
Le parole di San Francesco d’Assisi che danno il titolo a questo volume, suggeriscono una riflessione biblica, ebraica e cristiana, sul tema del creato divenuto molto popolare con l’attuale pontificato. Un'attenzione a "madre terra", alla "nostra casa comune" che si estende, secondo papa Francesco, alla società odierna in senso lato. Contributi di Jean Louis Ska, Daniel Marguerat e Romano Penna.
Geremia è profeta in tempo di crisi. Vive in un periodo storico più difficile del nostro, ma molte analogie ci accomunano alla sua stagione. Anche se rischia di essere considerato esclusivamente profeta di sventura, uomo triste e cupo, tanto che il suo nome ha dato origine alle cosiddette "geremiadi", è invece profeta che semina speranza laddove la storia, e il peccato del popolo, sembrano non lasciare altro che rovine. Ci ricorda che, se si vuole avere l'audacia di edificare e costruire qualcosa di nuovo, occorre avere altrettanto coraggio nell'estirpare e demolire, distruggere e rimuovere. Il suo rotolo ci costringe al discernimento: cosa sradicare e abbattere, per poter piantare ed edificare.
Gli Atti degli Apostoli testimoniano il dinamismo di una Chiesa vivificata dalla presenza del Risorto e incoraggiata dallo Spirito Santo a superare i confini "culturali" e "cultuali" di Gerusalemme. Sospinta per strade deserte, su percorsi inattesi, la comunità cristiana delle origini è invitata a raggiungere i lontani e a identificare come destinatari del Vangelo anche coloro a cui il mondo antico non riconosceva uno statuto religioso e sociale. Attraverso il commento ad alcune pagine scelte del «Vangelo dello Spirito», l'autore ci guida alla scoperta della dirompente forza missionaria della prima comunità cristiana che, ponendosi in ascolto dello Spirito, ha dato prova di coraggio e di libertà di parola, superando la tentazione - sempre attuale - del particolarismo e del settarismo. Nato da una concreta esperienza ecclesiale di Lectio divina, il testo è rivolto ai gruppi ecclesiali, agli operatori pastorali o alle persone che intendono fondare sulla Parola il loro servizio ai poveri e vivere in comunione fraterna la loro esperienza di fede, lasciando che lo Spirito continui a indicare ancora oggi «strade deserte» su cui avventurarsi.
L'incontro con le culture è oggi diventato un fatto quasi ovvio. Non occorre andare più 'altrove' per incontrare lingue, modi, usanze tra loro diverse, che possono far nascere conflitti. Più di un tempo, sorge la domanda sul valore universale dei concetti e, ancor più, dei sistemi etici. Il testo risponde a tali questioni con uno sguardo ermeneutico, a somiglianza di un lettore che si accosta ad un mondo testuale da lui diverso, nello stesso tempo lasciandolo parlare e facendolo proprio.
Sono necessari, più che mai oggi, nuovi orizzonti di lettura della Bibbia, capaci di aprire al dialogo autentico, alla trasformazione, alla pace.
In questo senso le intuizioni del grande filosofo e teologo Raimon Panikkar sono imprescindibili: si pensi alla necessità del dialogo intrareligioso e alla visione cosmoteandrica, Dio-Uomo-Mondo.
L’Alleanza delle religioni è una realtà simbolica, mistica, non solo un’aspirazione o un’utopia. Un’immagine può significarla: l’arcobaleno, “segno di alleanza”. E la Bibbia ne è un colore, così come ogni religione e tradizione, scritta o orale, che sia.
Al centro è l’armonia, che non toglie le differenze, ma che pure fa danzare insieme gli uomini – di ogni razza, credo ed età –, il cosmo e il mistero divino.
Il saggio si apre a nuovi orizzonti di lettura della Bibbia. Al centro questioni decisive per il nostro tempo quali la pace, il dialogo, l’interpretazione (di un testo sacro, ma anche della realtà stessa).
Due movimenti, diversi e complementari, sono indispensabili: uno sguardo in profondità nella propria tradizione (ebraica, cristiana) e insieme un’apertura reale ad altre visioni del mondo (l’Oriente e non solo).
In questa direzione i contributi dell’ermeneutica di Raimon Panikkar sono fondamentali: basti pensare al dialogo intrareligioso, all’intuizione cosmoteandrica, al superamento del «mito della storia».
Aprirsi all’“altro” non significa rinnegare le proprie origini: il patrimonio della “radice ebraica” è essenziale e da approfondire. L’“albero biblico” non va sradicato, ma trapiantato con la parte migliore del suo luogo natio, in modo che possa attecchire al proprio terreno in un nuovo ambiente, con reciproco arricchimento.
Il misterioso personaggio di Melchisedec, «re di Salem» e di pace, che benedice Abramo (Gn 14, 18-20), ci conduce a un’altra intuizione fondante del saggio: quella dell’Alleanza mistica delle religioni. La Bibbia sarebbe un colore di questo “arcobaleno cosmico”. E così ogni religione, scritta o orale, senza mai dimenticare la tradizione secolare.
L’approccio non è solo teorico: il libro presuppone una prassi e ad essa invita. E soprattutto vuole suggerire processi liberatori, nell’ambito umano, interiore, religioso.
L'estetica della Bibbia potrebbe essere un campo di studi molto ricco e di grande interesse, ma gli studiosi di estetica oggi lo curano assai poco. Questo saggio ne discute la possibilità e sviluppa, come esempi particolarmente significativi, quattro nuclei tematici: l'estetica della creazione, la questione delle immagini, la poesia come preghiera e la sapienza come arte.
