
Questo breve testo è la rilettura in chiave moderna di un'opera di Arthur Schopenhauer. Venne pubblicata postuma per il pudore dell'Autore, che non la riteneva in linea con il suo pensiero e l'etica. Il lettore è in grado di decidere cosa fare degli stratagemmi per prevalere sull'avversario. Di sicuro i personaggi riportati non sono sempre esemplari di correttezza e virtù.
Nel 1841 Schopenhauer riunisce sotto il titolo «I due problemi fondamentali dell'etica» due trattati: «Sulla libertà del volere umano» e «Sul fondamento della morale». Nel primo l'autore nega il libero arbitrio. Ogni vivente ha una sua natura, che è attiva; può fare quello che vuole, e perciò si ritiene libero, ma non può volere se non quello che la combinazione dei motivi e delle circostanze gli suggerisce. Nel secondo trattato individua come fondamento dell'etica la rottura del 'principium individuationis' che relega l'uomo nell'egoismo; l'unico antidoto all'egoismo è la compassione, che neutralizza l'istinto a servirsi degli altri come mezzo per il raggiungimento dei propri fini e che fa rispecchiare negli altri ("Tat twam asi" = questo sei tu).
Pubblicati postumi, questi 38 stratagemmi di Schopenhauer rappresentano un utile strumento per trasformare qualsiasi disputa in una vittoria. Non importa se l'opinione professata sia giusta o sbagliata, vera o falsa: esistono modi precisi per ribaltare le discussioni e superare dialetticamente chiunque. Sono precetti di immediata applicabilità, quasi i princìpi di una scienza, e spaziano dalla nobile disamina delle parole dell'avversario fino ad astuzie retoriche in grado di sgretolare le certezze di chi ci fronteggia: sfruttare i pregiudizi altrui, generalizzare e banalizzare, ritorcere le contraddizioni (oggettive e soggettive), suscitare nell'avversario la confusione con domande inaspettate o l'ira con affermazioni provocatorie, proporre in tono denigratorio l'opposto della propria tesi al solo scopo di evidenziarne l'assurdità, fino a spingersi all'estremo dello sproloquio privo di senso o dell'offesa diretta, pur di ricacciare indietro l'oppositore.
Nel pensiero di Arthur Schopenhauer un posto particolare viene occupato dalla riflessione attorno al linguaggio, quale veicolo della comunicazione umana e soprattutto quale abito del pensiero; ma è anche una riflessione sulle lingue stesse, intese come idiomi. Risulta abbastanza facilmente comprensibile come, all’interno di un modello di filosofia quale quella del Nostro, tale tema assuma un carattere del tutto particolare.
Nei Parerga, di cui qui presentiamo un capitolo (i paragrafi dal 298 al 303a) riuniti sotto il titolo Űber Sprache und Worte, si assiste a una ampissima analisi non tanto riferita al “Che cos’è” della lingua e dei suoi oggetti (e, sottinteso, del suo soggetto, il parlante), ma volta a – per così dire – circoscrivere, attraverso il riverberare di mille sfumature concettuali, il “Come” il linguaggio si struttura e si dispone, nell’azione stessa del pensiero.
Sulla religione raccoglie una serie di brevi saggi, pamphlet e un dialogo dello scrittore e filosofo tedesco sul tema della religione. In Sulla religione si ripropongono saggi poco conosciuti al grande pubblico, ma che a pieno titolo stanno tra quelle cosiddette "opere minori" di Schopenhauer che hanno riscosso grande popolarità tra le più variegate tipologie di lettori. Sulla religione non fa eccezioni, e il rapporto tra uomo e Dio, con i suoi inganni ed autoinganni, verità rivelate e smentite, abusi e storture viene sviscerato con la consueta intelligenza e caustica ironia. L'ebraismo, l'islamismo e il cristianesimo sono analizzati, soppesati e giudicati con intelligenza e profondità. Grazie all'inconfondibile stile aforistico, acuto e al contempo semplice e chiaro il filosofo nato a Danzica fa luce su 5.000 anni di "storia di Dio", dall'induismo, di cui Schopenahuer fu primo e grande divulgatore in Europa, all'ebraismo, padre del fanatismo islamico e crociato. La certezza di Schopenhauer di vedere il cristianesimo (e le religioni tutte) prossime all'estinzione, le divagazioni illuminanti sul rapporto tra religioni e animali, tra dei e demoni, morale e potere e perfino la massima cardine di questo volume "si tratta di credere o di pensare" restituisce tutta l'attualità e la forza viva di questi scritti.
