
Una raccolta di scritti definiti dallo stesso autore "parerga che precedono, anziché seguire, un sistema ancora inesistente". Un viaggio attraverso schegge di pensiero che si presentano sotto forma di brevi trattati: "De mundo pessimo" sottopone a una critica radicale la vulgata pessimista, in modo da sottrarre al pessimismo quel "troppo umano" concernente solo la vita, per individuare così il pessimum della totalità; "Dialogo sul comunismo" oppone alle concezioni correnti l'idea di un "comunismo metafisico"; in "Della filosofia geniale" si pone il problema se la filosofia non debba essere sottratta all'università e restituita al genio; "Contro la musica" getta le basi di una critica dell'ascolto che prende le distanze da Adorno e Bloch.
Perché non possiamo non dirci liberali. L'avventura delle libertà dell'uomo, da Locke a Kelsen, in una storia che analizza le origini culturali ed etico-politiche del liberalismo, le sue concezioni dei rapporti sociali e politici, la continuità delle sue istanze e delle sue proposte, il suo rapporto con la democrazia nel passato e nel presente.
Il percorso teorico di uno dei più influenti e discussi pensatori liberali del Novecento, Premio Nobel per l'economia nel 1974. Dai primi saggi economici degli anni Venti e Trenta sino agli sviluppi degli anni Quaranta e agli esiti successivi, quando la riflessione di Hayek si è concentrata sui temi del diritto e della libertà, dello Stato e dell'ordine sociale.
Questa "Introduzione a Hölderlin" offre gli strumenti critici essenziali per intendere l'opera del filosofo alla luce delle più recenti prospettive storiografiche.
Partendo dall'analisi storica dei due paradigmi dell'azione, aristotelico e cartesiano, e del loro influsso su alcuni filosofi della modernità e postmodernità, l'autore di questo saggio scopre il ruolo che alcune tesi del paradigma moderno dell'azione, come la riduzione dell'agire a pura produzione, hanno assunto sull'attuale modo di concepire la persona e i rapporti interpersonali. Nel proporre un terzo paradigma dell'azione, quello cioè della comunicazione di perfezione, l'autore cerca delle soluzioni ai paradossi e alle contraddizioni della nostra civiltà tecnologica.
Un volume che si propone di ripensare il rapporto tra filosofia e magia alla luce di una generale e radicale rilettura del loro senso originario. Una ricerca mossa dalla convinzione secondo cui l'attuale distanza che separa la filosofia dalla magia sarebbe dovuta all'oblio di ciò che i due ambiti sono stati e possono ancora essere, se ripensati oltre i luoghi comuni ormai anche troppo diffusi. La magia è stata sostituita dalla scienza e la filosofia è diventata puro gioco delle opinioni. Un libro che narra le vicende dei grandi maghi del passato e di quei sapienti che offrivano agli umani ciò che la filosofia ha continuato e potrebbe ancora continuare a offrire, come quando il filosofo e il mago erano figure in qualche modo sovrapponibili.
L’incontro tra culture diverse caratterizza le società democratiche nell’era della globalizzazione. La convivenza con gli stranieri pone ovvi problemi giuridico-politici; meno ovvio, forse, è il fatto che i vari tentativi di soluzione siano influenzati dal modo individualistico con cui la modernità ha pensato il soggetto. Lo si vede bene analizzando il concetto di confine: lo spazio concreto in cui l’individualismo moderno ha determinato la spaccatura fondamentale tra ‘noi’ e ‘loro’, assecondando l’illusione di poter fare a meno degli altri. Un confine chiuso, impermeabile alle differenze, sembra essere una china invitante per le moderne politiche multiculturali. La soluzione postmoderna, dal canto suo, appare poco convincente: cancellare i confini, vagabondare nel mondo senza il peso di un’identità da difendere, scongiura il rischio individualistico di escludere l’altro, il diverso; tuttavia, il culto dell’erranza senza meta rende altrettanto impossibile ‘fare società’.
