
"Dilexit nos", quarta Enciclica di Francesco, ripercorre tradizione e attualità del pensiero "sull'amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo", invitando a rinnovare la sua autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e il fervore della missione: perché il Cuore di Gesù ci spinge ad amare e ci invia ai fratelli Per esprimere l'amore di Gesù si usa spesso il simbolo del cuore. Alcuni si domandano se esso abbia un significato tuttora valido. Ma quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l'importanza del cuore.
Descrizione dell'opera
In Italia sono pochi coloro che non hanno mai avuto a che fare con la messa: una percentuale significativa di credenti vi partecipa ogni domenica; altri sono presenti in modo saltuario; qualcuno si fa vivo solo a Natale e Pasqua; per altri ancora si tratta di un ricordo legato all'infanzia…
Il volumetto presenta lo svolgimento della celebrazione eucaristica, così com'è indicato dalle norme liturgiche, mostrandone il senso e offrendo qualche sobria indicazione per una partecipazione consapevole e fruttuosa. Il riferimento è alla messa secondo il rito romano, con qualche nota anche sul rito ambrosiano.
Destinatari di questo lavoro sono anzitutto i fedeli che partecipano alla messa, ma anche sacerdoti, catechisti e operatori pastorali che, in circostanze diverse, hanno il compito di introdurre altri al senso della celebrazione. A tal fine il linguaggio, pur preciso dal punto di vista teologico e liturgico, risulta accessibile a tutti.
Sommario
Introduzione. I criteri della riforma del Vaticano II. La struttura fondamentale della messa. I riti introduttivi. La liturgia della Parola. La liturgia eucaristica. Riti di conclusione.
Note sull'autore
PIERPAOLO CASPANI, nato nel 1960, dal 1984 è prete della diocesi di Milano. Ha conseguito il dottorato in teologia con una tesi dal titolo La pertinenza teologica della nozione di iniziazione cristiana (1999). Attualmente è direttore della Sezione della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, costituita presso il seminario di Milano, dove insegna teologia sacramentaria dal 1988. Presso le EDB ha pubblicato Rinascere dall'acqua e dallo Spirito. Battesimo e cresima sacramenti dell'iniziazione cristiana (2009), Segni della Pasqua, segni per la vita. Catechesi sui sacramenti (2010), Corinto: il pane condiviso. Costruire la comunità (2011) e, con P. Sartor, Iniziazione cristiana. L'itinerario e i sacramenti (22011).
UN LIBRO INTRODUTTIVO ALLA TEMATICA DELLA CONFESSIONE EDOTTA PER I CRISTIANI IMPEGNATI. L'autore presenta la confessi one nel suo aspetto essenziale aiutando il lettore a vedere questo sacramento con semplicita e serieta. Nella seconda parte l'autore offre spiegazion i e notizie che possono essere utili a tutti, ma particolarmente a quanti hanno qualche pregiudizio. La scorrevol ezza della prosa e la chiarezza del contenuto rendono la let
Il tempo della festa, che si ripropone periodicamente in forme identiche, accoglie e placa la nostalgia per il "paradiso perduto" delle origini e prospetta - nella durata di un intervallo - una via di fuga dalla realtà profana oppure, al contrario, una modalità per valorizzare e accettare la condizione umana nella storia. Il tempo festivo nega il tempo normale sottoponendo il lavoro a interdizione, ma contestualmente pone le premesse per riaffermarlo e consentirgli di conferire senso al resto dei giorni. Il pilastro della costruzione culturale del tempo è la festa di capodanno, che nel Medioevo e nel Rinascimento il calendario fiorentino fissava il 25 marzo, Annunciazione della Vergine. La lettura degli affreschi eseguiti dal Beato Angelico proprio nel convento fiorentino di San Marco consente una riflessione sul momento in cui l'eternità entra nella storia e il nuovo ordine del mondo sostituisce l'antico. Nel paradosso dell'assenza concreta trasfigurata in presenza mistica risiede l'atto di fondazione del tempo in cui si trova tuttora immersa l'umanità che si riconosce nei valori cristiani.
Questo curioso sermone è stato pronunciato in data imprecisata e pubblicato nel 1776 dallo scrittore e poeta irlandese Jonathan Swift (1667-1745), che fu anche pastore anglicano e decano della cattedrale di St. Patrick a Dublino, universalmente noto per i Viaggi di Gulliver, il suo capolavoro.
Si tratta di un insolito testo in cui l'autore affronta il tema della predicazione lanciando, in primo luogo, un aspro e polemico atto d'accusa nei confronti della diffusa indifferenza per il culto e la religiosità del suo tempo.
Swift se la prende con quanti accampano ogni genere di scuse - dai malanni immaginari all'aria malsana delle chiese - per non andare a messa, o antepongono la cura degli affari a quella dell'anima; e con quanti preferiscono restare a casa la domenica, non solo per pigrizia o per abbandonarsi all'ingordigia e all'ozio, ma per un radicale disprezzo nei confronti della religione. Siamo di fronte allo sfogo di un prete anglicano evidentemente deluso per la vita del suo tempo e deciso a rivolgere un attacco diretto alle prediche soporifere.