Fausto Gianni, nel presente volume raccoglie tutti i suoi scritti, editi ed inediti, di argomento religioso (gli ultimi quattro della breve silloge sfiorano temi di livello teologico), notevoli per il loro ardimento speculativo. Se si eccettuano quindi tali ultimi, tutti gli altri si riferiscono a episodi evangelici noti. Essi sono interpretati e arricchiti da una testimonianza immaginifica che la personale memoria storica dell'autore, ricchissima di capacità intrinseca ed effusiva, sa evocare, recuperando per il lettore il fascino dell'immediatezza scenica e la complessa valenza psicologia dei personaggi e offrendogli un autentico gioiello dalle cui facce prismatiche filtra la luce dell'eterno e del mistero che lo coinvolge a meditazione profonda, congiunta, spesso, a un interiore ineffabile appagamento.
La Lettera ai Filippesi è stata scritta da san Paolo lungo il suo terzo viaggio apostolico, verso il 56, probabilmente mentre era prigioniero a Efeso. Qui, in un momento di difficile tribolazione, sente vicinissima la solidarietà dei suoi cari fedeli di Filippi, solidarietà che egli aveva sperimentato più volte, in una catena di affettuosa attenzione che lo rendeva dolcissimo. Questo libro nasce dal cuore pastorale dell'autore, che nel partire dalla Diocesi di Locri-Gerace per trasferirsi a reggere la cattedra arcivescovile metropolitana di Campobasso-Baiano, ha voluto lasciare questo ultimo prezioso gioiello ai suoi cristiani. Nel donare queste riflessioni, ripercorre gli anni vissuti tra la sua gente, per una lezione di vita che si fa insegnamento spirituale intenso. Il libro è completato da racconti di Bruno Ferrero, che attualizzano le tematiche e aiutano nella riflessione.
L'uomo è ciò che mangia. Ma non tanto con la bocca o con l'occhio, quanto con l'orecchio. È la parola, implicita o esplicita, che rende ogni cibo buono o velenoso. L'autore tocca, in modo unitario e semplice, i temi che hanno caratterizzato l'arco della sua ricerca: parola e realtà, interpretazione e comunicazione, discernimento e libertà, compassione e comunione nella diversità. Al centro c'è la riflessione sull'esperienza di quarant'anni di catechesi biblica, offrendone i fondamenti teorici e la descrizione di come avviene e cosa produce. La sua proposta di lettura antropologica della Bibbia, valida per qualunque testo, è impregnata di simpatia per l'umanità dell'uomo d'oggi, sempre più ricca di opportunità e sempre più esposta a precarietà. Uno diventa la parola che ascolta: a una certa età, è responsabile della faccia che ha.
Il cammino della Chiesa italiana verso il Convegno di Verona (ottobre 2006), incentrato sul tema della speranza, è ritmato dalla Prima Lettera di Pietro. Essa guida i cristiani a vivere la fede con dignità, a rendere la speranza evidente consapevolezza, a guardare al fine ultimo della vita equipaggiati da una profonda conoscenza della verità che Gesù Cristo ha rivelato. L’autore, il cui testo trae origine da un corso di esercizi spirituali, rilegge la Lettera scegliendo in progressione alcune parole tematiche, che costituiscono altrettante pietre angolari dell’edificio cristiano. «Appare assai utile un sussidio come questo, sapientemente intessuto dalla competenza e dell’esperienza di mons. Carlo Mazza, congiungendo insieme sicuri riferimenti esegetici a sviluppi spirituali, a loro volta nutriti da richiami alla tradizione ecclesiale, al magistero ecclesiale contemporaneo, a sicuri autori di dottrina spirituale» (dalla Prefazione di mons. G. Betori).
Sommario
Prefazione (mons. G. Betori). Premessa. La fede. La salvezza. La santità. La Parola. La Chiesa. La libertà. Gesù. L’etica. Le relazioni. La speranza. La grazia. Il peccato. La responsabilità. La sofferenza. Il compito. La gloria.
Note sull'autore
Carlo Mazza (1942), sacerdote della diocesi di Bergamo dal 1968, dal 2007 è vescovo di Fidenza. Ha conseguito la laurea in teologia presso la Pontificia Università Lateranense dove ha insegnato teologia e spiritualità del pellegrinaggio. È stato direttore dell'Ufficio Nazionale della CEI per la pastorale del tempo libero, turismo e sport e cappellano della squadra italiana alle olimpiadi. Insegna all'università di Milano Bicocca nel corso di laurea di scienze del turismo e comunità locali. Presso le EDB ha pubblicato Il dono del pellegrinaggio (1999), Santa è la via (1999) e il manuale Turismo religioso (2007).
Questo volumetto riporta le trascrizioni di sette lectiones divinae, tenute a Reggio Calabria nell'anno 1987-88, nelle quali si affronta la lettura diretta e puntuale di tutto il testo biblico. L'autore è convinto che la teologia dell'alleanza, del culto, del sacerdozio e dei sacrifici, sia carica di messaggi fecondissimi e chiarificatori per quanto riguarda lo svolgimento di tutta la storia della salvezza, fino alla novità del mistero cristiano. Mentre tutto si compie nella rivelazione gloriosa della santità del Dio vivente, il Levitico ci soccorre con la sua paziente pedagogia per orientarci nel discerimento di quei percorsi che si aprono là dove gli uomini ritrovano la loro vocazione alla vita.