
I testi più belli della spiritualità cristiana
Il fine della vita cristiana, in qualunque stato sia vissuta, è la deificazione, il pieno compimento dell’immagine-somiglianza con Dio che è stata posta nell’uomo con la creazione. La Filocalia – termine greco che letteralmente significa “amore per ciò che è bello”, e quindi in senso più specifico indica l’amore per Dio e per tutto ciò che a lui conduce – vuole proporre a tutti i cristiani quella ricerca spirituale che al tempo della sua prima edizione (nell’ultimo quarto del xviii secolo) era confinata nei monasteri: non esistono, infatti, due spiritualità distinte per monaci e per laici. In oltre mille pagine sono raccolti testi di poco più di una trentina di autori dal iv al xv secolo disposti in ordine cronologico, che trattano della preghiera del cuore e della lotta spirituale nel solco della tradizione esicasta. Ottenne il massimo apprezzamento in occidente nella seconda metà del secolo scorso, anche grazie al successo editoriale dei Racconti di un pellegrino russo.
Nicodemo († 1809), monaco del Monte Athos, e Macario († 1805), arcivescovo di Corinto, perseguirono il loro ideale di ritorno a una vita spirituale più autentica intraprendendo un lavoro di riscoperta e divulgazione delle fonti patristiche. In un tempo di grandi controversie e in un mondo che sentiva l’urgenza del rinnovamento spirituale e intellettuale, Nicodemo e Macario curarono l’edizione della Filocalia, un’antologia di testi ascetici e spirituali provenienti da differenti aree geografiche oltre che da varie chiese: un’opera che espone l’arte della preghiera sinfonizzando voci diverse, ma sempre basandosi sulla tradizione dei padri. La presente scelta suddivisa per tematiche intende offrire ai cristiani del nostro tempo i tesori della tradizione spirituale orientale, nella convinzione che gli strumenti della lotta interiore si ripropongono a ogni fase dell’avventura cristiana e che sempre risuona l’invito alla conversione, per ricordarci che l’essenziale è lasciare che il Signore faccia di noi un evangelo vivente.
Per molto tempo si è pensato che i confini della spiritualità medioevale coincidessero con quelli del mondo monastico e del suo atteggiamento di fuga dal mondo. Questo profilo sintetico di André Vauchez mostra l’unilateralità di tale luogo comune, tuttora persistente. I contenuti e le caratteristiche fondamentali dell’esperienza religiosa in Occidente dall’VIII al XIII secolo non vengono ricostruiti a partire da teorie, dottrine e scritti dei grandi maestri dell’epoca. Piuttosto, Vauchez prende in esame stili di vita, disposizioni del vissuto e movimenti sociali, delineando così un Medioevo della spiritualità molto concreto e composito. In questa prospettiva, protagonisti dell’opera non sono tanto i monaci e i chierici, quanto i laici, il popolo, gli incolti con le loro peculiari forme di espressione religiosa: devozione, celebrazioni liturgiche, osservanza dei precetti, sacre rappresentazioni, iconografia, pellegrinaggi, culto delle reliquie ecc. Ne emerge, scandito nei suoi diversi stadi di sviluppo, il grande processo storico che porta la cristianità occidentale dalle forme ritualistiche e dalla rigida precettistica dell’età carolingia fino al nuovo orizzonte spirituale del XIII secolo, quando si afferma una religiosità più sensibile ai valori interiori e rinasce, con san Francesco, l’ideale di vita evangelica.
André Vauchez (1938) è stato direttore di ricerche per il Medioevo all’Ecole française di Roma e professore di Storia medioevale all’Università di Paris X-Nanterre.
È membro dell’Institut de France (Academie des Inscriptions et Belles Lettres) e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. I suoi studi hanno avuto per oggetto la storia della spiritualità e della santità, il profetismo e le eresie in Occidente tra XII e XV secolo. In italiano sono stati tradotti: La santità nel Medioevo (Bologna 1989); I laici nel Medioevo (Milano 1989); Ordini mendicanti nella società italiana (Milano 1990); Santi, profeti e visionari. Il soprannaturale nel Medioevo (Bologna 2000).
Nelle laude del 'giullare di Dio', l'anelito divino, il contrasto delle passioni, l'ansia di redenzione. Un grande classico della letteratura italiana, in una rigorosa edizione critica. La biografia di Iacopo de' Benedetti (1230/36-1306), poi fra Iacopone da Todi, è diventata leggenda: la vita libertina e gaudente, l'improvvisa conversione in seguito alla scoperta di un cilicio sul corpo della moglie, la successiva vita di rigorosa povertà e di preghiera. Scomunicato da Bonifacio VIII, condannato al carcere perpetuo, rinchiuso per lunghi anni nei sotterranei del convento di San Fortunato a Todi, fu riabilitato solo alla morte del papa, nel 1303.
Santa Teresa d'Avila nella suao opera, "Il castello interiore", ha immaginato l'essere umano (ogni essere umano) come principesca abitazione di Dio, pur riconoscendo la triste condizione in cui egli versa, quando si riduce a vivere come un mendicante estraneo al Castello, rassegnato alla propria miseria che non osa nemmeno varcare la soglia della splendida abitazione. Anche Kafka racconterà, qualche secolo dopo, la straziante esperienza dell'uomo invitato al Castello, ma impossibilitato ad entrarvi perché continuamente ingannato da messaggeri e messaggi ambigui e fuorvianti.
Il Mariale Aureo, considerato il testamento spiriìtuale di Jacopo da Varagine (1228-1298), costituisce un unicum rispetto alla letteratura religiosa coeva: classificata fra i sermones, l’opera in realtà attinge dai generi letterari propri della predicazione dell’epoca (catenae, exempla, florilegia, ecc.), ma sfugge alle logiche che tali categorie imponevano, inserendosi comunque nel ricco filone della produzione letteraria “edificante” utilizzata dagli Ordini Mendicanti per la loro predicazione itinerante.
