
Abramo ha avuto un’indiscussa centralità nella tradizione ebraica e in quella cristiana. Proprio per questo ognuna delle due tradizioni ne ha evidenziato quegli aspetti che considerava più congeniali e significativi. Momenti salienti della vita del patriarca, come la vocazione, la benedizione, la circoncisione e l’aqedah di Isacco, nonché tematiche come l’osservanza della Torah, sono stati interpretati secondo istanze teologiche e prospettive religiose diverse. Tuttavia, uno sguardo più attento ai testi permette di rinvenire fili comuni e di scovare prestiti da una tradizione all’altra. Se ne deduce che la realtà delle relazioni tra ebrei e cristiani nei primi secoli, anche e forse soprattutto dal punto di vista esegetico, era molto più aperta a contatti reciproci di quanto lasci credere l’applicazione rigida e precoce del modello della separazione tra le due strade. Anche in questo senso Abramo si dimostra «padre di molti».
Questo libro è simile a un collage: ogni frammento ha il suo colore e la sua storia particolare ed è stato scelto fra molti altri frammenti per formare una specie di poliedro. Si compone di tre parti: la prima, Le beatitudini come ambiti d'incontro, è stata scritta con suor Marta Irigoy e comprende riflessioni e proposte di contemplazione per un incontro di preghiera, secondo la spiritualità degli Esercizi di sant'Ignazio.La seconda parte, Le beatitudini di Papa Francesco, e la terza, Tre meditazioni su Matteo 25, si presentano come contemplazioni del Vangelo. Il volume vorrebbe essere una rispo­sta alla raccomandazione che Papa Francesco fece ai giovani di leggere il testo delle beatitudini e del capito­ lo 25 del Vangelo di Matteo, come «piano d'azione» per la vita (dalla Presentazione).«Guarda, leggi le Beatitudini che ti faranno bene. Se vuoi sapere che cosa devi fare concretamente leggi Matteo capitolo 25, che è il protocollo con il quale verremo giudicati. Con queste due cose avete il piano d'azione: le Bea­titudini e Matteo 25. Non avete bisogno di leggere altro. Ve lo chiedo con tutto il cuore» Papa Francesco.
«La Parola di Dio ha sempre funzione di pungolo perché ci sprona ad andare avanti specialmente quando siamo tentati di fermarci di fronte alle difficoltà, ad accomodarci in un cristianesimo stanco e imborghesito».
Dalla prefazione di Mons. Giuseppe Marciante Vescovo di Cefalù
Le versioni dell'episodio di Gesù che cammina sulle acque, la parabola del samaritano, la guarigione dello storpio e quella del cieco di Betsàida consentono di vedere all'opera il "punto di vista" di un autore e di diagnosticare la regia narrativa anche di un testo biblico. In un racconto, infatti, gli avvenimenti della storia non sono mai presentati in una prospettiva neutrale, ma sempre da un'angolazione particolare. Non c'è dunque storia senza "punto di vista", come non c'è immagine senza che la cinepresa o l'apparecchio fotografico siano stati posizionati in un punto specifico che determina il campo di visione. Il punto di vista dell'autore non è solo costituito da un luogo scelto, ma anche da una temporalità, da una descrizione dell'interiorità dei personaggi, da una scelta di linguaggio, da un sistema di valori. È dunque il frutto di una sapiente costruzione e di un programma di lettura che il narratore si aspetta dal suo lettore.
Sebbene l'autore abbia trattato in altra sede sul pensiero religioso e teologico dei testi sacri della Bibbia, ora si propone in questo libro di affrontare le circostanze umane di composizione litteraria sfidando le difficoltà di cogliere gli elementi e i contesti dentro i quali si è formato questo tesoro inesauribile e unico nella storia della cultura d'ogni tempo. L'autore dichiara essere consapevole dei margini di opinabilità che restano e resteranno purtroppo anche in futuro, per il semplice fatto che c'è impedito l'accesso immediato e diretto sia agli avvenimenti, sia al rapporto che degli stessi fanno i testi a noi giunti.
In queste pagine scritte col ritmo di un'inchiesta poliziesca, che sono in parte l'autobiografia di una conversione e in parte uno studio biblico, Scott Hahn esplora, come non era mai stato fatto prima, i riti della Pasqua ebraica e la loro importanza nel prefigurare l'Alleanza fra Dio e gli uomini che culmina nella salvezza in Gesù di Nazaret. Nel raccontare le vicende dei suoi anni di formazione, quand'era studente impetuoso e ricercatore scrupoloso di risposte ai grandi interrogativi delle Sacre Scritture, l'Au tore ci mostra i rapporti fra Abele, Abramo, il sacrificio di Isacco, la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù in Egitto e la simbologia dell'agnello nella Pasqua ebraica. In un crescendo dell'indagine, svela gli indizi affascinanti del legame fra il tradizionale quarto calice di vino a conclusione della celebrazione della Pasqua ebraica e il sacrificio pasquale di Cristo (dall'Ultima Cena alla morte in Croce) che si rinnova nel mistero eucaristico.
