
Vita e mito di Gesù muove dalla constatazione di come negli scritti neotestamentari racconti mitici ed eventi reali, azioni miracolose e sentimenti umani s’intrecciano e si rincorrono su uno sfondo che resta estremamente vago per ambientazione geografica e quadro cronologico, e ciò in testi che nel corso della loro trasmissione hanno subito interventi redazionali non lievi. In questo scenario si muovono le considerazioni di Giovanni Garbini, in un moto pendolare che dal vangelo conduce ai vangeli e dai vangeli fa ritorno al vangelo, alla predicazione di Gesù di Nazaret. La ricerca sul Gesù storico condotta dall’autore procede con criteri filologici, nella convinzione che un’approfondita analisi critica dei testi consente di risalire a quello che fu l’«evangelo» dell’uomo Gesù e ai principi da cui questi era guidato nei suoi rapporti con le autorità religiose, con i familiari, con le donne, sino forse a ritrovare un Gesù commensale (paraclites) che viene arrestato per essere condotto a morte mentre si trova a banchetto con i suoi discepoli.
Per conoscere la religione, la cultura, l'ambiente in cui visse Gesù e comprenderne più a fondo il messaggio.
Si può affermare di amare qualcuno e allo stesso tempo rimanere indifferenti alla sua casa, alla sua nazionalità, alla sua cultura, alla sua fede, impassibili nei confronti di tutto quello in cui lui crede, di tutto quello che lui pensa, desidera, spera, sogna? Gesù non è una proiezione ideologica né la personificazione di un mito, bensì di una promessa divina. I cristiani hanno nel loro Primo Testamento quella Torah radicata, respirata, spasimata attraverso il suo corpo, la sua mente e il suo spirito da Gesù, quella stessa Parola di vita che li lega tutt’oggi in un indissolubile vincolo fraterno al popolo d’Israele. Riconoscere l’ebraicità di Gesù per i cristiani vuol dire far ritorno alla propria originaria identità di suoi seguaci, tornare a vivere l’autentico spirito della primitiva Chiesa apostolica, sentirsi rivelare dal Risorto il senso più profondo delle Sacre Scritture, condividere l’appartenenza al mondo del loro messia e salvatore.
Sussidio semplice e adatto a tutti per una conoscenza di base della Bibbia preparato in occasione della prima Domenica della Parola di Dio istituita da papa Francesco.
Tra i numerosi testi sull'arte cristiana disponibili sul mercato non ce n'è uno che affronti in modo sistematico e analitico gli episodi o i personaggi della Bibbia raffigurati; spesso poi ci troviamo di fronte a opere impegnative anche dal punto di vista economico, più per studiosi del settore che per appassionati dell'arte e della Scrittura. Questo è il sesto di una serie di volumi che offre le chiavi di lettura dell'arte cristiana, vista come "riscrittura per immagini" della Bibbia. Il testo ripercorre gli episodi dei Vangeli sulla "vita pubblica" di Gesù e analizza con dovizia di particolari il modo con cui essi sono stati "messi in scena" da artisti di ogni epoca.
Il testo rappresenta un commento ed un'analisi esegetica della prima lettera di San Giovanni. Le frasi e le spiegazioni, costruite sulla Parola di Dio, aprono orizzonti infiniti e profondissimi. Il testo è stato completato da un ampio indice delle citazioni bibliche, l'autore inoltre ha voluto che i titoli delle singole parti del commento fossero gli stessi riportati dalla Bibbia di Gerusalemme.
il libro nasce da un'esperienza di vivo contatto con la Parola che è il nutrimento quotidiano di una vita monastica ancorata alla lectio divina. Il metodo, descritto nei suoi passaggi fondamentali, accompagna il lettore a scoprire i segreti del tema della fraternità ferita dall'invidia dell'eletto che riceve la difficile missione della riconciliazione. Impresa cui è chiamato Davide per ricompattare il popolo di Dio nel segno della concordia, come mostra la narrazione di 1 Sam 17che con il suo sapiente chiaroscuro, prefigura l'unigenito Figlio di Dio, Signore e Salvatore dei suoi fratelli che, malati d'invidia, hanno cercato di liberarsi di lui.
La Prima Lettera dell'Apostolo Pietro nacque sul finire del primo secolo, un tempo di persecuzioni e di sfide difficili per la fede dei cristiani. Oggi, per noi, la sfida è di reggere alle tante malvagità, al male diffuso, che rischia di travolgerci tutti in un baratro di perdizione. Questo sussidio, opera del Vescovo di Locri-Gerace, ci aiuta a gustare la Parola, perché orienti, plasmi e interpelli l'intera nostra esistenza. Il libro è completato da numerosi racconti di Bruno Ferrero, che attualizzano le tematiche e aiutano nella riflessione.
La Prima Lettera dell'Apostolo Pietro nacque sul finire del primo secolo, un tempo di persecuzioni e di sfide difficili per la fede dei cristiani. Oggi, per noi, la sfida è di reggere alle tante malvagità, al male diffuso, che rischia di travolgerci tutti in un baratro di perdizione. Questo sussidio ci aiuta a gustare la Parola, perché orienti, plasmi e interpelli l'intera nostra esistenza, spinta troppo spesso da avvenimenti tristi, ma che proprio nella forza del Vangelo e alla luce della Provvidenza di Dio si trasformano in un rinnovato appello alla conversione e alla crescita sociale. Si tratta quindi di una appassionata lettura di un testo biblico che rivela una straordinaria modernità per i cristiani del terzi millennio.
Nella testimonianza degli scritti del Nuovo Testamento (Atti e Lettere) emerge con grande chiarezza la gigantesca e poliedrica figura di San Paolo, che qui viene straordinariamente descritta.
In passato, si moriva meglio? La morte spaventa oggi più di un tempo? Questi i classici in-terrogativi dietro a una riflessione su un tema sconveniente e sospetto - la morte - riguardo a cui sembra essersi perso il coraggio di parlare. Nella società contemporanea infatti assistiamo alla rimozione della morte, non più accettata come fine del cammino dell'esistenza propria e altrui, come fatto della vita cui prepararsi. Partendo da questa constatazione, da teologo ed esegeta della Bibbia qual è, Marguerat af-fronta tre grandi letture cristiane di questo difficile momento dell'esistenza umana: la morte come insondabile decreto divino, come «salario del peccato» e, infine, come "passaggio" alla risurrezione.