
I tre discorsi di papa Francesco qui raccolti sono un appello ai dannati della Terra del nuovo millennio. Pronunciati a Roma e in Sud America tra il 2014 e il 2016 davanti a una platea di rappresentanti dei movimenti sociali di tutto il mondo, essi costituiscono l'avvio di un ambizioso progetto elaborato in Vaticano e mirato a collegare le più disparate esperienze internazionali di lotta attorno al programma delle «tre T» («tierra, techo, trabajo», «terra, casa, lavoro»). C'è chi ha parlato di una nuova Rerum Novarum e chi ha storto il naso di fronte al pontefice «no global» che attacca senza mezzi termini il neoliberismo mondiale: ma per giudicare è importante leggere le fonti, e con questo libro si intende dunque portare all'attenzione dei lettori le parole pronunciate dal papa nella loro semplicità e radicalità. Completano il libro un'intervista a Juan Grabois, fra gli organizzatori degli incontri dei movimenti popolari, una dettagliata postfazione del curatore Alessandro Santagata, dedicata alla ricostruzione degli incontri e all'evoluzione del pensiero politico di Bergoglio, e un'introduzione di Gianni La Bella.
Prendendo spunto da un testo apocrifo, legato all'opera di sant'Ambrogio sul ministero dei sacerdoti (il De officio ministrorum), monsignor Delpini elabora con leggerezza e grazia, abbinate ad altrettanta profondità, quello che può apparire come un bonario esame di coscienza per il clero odierno e (perché no?), come un'occasione di confronto per coloro che con il clero hanno a che fare quotidianamente: operatori pastorali, confratelli, volontari, parrocchiani... La lettura che ne viene è gustosissima e utile a un tempo, fornendo una sorta di piccolo manuale che invita i "reverendi" di oggi a liberarsi dalle zavorre di un certo clericalismo che a volte li accompagna. Scritto vent'anni prima dell'avvento di papa Bergoglio sul soglio di Pietro, e oggi riproposto, questo libro dell'attuale arcivescovo di Milano ne anticipa temi e riflessioni, invitando a una Chiesa sempre più vicina alla gente, una comunità della gioia e del sorriso, a partire da coloro che hanno in essa il compito di annunciare, per primi, il Vangelo.
Corrado Lorefice, Arcivescovo Metropolita di Palermo, firma con questa Lettera pastorale, un documento di grande profondità che spiega chiaramente la via che egli ha intrapreso nel suo cammino di pastore. L'essenza della pastorale è prendersi cura del proprio gregge così come Dio che ci ha salvati e raccolti in Cristo, tutti, e tutti insieme noi «camminiamo con le donne e con gli uomini del nostro tempo per creare una civiltà della giustizia e della misericordia. Inoltriamoci insieme su questa via dietro a Gesù, al suo Evangelo, alle Scritture».
Il libro è costruito sul dialogo tra le due autrici: Fersini descrive la situazione della coppia/famiglia oggi e chiede "risposte". Virgili rintraccia queste "risposte" nell'"Amoris laetitia", illuminata dalle sue radici bibliche. Decisiva è la spiegazione del linguaggio e della prospettiva in cui l'Esortazione si pone: non imponendo una dottrina dall'alto, ma ascoltando e dialogando con la realtà e l'esperienza concreta delle persone. Il libro si propone da un lato di far conoscere ai laici cattolici (e non) il messaggio dell'"Amoris laetitia" e la sua capacità di dialogare con la nostra cultura; dall'altro di mostrare l'ortodossia del documento e la sua assoluta fedeltà e ispirazione alla Parola di Dio.
Il volume raccoglie tre scritti inediti del cardinal Giacomo Biffi. In "Sguardi su Gesù Cristo" Biffi pone una domanda ineludibile: Gesù è "uno dei..." o "il"? È catalogabile o è un caso a sé? La sua comparsa nel mondo è un fatto importante, ma commisurabile coi nostri metri di giudizio, o è un evento unico e decisivo, irripetibile? In "Lettura cristiana del Libro di Giona" l'autore mette in luce l'aspetto più originale di Giona: svelare un Dio umorista. Poi, per Gesù stesso Giona - che annuncia la volontà che tutti siano salvi, che predica la conversione, che presagisce la vittoria sulla morte - compendia tutte le ragioni della nostra speranza. Ne "L'ultima settimana di Gesù" Biffi rileva le numerose difficoltà che emergono dai racconti evangelici. E arriva alla conclusione che Gesù e gli apostoli hanno mangiato la Pasqua seguendo un calendario diverso da quello ufficiale, non il giovedì, ma il martedì sera secondo il calendario di Qumran. Prefazione di Giorgio Maria Carbone.
La contestazione cattolica esplosa dopo il Concilio vaticano II scosse in profondità l'intera Chiesa, con tensioni che fecero apparire prossima una lacerazione insanabile dei due esiti estremi, scisma e abbandono. Tra gli anni Sessanta e Settanta, i numerosi gruppi del dissenso cattolico progressista, come i meno diffusi circoli tradizionalisti, si caratterizzarono per il loro radicalismo politico e religioso, con iniziative spesso clamorose che si alimentarono e diffusero a contatto con le manifestazioni del sessantotto. Il libro ricostruisce, anche attraverso documenti inediti, le vicende dei gruppi cattolici che in Europa occidentale e, in particolare, in Italia intesero rivoluzionare il presente per costruire la Chiesa e la società del futuro. Si trattò di una stagione di conflitti, breve e intensa, che non fu senza conseguenze: l'onda lunga delle trasformazioni maturate in quegli anni, attraverso traiettorie anche molto diverse, è arrivata fino ad oggi.
