
L'11 ottobre 1962 si apre il concilio Vaticano II voluto da papa Giovanni XXIII. Le telecamere della Rai si accendono e parte la diretta, prima in eurovisione, poi in mondovisione. Si spegneranno solo tre anni dopo, nel 1965, a evento concluso. Il concilio, mai come ora, esce così dall'aula conciliare in San Pietro per entrare direttamente nei salotti delle case, nei cinema, nei bar. Nel secolo dei media, anche questa grande assise di vescovi convocati a Roma per un "aggiornamento" della chiesa subisce la mediazione dei moderni mezzi di comunicazione. E quella Rai pedagogica e fanfaniana diretta da Ettore Bernabei, dopo essersi misurata con i media events grazie alle Olimpiadi romane del 1960, si fa trovare pronta, assumendo su di sé il compito di spiegare ai propri telespettatori cosa è un concilio e cosa si farà al concilio; stravolge il palinsesto con rubriche di approfondimento, programmi speciali, documentari, propone interviste, si avvale di storici della chiesa (tra cui Giuseppe Alberigo e Paolo Prodi), propone in prima serata le riflessioni dell'intellighenzia teologica d'oltralpe. I documenti conservati ora nell'Archivio delle Teche Rai diventano quindi rilevanti fonti storiografiche, alla pari dei documenti tradizionali, per osservare da un inedito punto di vista l'evento che più ha segnato la storia della chiesa dopo il concilio di Trento.
Gli ultimi secoli testimoniano che è avvenuto qualcosa nel linguaggio artistico nelle nostre chiese: un linguaggio capace di rappresentare non sempre di manifestare.
La Sacrosanctum Concilium permette di riscoprire i criteri che hanno anticamente guidato il discernimento della Chiesa relativo al linguaggio artistico proprio all'arte liturgica.
La natura dell'arte che si estende dalla liturgia nello spazio liturgico è legata al mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio che si fa uomo. Parola e Immagine non sono più disgiunte, ma manifestazione della stessa persona del Figlio di Dio.
L'arte è la traduzione della Parola vissuta liturgicamente.
La Chiesa oggi nel suo affiancare e accompagnare la società riproduce ancora quell’opera di carità che riecheggia più volte nelle Sacre Scritture? In queste pagine ci sono tanti esempi concreti e tante cifre che, con linguaggio oggettivo, evidenziano quella trama di fratellanza che il mondo cattolico riesce ancora a tessere, con grandi sacrifici, dentro una società per molti versi smarrita. L’indagine non pretende di essere esaustiva, ma di offrire a tutti la possibilità di prendere coscienza della realtà di un’opera, quella della Chiesa in campo sociale, che integra in misura non irrilevante quella dello Stato. La Chiesa è vicina più di ogni altra istituzione a persone e situazioni: riesce dunque a intravedere prima degli altri l’approssimarsi della tempesta. Non a caso la grave crisi economica in cui siamo immersi è stata preannunciata dalle «antenne» della Caritas prima che dalle previsioni ragionate degli economisti. È un gran lavoro quello fatto con amore dal mondo cattolico, che spesso agisce con molta discrezione nell’accompagnare l’uomo, centro del suo interesse, nelle sue fragilità. Tamponando le emergenze, ma anche stimolando la solidarietà, sa affrontare i problemi in modo strutturale. La Chiesa incontra e dà una mano. Lo può fare, perché pure essa è sostenuta da Qualcun altro. Specie quando, realtà umanissima e quindi imperfetta, cade.
Descrizione dell'opera
Perché il Mezzogiorno non riesce a decollare? Che cosa impedisce il suo riscatto umano e sociale? Può la Chiesa contribuire ad avviare un processo di crescita e di promozione per la gente del Sud? Riuniti a Napoli il 12 e 13 febbraio 2009, i vescovi dell'Italia meridionale insieme alle loro rispettive delegazioni si sono posti tali domande con urgenza pastorale.
Presente con 80 diocesi, 4.000 parrocchie, un'infinità di associazioni, scuole, istituti religiosi e aggregazioni varie, la Chiesa è forse l'unica rete che si estende su tutto il territorio del Sud Italia in maniera così ramificata. Passare da una pastorale difensiva a un'azione più profetica e creativa, in vista del bene comune, è l'impegno scaturito dall'incontro di cui il volume dà testimonianza. Una rinnovata strategia ecclesiale aiuterà infatti a impiegare con maggiore determinazione a servizio della gente tutta la capillare organizzazione e il potenziale educativo di cui la Chiesa dispone.
Sommario
Messaggio introduttivo (card. C. Sepe). Prefazione (A. Russo). Condizioni nuove per una politica meridionalistica (P. Barucci). Chiesa e Mezzogiorno: la sollecitudine e le responsabilità delle Chiese (G. Savagnone). La dimensione pubblica della fede tra coscienza religiosa e coscienza civile (S. Pajno). Prossimità, profezia, servizio: le prospettive pastorali (C. Greco). Indicazioni di percorso (mons. A. Superbo). Messaggio finale dei vescovi.
Note sul curatore
Adolfo Russo è vicario episcopale per la cultura dell'arcidiocesi di Napoli.