Serve, allora, un’alternativa antropologica che valorizzi la relazione con l’altro come bene primario della soggettività in quanto umana. Infatti, solo a partire da un’etica della relazione è possibile pensare e attuare una politica di reale accoglienza: non un’apertura indiscriminata delle frontiere, o una generosità a senso unico, bensì l’attuazione di legami di riconoscimento che impegnano tanto chi dona quanto chi riceve nell’opera comune di ‘essere-insieme’. Un’opera che – non a caso – la Chiesa ha posto al centro del suo magistero sulla multiculturalità. È per questo che un multiculturalismo sensibile al significato etico del riconoscimento dovrebbe guardare con attenzione all’esperienza cristiana del confine. Non come rimedio spiritualistico, ma come indicazione antropologicamente pertinente. Ne potrebbe nascere una politica rinnovata, all’altezza del compito che l’incontro tra culture ci impone.
Paolo Gomarasca, DEA in Filosofia, dottore di ricerca in Filosofia, collabora al corso di Filosofia sociale e alla cattedra di Filosofia morale presso l’Università Cattolica di Milano. Tra i suoi lavori: Rosmini e la forma morale dell’essere (Milano 1998); Il linguaggio del male (Vita e Pensiero, Milano 2001); Libertà e colpa, in F. Botturi (a cura di), Soggetto e libertà nella condizione postmoderna (Vita e Pensiero, Milano 2002); Identità e differenze nelle politiche multiculturali, in V. Cesareo (a cura di), L’Altro. Identità, dialogo e conflitto nella società plurale (Vita e Pensiero, Milano 2004).
Una raccolta di tutti gli scritti del filosodo tedesco su Eraclito. Gadamer affronta il filosofo di Efeso con un metodo che unisce tensione ermeneutica e precisione filologica, offrendo non un ritratto erudito del pensatore classico, ma un'immersione nella "enigmatica esperienza del pensiero, che improvvisamente si desta e poi si inabissa nell'oscurità". Eraclito è una continua sfida interpretativa, per la tensione speculativa di un pensiero che si declina in formulazioni estreme, irriducibili a una lettura univoca e pacificata. Analizzando le riletture che del pensatore greco avevano offerto Platone, Hegel, Nietzsche e Heidegger, Gadamer traccia, inoltre, una sorta di percorso della filosofia occidentale.
Il volume è il primo di un'opera che raccoglierà in quattro volumi l'insieme degli scritti di uno fra i maggiori specialisti della logica e della dialettica di Aristotele.
Oggetto di un rinnovato interesse nel contesto della ripresa dell'intuizionismo in opposizione al riduzionismo naturalista imperante nella seconda metà del Novecento, le teorie morali di Ross sono oggi al centro del dibattito etico. In particolare, è la tesi dell'autoevidenza dei principi fondamentali della morale - ossia del loro darsi immediato, che non necessita di alcuna dimostrazione teorica o discorsiva - a esser stata ripresa da molti autori insieme al pluralismo normativo, ossia l'affermazione dell'esistenza di una molteplicità di doveri che interagiscono nella decisione sulle varie situazioni concrete.
Le lettere comprese in questo volume dell'"Epistolario" di Nietzsche illuminano un periodo della sua vita tanto fecondo quanto drammatico. Dopo le dimissioni dall'Università di Basilea per motivi di salute, il filosofo inizia la sua inquieta esistenza di "fugitivus errans" verso il Sud, nella ricerca ossessiva della "luminosità di un cielo sereno", la sola condizione climatica in cui egli sembra poter vivere e lavorare. Ma tra il 1880 e il 1881 domina un'atroce sofferenza fisica: Nietzsche si sente "come un animale alla tortura", sottoposto a una tensione quasi insostenibile.
Crisi della ragione, perdita del centro, decadenza dei valori: il nichilismo si è presentato a volte con il proprio nome, a volte sotto altre sembianze. Ma che cos'è propriamente il nichilismo? Da dove viene quest'"ospite inquietante" - come Nietzsche lo definisce - che si aggira ormai ovunque in casa nostra e che nessuno può mettere alla porta? Attraverso un'analisi storico-concettuale, Volpi risale alle radici del fenomeno, ne illustra il manifestarsi nel pensiero del Novecento e prepara una prospettiva 'oltre il nichilismo'.