
Culla delle aspirazioni buone e malvagie dell'uomo, sede dello spirito e fonte di conoscenza, il cuore è l'essenza dell'uomo, e in quanto tale è in grado di cogliere - al termine di un arduo quanto affascinante percorso interiore - il Principio eterno. La religione si configura pertanto come esperienza intima in cui la ricerca di Dio avviene attraverso l'introspezione, perché "chi ignora il proprio cuore ignora se stesso e chi ignora se stesso ignora il suo Signore".
Qual è la fisionomia del cristianesimo del I secolo? In che misura le sue origini si pongono in continuità con il giudaismo? E cosa si intende oggi per "giudaismo"? A tali questioni propongono una risposta i sei studiosi di storia del giudaismo del Secondo Tempio e di storia delle origini cristiane; ciascuno di loro procede nella propria analisi secondo una personale metodologia, avvalendosi di approcci diversi: filologico, sociologico, ermeneutico, teologico. L'innestarsi del movimento di Gesù nel contesto giudaico, e, tuttavia, la sua "novità", fanno scaturire una tensione, a volte polemica, che ha contraddistinto i rapporti tra giudei e cristiani nel I secolo. Inserendosi nel vivace dibattito sui rapporti tra cristianesimo e giudaismo, gli autori, coordinati da Giorgio Jossa, fanno un'accurata lettura delle fonti, individuando alcuni momenti e passaggi particolarmente significativi nell'ambito di queste relazioni. Ne risulta un testo eterogeneo, per via delle differenti impostazioni di ciascun contributo, ma al contempo ricco di intuizioni e di nuovi spunti e piste di ricerca. Pregio del lavoro è aver raccolto apporti provenienti da esperti di entrambi i contesti, giudaico e cristiano: con ciò si evita un'eccessiva settorializzazione, assicurando all'analisi lucidità e apertura. Il libro è il frutto dell'attività di ricerca svolta nell'ambito di un Progetto finanziato dalla Regione Campania e dal Dipartimento di Discipline Storiche dell'Università "Federico II" di Napoli.
Teresa di Lisieux morì a soli 24 anni, nel 1897. L'anno successivo si pubblicò ovunque il suo diario "Storia di un'anima". Cent'anni dopo, Teresa fu dichiarata "Dottore della Chiesa". Questo agile libro racconta come e perché questa ragazza semplice sia diventata una delle sante più amate e venerate di tutti i tempi.
Il libro è un'agile biografia di Charles de Foucauld (Fratel Carlo di Gesù, 1858-1916). Dopo una giovinezza turbolenta e avventurosa, ritrovò la fede in Dio in età adulta e fu ordinato sacerdote a 43 anni. Visse il resto della sua esistenza nel deserto del Sahara, povero fra i più poveri e poi con i Tuareg: una vita di preghiera nell'incessante desiderio di essere, per ogni persona, il "fretello universale. Fu ucciso da una banda di predoni.
In quest’opera vengono presentati – tradotti e commentati – i più antichi manoscritti che narrano il martirio di Euplo (304 d.C.), secondo per importanza ad Agata (251 d.C.), martire della chiesa catanese; vengono inoltre classificati i numerosi manoscritti greci e latini, perlopiù sconosciuti, che sono conservati in biblioteche italiane ed estere. Il presente lavoro si snoda secondo un tracciato quanto mai vario e ricco, come ricca e aggiornata è la bibliografia che accompagna il volume. La ricerca è corredata da un percorso sulla diffusione del culto e sulle reliquie del martire, oggi conservate a Trevico e a Catania, luogo del martirio.
Maria Stelladoro è docente ordinario di lettere classiche e specialista in paleografia e codicologia greca presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica. Ha pure conseguito un perfezionamento in Studi Patristici e Tardo Antichi presso l’Istituto Patristico Augustiniano della Pontificia Università Lateranense e due perfezionamenti in paleografia e codicologia greca. Ha pubblicato saggi di agiografica siciliana greco-latina e di paleografia greco-latina su riviste specializzate. Ha pubblicato la monografia: Agata. La Martire. Agata (251 d.C.) ed Euplo (304 d.C.) illustrarono Catania con il loro cruento martirio.
Sono pubblicati qui i Centocinquanta capitoli filosofico-teologici, gli scritti ascetici, le lettere e tutte le omelie del monaco athonita e arcivescovo di Tessalonica Gregorio Palamas. Se si eccettuano le lettere che seguono tutte lo svolgersi della polemica contro la tendenza filo-latina che si diffondeva, soprattutto per motivi politici, nella Costantinopoli del XIV secolo , i testi che vengono qui presentati restano abbastanza lontani dal terreno dei conflitti politici e teologici. Gregorio interviene invece, prima come monaco e poi come arcivescovo, sul senso che la religione deve avere nella vita dei monaci e di tutti i fedeli.