Nel pensiero di Arthur Schopenhauer la parte relativa alla lettura affronta direttamente non solo l'elemento nodale della pratica del leggere quale attività elettiva del soggetto, nel distogliersi dal meccanico perpetuare del ritmo imposto dalla volontà di vivere, ma anche il suo opposto. Che cosa accade infatti effettivamente nel momento del leggere, se non una imitazione o una riproduzione di un movimento di pensiero non proprio? Questo aspetto fenomenico affascina fortemente il pensatore, perché presenta sotto una luce non ovvia, né tantomeno usuale anche per il linguaggio fìlosofìco, il movimento della lettura e la sua funzione oppiacea, la sua natura mimetica di "falso movimento" cognitivo, poiché "Quando leggiamo, un altro pensa al posto nostro: noi ripetiamo semplicemente il suo processo mentale".
Filosofo tra i più originali e profondi della storia del pensiero occidentale, Arthur Schopenhauer era anche dotato di un talento letterario non comune, soprattutto per quanto riguarda la capacità di racchiudere nel giro di una breve frase, di un aforisma, di una sentenza un concetto, un'idea, un'intera concezione della vita e del mondo. Il meglio dei suoi scritti è raccolto in questo agile volume: un'antologia di acute riflessioni sulla natura della felicità e sulla possibilità per l'uomo di raggiungerla, che parlano al cuore di tutti noi. Una riflessione su come evitare di cadere nella trappola delle illusioni e cercare la propria realizzazione nella dimensione intcriore: il segreto per una vita serena e felice. Il potere dell'inconscio, la tirannia del desiderio, la dignità e la volontà dell'uomo capace di sottrarsi al destino di sofferenza universale. La suggestione dei maestri orientali e il rigore del pensiero occidentale nelle riflessioni del celebre filosofo che influenzò Kafka, Mann, Nietzsche e Freud.
Fra i molti elementi controcorrente che resero celebre Schopenhauer presso una ristretta cerchia di contemporanei e contribuirono nel Novecento a trasformarlo in oggetto di culto per una ben più folta schiera di appassionati vi è senz'altro la lungimirante apertura nei confronti del mondo, della cultura e della religiosità dell'Oriente, in particolare dell'India. Alcuni, da Nietzsche a Hesse, videro in ciò il segno di una inarrivabile libertà intellettuale: per Schopenhauer non la Grecia, non Roma, non il Cristianesimo rappresentano la culla e l'età dell'oro dell'umanità - e, quindi, dell'Europa - bensì l'India, il Brahmanesimo e il Buddhismo. Certo egli non fu il solo a pensarlo, giacché una sorta di indomania caratterizzò l'intera cultura romantica. Schopenhauer fu però il primo e unico filosofo a inserire organicamente l'India in un poderoso sistema di pensiero, facendone il cardine della sua metafisica e della sua etica: "Buddha, Eckhart e io insegniamo nella sostanza la stessa cosa" annotò due anni prima della morte, consapevole di imprimere così il proprio sigillo di verità a un'opera destinata a permanere.
Il senso rivoluzionario della tematica dell'opera sta nella sua concezione della volontà metafisica, considerata come il vortice inarrestabile che governa il tutto, e da cui la volontà umana può liberarsi solo autosopprimendosi, per raggiungere così la beatitudine. Quest'opera ha avuto una fortuna davvero rimarchevole, non soltanto in ambito strettamente filosofico (Nietzsche, Bergson), ma anche nella letteratura e nell'arte (Wagner, Tolstoj, Mann), in psicoanalisi (Freud), in antropologia (Gehlen) e nell'indagine critica della società (Horkheimer).
Tra le carte di Schopenhauer si trova un fascio di fogli fittamente annotati, sul primo dei quali si legge: "Questo libro si intitola «Senilia». Iniziato a Francoforte sul Meno nell'aprile del 1852". Fino alla morte Schopenhauer continuò a registrarvi, giorno dopo giorno, ciò che più gli premeva: citazioni, ricordi, riflessioni, appunti di lavoro, massime e norme di comportamento. E in tali fogli è possibile cogliere quella sapienza quotidiana che rende sopportabile e perfino piacevole la vecchiaia, compensando l'insopprimibile sensazione che "il Nilo stia ormai arrivando al Cairo."