
«Scrittori di Scrittura» è un progetto che presenta al pubblico le opere di alcuni autori che si sono cimentati nella riscrittura di un brano biblico secondo la propria sensibilità. Ogni volume è corredato della breve introduzione esegetica di un biblista e della traduzione del testo originale dall'ebraico o dal greco.In questo volume Elena Loewenthal narra l'incontro di Abramo e Sara con il Signore alle Querce di Mamre e l'annuncio della loro discendenza, da cui sorgerà il grande popolo di Israele.«Perché Sara ha riso? Pensa forse di essere troppo vecchia per generare un figlio? Pensa che Dio non possa più aprire il suo utero sigillato? Non sa forse che l'Eterno può questo e altro, senza fatica? Che Lui è capace di sovvertire le cose?».
"Scrittori di Scrittura" è un progetto che presenta al pubblico le opere di alcuni autori che si sono cimentati nella riscrittura di un brano biblico secondo la propria sensibilità. Ogni volume è corredato della breve introduzione esegetica di un biblista e della traduzione del testo originale dall'ebraico o dal greco. In questo volume Gian Luca Favetto descrive il passaggio di crescita e di consapevolezza di una ragazzina che si intreccia con la memoria della creazione del mondo. Impaginò il cielo e la terra come creature, le immaginò magazzinò in sé entrambe come fossero una e poi le disegnò fuori di sé sdoppiandole, poiché era stanco di essere tutto, ed essendo tutto essere niente, tutto e niente, nulla e troppo...
La Bibbia è costituita da centinaia di storie e di personaggi che hanno formato la nostra civiltà. Per credenti o meno, leggere quei racconti è come intraprendere un viaggio straordinario nel pensiero, nell'arte e anche nella fantasia. Philippe Lechermeier ci invita a farlo con una riscrittura personale ma sempre fedele di quel patrimonio immenso, realizzata attraverso una molteplicità di stili e di voci che si intrecciano e si compongono come un grande affresco narrativo. Con lo stesso spinto rispettoso e in totale libertà creativa, Rébecca Dautremer amplia gli orizzonti della sua arte e ci conduce all'interno degli episodi biblici con grandi tavole a colori e rarefatti disegni a matita e inchiostro. Illustrazioni di sognante leggerezza che infrangono con grande poesia l'immaginario abituale.
Se Gesù di Nazaret è il punto di riferimento assoluto dell’interpretazione delle Scritture, che cosa diventa la testimonianza della Bibbia ebraica su Dio? Qualcosa di “vecchio” sostituito dal “nuovo”? Oppure qualcosa di imperfetto? Una propedeutica a Cristo? Un indizio di questo disagio è nella terminologia utilizzata dai cristiani: si parla ancora di Vecchio Testamento oppure di Antico Testamento, e solo negli ultimi decenni sono incominciate ad affiorare nuove proposte, come quella di Primo Testamento o Bibbia ebraica.
Se la testimonianza della Bibbia ebraica su Dio svela la sua vera essenza solo nel Nuovo Testamento e se può essere “correttamente interpretata” soltanto alla luce del nuovo patto, l’AT ha ancora un suo valore intrinseco? Oppure ha un valore meramente funzionale? Quanto si legge, ad esempio, nella DV 15, e cioè che «l’economia dell’AT era ordinata soprattutto a preparare, ad annunciare profeticamente e a significare attraverso varie figure la venuta del Cristo redentore dell’universo e del suo regno messianico», significa che soltanto i cristiani possono accedere alla ricchezza del Primo Testamento? Soltanto essi possono intenderlo?
L’autore
Massimo Grilli, dottore in Scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, è Direttore del Dipartimento di Teologia Biblica della Pontificia Università Gregoriana, e docente di esegesi e teologia del Nuovo Testamento presso la medesima università. È Direttore scientifico del Progetto Evangelium und Kultur, che si interessa dell’applicazione della «Linguistica pragmatica» ai testi biblici, nonché responsabile della collana Nuovissima Versione della Bibbia dai Testi Antichi (NVBTA), edita per le Edizioni San Paolo.
