
Con un grazie - confessione di lode - iniziano anche le ''Confessioni'', questo libro antico e nuovo, in cui Agostino a metà della propria vita si volta indietro e ricorda scrivendo. Gratis è nato, gratis ha percorso vie impensabili, gratis è quello che è, nei limiti e nei meriti, che sono essi stessi doni: la grazia, sulla quale si sono poi incrostate barbose elucubrazioni, risponde nel fondo a questa confortante consapevolezza... Agostino scrive una memoria perché sia letta, e nel Libro X spiega l'operazione: nel silenzio del cuore, davanti a Dio, è la confessione, ma nello scritto la narrazione è davanti a molti testimoni. Ambizione? Agostino non ha mai negato di averne...
"Le due ultime opere biografiche di spessore su Giovanni Calvino scritte da autori italiani risalgono alla prima metà del secolo scorso. Nel 1934 Renato Freschi pubblicò un poderoso lavoro in due volumi, premiato dalla Regia Accademia d'Italia. Tredici anni più tardi usci postumo il corso universitario del professor Adolfo Omodeo a cura di Benedetto Croce," Le biografie, oltre a risentire comprensibilmente dell'idealismo del tempo, tendono entrambe a sfumare la distinzione tra persona e pensiero, immolando cosi la vicenda umana del Riformatore sull'altare della sua dottrina, compresa e descritta in modo sistematico. Da queste emerge dunque la personalità di un Calvino rigido e inflessibile cosi come viene interpretata la sua teologia da parte dei due autori. Entrambi riconoscono nella figura di Calvino una delle chiavi di volta della modernità occidentale, ma distogliendo il loro interesse da una serie di questioni religiose che egli aveva proclamato, creduto e vissuto come essenziali. A sua volta l'opera di Giorgio Tourn rappresenta una vivace e rapida sintesi della vita e del pensiero del Riformatore, purtroppo compressa nell'alveo benemerito, ma limitante, del testo di larga divulgazione.' Allo stesso Tourn si deve, oltre che vari studi di ottimo livello sul teologo francese, quella che è ancora l'opera imprescindibile per la conoscenza di Calvino nell'ambito culturale italiano: la curatela dell'edizione dell'Institutio calviniana in italiano." (Dall'Introduzione)
Dell'epistolario tra Lutero e la moglie Katharina von Bora, colta ex monaca cistercense che lo aveva sposato nel 1525, sono rimaste 21 lettere del Riformatore. La prima risale al 4 ottobre 1529 e inizia con il resoconto dei colloqui religiosi di Marburgo, l'ultima è del 14 febbraio 1546, quattro giorni prima della sua morte. Oltre a farci conoscere un Lutero intimo e privato, la raccolta curata da Reinhard Dithmar ci presenta il rapporto tra un marito e una moglie molto amata e stimata, anche in campo teologico.
Considerato unanimemente figura normativa di vita spirituale, quello che i contemporanei chiamarono "Meister", ovvero maestro, per eccellenza, il domenicano tedesco Eckhart (1260-1327 ca.) porta a compimento la grande lezione dei filosofi pagani, "che conobbero la verità prima del cristianesimo". La grande lezione è la via del distacco, ovvero dell'abbandono di tutto ciò che è inessenziale, per trovare il nostro vero essere, il "fondo dell'anima", che non è l'ego psicologico particolare, ma l'universale spirito, Dio stesso. Per il cristiano Eckhart, la via del distacco della filosofia antica è quella stessa insegnata dal Cristo: "Chi vuole essere mio discepolo, rinunci a se stesso", e conduce a condividere l'essenza del figlio di Dio, del logos, che nasce nell'anima nostra e la porta a beatitudine infinita. Un insegnamento tanto sconvolgente quanto inconsueto, che non a caso fruttò al Meister l'accusa di eresia e la rimozione, per secoli, dal patrimonio comune del mondo cristiano. Questa antologia, curata da Marco Vannini, traduttore italiano dell'intera opera di Eckhart, offre al lettore un quadro sufficientemente ampio della dottrina del maestro domenicano.