Il discorso ecclesiologico attuale è incentrato sulla dottrina del Vaticano II e sui suoi approfondimenti teologici successivi. L’obiettivo di questo libro, invece, è quello di inquadrare meglio il Concilio all’interno della storia del pensiero cristiano sulla Chiesa e, in particolare, leggere l’evento nell’orizzonte del secolo XX. Lo studio, da questa prospettiva, ripercorrerà tre grandi questioni dell’ecclesiologia: i diversi paradigmi della Chiesa, il rapporto tra lo Spirito Santo e la Chiesa e, infine, il rapporto tra Salvezza e Chiesa. L’intento è quello di contribuire alla formazione di una visione dei grandi argomenti discussi nell’assise conciliare più contestualizzata, all’interno di un arco di tempo che comprende tutto il secolo XX fino ai nostri giorni.
MIGUEL DE SALIS AMARAL è un sacerdote portoghese. Dal 2001 è professore della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce e dal 2015 è vicedirettore del Centro di Formazione Sacerdotale della stessa Università. È laureato in Ingegneria Civile e dottore in Teologia dogmatica. Nel suo lavoro teologico si è dedicato principalmente all’ecclesiologia, al dialogo ecumenico, alla teologia orientale e al Concilio Vaticano II. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Dos visiones ortodoxas de la Iglesia: Bulgakov y Florovsky (Eunsa 2003), poi tradotto in romeno e pubblicato dalla casa editrice della Facoltà di Teologia Ortodossa dell’Università di Cluj-Napoca, e Concittadini dei santi e familiari di Dio. Studio storico-teologico sulla santità della Chiesa (pubblicato in questa stessa collana nel 2009), poi tradotto in portoghese (con la casa editrice San Paolo). Dal 2002 è consultore della Congregazione delle Cause dei Santi.
Nel libro si ritrovano i fili di un percorso intellettuale che, nell'arco di non poco tempo, ha contribuito a disegnare per i lettori di «Dialoghi» una mappa utile ad orientarsi in mezzo alle grandi questioni. L'Autore propone un attenta lettura degli eventi contemporanei alla ricerca del bandolo della matassa, senza mai la pretesa di chiudere il discorso intorno ad esso; anzi, cerca ulteriori strade di approfondimento, confronto, dialogo, sporgendosi verso altre culture, altri modi di pensare l'uomo e la storia. Così, la rivista diretta da Grassi per alcuni anni non fa accademia attorno agli eventi ma cerca di capire, con il contributo di altri, come starvi dentro assumendosi la responsabilità di abitarli in maniera significativa.
La prospettiva della «Chiesa dei poveri» alla luce del mistero di Cristo presente nei poveri, tema centrale nel pontificato di Bergoglio, affonda le sue radici nell'humus del Vaticano II e può essere ricondotta storicamente agli interventi pronunciati durante l'assise conciliare dal card. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna, di cui era assistente Giuseppe Dossetti. Con il suo desiderio di «Chiesa povera e per i poveri» Francesco legge la povertà come fenomeno di portata storica globale, un luogo teologico rivelativo della presenza del Signore, riconoscendolo «come un inequivocabile segno dei tempi che la Chiesa è chiamata a comprendere con gli altri uomini e ad assumere nell'accompagnare la vicenda storica del nostro tempo verso il compimento del regno di Dio».
Il volume prende in considerazione il pontificato di Francesco dal punto di vista dei gesti da lui compiuti. Attraverso le azioni concrete del suo pontificato, Francesco sta davvero scrivendo un'«enciclica dei gesti». E tali gesti sono magistero a tutti gli effetti, non semplici atteggiamenti che suscitano simpatia. È questa la tesi sostenuta dall'autore nei quattro capitoli in cui si articola il libro: 1) I gesti della quotidianità («Fratelli e sorelle, buonasera», le telefonate «private», la residenza a Santa Marta significano: il Papa è «uno di noi»; 2) I gesti della carità e della misericordia: dai Venerdì della Misericordia alle visite in luoghi simbolo della sofferenza, sono i gesti che colpiscono maggiormente l'opinione pubblica; 3) I gesti pastorali classici: Anno della Misericordia, Sinodi sulla famiglia, riforma della curia, ecumenismo ecc.; 4) I gesti della comunicazione: le numerose interviste, il linguaggio creativo, l'omiletica di Santa Marta, i selfie con i giovani, l'uso dei social.
La parola "artigiano" evoca l'arte, la bellezza, l'operosità, la genialità, la creatività, l'unicità e la novità (il manufatto non è prodotto in serie), la gioia dell'artista, uno sguardo verso ciò che ancora non c'è ma è nei sogni, la pazienza dell'attesa e la costanza e minuziosità nel lavorare, il gioco di mani-mente-fantasia... Quando Papa Francesco invita i giovani a diventare «artigiani di futuro», si riferisce a tutto questo immaginario. L'essere o diventare artigiano di futuro è un atteggiamento permanente nella vita di un giovane, è ciò che lo fa giovane. Questo libro, in vista del Sinodo dei Giovani del 2018, attraverso le parole del pontefice invita a riflettere su chi siano i giovani nella Chiesa e nel mondo, e invita loro a inventare e immaginare se stessi, con il coraggio di affrontare il futuro.