Il ciclo di avori conservato nel Museo Diocesano di Salerno è il più vasto giunto sino a noi dall’età medioevale. Si compone di sessantasette pezzi. Diciotto tavolette sono dedicate al ciclo iconografico dell’Antico Testamento, diciannove a quello del Nuovo; i rimanenti sono medaglioni o frammenti decorativi di quello che con tutta probabilità costituiva il rivestimento prezioso di una cattedra episcopale.
L’ampiezza del ciclo e la straordinaria raffinatezza della sua esecuzione, dovuta a maestri verosimilmente salernitani dell’XI secolo, ne fanno uno dei capolavori dell’arte medioevale.
Schede di Serena La Mantia
Fotografie di Marcello De Masi
Don Seregni ci offre una serie di meditazioni su quei brani del Vangelo di Marco in cui sono descritte le azioni semplici e sorprendenti delle mani di Gesù. Le riflessioni esegetico-spirituali sono accompagnate dal racconto delle esperienze concrete che l’autore vive come parroco nella periferia di Lima. "La prima qualità di questo libro – scrive don Cairoli nella Prefazione – è costituita dal prezioso gesto di unire la vita al Vangelo e il Vangelo alla vita. La scrittura di don Roberto ha il tratto gentile di una prosa poetica ove si intrecciano annotazioni puntuali, immagini evoca-tive e bagliori di vita".
Papa Francesco ha indicato il Vangelo di Luca - da molti chiamato "Vangelo della Misericordia - come testo guida per il Giubileo della Misericordia del 2016. Questo libro vuole essere un piccolo aiuto per leggerlo in famiglia durante l'Anno Santo. Ascolto, riflessione, preghiera e azione sono i quattro momenti su cui è costruita la proposta di mons. Paglia. Alla lettura del brano del Vangelo segue una breve riflessione e dopo aver ascoltato e riflettuto insieme giunge il momento della preghiera e infine dell'azione; a conclusione di ogni pagina è offerto un piccolo suggerimento per la vita familiare di tutti i giorni. Una proposta di lettura continua del Vangelo di Luca in famiglia.
Nei momenti di passaggio individuali e collettivi ci sono libri particolarmente preziosi che aiutano a comprendere in profondità la natura delle crisi, danno parole alle emozioni e illuminano zone buie. Qoèlet, vetta altissima della tradizione sapienziale biblica, è uno di questi, e si configura come una profonda ed efficace cura delle due principali malattie di tutte le fedi, religiose e laiche: l'ideologia e la ricerca di facili consolazioni attraverso risposte banali a domande difficili e tremende del vivere. Il libro biblico è stato scritto in Israele durante la conquista greca, quando un grande impero stava imponendo la sua lingua e la sua cultura. Alcuni intellettuali ebrei erano affascinati da quel mondo e dai suoi valori di ricerca della felicità, del profitto, del piacere e della giovinezza. C'era però chi vedeva in quella «globalizzazione» la crisi profonda della cultura d'Israele. Tra questi, Qoélet, la cui meditazione è utilissima anche oggi per chi, in una nuova età di appiattimento dei valori, vuole pensare in profondità la natura del nuovo mondo e dei suoi dogmi. Il libro biblico è il grande confutatore dell'ideologia pelagiana meritocratica - oggi in pieno revival - secondo la quale il giusto viene ricompensato con beni, salute, figli, mentre il malvagio è sventurato e povero perché colpevole. Qoèlet si rivela così un efficacie antidoto contro la nuova/antica idolatria che sta invadendo, senza trovare resistenza, le imprese, la politica, la società civile e anche alcuni settori delle Chiese.
