Storie della ragione: astuzie, splendori e miserie, sentimenti e risentimenti di un "personaggio" che ha accompagnato, e determinato, il cammino della civiltà occidentale. Dai presocratici a Parmenide, da Socrate a Platone, attraverso i Sofisti, Aristotele e Galilei fino alle sue più recenti realizzazioni, l'autore ne racconta la lenta ma inarrestabile ascesa e le accorte strategie con cui ha imposto le sue pretese e raggiunto i suoi fini trasformando un mondo ricco, concreto e pulsante in un universo povero, astratto e desolato.
Nel Breviario, come ben scrive Vittorio Mathieu, "Martinetti segue l'uomo nel suo elevarsi dal cieco impulso al dominio razionale di sé in cui consiste la vera libertà... La sfiducia nel valore della vita non può essere superata che con la contemplazione dell'Eterno e la convinzione che l'uomo è destinato a trovare il suo riposo in qualcosa che è al di sopra dell'umanità stessa". Ma attenzione: la "religiosità" in cui Martinetti ripone il valore della vita non ha a che fare con nessuna delle religioni confessionali verso le quali, e in particolare verso il cattolicesimo, nutriva fortissima avversione. È piuttosto una forma di mistico panteismo che aspira a liberarsi dalle particolarità contingenti per rientrare nell'unità del tutto.
Come si possono conciliare, da una parte, l'insegnamento delle tre religioni monoteistiche secondo cui il mondo ha avuto origine da un libero atto creativo di Dio e la serie degli istanti che compongono il tempo cosmico possiede un inizio assoluto e, dall'altra parte, il messaggio di Aristotele che vede il mondo come eterno e il tempo cosmico come infinito? Questa domanda si è posta nel momento in cui il corpus arisotelicum è penetrato nelle tre comunità religiose e ne è stata riconosciuta la radicalità teoretica. Questo libro esamina le diverse risposte fornite, in campo ebraico e cristiano, alla domanda relativa al grado di conciliabilità del messaggio cosmologico aristotelico con le istanze dei testi religiosi.
Nonostante la massiccia gravitazione della filosofia (e della psicologia) contemporanea attorno al linguaggio, sono ancora molte le questioni che restano in sospeso. Il libro affronta così il tema del linguaggio e degli atti linguistici attraverso il pensiero di tre filosofi: Heidegger, Mead, Merleau-Ponty. Il tentativo è quello di sperimentare e proporre una "genealogia" del linguaggio.
"Gli scritti di Donald Davidson - come quelli di Ludwig Wittgenstein - hanno influenzato tutta la cultura odierna. La sua critica della nostra eredità culturale ha cambiato la nostra percezione di cosa sia veramente degno di riflessione. Tra un paio di secoli gli storici della filosofia scriveranno pagine sulle trasformazioni che l'opera di Donald Davidson ha indotto nel modo in cui l'essere umano si autopercepisce." (Richard Rorty)
Ciò che ci distingue in quanto esseri umani è la capacità di decidere e inventare azioni in grado di trasformare la realtà e noi stessi. Tale predisposizione, che si chiama 'libertà', è insieme condanna e fondamento di ciò che consideriamo la nostra dignità raziocinante. Per capire che cosa s'intende con 'libertà', dobbiamo pensare allora a ciò che significa e comporta la capacità di scegliere. In questo libro Savater delinea un'antropologi della libertà umana ed entra nel merito dei tipi di scelta da fare per affrontare meglio il nostro destino di uomini: la verità e il piacere, la politica e l'educazione civica, la tanto sottovalutata virtù dell'umanità in quanto tale e l'umile accettazione della nostra contingenza.
"La figura di Benjamin è di quelle che si prestano più difficilmente alla definizione e collocazione critica. Saggista e critico letterario, il significato e l'intenzione dell'opera trascendono tuttavia i limiti della critica, o della storia letteraria nella accezione corrente. La sua originalità di pensatore fu piuttosto tutt'uno con la sua attività d'interprete e di critico, e si costituisce fondamentalmente solo in essa... La presente raccolta comprende proprio quelle che si possono considerare le eccezioni dell'opera di Benjamin: come il saggio su diritto e violenza, quello sulla traduzione, o il manoscritto inedito sulla lingua." (Dall'introduzione di Renato Solmi).
Un marito, sposato da otto anni. Uno scienziato del matrimonio che conosce tutte le meraviglie dell'istituzione più antica del mondo. E la difende replicando ad ogni possibile obiezione. È lui il protagonista di questo scritto di Kierkegaard. Di mestiere fa il giudice. E qui prepara un appello puntiglioso e impeccabile a favore del matrimonio. Ad uso del marito fedele. Perché solo il marito è un vero uomo. Solo il marito è un uomo felice. Diceva il filosofo Gorgia: "L'illuso è più saggio di chi illuso non è". Ma sarà proprio così?
Discepolo di Anatolio e Porfirio, Giamblico visse tra il 245 e il 335 d.C. e fu l'iniziatore della seconda fase del Neoplatonismo. A lui si richiamarono più tardi i maggiori rappresentanti delle scuole di Atene e di Alessandria, da Siriano a Proclo, da Ammonio a Simplicio. Giamblico realizzò un grandioso progetto, rivisitando e rifondando la dottrina neoplatonica di Plotino e Porfirio nel crogiolo della tradizione pitagorica. La Summa pitagorica di Giamblico, i cui trattati vengono qui presentati integralmente, e rappresenta un grande sforzo di sistemazione delle principali dottrine filosofiche sviluppatesi nell'arco dei secoli IV a.C.-III d.C.
In questo saggio, che Montaigne ha aggiunto agli altri "Essais" solo pochi anni prima della sua repentina scomparsa, nel 1592, il filosofo saggia l'inanità dei grandi racconti filosofici su Dio, il mondo, l'uomo, la politica - racconti che non solo non hanno evitato le guerre fratricide e insensate, ma spesso le hanno addirittura provocate - e si rivolge a ciò che davvero siamo in grado di sperimentare: l'io, il "moi".
I "Lineamenti di filosofia del diritto" - pubblicati a Berlino nell'ottobre 1820 - rappresentano la summa del pensiero etico-politico di Hegel, l'ultima opera in volume da lui pubblicata, e forse quella che ha più influito nella storia e nel pensiero politico europeo. Con il sottotitolo "Diritto naturale e scienza dello Stato in compendio", il filosofo espone sinteticamente le linee fondamentali del processo dialettico di autodeterminazione dell'Idea, che ha lo scopo di "comprendere concettualmente lo Stato e di esporlo come qualcosa di intimamente razionale".
Con questa opera, datata fine marzo 1800, Schelling giunge a una prima "sintesi" della sua problematica teoretica composta di filosofia dell'io e filosofia della natura. La prima è la speculazione che, muovendo dall'elemento soggettivo del sapere, l'io appunto, si pone come fine la spiegazione dell'oggettivo; la seconda, viceversa, è l'indagine che muove dall'oggettivo per giungere al soggettivo. Il sistema di tutto il sapere è appunto "l'idealismo trascendentale", nel cui svolgimento viene ripercorsa per "epoche" la "storia dell'autocoscienza".