La traccia lasciata da Martin Lutero e dalla sua Riforma nella cultura e nella società europea è così profonda che, senza i valori da lui ereditati, a cominciare dalla tolleranza religiosa, sarebbe per noi impossibile capire le lacerazioni che attraversano il mondo di oggi. Dentro questioni aperte come le guerre combattute in nome di Dio, il diritto alla libertà di culto, la crisi del primato della politica ritroviamo infatti le ragioni e gli esiti del conflitto che il monaco tedesco ingaggiò contro il papato romano. Il quinto centenario della celebre affissione delle 95 tesi sulle indulgenze sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg è quindi la giusta occasione per cercare di capire chi fu davvero Martin Lutero e per quale via giunse prima alla «scoperta del Vangelo» e poi a trovare nella «sola Scrittura» e nella «giustificazione per sola fede» le risposte alle domande che sgorgavano in lui dal sofferto e costante confronto con una Chiesa cattolica largamente dominata dal vizio e dalla corruzione. Indispensabile, a tale scopo, è questa esauriente ricognizione di Adriano Prosperi sull'opera e l'epoca di Lutero, condotta attraverso la rilettura dei suoi testi e una straordinaria conoscenza del contesto storico in cui furono concepiti, ma anche prestando ascolto e dando voce all'incessante tormento interiore di un uomo inquieto e indomito, che non volle mai ergersi a eroe o martire. Emergono così in una nuova luce tutti i momenti salienti di quell'avventura intellettuale e morale che contribuì in modo decisivo all'ingresso dell'Europa nell'età moderna. Il passaggio di Lutero nella storia della cristianità produsse ferite mai rimarginate e depositi preziosi, ancora oggi riconoscibili. Nell'immediato, la frattura dell'unità del popolo cristiano intorno all'idea stessa di Chiesa, che provocherà le guerre di religione. Ma oltre quel cupo scenario si affermò un nuovo modo di intendere il rapporto dell'uomo con Dio, con l'aldilà, con la liturgia, con la devozione e la carità. Vertice di tutto è l'individuo, la sua coscienza e la sua fede. È questa la rivoluzione di Lutero. E se il mondo scoperto a occidente erediterà il nome da Amerigo Vespucci, a lui spetta «il merito della scoperta della libertà come vero orizzonte del cristianesimo europeo».
Chiara e serena sintesi del pensiero luterano, questo testo di intento conciliativo, scritto contemporaneamente in tedesco e in latino nell’ottobre 1520 in risposta alla bolla con cui Leone X metteva Lutero sotto minaccia di scomunica, è il più adatto per iniziare i lettori alla conoscenza del pensiero del Riformatore tedesco. Dedicato al pontefice ma in realtà rivolto al popolo, vi si delinea il concetto di libertà cristiana, da non confondersi con quello di libertà di arbitrio, bensì da intendersi come liberazione spirituale dalla condanna del male, come libertà interiore creata dalla grazia.
Una libertà che porta una particolare autonomia di condotta, diretta conseguenza dell’intima soggezione alla legge di Dio, liberando gli esseri umani dalla «legge» dei codici storici nonché dalla gerarchia ecclesiastica.
La prima parte del presente libro contiene una sintesi del "Trattato della vera devozione a Maria" di san Luigi Maria Grignion de Montfort del 1712 che da sempre è ritenuto un classico della spiritualità mariana. Nel 1842 il testo fu ritrovato dopo che era andato perso in seguito agli eventi della Rivoluzione Francese. Nella seconda parte si riporta il testo "Il segreto di Maria" che lo stesso autore scrisse per far scoprire al cristiano che il compito speciale di Maria è di condurre a Cristo.