"La laborem erecens" (1981) è l'enciclica che Giovanni Paolo II dedica al tema del lavoro. Scritto insuperato e oggi ancora attualissimo, si pone sulla scia delle grandi riflessioni in particolare di Smith, Hegel, Marx e Weber. L'autore sintetizza la teologia del lavoro di papa Wojtyla, così importante per la formazione e l'ascesa del movimento di Solidarnosc che guida la rivoluzione polacca e dà origine al crollo del blocco sovietico. Il lavoro, categoria fondamentale dell'umano, non è luogo di alienazione ma il modo con il quale l'uomo serve Dio proseguendo la Sua opera creatrice e contribuendo alla costruzione di un mondo migliore e più bello. Con un'intervista a Lech Walesa sulla vicenda polacca e l'esperienza di Solidarnosc.
La dottrina sociale della Chiesa è una sorta di laboratorio nel quale si sono condensati i rapporti tra Chiesa e società moderna dalla rivoluzione francese ad oggi.
In questo volume la dottrina sociale della Chiesa è avvicinata con un metodo storico-critico ed ecclesiologico-pastorale.
Lo studio che viene proposto vorrebbe essere un'esercitazione pratica di questo approccio metodologico limitatamente al periodo che va da Leone XIII a Pio XII. È un periodo storico durante il quale, da un lato, si assiste alla continua riproposizione dell'utopia della restaurazione della società cristiana e, dall'altro, si osserva il passaggio tutt'altro che indolore dallo scontro aperto con la «empietà nuova» (Leone XIII) della società democratica alla sua comprensione come la forma politica del nuovo ordine post-bellico (Pio XII).
Sabino Frigato, sacerdote della Società di Don Bosco, insegna Teologia morale fondamentale e Teologia sociale presso la Sezione di Torino della Facoltà di Teologia dell'Università Pontificia Salesiana e Dottrina sociale della Chiesa al Biennio di Specializzazione in Teologia morale con indirizzo sociale presso la Sezione torinese della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Ha pubblicato numerosi testi sulla Dottrina sociale della Chiesa.
Il libretto illustra con suggestive foto a colori la Carta d'Assisi, il decalogo della comunicazione che si propone di raccontare la realtà per quella che è, al fine di ridurre la distanza che intercorre tra i dati reali e il percepito del la gente. Giornalisti, teologi, artisti, insegnanti, studenti, donne e uomini di ogni ispirazione politica civile e religiosa hanno sottoscritto questa Carta con la volontà di prendersi cura (comun-I-care) di una nuova comunicazione che si apre sulle moderne piazze digitali.
"Per il Programma Italiano Orizzonti Cristiani, come per tutti i Programmi della Radio Vaticana, nessun aspetto della vita umana è ritenuto estraneo all'interesse del messaggio evangelico: né la scienza, né l'arte, né la musica, ma insieme con tutto ciò, resta sulle onde della Radio Vaticana quell'autentico atto di fede che è la preghiera, la S. Messa, il Rosario quotidiano, l'Angelus del Papa e l'Udienza Generale, trasmissioni vive che, forse, non fanno notizia, ma fanno Chiesa, perciò riuniscono nell'unica fede moltitudini di ascoltatori, la cui partecipazione è molto più che un ascolto". (Card. Roberto Tucci, S.J.). Il libro raccoglie la testimonianza di come "Orizzonti cristiani" abbia interpretato queste parole nello scorrere del tempo e nel mutarsi dei tempi. È il racconto di una piccola storia all'interno di quella ben più grande della radio del Papa.
Il colloquio diretto con Loris Capovilla integra la memoria di grandi eventi con i colori in affresco dell'immediatezza e della quotidianità: il Concilio Vaticano II e prima il cardinale Roncalli, e prima ancora il cardinale Ferrari; le Chiese locali della Rerum Novarum; Giovanni XXIII "maestro inatteso" e la Pro Civitate Christiana in Assisi; i cammini di testimonianza e di ricerca in ogni terra e cultura e religione del mondo. I retroscena del viaggio a Loreto e ad Assisi di papa Giovanni alle soglie del Concilio, per chiudere un tempo e aprire il futuro; il magistero semplice e radicalissimo: "la mia persona conta niente?"; e poi, ancora, l'angolo minuscolo dell'universo in cui "Verbum caro factum est" e il sorgere di Obama e i tanti profeti di un tempo - questo tempo - dove "troveremo dieci giusti" e in cui "?uomini di buona volontà, certamente ce ne sono".
La lettera enciclica di papa Francesco Laudato si’ ha avuto un impatto sulla società in cui viviamo? La cultura ecologica sta diventando, come auspica l'enciclica, "uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma a una resistenza di fronte all'avanzare del paradigma tecnocratico" (Ls 111)?
La Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia Università Salesiana e l'UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana) hanno cercato una risposta, scandagliando due dei tanti aspetti del problema: le buone prassi che si ispirano all'ecologia integrale messe in campo da enti non profit, ma anche da piccole aziende, in che modo sono comunicate e quindi sono conosciute? E i giovani conoscono e sono disposti ad accogliere l'invito di papa Francesco?
Per rispondere, sono state realizzate due indagini qualitative, che da una parte ci dicono come l'ecologia integrale non sia solo un pensiero, ma anche una prassi, anche se non facile da comunicare nell’attuale sistema dell’informazione; dall'altra ci aiutano a comprendere meglio i modi di pensare e l'impegno di una generazione preoccupata del futuro.

