
I testi giovannei del Nuovo Testamento hanno una originalità letteraria e teologica che ben li distingue dallo stile dei sinottici. Numerosi sono i processi interiori dei personaggi, i dialoghi prolungati, le simbologie e le avventure spirituali. Seguendo le tracce di simile originalità, queste proposte di lectio divina non hanno lo scopo di offrire una lettura pia, per arrivare in fondo al libro e chiuderlo passando ad altro. Proprio perché è un libro nato dall'esperienza condivisa e dialogata, anche ciascun lettore potrebbe interloquire, mettersi cioè dentro il discorso, reagendo e raschiando stagioni e pigrizie mentali o spirituali. Nelle sezioni dal titolo «portico dei gentili» si offrono sentieri e proposte per un incontro fra parola biblica e percorsi di vita, che aprono nuovi orizzonti alla fede.
Destinatari
Indicato per la lectio divina di gruppi, associazioni, parrocchie, comunità È di grande utilità anche per la preghiera e la meditazione personale
Autore
BRUNO SECONDIN, carmelitano, ha studiato a Roma, in Germania e a Gerusalemme, ed è ordinario di teologia spirituale all'Università Gregoriana di Roma. Autore di una ventina di pubblicazioni su vari temi di spiritualità, sulla lectio divina ha pubblicato vari libri, di cui con le Edizioni Messaggero quattro volumi sulla «lettura orante della Parola» e dirige la collana «Rotem». ANTONIETTA AUGRUSO, nata a Curinga (CZ), ha conseguito il diploma di laurea in teologia all'Università Gregoriana di Roma. Attualmente insegna religione cattolica nelle scuole statali di Roma e scrive su riviste di spiritualità e di vita consacrata. Ha già pubblicato in questa collana, in collaborazione con B. Secondin, il volume Il Signore guarda il cuore.
Questo libro, a partire dal Vangelo di Luca, si propone di cogliere la ricchezza e la novità degli episodi più significativi del Vangelo.
Tra le lettere paoline maggiori la seconda epistola ai Corinti è di particolare interesse perché è la prosecuzione di una corrispondenza già avviata, in parte accessibile nella prima ai Corinti. Questo scambio epistolare dimostra il rapporto straordinariamente vivace tra l'apostolo e una delle chiese da lui fondate, e le lettere superstiti aprono uno scorcio su atteggiamenti ed eventi all'interno di quella comunità e sulle reazioni di Paolo. I convertiti non consideravano l'apostolo immune da critiche, e questi tentava di farvi fronte anche per affermare quella che riteneva l'autorità pastorale conferitagli da Dio su questa giovane comunità cristiana. L'esegesi puntuale e approfondita di Margaret Thrall mira a comprendere, accanto al punto di vista di Paolo, quello dei corinti, osservandolo attraverso il filtro della prospettiva paolina. Dalle pagine del commento si rivela come l'importanza sostanziale della seconda ai Corinti stia nel ritratto di Paolo e nella luce che la lettera getta sul suo pensiero teologico.
Una Lectio divina popolare dedicata alla Seconda lettera ai Corinzi in cui, ripercorrendo le tappe del carteggio ai Corinzi e dei messaggi di san Paolo, si colgono almeno tre aspetti che rendono questa lettera vicina alle attese di oggi: cura dei più deboli, bisogno di verità, urgenza dell'evangelizzazione.
L'autore
ANTONIO PITTA, presbitero, è ordinario di Nuovo Testamento presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (Napoli), di cui è Preside. Coordinatore degli studiosi di Nuovo Testamento per l'Associazione Biblica Italiana, è anche membro dell'internazionale New Testament Society. Fra le sue pubblicazioni: Disposizione e messaggio della lettera ai Galati. Analisi retorico-letteraria (Roma 1992); Sinossi paolina (Cinisello Balsamo 1994); Lettera ai Galati. Introduzione, versione e commento (Bologna 2000); Il paradosso della croce. Saggi di teologia paolina (Casale Monferrato 1998); Lettera ai Romani (Milano 2001).
Il libro
Con le due lettere che sono confluite nella 2Corinzi canonica - la lettera della riconciliazione (2Cor 1-8) e quella polemica (2Cor 9-11 ) - è trasmessa ed affidata alle comunità cristiane di tutti i tempi la magna charta del ministero o dell'apostolato cristiano. Costretto a difendersi da accuse infamanti che tendono a screditare il suo ministero, Paolo intesse le due più elevate apologie del suo apostolato, facendo parlare non tanto la sua autorità di apostolo di Cristo, quanto le dinamiche del suo profondo rapporto con Cristo e con le sue comunità. Diverse sono le calunnie che risaltano dalle due lettere inviate alla comunità di Corinto, tra il 55 e il 56 d.C., forse da Filippi: un carattere incostante, di chi rivede spesso i propri progetti di viaggio alla volta di Corinto per non affrontare di petto i suoi avversari; la subdola intenzione di mercanteggiare la Parola di Dio o il vangelo di Cristo per finalità lucrative: sono le accuse che gli giungono in Macedonia quando detta la «lettera della riconciliazione». Intanto sembra che la polemica con la comunità stia risolvendosi con il pentimento di coloro che hanno posto in discussione le credenziali del suo apostolato: l'arrivo di Tito in Macedonia rasserena il cuore di Paolo con le notizie sulla positiva disponibilità dei Corinzi. Per questo può riprendere, con fiducia, la questione spinosa della colletta per i poveri della Chiesa madre di Gerusalemme, esortando i Corinzi a gareggiare in generosità con i Macedoni. Bisogna riprendere l'iniziativa interrotta da un anno e considerarla non come semplice raccolta di danaro bensì come benedizione, amore, grazia, generosità, comunione, liturgia e servizio.