Padre Remo Piccolomini ha sapientemente tradotto il testo De vita christiana, che padre Antonino Tonna-Barthet ha organizzato secondo i sette doni dello Spirito Santo - sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio - incominciando dal gradino più basso, il timore di Dio, fino al grado sommo: la sapienza.
Percorrendo questa "scala" spirituale si incontrano l'ardore e la freschezza del pensiero di sant'Agostino, i suoi slanci interiori e le sue profonde meditazioni.
I doni dello Spirito Santo sono presentati con la passione di chi ha incontrato la "perla nel campo", il "tesoro nascosto", e ora desidera condividerlo con tutti, perché tutti possano trovare la stessa ricchezza.
Uno spaccato prezioso per conoscere di vita e l'indole di un autore che poco ricorda l'austero "Teologo" della tradizione bizantina. Le Epistole di Gregorio Nazianzeno, di cui il volume propone la prima traduzione completa in lingua italiana, costituiscono un osservatorio privilegiato per conoscere la vita e l'indole di un Autore che seppe raccontare, in una prosa d'altri tempi, la quotidianità posta sullo sfondo delle complesse vicende politiche e religiose della seconda metà del IV secolo d.C. Ne emerge un ritratto ricco e complesso per cui Gregorio è al tempo stesso il nostalgico cantore di una giovinezza trascorsa ad Atene, il figlio devoto, l'amico fedele, l'iraconda vittima del "tirannico volere", l'ironico e inflessibile censore di condotte da biasimare. L'intero corpus è anche l'occasione unica per avvicinarci ad una linguaggio che trae linfa dal grande patrimonio della letteratura greca per esprimere una concezione di vita ormai pienamente cristiana.
Il carmelitano Giovanni della Croce (1542-1591) è considerato uno dei più importanti mistici cristiani. Come si apprende in queste pagine, la sua figura rappresenta la cifra stessa del mistico moderno nella propria vocazione universalistica. Nel saggio del 1948, qui per la prima volta tradotto da Domenico Bosco, Jean Baruzi, collocando Giovanni della Croce dentro la storia della religione, ne ritrae al tempo stesso la forza poetica - di alcuni celebri simboli: la "notte", la "fiamma" - e quella speculativa. Un modo di esprimere l'indicibile - foriero di profonde intuizioni metafisiche sul rapporto fra Dio, gli uomini e il mondo - che per Baruzi assume la dignità di metodo filosofico: una filosofia della religione che si fonda sull'esperienza e la logica della mistica.
"I cristiani abitano nella propria patria ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e sopportano ogni cosa come stranieri; ogni terra straniera è loro patria e ogni patria è per loro terra straniera. Prendono moglie come tutti e generano ?gli, ma non ri?utano i neonati. Condividono la tavola, ma non il letto. Sono nella carne ma non vivono secondo la carne. Trascorrono la vita sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo."
«Ma è proprio il caso di andare così lontano per parlare di catechesi? Non si tratta di un'evasione, di un emigrare lontano nell'incapacità di operare vicino? Tutte le generazioni hanno avuto la vivacità di una perspicacia che scopre e crea; una rapida scorsa lungo le età mostra che innumerevoli intuizioni, che noi siamo proclivi a credere recenti, hanno radici e spesso anche frutti nell'antichità. Un cammino a ritroso delle date non è un regredire, è un rifornirsi di apporti sostanziosi e, sovente, brillanti. La storia è uno scrigno di tesori, che rimangono tali, anche se il cofano resta chiuso. Ignorarli è un impoverirsi; non si tratta di attingere arrestando il nostro percorso, ma di mettere a profitto i loro contributi per potenziarlo. In un tempo di "post-cristianità" e di neopaganesimo, il libro. Le catechesi dei Padri della Chiesa è destinato in particolare ai sacerdoti, agli studenti delle Facoltà teologiche e degli Istituti di Scienze Religiose, ai catechisti, agli operatori pastorali e agli educatori, per maturare una fede nutrita dalla Parola e vissuta con autenticità». (Dall'Invito alla lettura di Donato Petti)