
Si tratta di uno strumento di studio e di ricerca, comprensibile anche ai non addetti ai lavori, che mira a diventare un punto di riferimento per conoscere la storia della teologia mariana nelle origini del cristianesimo. Il taglio dell'itinerario è teologico, il che rende questo libro un interlocutore ideale della ricca letteratura teologica con la quale interagisce autorevolmente senza dimenticare, l'importanza di un solido quadro storico, come "orizzonte" di un pensiero in divenire. L'ampiezza del repertorio di fonti interrogate e l'inclusività della metodologia analitica che sorregge l'opera fanno di questo testo una pubblicazione importante sia per la sua capacità di organizzare ciò che è già noto sia per la ricchezza di informazioni sulla mariologia delle origini cristiane.
«Dunque ora non tenderà forse la mano per cogliere anche il frutto dell'albero della vita e mangiarne e vivere in eterno?», domanda il Maestro, citando il terzo capitolo della Genesi, in apertura del libro V del Periphyseon. La questione è centrale nella filosofia, nella teologia e nell'immaginario stesso di Giovanni Scoto, questo straordinario pensatore irlandese che, in pieno Medioevo, è capace di sovvertire la tradizione. Perché si tratta di vedere come con quelle parole la Genesi non predichi condanna e morte, ma invece prometta «il ritorno della natura umana a quella stessa felicità che aveva perduto peccando». Giovanni Scoto, allora, riorganizza la sequenza biblica e unifica le quattro immagini, «quella del tendere la mano, del cherubino, della spada di fiamme e della via che conduce all'albero della vita, come quattro inseparabili simboli di speranza per l'umanità». E un tratto di quella originalità della quale è cosciente l'autore stesso. Il quale si serve della sua conoscenza dei Padri greci per moltiplicare le immagini come in una girandola. Ecco la lievitazione, ecco l'aria «totalmente trasformata nello splendore del sole, a tal punto che niente appare in essa se non la luce: per quanto la luce sia una cosa e l'aria un'altra, pure la luce predomina nell'aria sicché sembra esservi soltanto luce». Ecco il «ferro liquefatto», che pare trasformarsi in fuoco. Proprio con l'aria e con il fuoco Giovanni Scoto sembra ritornare, come in un grande cerchio, all'inizio di Sulle nature dell'universo. Ma passando alla «celebrazione dell'unione finale della natura umana tutta con Dio», l'ultimo libro del trattato costituisce una nuova, eclatante interpretazione dei testi fondanti della cristianità. «L'interpretazione», scrive Peter Dronke, «che tiene insieme la mano tesa dell'uomo con il cherubino e la spada di fiamme, la via e l'albero della vita e l'accensione del fuoco, è tale da confutare ogni suggestione di barriera o di minaccia. Trasforma ciascun dettaglio in un auspicio del ritorno. Nella sua tecnica di trasformazione, mostra quello che Coleridge chiamò il "potere esemplastico" dell'immaginazione. È l'opposto del distinguere significati allegorici separati; è una capacità di unificare le immagini, fondendole invece di lasciarle come fili separati. Nei rari momenti alti come questo, l'immaginazione fa di più che radunare: dà a più significati un'unica forma.»
Questo volume presenta le opere più significative di metafisica e di mistica di Niccolò Cusano: La sapienza, La visione di Dio, Il non altro, L'apice della contemplazione, La filiazione di Dio. Sono profonde e coinvolgenti meditazioni sul mistero che è Dio. Di fronte a Dio l'uomo, pur professando la sua "dotta ignoranza", può essere introdotto nella contemplazione sovrarazionale. In essa scoprirà il "non altro", concetto chiave per avvicinarsi a Dio, scoprirà di essere figlio di Dio per sua grazia e accederà alla sapienza. Riflessioni alte e rigorose, forse tra le più mature del neoplatonismo cristiano. L'Introduzione e il Commento filosofico di Matteo Andolfo inquadrano il pensiero di Cusano all'interno del neoplatonismo, sia occidentale che orientale. E mostrano le dipendenze da Dionigi il mistico e Meister Eckhart e anche l'originalità della prospettiva anagogica, cioè dell'assumere come punto di vista l'infinito e l'eterno.
Martin Lutero (1483-1546) può essere considerato uno degli uomini più influenti della storia moderna, nella misura in cui principalmente a lui, al suo pensiero e alla sua azione, risale la Riforma protestante: una grande e duratura frattura all'interno della Chiesa, che è stata anche una grande frattura culturale in Europa e in generale nel mondo cristiano. Il volume di Kaufmann, a partire dalla ricerca più recente, presenta la figura di Lutero sia sotto l'aspetto biografico-storico, sia sotto l'aspetto intellettuale. Religioso, predicatore, docente universitario, autore di pamphlet contro la Chiesa cattolica e di opere teologiche che ebbero enorme diffusione in Germania, traduttore della Bibbia in tedesco, dichiarato eretico e condannato dalla Chiesa, Lutero elaborò un'originale e severa religione "riformata" che l'autore presenta esponendo i contenuti delle sue opere principali e collocando l'elaborazione luterana nel contesto storico e culturale del suo tempo.
Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) è stato un presbitero francese, fondatore della Compagnia di Maria e delle Figlie della Sapienza. Trascorse i primi anni di sacerdozio occupandosi degli ospedali e dei poveri, ma dopo l'incontro con papa Clemente XI si dedicò quasi esclusivamente alla predicazione delle missioni. Fu autore di diversi testi nei quali presenta la dottrina spirituale che predicava nelle missioni. La sua opera principale è il "Trattato della vera devozione alla Santa Vergine", nel quale propone la recita quotidiana della piccola corona della Santa Vergine.