Purtroppo l'orizzonte si rabbuia con la nuova ondata di accuse che rimbalzano subito dopo l'invio della lettera della riconciliazione (2Cor 1-9): da avversari esterni alla comunità Paolo è calunniato di essere remissivo e debole da vicino o di persona, mentre è aggressivo e forte per via epistolare; non presenta credenziali degne di rilievo per chi, come i «super-apostoli», è stato inviato per evangelizzare, in quanto mancano i prodigi e i segni dell'apostolato: persino l'evangelizzazione gratuita in Acaia dimostra la carenza di amore per i Corinzi; e nel tipo di comunicazione del vangelo si rivela incolto nell'arte retorica. In un clima di accesa polemica che coinvolge nuovamente la comunità di Corinto, che ha dato credito ai suoi nuovi detrattori, Paolo indirizza la sferzante «lettera polemica» (2Cor 10-13), annunciando finalmente una visita punitiva a Corinto. Le risposte di Paolo non lasciano irrisolte le accuse ingenerate dall'interno e dall'esterno della comunità; il suo è un ministero sostenuto dalla permanenza della gloria di Dio nel suo apostolato, dalla libertà dello Spirito, dall'amore di Cristo, dalla gratuità nelle fatiche per il vangelo, dall'intenso amore per quanti ha evangelizzato e dalla potenza di Cristo nella sua debolezza. Le prove delle sue difese non sono verbali né astratte, come quelle di un mestierante che si serva del vangelo per millantare credito, bensì sono attestate dalle ferite subite per Cristo e che, come apostolo, porta indelebili sul suo corpo. Senza finzioni o sotterfugi si presenta ai suoi lettori, con la speranza di riconquistare la comunità che gli ha procurato le maggiori sofferenze nell'apostolato: i destinatali sono invitati a guardare oltre l'apparenza, a contemplare l'avanzare della necrosi e della vita di Cristo nel loro corpo mortale, a lasciarsi finalmente riconciliare con Dio da quanti con e come Paolo sono stati scelti per esercitare l'apostolato cristiano.
Poiché si presenta con estrema sincerità e verità di fronte a chiunque, con la 2Corinzi Paolo inaugura quel grande filone della tradizione cristiana definito come theologia cordis: la teologia del cuore o della sede in cui Dio ha posto la caparra dello Spirito e dove Gesù Cristo scrive la più autentica lettera di raccomandazione che sia stala prodotta, con i nomi dei credenti che incide non con l'inchiostro bensì con io Spirito del Dio vivente.
La 2Corinzi canonica può essere definita come il più bel sermo corporis di Paolo: la lettera scritta con il corpo o con la propria persona, colta in relazione vitale con Cristo e con la propria comunità. Nei confronti di Cristo si assiste ad una dinamica tensione tra la morte e la vita, tra la permanenza progressiva della gloria di Dio e la momentanea leggerezza della tribolazione; nei confronti della comunità, si stabilisce una relazione paragonabile non tanto a quella, pur significativa e necessaria, fra amici che devono dimostrarsi tali soprattutto nelle prove, quanto a quella di un padre che si spende e si consuma sino alla fine per amarla, nonostante i tradimenti, e per presentarla come vergine casta, data in sposa a Cristo l'unico suo sposo.
Quando si è colti dalle tribolazioni e dalla debolezza, la 2Corinzi rappresenta l'alimento necessario perché nessuna prova scoraggi chi è stato chiamato dal Signore a svolgere il ministero dello Spirito e della riconciliazione.
Mediante la combinazione del metodo storico-critico e dell'analisi retorico-letteraria, A. Pitta offre un accattivante commentario esegetico a quella che diversi esegeti considerano la più difficile delle lettere paoline.
Intorno al 50 d.C. l'apostolo Paolo si reca per la prima volta a Corinto. La missione non sembra ottenere un grande successo, anzi, le continue situazioni di tensione nella comunità - la più turbolenta tra quelle alle quali ha annunciato il vangelo - e con lui, lo obbligano non soltanto a visitarla più volte ma anche a cercare di guidarla a distanza, con lettere, quando è impossibilitato a raggiungerla. Ha inizio così una frequente corrispondenza epistolare che non ha uguali con altre comunità con cui l'Apostolo era in contatto. In questo contesto si inserisce 2 Corinzi. È la più autobiografica delle lettere di Paolo. L'Autore difende il suo ministero dai diversi detrattori: riconciliato con Dio sulla strada di Damasco, è chiamato ora ad annunciare a chiunque il Vangelo. Nello scritto risalta l'io di Paolo con tutti suoi sentimenti e i modi di pensare. Una lettera che volutamente rifiuta lo stile retorico, per essere colloquiale e comunicare al lettore un messaggio di grande attualità: parlando di sé, Paolo delinea il modello da seguire nel ministero per chiunque e in qualsiasi comunità cristiana.
La Seconda Lettera ai Corinzi, benché sia la lettera di Paolo più personale ed autobiografica, è uno scritto di alto livello teologico. Essa lascia intravedere i tratti della personalità ricca e "vulcanica" di Paolo, ma anche l'altrettanto magmatico contesto sociale e religioso della comunità cristiana da lui fondata a Corinto, una città di mare, crocevia di etnie, di religioni e di mentalità variegate. Il quadro ecclesiale multicolore che traspare dalla lettera è in grado già di spiegarne l'attualità rispetto alla situazione odierna della Chiesa, che, soprattutto in alcuni luoghi, è per molti aspetti simile alla comunità cristiana della Corinto dei tempi di Paolo. A cura di C. Manzi.