta irlandese Jerome Murphy-O'Connor. Con lui entra in dialogo la teologa Cettina Militello che offre la prospettiva femminista in un testo vibrante. Infine, il saggio di Maria Luisa Rigato esamina il passo piu controverso che Paolo abbia scritto sulle donne. Questo volume aprira al lettore non esperto sorprendenti vie per comprendere testi il cui senso si direbbe scontato.
Preceduto da uno studio edito nel 2015 intitolato "Paolo e il dono", pietra miliare negli studi sull'apostolo e la sua teologia, questo nuovo lavoro di John Barclay riprende i temi principali dell'opera maggiore e al tempo stesso aggiunge, in un discorso non specialistico e più esplicitamente rapportato al mondo contemporaneo, ulteriori analisi della nozione del dono nell'antichità e delle dinamiche della grazia nelle lettere paoline. Affrontare Paolo dalla prospettiva del dono, dell'economia della grazia, concorre a far guardare il complesso della teologia paolina con occhi nuovi, risolve alcuni dilemmi di lunga data negli studi paolini e mostra come per molte dimensioni la concezione che Paolo ha della grazia non manchi d'interessare il mondo d'oggi.
Da sempre,anche fra i suoi stessi contemporanei,Paolo ha avuto dei nemici, oltre che molti discepoli e ammiratori. Qui, in quattro capitoli, se ne esamina il percorso circa la questione femminile. Nei secoli passati è stato messo sotto accusa soprattutto per il suo atteggiamento nei confronti della legge e della circoncisione e, quindi, per motivi di storia delle religioni.Mentre nel nostro tempoa lui si rimprovera la sua vera o presunta ostilità nei confronti della donna.I testi incriminati (fra quelli scritti da lui e non sotto suo nome da qualche discepolo) sono due.Il primo è in 1Cor 11 e ha come tema «l’uomo che prega o profetizza e la donna che prega o profetizza» (vv.4-5).Come dice il suono delle parole,che sono identiche per uomo e donna,questo testo di Paolo non è in alcun modo antifemminista. L’altro testo è quello di 1Cor 14,33-35, che senza ombra di dubbio impone il silenzio alle donne nelle assemblee, ma non è facilmente attribuibile a Paolo,in quanto contrasta con altri testi paolini,fra i quali anche 1Cor 11,5 (versetto del testo precedente).Di fatto,l’imposizione del silenzio alle donne di 1Cor 14,33-35 può avere altre due o tre attribuzioni.Potrebbe essere una glossa di un copista, entrata poi nel testo della lettera, oppure potrebbe riprendere le parole di un gruppo di maschilisti corinzi contro cui reagisce (o reagirebbe) nel v.36 di 1Cor 14. «Paolo, nella sua prassi, per la fondazione e la conduzione delle Chiese si è avvalso di collaboratrici, alle quali di certo non ha chiesto di tacere nelle assemblee delle Chiese, in cui erano attive e responsabili». (Giancarlo Biguzzi)
AUTORE
Giancarlo Biguzzi, nato a San Vittore di Cesena (FC) nel 1941,è sacerdote della diocesi di Cesena-Sarsina.Ha conseguito la licenza in Teologia all’Università Lateranense,la licenza in Scrittura al Pontificio Istituto Biblico e il dottorato in Teologia biblica all’Università Urbaniana.Attualmente è professore ordinario all’Urbaniana per la cattedra di Nuovo Testamento ed è docente al Pontificio Istituto Biblico. Ha prodotto pubblicazioni sui vangeli sinottici, sulla letteratura giovannea e paolina, ma soprattutto sull’Apocalisse. In particolare, con Paoline Editoriale Libri ha pubblicato un commentario maggiore, Apocalisse. Nuova versione, introduzione e commento(Milano 2005) e uno divulgativo, Gli splendori di Patmos. Commento breve di Apocalisse (Milano 2007). Inoltre, collabora a riviste nazionali e internazionali.