Il Vangelo di Giovanni è un'opera meravigliosa, ma di non immediata lettura. Apparentemente semplice, quasi in ogni parola rivela un messaggio teologico ricco e profondo. Non è un testo per principianti e non può essere letto velocemente, né essere interpretato con gli stessi criteri dei sinottici. Il quarto Vangelo è uno straordinario libro di meditazione, da leggere con il cuore e l'intelligenza, con la calma della fede e la passione dello Spirito. Questo volume corale sul quarto Vangelo offre le chiavi di lettura per intraprenderne lo studio: contributi esegetici alle varie pericopi, saggi sulla teologia di Giovanni, proposte di meditazione sui personaggi giovannei, alcune utili schede sulla dimensione catechetica del Vangelo e una specifica bibliografia ragionata e aggiornata.
Il volume offre la trascrizione di diciotto relazioni che don Maurizio ha tenute sul Vangelo secondo Giovanni e che spaziano dal Prologo fino ai capitoli sulla Risurrezione.
Vengono qui raccolti e tradotti per la prima volta in lingua italiana una serie di saggi di Frédéric Manns. Sono studi sul vangelo secondo Giovanni e vogliono mostrare come esso si ponga come linea di contatto e di continuità tra la tradizione ebraica e quella cristiana. Questa prospettiva permette così di costruire un commento al quarto vangelo evidenziandone struttura, personaggi, temi e simboli.
È opinione largamente condivisa tra gli studiosi che il Vangelo di Giovanni vada letto su due piani storici: quello della vicenda originaria di Gesù, su cui apre una finestra, e quello della comunità giovannea, per cui il Quarto Vangelo è scritto e di cui è uno specchio. Le due storie sono fuse, ma non confuse, nell'incontro dei due orizzonti storici. La ricerca di Segalla si sofferma anzitutto su quella vicenda originaria per analizzare come attraverso la tradizione sia pervenuta a una redazione, in cui si riflette la comunità giovannea (cap. 1); esamina poi quali sono i garanti di questa storia (cap. 2), quali le coordinate spazio-temporali (cap. 3) e quali quelle culturali (cap. 4). Il volume costituisce la prima parte di un'ampia Introduzione al Vangelo secondo Giovanni, cui Giuseppe Segalla stava lavorando per le EDB e che la morte gli ha impedito di concludere. Viene pubblicato come titolo a parte per rispettare un'esplicita indicazione dell'autore. In Appendice il lettore trova l'intero impianto del progetto di ricerca, così come previsto dall'autore stesso.
Il quarto Vangelo, comunemente attribuito a Giovanni, costituisce fin dalle origini un riferimento fondamentale per il discorso cristiano, ma basandosi solo su di esso può risultare difficile riuscire a dialogare con ebrei, musulmani, buddhisti o agnostici. Per questo, Benoît Standaert pone al testo tre domande: la prima è di natura letteraria e riguarda l'organizzazione del quarto Vangelo, la sua composizione e la sua finalità; la seconda ruota attorno alla sua storicità e all'affidabilità del suo autore; la terza cerca di indagare la possibilità di un dialogo con chi non è cristiano. Questo studio analizza dunque da vicino la forza e la debolezza, la bellezza ma anche i limiti del Vangelo di Giovanni proprio sul piano della relazione con chiunque pensi diversamente da esso o dalla tradizione che ha voluto trasmettere. La conclusione dovrebbe condurci a una maggiore ammirazione per ciò che l'editore giovanneo ha prodotto come opera letteraria e teologica, ma anche a una maggiore vigilanza riguardo ai rischi che può portare una lettura non critica del testo.
In quest'opera, John Shelby Spong cerca di liberare il Vangelo di Giovanni dalle credenza che lo imprigionano, dimostrando che il quarto Vangelo, frainteso dagli estensori del credo del IV secolo come fosse storia in senso letterale, è di fatto una rielaborazione letteraria e interpretativa degli eventi della vita di Gesù mediante personaggi fittizi, da Nicodemo e Lazzaro al "discepolo amato". Libro profondamente ebraico, il quarto Vangelo fu ideato per collocare Gesù nel contesto delle scritture ebraiche, poi negli schemi del culto sinagogale, e per consentire infine di essere visto attraverso le lenti di una forma popolare di misticismo ebraico del primo secolo. Il risultato di questo avvincente studio non è solo il recuperare il messaggio originale del quarto Vangelo, ma anche di aprire la strada a una nuova e attuale comprensione della fede cristiana.