"Tre secoli sono trascorsi, eppure davanti a Jean-Joseph Surin anche oggi gli uomini s'arrestano discordi e perplessi e si chiedono: ossessione demoniaca o nevrosi? supreme prove del mistico o fenomeni isterici? grazia o follia? o tutte queste cause insieme? C'è un groviglio di elementi inquietanti in giro al Surin: bisogna ammetterlo. Tuttavia i segni della sua grandezza emergono da quel groviglio e s'impongono indiscutibilmente, simili a vette luminose che si elevano da campi di nebbie informi e fluttuanti. Pensatelo pure affetto da nevrosi, ma voi non potrete disconoscere che egli abbia esercitato una vasta e profonda efficacia sulle coscienze migliori del suo ambiente e del suo secolo. Innumerevoli anime (e non tutte suggestionabili o ingenue), prese dal suo fascino spirituale, si sono poste sotto la sua guida e realmente hanno raggiunto le cime della perfezione cristiana." (Giovanni Colombo)
Teresa di Lisieux ed Elisabetta di Digione hanno considerato l'atto della dedizione totale a Dio uno e trino come il modo più sublime ed efficace per impegnare la propria vita nella salvezza del mondo. Esse sanno bene che una simile vocazione porta al nascondimento, così come le radici affondano nel terreno oscuro. Ma, come von Balthasar mostra magistralmente, è proprio da questo nascondimento che la Chiesa trae nutrimento e forza per le proprie azioni. Sarebbe assurdo strappare le radici dal terreno «affinché anch'esse possano stare all'aria e al sole»; l'albero infatti seccherebbe subito. Teresa ed Elisabetta, unite in un'intuizione fondamentale, si trovano, pur in questa concordanza di vedute, animate da un'opposizione estremamente feconda per il cammino della Chiesa verso la salvezza. Il loro donare la vita alla realtà della fede, infatti, prende corpo nel 'fiat' incondizionato che i loro cuori pronunciano al richiamo della volontà divina, il loro abbandonarsi e lasciarsi condurre è ciò che von Balthasar indica quale esempio di totale adesione alla parola di Dio.
Poter beneficiare finalmente della versione in lingua italiana dell'"Expositio Psalmorum" costituisce un contributo di grandissimo valore non solo per gli studi medievali e di letteratura cristiana antica, ma anche per una conoscenza più diretta della spiritualità monastica delle origini. Il testo dell'Expositio, infatti, era ben noto ai monaci del medioevo e accompagnava, insieme agli altri grandi commentari (primo fra tutti le "Enarrationes" di Agostino), quella meditatio-ruminatio con cui essi prolungavano, per così dire, nella solitudine e nel silenzio della cella, l'eco della celebrazione comune delle Ore Liturgiche e il canto della salmodia. I Salmi erano per loro come la nota costante, lo sfondo di tutta la loro relazione col Signore; aprendo il Salterio vi riconoscevano tutti quei tratti profondamente umani dell'anima orante e, nello stesso tempo, tutta la ricchezza di un testo che, in quanto ispirato, è stato messo da Dio nelle mani, nella bocca e nel cuore di chi prega. Prefazione della Comunità certosina di Serra San Bruno.
Di Agostino d'Ippona si ricorda sempre che in gioventù era stato un professore di grammatica e retorica, eppure nell'abbondantissima letteratura su di lui scarseggiano gli studi che indagano la sua figura di filosofo del linguaggio. I sei interventi raccolti in questo libro mettono in luce alcune sfaccettature del suo pensiero semiotico-linguistico, che ha esercitato un influsso profondo sulla cultura occidentale, e ragionano su temi quali il ruolo dei segni, l'apprendimento linguistico, la natura della frase, il rapporto fra tempo e linguaggio, la persuasione. La prospettiva storico-teorica che li unifica, senza alcun intento di completezza, fa del libro un interessante invito alla lettura.
La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria nell'esperienza di San Luigi Maria Grignion di Montfort.
Contenuto: Prefazione del Card. Dionigi Tettamanzi. La collana Padri Apostolici è dedicata alla vita e alle opere dei Padri della Chiesa delle origini. Questo volume presenta una selezione commentata degli scritti e delle lettere di Sant'Ignazio di Antiochia e di San Policarpo Tutti i brani sono accompagnati da brevi spunti di riflessione. Ignazio di Antiochia: lettere alla chiesa di Efeso, di Magnesia, di Tralle, di Roma, di Filadelfia, di Smirne, Policarpo di Smirne: Lettera ai Filippesi, martirio di san Policarpo.
Nonostante guerre intestine, pestilenze, tirannie e invasioni di milizie straniere, il 300 è stato la culla di alcune fra le menti più brillanti della storia italiana. E forse non è un caso che santa Caterina sia nata in un periodo così terribile e magnifico. Il racconto della sua vita esemplare, percorsa da ardori mistici, fu per Ada Negri l'occasione per una feconda riflessione sulle virtù cristiane e sui valori che fondano un'esistenza timorata di Dio e insieme emancipata e moderna. Dalla tormentata decisione di prendere i voti alle sofferenze fisiche patite, fino alle nozze mistiche con Gesù Cristo e all'inflessibile indipendenza da convenzioni e regole, Caterina visse pienamente nel proprio tempo, ma lo fece in nome di una giustizia più alta. Meditare con Ada Negri sul miracolo della vita della santa senese significa tuffarsi «tra vampe d'incendio e odore e bollore di sangue» e ammirare il miracolo della Passione incarnato in una donna spinta da una potenza così viva da permetterle di farsi ascoltare, obbedire e temere da pontefici, sovrani, porporati e capitani di ventura.