Il testo fondamentale della piu grande mistica del XIII secolo. Opera in 2 volumi.
È un racconto appassionato e avvincente, nel quale troviamo tutti i temi fondamentali della spiritualità cristiana: l’amore di Dio per noi, Gesù Cristo che ci rivela il Padre, nel mistero dell’incarnazione, con la presenza e il ruolo di Maria, nel mistero della croce, nel nostro inserimento in Cristo, fino alla pienezza della sua età in terra e della sua gloria in cielo. Tutto allora consiste nel cercare la Sapienza, la vera Sapienza, che è Gesù Cristo. Chi ha Lui, ha tutto. Chi non ha trovato Lui, anche se sembra essere sapiente agli occhi del mondo, ancora non possiede nulla. Per cercare e trovare la Sapienza, Gesù Cristo, bisogna conoscerla: qual è la vera personalità di Gesù Cristo? Guardiamo come è vissuto in mezzo a noi. Come si è comportato: soprattutto contempliamo la sua bellezza, la dolcezza e l’amore dimostrato fino a morire per noi. I capitoli che parlano delle sofferenze di Gesù Cristo sono i più forti. Infatti Montfort termina l’esposizione dicendo: la Sapienza è la Croce e la Croce è la Sapienza.
Piccola opera teologica di Anselmo, tesa a indagare il mistero del male (mysterium iniquitatis), cioè il distacco originario da Dio, Sommo Bene, di un'intelligenza angelica. Essa fa parte, con il "De veritate" e il "De libertate arbitrii", di una trilogia composta, probabilmente, tra il 1080 e il 1085, quando Anselmo era priore di Bec. L'argomento che accomuna i tre trattati è la rettitudine: Satana è caduto perché non volle perseverare nella giustizia e perché volle essere simile a Dio, anteponendo il proprio arbitrio alla volontà divina, e fu giustamente punito.
L’opera raccoglie per la prima volta gli scritti completi di Benedetta Bianchi Porro:
I diari nei quali Benedetta, obbedendo a una precisa indicazione della madre, fin da bambina si abituò a descrivere la vita intorno a sé. I pensieri scritti su suggerimento di padre Luciano Viale: frasi incisive, aforismi che evidenziano il formarsi della spiritualità di Benedetta.
L’epistolario dove, attraverso le lettere scritte e ricevute, Benedetta fece conoscere ad un numero crescente di persone la vita intensa che si andava sviluppando nel suo spirito.
Gli scritti minori, temi ed esercitazioni scolastiche attraverso le quali è possibile conoscere soprattutto l’adolescenza, la formazione e la vita di famiglia di Benedetta.
Benedetta Bianchi Porro (1936-1964). Studentessa di medicina per il desiderio di incontrare e servire i fratelli, fu colpita da una terribile malattia che la costrinse a letto. Privata progressivamente della vista e dell’udito, manifestò un indomito coraggio, una curiosità giovanile, una carica umana che attirarono a lei un gruppo crescente di amici. È con questa compagnia e nella vita famigliare che si compie il cammino spirituale di Benedetta. Un cammino che trova nell’Amore di Dio e in Gesù Cristo il suo punto di arrivo.
Del 23 dicembre 1993 è il Riconoscimento delle virtù eroiche.
Il curatore dell’opera, don Andrea Vena, ha pubblicato presso le Edizioni San Paolo Benedetta Bianchi Porro. Biografia autorizzata (2004).
Il volume propone la prima traduzione in lingua italiana, con ampia introduzione e ricco commento, di uno scritto cristiano in passato attribuito a san Cipriano, vescovo di Cartagine, ma oggi ritenuto opera di un ignoto vescovo operante verosimilmente a cavallo tra III e IV secolo. In questa catechesi rivolta ai fedeli, l’autore mette in evidenza la connotazione idolatrica e le gravi implicazioni morali connesse al gioco dei dadi.
Per argomento lingua e stile, lo scritto costituisce qualcosa di unico nella letteratura cristiana dei primi secoli, e dunque rappresenta una testimonianza di straordinario interesse per conoscere sia il gioco d’azzardo nel mondo tardoantico sia la posizione della Chiesa in merito ad esso. Tale pratica doveva all’epoca essere piuttosto diffusa, se il concilio di Elvira, all’inizio del IV secolo, prendeva provvedimenti contro i cristiani che giocavano ai dadi per denaro, allontanandoli dalla comunione finché non si fosse completamente estirpato il loro vizio.
Sommario
Introduzione. Il gioco dei dadi: testo critico e traduzione. Commento. Bibliografia. Indici.
Note sulla curatrice
Chiara Nucci, laureata in lettere classiche presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Perugia, è docente di latino e greco al Liceo classico. Il lavoro sul De aleatoribus costituisce uno sviluppo della sua tesi di laurea, discussa in filologia patristica.