A differenza dei sinottici, il Vangelo di Giovanni si concentra soltanto su alcuni momenti della vita di Gesù, ricostruendoli con molti dettagli. Quei momenti - con quelle parole e quei gesti - hanno infatti aperto gli occhi all'evangelista sulla verità del Figlio di Dio. Egli, «proprio grazie alla struttura narrativa del testo, ci invita a seguirlo, passo dopo passo, così da vedere ciò che lui ha visto e ascoltare ciò che lui ha ascoltato in modo che anche noi, come lui, diventiamo discepoli di Gesù, conosciamo la verità e questa ci renda liberi» (dall'Introduzione). È l'esperienza che Gesù propose ai suoi discepoli e che Giovanni chiama a compiere.
Le riflessioni contenute nel volume prendono sul serio l'invito del Maestro e declinano questi quattro passi: ascoltare la Parola, farsi discepoli, conoscere la verità e diventare uomini liberi. A tal fine l'autore segue il metodo della lectio divina. Ogni meditazione si avvia con la lettura attenta del testo (lectio), alla quale segue una riflessione su alcuni temi emersi (meditatio), per introdurre al momento del silenzio contemplativo (contemplatio).
Sommario
Introduzione. 1. La prima Parola. 2. La Parola tra le parole. 3. La sete della samaritana. 4. Gli occhi del cieco. 5. La verità del Figlio. 6. Gli uomini di fronte alla verità. 7. Schiavi del peccato. 8. La libertà di Gesù. 9. La comunità dei discepoli.
Note sull'autore
DAVIDE D'ALESSIO, nato a Melzo (MI) nel 1969, è stato ordinato sacerdote nel 1994. Dopo aver conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dal 1999 insegna teologia fondamentale presso la sezione della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale con sede nel seminario di Seveso (MB).
In questo testo l’autore fornisce un’interpretazione dell’intero libro dell’Apocalisse, suddivisa in trenta brani che sono stati maturati nel corso della lectio divina svolta nella sua comunità parrocchiale. Per ogni brano vengono anche suggeriti degli spunti di riflessione e alcune preghiere per la condivisione in gruppo.
Il Vangelo racconta quanto Gesù dice o fa per qualcuno. Quel qualcuno è il lettore stesso, chiamato a fare in prima persona l’esperienza di ciò che è narrato: la Parola fa quello che dice, per chi l’accoglie con fede. L’interesse al racconto può essere a tre livelli. Può essere rivolto al testo, per vedere come esattamente è, qual è la sua storia, la sua struttura, il suo stile. Può essere anche rivolto a cosa dice il testo: qual è il suo messaggio, come capirlo e viverlo oggi. Può essere infine rivolto al Signore: oltre al testo e a ciò che ci dice, si è attenti a colui che dice quel testo. Tutta la Scrittura è una lettera che il Padre ha inviato a ciascuno dei suoi figli; dietro ogni parola c’è chi parla, e il suo dirsi è un darsi. Chi raggiunge questo terzo livello ha trovato ciò di cui ha fame. Gli altri tre Vangeli sono un racconto storico-teologico della vita di Gesù. Quello attribuito a Giovanni è piuttosto come un teatro, uno «spettacolo» in cui si «vede» chi «parla». È un intreccio di dialoghi e lunghi monologhi, con brevi indicazioni di luogo, di tempo e di azione; protagonista è la Parola stessa, diventata carne in Gesù, per manifestarsi all’uomo ed entrare in dialogo con lui. È il dramma dell’incontro/scontro tra l’uomo e la sua Parola, dalla quale e per la quale è fatto. Come i precedenti, anche questo commento, dopo un calco del testo greco, contiene di ogni brano una prima parte con il messaggio nel contesto e una seconda con la lettura del testo; la terza e la quarta parte, pregare il testo e testi utili, sono indicazioni per il lavoro personale del lettore. Come si vede, al centro sta il testo, inteso come un modo specifico con cui il Signore mi parla e io lo ascolto. Questo commento è nato da una lettura continua del Vangelo tenuta settimanalmente, per tre anni. Vorrebbe aiutare il lettore a entrare nel mistero della Parola diventata carne in Gesù, per lasciarsi sempre più coinvolgere nel dialogo con lui.