Dal punto di vista dottrinale, il Mariale contiene delle affermazioni controcorrente: nega l’esenzione di Maria dal peccato originale (tema allora controverso nella Chiesa), nega la mediazione universale di Maria a salvaguardia dell’unica mediazione di Cristo. E ciò nonostante il Mariale ha alimentato pietà, ha ispirato predicazione, ha offerto simboli e immagini all’iconografia. Si tratta di un documento prezioso per capire la storia della teologia, la storia dell’interpretazione biblica, la storia del rapporto tra dogma e devozione: una testimonianza eloquente – non solo a livello letterario – della pietà cristiana dal XIII secolo in poi.
Sommario
Introduzione. Avvertenze preliminari. Indicazioni bibliografiche. Mariale Aureo di Jacopo da Varagine. Autori e opere citati. Indice latino-italiano. Indice italiano-latino.
Note sul curatore
Valerio Ferrua, nato a Torino, entra nell’ordine domenicano nel 1947. Dopo il dottorato in teologia, studia soprattutto autori medievali e cura le edizioni delle Vitae Fratrum e delle Fontes Vitae di san Tommaso d’Aquino e delle Legendae di san Domenico del Calò. Si specializza in liturgia all’Institut Catholique di Parigi e cura l’edizione del Santorale e del Messale domenicano. Insegna liturgia sacramentaria alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale.
Si tratta di quindici composizioni, accomunate dall'identità del tema e dalla forma poetica. In origine molto probabilmente erano composizioni separate, destinate a uso liturgico, come commento esegetico-meditativo dopo la lettura dei testi biblici ai quali si riferiscono. In questa raccolta Efrem non svolge solo una catechesi, ma, con un linguaggio intimo che coinvolge, comunica la sua esperienza, la sua tensione verso il mistero di Dio, la sua ricerca come teologo. Secondo la teologia di Efrem, il paradiso storicamente realizzato è la Chiesa che cammina sulla terra, ma la persona tende a una pienezza di vita che trascende ogni possibilità della creatura.
Vede la luce anche in Italia la traduzione del Lexikon der antiken christlichen Literatur a cura di S. Döpp e W. Geerlings, giunto in breve tempo in Germania alla III ediz. (Herder, 2002). L'opera si ricollega alla celebre Patrologia di B. Altaner, manuale più volte riveduto ed edito, sulle cui pagine si sono formate generazioni di teologi e di cultori della letteratura cristiana antica. Questa traduzione italiana corrisponde alla III ediz. tedesca, notevolmente ampliata rispetto alle due precedenti.
Perché il decalogo è stato dato nel deserto a tutto il popolo riunito, tra prodigi? La trasmissione della legge sul Sinai non è solamente la trasmissione di un codice, è una rivelazione parallela a quella del roveto ardente. I comandamenti sono indicazioni morali, ma anche elementi per la conoscenza di Dio. Il decalogo è, allora, la presentazione della legge nel senso più complessivo del termine ed è l'auto presentazione di Dio agli uomini. È sia l'espressione di un codice, di una concezione della divinità e dei suoi rapporti con il mondo, che l'espressione di una teorizzazione sociale, di un quadro politico.
«I testi cristiani antichi non sono di immediata lettura, ma la loro distanza pazientemente ci guida ad affrontare le tante distanze che ci separano dagli uomini e dalle donne di oggi. Se rispettati in questa dimensione, quegli scritti parlano ancora e permettono di entrare in qualche misura in dialogo con fratelli e sorelle che “ci hanno preceduto nel segno della fede”» (dall’Introduzione).
Nell’intento di confrontarsi con uomini e donne dei primi secoli cristiani, grandi figure abituate più di noi a misurarsi con ‘un mondo che cambia’, al veloce mutare degli scenari e alla presenza contemporanea di culture diverse, il volume propone alcuni brevi medaglioni, nati per le pagine di Evangelizzare, che interrogano l’esperienza antica a partire da domande, problemi, desideri attuali.
Sommario
Introduzione. I. Furono chiamati cristiani. 1. Il Vangelo di Tommaso. 2. Didachè. 3. Le Odi di Salomone. 4. Coraggio, Erma! 5. Tecla di Iconio. 6. Taziano il siro. 7. La passione di Perpetua. 8. Tertulliano: Alla moglie. 9. Origene. 10. Novaziano. II. Un secolo breve? 11. Ambrogio. 12. Pacomio. 13. Afraate. 14. Marcella dell’Aventino. 15. Cromazio di Aquileia. 16. Paolino e Terasia. 17. Santa Caterina e Ipazia. 18. Benedetto e il goto. 19. Raedegonda. 20. Nel nome di Dio clemente misericordioso. Bibliografia minima di riferimento.
Note sull'autrice
Cristina Simonelli (Firenze 1956) è docente di teologia patristica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, allo Studio teologico San Zeno di Verona, affiliato alla Pontificia Università Lateranense, e allo Studio teologico San Bernardino, sempre di Verona. È socia del Coordinamento delle teologhe italiane. Collabora da alcuni anni alla rivista Evangelizzare.
Volume antologico dedicato a Sant'Agostino; il tema conduttore che ha presieduto la scelta dei testi e costituito dall'esperienza mistica del grande Padre della Chiesa. Raccolta di testi che caratterizzano l'essere mistico di sant'Agostino. I brani sono tratti da Le Confessioni, I Soliloqui, La Trinita, dall'Epistolario e dal Commento alla I Epistola di Giovanni.