
La vita e il pensiero di Karl Löwith, uno dei maggiori filosofi tedeschi che attraversò le grandi vicende politiche e intellettuali del Novecento. Attingendo a una serie di documenti inediti, l'autore ripercorre la vicenda löwithiana in una narrazione in cui la ricostruzione biografica si intreccia con le vicende filosofiche e politiche del secolo. Vissuto fra l'Italia, il Giappone e gli Stati Uniti, dopo aver lasciato la Germania nel 1934 a causa delle persecuzioni razziali, Löwith consente una lettura in filigrana di gran parte della filosofia europea del Novecento, con il suo carico di interrogativi sul posto dell'uomo nella natura, sul senso della filosofia e sulle sue responsabilità verso il male che ha lacerato questo secolo.
Pubblicato per la prima volta nel 1690, "Saggio sull'intelletto umano" è il capolavoro lockiano. Si tratta della prima grande opera moderna sulle capacità, le funzioni e i limiti dell'intelletto umano e ha inaugurato il fecondo filone di ricerche filosofiche culminato nelle tre "Critiche" kantiane. Obiettivo principale è quello di definire i limiti entro i quali l'intelletto può e deve muoversi e oltre i quali non deve spingersi. Il "Saggio" è tradotto sulla base della quarta edizione del 1700, l'ultima curata personalmente da Locke.
Posidonio può essere considerato il più importante pensatore del I sec. a.C. I suoi interessi spaziarono ben oltre l'ambito filosofico in senso stretto, tanto che si guadagnò da Strabone l'epiteto di "polymathés", cioè uomo di vasta cultura. Questa edizione cerca di attribuire al filosofo le idee che gli possono essere ascritte con maggior sicurezza, introducendo poi una serie di passi che potrebbero a buon diritto essere posidoniani. I suoi interessi spaziano dalla filosofia, in cui si conformò alla tradizione stoica antica, introducendo innovazioni derivate dalla tradizione platonico-aristotelica, alla geografia, dalla meteorologia all'astronomia, dalla linguistica alla storia.
Un grandioso commentario alla "Repubblica" di Platone, uno dei testi basilari della civiltà europea. Platone aveva immaginato una Città ideale come proiezione ingrandita della psiche umana illuminata dall'Idea del Bene, e aveva fatto corrispondere ogni virtù a una parte precisa dell'anima e della città. Proclo, ultima voce filosofica del mondo pagano, ne offre la versione sistematica neoplatonica: la "Repubblica" è considerata la base dell'etica, così come il Timeo è la base della fisica e il Parmenide è la base della metafisica. Attraverso la lettura cristiana dello Pseudo-Dionigi Aeropagita, il commento di Proclo è entrato subito a far parte della costituzione etica e catechetica della Chiesa cristiana greca delle origini.
Richard Rorty, profondamente legato alla tradizione intellettuale americana, ma anche molto sensibile ai risultati del pensiero esistenzialistico ed ermeneutico europeo, definisce la propria posizione attraversando criticamente la filosofia analitica, che egli discute e, alla fine, "confuta", sia mettendone in luce intime difficoltà e contraddizioni, sia richiamandosi ai contenuti pragmatistici della tradizione americana, in base ai quali diventa chiaro che la filosofia analitica è ancora una versione, la più aggiornata, della concezione metafisica del pensiero. Con nota introduttiva di Diego Marconi e Gianni Vattimo.
A confronto con il pensiero di Martin Heidegger, Peter Sloterdijk offre al lettore un'analisi corrosiva del mondo contemporaneo, ove la tecnica si avvia a dominare tutti gli aspetti della vita umana, dalle relazioni più semplici, alla politica, alla medicina. Divagando tra protesi chirurgiche, riferimenti all'attualità politica e alla filosofia, Sloterdijk offre un quadro inquietante, lucido, persino comico del "Parco umano" all'inizio del XXI secolo.
Una raccolta di scritti definiti dallo stesso autore "parerga che precedono, anziché seguire, un sistema ancora inesistente". Un viaggio attraverso schegge di pensiero che si presentano sotto forma di brevi trattati: "De mundo pessimo" sottopone a una critica radicale la vulgata pessimista, in modo da sottrarre al pessimismo quel "troppo umano" concernente solo la vita, per individuare così il pessimum della totalità; "Dialogo sul comunismo" oppone alle concezioni correnti l'idea di un "comunismo metafisico"; in "Della filosofia geniale" si pone il problema se la filosofia non debba essere sottratta all'università e restituita al genio; "Contro la musica" getta le basi di una critica dell'ascolto che prende le distanze da Adorno e Bloch.
Perché non possiamo non dirci liberali. L'avventura delle libertà dell'uomo, da Locke a Kelsen, in una storia che analizza le origini culturali ed etico-politiche del liberalismo, le sue concezioni dei rapporti sociali e politici, la continuità delle sue istanze e delle sue proposte, il suo rapporto con la democrazia nel passato e nel presente.
Il percorso teorico di uno dei più influenti e discussi pensatori liberali del Novecento, Premio Nobel per l'economia nel 1974. Dai primi saggi economici degli anni Venti e Trenta sino agli sviluppi degli anni Quaranta e agli esiti successivi, quando la riflessione di Hayek si è concentrata sui temi del diritto e della libertà, dello Stato e dell'ordine sociale.
Questa "Introduzione a Hölderlin" offre gli strumenti critici essenziali per intendere l'opera del filosofo alla luce delle più recenti prospettive storiografiche.
Partendo dall'analisi storica dei due paradigmi dell'azione, aristotelico e cartesiano, e del loro influsso su alcuni filosofi della modernità e postmodernità, l'autore di questo saggio scopre il ruolo che alcune tesi del paradigma moderno dell'azione, come la riduzione dell'agire a pura produzione, hanno assunto sull'attuale modo di concepire la persona e i rapporti interpersonali. Nel proporre un terzo paradigma dell'azione, quello cioè della comunicazione di perfezione, l'autore cerca delle soluzioni ai paradossi e alle contraddizioni della nostra civiltà tecnologica.